Terzo Capitolo

D'istinto indietreggiai,come se una forza estranea e potente mi avesse spinta all'indietro. Pensai che in un certo senso fosse così. Quel Chris che mi trovavo davanti era come un estraneo per me, perché non lo vedevo da molti mesi e mi sembrava incredibile che quello di fronte a me fosse proprio lui. Era cresciuto parecchio, più di quanto una persona normale potesse crescere in qualche mese. Ma ovviamente per lui non era così impossibile: era il potere che toccava a tutti i figli maschi nati da vampiri e umane. Mentre noi Pandora avevamo come unica caratteristica peculiare sangue potentissimo e per il resto eravamo del tutto uguali alle altre donne umane, i maschi possedevano caratteristiche di entrambi i genitori. Ad un aspetto esteriore del tutto umano si contrapponevano tutti i poteri dei vampiri: la super velocità, la forza incredibile e la capacità di soggiogare. A renderli diversi dagli altri vampiri era un potere posseduto soltanto da loro, che gli permetteva di crescere a loro totale piacimento. Così potevano restare giovani per anni, per poi crescere improvvisamente tutto d'un colpo. Oppure potevano semplicemente seguire il corso del tempo e crescere come qualunque altro essere umano. Sembrava essere proprio quello che era successo a Chris. La sua non era stata una crescita drastica, perché sembrava avere soltanto un paio di anni in più, ma era comunque evidente.
Ben fissava il nuovo arrivato come paralizzato,il magro petto ancora nudo che tremava per la paura. Era stato Chris, insieme a suo padre, a rapire lui e Elide e a torturarli in modo che soltanto il mio sangue potesse guarirli.
-Tamara- mi sorrise dolcemente - è bellissimo rivederti. Ti trovo benissimo. -
-Chris- balbettai. Guardai Bruce, indecisa su cosa fare. Avrebbe rappresentato una preda facile per lui, se non fossi riuscita a controllare la situazione.
-Stavo giusto dicendo a Bruce che sono un tuo vecchio amico venuto a trovarti dalla California- gli sorrise - ti chiami Bruce, vero? -
-Che cosa vuoi? - chiesi, trattenendo a stento la rabbia nella voce.
-Non dovresti essere così sgarbata, Tammy. Non è questo il modo di salutare un vecchio amico. So di essere piombato qui senza nessun preavviso, ma volevo che fosse una sorpresa. -
Già. E lo era stata. Vedevo dalla sua espressione quanto fosse soddisfatto.
-Sì- dissi lentamente, ancora indecisa su come comportarmi - davvero una sorpresa. -
La mia mente lavorava freneticamente alla ricerca di una soluzione, ma la paura e l'ansia mi impedivano di pensare con lucidità. Ci pensò Bruce ad impedirmi di prendere qualsiasi decisione.
-Resti a pranzo? - chiese gentilmente - avrete molte cose di cui parlare. -
Un ragazzo normale forse sarebbe stato geloso di uno sconosciuto giunto per parlare con la propria ragazza, ma non Bruce. Appariva disinvolto, quasi sicuro di sé, il che non contrastava molto con la sua natura.
Storsi la bocca. Perché diavolo ho un ragazzo così premuroso?
Il sorriso di Chris si allargò. - Molto volentieri. -
Mentre Chris prendeva posto, io afferrai un braccio di Bruce. - Lui non dovrebbe stare qui- dissi lentamente.
Bruce mi guardò confuso. Cercavo una scusa che risolvesse la situazione senza che nessuno si facesse male. - Per quale motivo? Non capisco... -
-Avevo una cotta per lei- rispose Chris con fare disinvolto - lei mi ha rifiutato e io l'ho messa in imbarazzo. Ce l'ha ancora con me- mi sorrise. Quanto odiavo quel sorriso.
Bruce si chinò su di me. - Tammy, vuoi che lo cacci via? - sussurrò, in modo che lo sentissi soltanto io. Ovviamente non sapeva che era del tutto inutile, visto il super udito da vampiro di Chris.
-Come, scusa? - Chris inarcò un sopracciglio e si mise una mano accanto all'orecchio, ruotando la testa verso di noi, come per sentire meglio - cosa hai detto? Essere il suo ragazzo non significa avere pretese su di lei. E poi, lo resterai ancora per poco. -
Bruce strinse i pugni e fece un passo in avanti. Mi slanciai in avanti e lo bloccai, con il cuore che mi batteva rapido nel petto. - No, Bruce- gli strinsi forte un braccio - ti prego, lascia stare. Fallo per me, d'accordo? Fidati di me. -
Lui mi guardò un momento, la mascella contratta, ed io lo implorai di ascoltarmi con lo sguardo. Chris si godeva la scena tutto soddisfatto. Alla fine Bruce si sedette, senza perdere di vista lo sgradito ospite.
-Dunque- cominció Chris, mentre con grande disinvoltura serviva prima me e poi sé stesso, con gli occhi di Bruce che seguivano ogni suo movimento - da quant'è che state insieme? -
Io non risposi e il mio ragazzo fece altrettanto.
-Voglio dire, dovete stare insieme da molto tempo. Altrimenti, conoscendo Natalie e Liam, non ti troveresti dentro casa in loro assenza. Al giorno d'oggi, bisogna prestare particolare attenzione a chi si lascia entrare in casa propria- sfoderò un gran sorriso che mi irritò ancora di più.
-Il signore e la signora Jeckyll- disse lentamente Bruce, enfatizzando il modo educato con cui si era rivolto a loro - mi conoscono e sanno quanto io tenga a Tammy. In ogni caso, non mi sembra di diverti dare alcuna spiegazione. -
Chris ridacchiò e si cacciò in bocca un grosso pezzo di bacon. Io guardai il ripiano della cucina, dove avevo lasciato il mio telefono. La cosa migliore da fare sarebbe stata alzarmi di scatto, afferrare il telefono e chiamare subito mio padre. Valutai le mie possibilità di riuscita, finché non notai che Chris mi stava guardando. Mi fissava intensamente dritta negli occhi e nel mentre muoveva la forchetta lentamente a destra e sinistra, in un chiaro segno di dissenso. Non farlo, sembrava dire il suo gesto. Abbandonai ogni speranza di poter afferrare il cellulare.
-E tu invece? - domandò Bruce, con una certa nota tagliente nella voce - da quanto la conosci? Sembri tutto soddisfatto nel voler dimostrare di conoscerla bene. -
Chris annuì, mentre si riempiva la bocca di altro cibo e masticava di gusto. - La conosco molto bene. Meglio di te sicuro. La conosco da prima che imparasse a camminare, sebbene ricordi molto poco di allora. Io l'ho considerata la mia migliore amica e lei ha considerato me il suo migliore amico. Ma sai come si dice, no? L'amicizia tra maschio e femmina non esiste. -
Io lo ascoltavo parlare, decisa a vedere fino a dove si sarebbe spinto. Ero scioccata da quell'incontro e, soprattutto, dal fatto che stesse lì seduto a mangiare senza fare nulla, tutto preso dai suoi attacchi di gelosia.
-Se il detto è vero, a uno dei due doveva toccare, giusto? È toccata a me- sorrise ancora - il rifiuto non è una bella cosa, sai? O forse no? Con quei capelli ben pettinati e la felpa costosa da giocatore di football, non dovrebbe neppure esistere la parola rifiutato nel tuo vocabolario, dico bene? -
-Chris- lo chiamai - ti prego... -
Ma lui mi ignorò, tutto rivolto verso Bruce. - Li conosco bene, i tipi come te. Ne ho dovuti frequentare parecchi, prima di essere in grado di scrollarmeli di dosso. Credete che tutto vi sia dovuto, soltanto perché potete vantare un bel conto in banca, un padre avvocato o medico, e avete una splendida Ferrari nuova di zecca. Ma se poi vi si aprono le vostre teste, si scopre che sotto una pettinatura alla moda non c'è niente- spalancò le braccia come in un gesto di sorpresa, la forchetta ancora in mano - o comunque, un cervello talmente piccolo che neppure il microscopio più avanzato potrebbe metterlo a fuoco. -
La mia mano afferrò il braccio di Bruce, perché temevo che potesse scattare. E decisi di tentare il tutto per tutto con Chris. - Ti prego! Vattene! -
Continuò ad ignorarmi. La sua lingua era decisa a continuare a sputare veleno, finché non si fosse sentita sazia. - Credi che lei ti ami? Davvero? - ridacchiò - povero ingenuo. Sei soltanto un nome nella lunga lista di nomi che ha collezionato nel corso degli anni. E credi che resterà qui ancora a lungo? Sparirà di nuovo e questa volta non tornerà, e ti dimenticherà in fretta, pronta a passare al prossimo. E allora sarai come me e la tua aria da damerino se ne sarà andata insieme a lei. - Si spinse indietro nella sedia, poggiandosi comodamente sullo schienale.
Gli occhi di Bruce luccicavano di rabbia. - Ritira quello che hai detto- ringhiò - non hai il diritto di parlarle in questo modo. -
-Oh, andiamo. Il mio voleva essere soltanto un favore. Un consiglio da uomo a uomo. O non dirmi che credevi davvero che lei ti amasse? -
A quel punto scattai. Feci per afferrare il telefono sul ripiano della cucina, quando Chris mi afferrò un polso con una mano e, contemporaneamente, con l'altra il collo di mio fratello in una morsa di ferro. Bruce scattò in piedi ma per un momento rimase immobile, indeciso sul da farsi, troppo sconvolto da quello che stava succedendo. Io fissai con sgomento le dita di Chris strette intorno al mio polso e poi la mano intorno al collo di Ben, e infine gli occhi di Chris, fiammeggianti.
-Non provarci, Tammy- mi disse con durezza - posso spezzare il collo di tuo fratello in un secondo, perciò non provarci. E cerca di essere più gentile. -
-Va bene- sussurrai, perché sapevo di non avere altra scelta - farò quello che vuoi, ma ti prego... Lascialo andare. -
-Ora si ragiona- mi sorrise e lasciò andare mio fratello, il quale annaspò terrorizzato. Subito dopo gli diede una pacca sulla spalla, come se non fosse successo niente.
Bruce sembrò riprendersi e si preparò a fronteggiare Chris. - Tu sei pazzo. Se non te ne vai, chiamo la polizia. -
Lui rise e mi liberò il polso. Quando vidi che Bruce stava avanzando verso di noi, scattai in avanti e cercai di trattenerlo. - Bruce, no! -
-Spostati, Tammy. Quel pazzo ha bisogno di una lezione. -
-Ti prego, no! Ascoltami, ti supplico! -
-Sono un vampiro- disse Chris tra le risa - puoi ben poco contro di me. -
-Tu sei fuori di testa, ecco cosa sei! -
Incapace di reagire a quella situazione, dissi l'unica cosa che mi venne in mente. - Bruce, esci da qui. -
Lui mi guardò sconvolto. - Che cosa? -
-Ti prego, fa' come ti dico. -
Scosse la testa con forza. - Non se ne parla. Non ti lascio qui con lui. Ha aggredito tuo fratello! -
-Lo so, è difficile da spiegare, ma ho bisogno che tu te ne vada. -
-Tammy... -
Chris si alzò da tavola e gli si accostò, sovrastandolo. Lo guardò dritto negli occhi, quasi a sfiorargli il naso con il proprio. - L'hai sentita? Vattene. -
Avevo capito cosa stava succedendo, ma non potevo fare nulla per impedirlo. Lo stava soggiogando. Stava usando l'incredibile controllo mentale che i vampiri erano in grado di usare sugli esseri umani. Bruce restò per un momento immobile, lo sguardo nel vuoto e il corpo un po' traballante, poi si diresse verso la porta senza più voltarsi indietro. Lo guardai uscire inerme. Poi la mia attenzione tornò su Chris. - Ben- chiamai mio fratello - va nella tua stanza. -
-Ma Tammy... - si lamentò lui.
-Fa' quel che ti dico. Chiama mamma e papà e poi resta lí finché non arrivano. -
Pensavo che Chris avrebbe avuto qualcosa da ridire, invece non fu così. Guardò mio fratello salire le scale di corsa poi tornò a concentrarsi su di me.  -Non ti ricordavo così coraggiosa.
-Sono cresciuta.
-Lo vedo.
-Che cosa vuoi?
Lui prese a guardarsi intorno, quasi incuriosito. - Non sono qui per portarti via, se è questo che temi. Non ho un esercito a disposizione al momento per difenderti dai rivali ora che mio padre è morto. Sono troppo giovane ancora per prendere il suo posto e devo sottostare ai consigli, non richiesti e completamente inutili, di un vecchio che a malapena si ricorda il suo nome. Ho bisogno di ancora un po' di tempo. -
-E allora perché sei qui? - ripetei.
Mi si avvicinò e mi afferrò per un polso, attirandomi a sé. Aveva una tale forza che sapevo già di non essere in grado di liberarmi, a meno che lui non me l'avesse concesso. Con l'altra mano, mi scostò un ciuffo dalla fronte. Aveva sempre mostrato una particolare attenzione per i miei capelli rossi. - Volevo avvertirti che un branco di lupi mannari è sulle tue tracce. -
Lo guardai con occhi spalancati. - Davvero? -
Lui annuí, ancora preso dai miei capelli. - Ovviamente non sanno ancora dove ti trovi, ma sono particolarmente decisi a scoprirlo- sfiorò con gli occhi ogni centimetro del mio viso, come incantato - il tuo amico Derek è stato catturato da loro e torturato, ma non ha detto niente di te. Questo li ha fatti infuriare. -
Ammutolii. Fu come se mi avessero gettato un secchio di acqua gelata addosso. - Derek è stato rapito da un branco di lupi mannari? - balbettai. Non potevo crederci. Se fosse stato così, l'avrei saputo. Caliba me l'avrebbe detto. A meno che non lo sapesse Nemmeno lui. Ma come faceva allora a saperlo Chris?
-Ti dico che un branco di lupi mannari ti sta dando la caccia e tu ti preoccupi di Derek? -
Dalla sua espressione sembrava sincero ed io ero seriamente preoccupata di quell'eventualità. - Tu come fai a saperlo? -
-Diciamo che ho le mie fonti. Conosco l'America Settentrionale piuttosto bene e ho persino una casa a Caracas. Girano parecchie voci, lì. Di persone che fanno domande su di te. E la gente parla e così si dà il caso che persone a me conosciute abbiano sentito voci di un vampiro andato lì a curiosare caduto nelle mani di un branco di Lupi. Non un branco qualsiasi, però. Il Branco. -
Deglutii, spaventata e preoccupata. - Lo uccideranno, vero? -
-Non finché non avranno fatto il tutto e per tutto per farlo parlare- mi scrutò con attenzione - provi forse qualcosa per lui? -
Ammutolii. Se Chris avesse saputo di noi due si sarebbe potuto infuriare, specialmente se fosse venuto a conoscenza di quello che c'era stato tra noi. Visti i suoi contatti in Venezuala, avrebbe anche potuto causare la sua morte.
-Provo grande gratitudine - dissi lentamente - Derek è stato la mia guardia per un anno e mi ha salvato la vita diverse volte. Se lo uccideranno per colpa mia... -
-Certo, certo- con un dito seguí il contorno delle mie labbra ed io improvvisamente fui presa da un gran sonno. Sentii le palpebre molto pesanti e mi sforzai di tenere gli occhi aperti, senza molto successo. Mi sentivo le gambe molli, pronte a cedere, e la mia mente sembrava offuscarsi. Capii cosa mi stava succedendo: Chris stava usando un tipo diverso di soggiogamento, che non sfruttava soltanto il controllo mentale visivo, ma anche la voce e il tatto. Sapevo che si trattava di qualcosa di potente e non alla portata di tutti e mi chiesi chi glielo avesse potuto insegnare. In quei mesi si era davvero dato da fare.
Annaspai in tutte quelle sensazioni estranee, cercando di ricordare quello che mio padre mi aveva insegnato per resistere a quel tipo di sensazioni e approfittando dell'inesperienza di Chris. Emersi dallo stato di torpore e lo colpii con la mano libera al petto, cercando di allontanarlo da me. Sorpreso, lui fece un passo indietro.
-Smettila- dissi, con voce tremante - non provarci mai più. -
Chris rise. - Complimenti. Pensavo di averti presa nella rete. -
Gli rivolsi un sorriso sarcastico. -Mi dispiace per te. Dove hai imparato? -
Lui scrollò le spalle. - Non rivelo i miei segreti. Ma ho fatto molta pratica. -
-Be, non abbastanza. -
Con mia sorpresa, sorrise ancora. - Non è un problema. Tutto questo rende la cosa più divertente. Se fosse così facile ammaliarti, che spasso ci sarebbe? È piacevole aggiungere un po' di pepe alla faccenda. -
Lo guardai scioccata. In quel momento la porta si aprí di scatto e i miei genitori entrarono in fretta e furia.
-Tamara! - mia madre mi prese tra le braccia e mi strinse a sé, allontanandomi da Chris. - Stai bene? Ti ha fatto del male? Ti ha morsa? -
-Non le ho fatte niente-Chris alzò gli occhi al cielo - anzi, le ho fatto un favore venendo qui ad avvertirla. -
-Ah, sì? - mio padre incombeva su di lui minaccioso - lascia che sia io a deciderlo. Che cosa sei venuto a dirle? - dietro la sua posa minacciosa vedevo una certa indecisione, contornata da una stanchezza che trapelava dai suoi occhi. Conosceva Chris da quando era un bambino e l'aveva visto crescere insieme a me. Immaginavo che non dovesse essere facile per lui.
-La Melena Dorada è sulle tracce di vostra figlia. Da circa un mese Derek è loro prigioniero, sottoposto a torture continue per farlo parlare e avere quante più notizie possibili su Tamara. -
-Sappiamo già che i lupi mannari la cercano e rappresentano un pericolo- mio padre si mosse verso di lui in modo intimidatorio - non ci hai detto nulla di nuovo. -
-Ma la Melena Dorada, Liam- sussurrò mia madre contro la mia testa - Il Branco del Leone. Leo Teràn. -
Inarcai le sopracciglia. Non avevo mai sentito quei nomi.
-Proprio loro, Natalie- annuí Chris ed io sentii mia madre sussultare contro la mia fronte quando si sentí chiamare per nome da lui. - La guerra è alle porte. -
-Non è la sua guerra- ribatté mio padre.
Chris sollevò la voce e i pugni al soffitto, come se stesse facendo un discorso in platea. - Voi non capite! Se lei non ci darà il suo sangue, non vinceremo mai. Molti vampiri potrebbero essere uccisi o resi schiavi. E questa guerra è tanto nostra quando sua! Dite tanto noi vampiri dobbiamo rispettarla, perché è una di noi anche se il suo cuore batte. Quindi questa è anche la sua guerra. -
Non aveva tutti i torti, ma Caliba mi aveva spiegato che quella guerra era soltanto una scusa e che non sarebbe mai finita, perché ci sarebbe stato sempre bisogno di me e del mio sangue per raggiungere il potere. Perché i vampiri avrebbero sempre avuto fama di potere e avrebbero continuato a cercarlo in ogni tempo.
-Mamma- sollevai lo sguardo su di lei - Derek... Lo hanno preso. Lo uccideranno. -
-Di lui si preoccuperà Caliba, Tammy- rispose mio parte con voce dura. Aveva un'aria davvero afflitta e stanca. Mi chiesi se quella mattina, prima di andare a scuola, fosse già così ma non riuscivo a ricordare. - Mi dispiace per tuo padre, Chris. Non posso dire che mi dispiaccia che sia morto, ma mi dispiace per te. Ora hai perso entrambi i genitori e temo che questo possa accrescere ancora di più il tuo odio. Ed infatti mi dispiace soprattutto vedere la tua ossessione per mia figlia, perché ti ho visto crescere ed imparare a camminare. Ti ho visto fare i castelli di sabbia con lei sulla spiaggia e spingerla sull'altalena. Non mi capacito di quello che ho davanti ora. -
Chris rise ma senza allegria. - Facile parlare per te, Liam. La donna di cui ti sei innamorato ha ricambiato il tuo amore, ti ha sposato e ti ha dato dei figli. Poi l'hai trasformata e sarà al tuo fianco per sempre. Tu non puoi capire. -
-Non puoi costringere qualcuno ad amarti. Amare significa lasciare l'altro libero di fare le sue scelte. -
-Costringere? - ripeté quella parola con disgusto - io non la costringo. Me la prendo e basta. -
-Per l'ultima volta: perché sei qui? Potrei ucciderti proprio adesso e liberarmi di parecchi problemi. - Lo guardai con occhi sbarrati, ma Chris non sembrava per nulla preoccupato.
-Non lo farai. Perché sono entrato in casa vostra senza attaccarvi o tentare di rapire Tamara. Quindi uccidendomi verreste meno alla Legge Dei vampiri e finireste imprigionati o uccisi, senza poterle più stare accanto o proteggerla. Perciò non mi ucciderai. -
Mio padre non disse niente e capii che Chris aveva centrato il punto. - Che cosa vuoi? - ripeté ancora mio padre.
-Vi rifiutate di capire, non è vero? Forze oscure si stanno muovendo e coinvolgono creature di tutto il mondo, pronte a compiere cose terribili pur di raggiungere il loro scopo. Pronte ad allearsi e ad andare contro la natura stessa delle cose. Arriverà la distruzione e Tamara ne sarà il centro. Vi dico questo perché la sua sorte mi sta a cuore, per quanto vi sia difficile crederlo. È nel mio interessa che lei viva. Non me ne faccio niente di un cadavere. -
-Di che stai parlando? -avvertii la paura nella voce di mia madre - forze oscure? Nuove alleanze? La distruzione? -
-Basta così, Natalie- papà guardò Chris - ora vattene. Hai riferito quel che dovevi, adesso esci di qui. -
Chris sorrise ed annuí. Quando passò accanto a me per dirigersi verso la porta, mi disse: - Sai come contattarmi, se cambi idea e vuoi parlare con me. -
Era ormai sulla porta quando mio padre lo richiamò. - Non hai più il permesso di chiamare me e mia moglie per nome. Possono farlo soltanto i nostri amici e tu non lo sei. D'ora in poi saremo per te il signore e la signora Jeckyll. -
Chris non disse nulla. Senza neppure voltarsi, uscí di casa e non lo vidi più per molto tempo.

~Angolo Autrice~
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