Diciannovesimo Capitolo

Non avevo mai fatto un giuramento magico (un giuramento serio in generale, ripensandoci) e non sapevo bene cosa aspettarmi. Sapevo solo che per siglarlo era necessaria una strega e che, una volta fatto, romperlo avrebbe potuto significare la morte. Carmen utilizzò un semplice nastrino per capelli e lo usò per legare le mie mani a quelle di Chris. Noi ci trovavamo in piedi, l'uno di fronte all'altra, e lei tra noi. Posò anche lei la mano sulla nostra e avvertii che era calda, piena di potere. - Chris Gandhi- esordì - giuri di non nuocere o imporre un accostamento fisico alla Pandora, eccetto quanto previsto dal vostro precedente accordo, in merito a bacio e sangue, fino al festival del lobo? -
Le labbra di Chris si incurvarono in un sorriso. - Lo giuro. -
Il nastrino si strinse un po' di più intorno ai nostri polsi e la mano di Carmen divenne più calda. - E giuri di aiutare la Pandora a salvare Derek dalla sua prigionia? -
-Lo giuro. -
Carmen si rivolse a me. - Tamara Pandora Jeckyll, giuri che, una volta salvato Derek, ti concederai senza obiezione a Chris Gandhi, senza provare a scappare o a ferirlo o nessuna opposizione alcuna? -
Deglutii, ma quando parlai la mia voce era ferma. - Lo giuro. -
-E giuri che, nei limiti delle tue possibilità, proverai ad amarlo? -
Questa volta mi costò di più rispondere ma lo feci. - Lo giuro. -
Il nastrino si intrecciò fino all'impossibile nelle nostre mani, stringendo e pungendomi la pelle. Un lampo di luce rossa scaturì dal palmo della strega e avvolse il punto in cui io e Chris eravamo a contatto. Carmen sussurrò qualche parola in latino, in una litania che aveva un che di religioso. Non mi fu difficile distinguere il significato di quelle parole: la strega parlava di un giuramento eterno, siglato dal nastrino, che sarebbe vissuto finché quel nastrino fosse sopravvissuto. E naturalmente, l'averci siglato un giuramento sopra, lo rendeva indistruttibile. Rompere il giuramento poteva significare la morte o una dannazione eterna dell'anima. Non sapevo cosa volesse dire e non avevo intenzione di scoprirlo.

Mancavano 3 giorni al festival del lobo, il che significava mettere su un piano adeguato al salvataggio di Derek in circa 72 ore. Un compito che neppure un Antico abile come Caliba era riuscito ad adempiere. Facile, no?
Chris sembrava essersi dimenticato del perché fossimo lì, del perché io fossi lì e di quale fosso il nostro scopo. Lui e Carlos parlavano e ridevano per ore, bevevano per ore, sia alcol che sangue, ricordavano le loro avventure e fantasticavano su ciò che sarebbe successo quando Chris fosse diventato ufficialmente successore di Tiberio e quindi il nuovo Antico. Il tutto mi infastidiva enormemente ma, a farmi andare letteralmente su tutte le furie, c'era il fatto che Chris cercasse di usarmi come una sgualdrina di sangue, se mi permettete l'espressione. Non va a me il merito dell'invenzione di essa, ma l'avevo letta in un libro una volta, quando ancora mi ostinavo a leggere libri sui vampiri sperando di poter imparare qualcosa che mi potesse essere utile nella vita reale. Non nel senso che cercasse di lasciar bere anche a Carlos il mio sangue. Ero convinta che fosse troppo geloso di me per permetterglielo. Ma se il suo amico messicano si circondava di graziose fanciulle mentre loro parlavano, bevendo sangue dai loro polsi o dal collo, nel mentre Chris desiderava fare la stessa cosa con me. Da parte mia io non avevo nessuna intenzione di prestarmi a simili giochetti, di lasciare che lui mi esibisse come un trofeo e mi utilizzasse allo stesso modo di quelle povere ragazze, ma il patto che avevamo fatto non mi lasciava molte alternative.
A cena dello stesso giorno del nostro arrivo in Messico, noi tre eravamo seduti a tavola in sala da pranzo, dopo aver mangiato abbondantemente. Nonostante non avessi fame, mi ero sforzata il più possibile, perché sentivo che Chris mi stava indebolendo con il suo continuo nutrirsi. Così avevo finito quella zuppa sofisticata che non era male, avevo mangiato la bistecca con contorno di carote e accettato come dolce un leggero ma fresco sorbetto. Il mio stomaco, chiuso dalla nausea, aveva inizialmente protestato, ma quando ebbi finito mi sentii davvero meglio. Carlos era seduto a un capo della tavola e fumava un sigaro con un luccichio negli occhi, mentre lui e Chris parlavano di andare a vedere qualche incontro di pugilato. Poi sorrise, cambiando argomento. - direi che è giunto il momento del nostro vero dessert. - Batté con forza le mani l'una contro l'altra e due ragazze, che dovevano avere solo un paio di anni in più di me, fecero il loro ingresso scortate da uno degli uomini di Carlos che, subito dopo, scomparve alla vista. Le ragazze avevano un'espressione talmente vacua e sognante che capii subito che erano state soggiogate. - Vuoi favorire anche tu, mio giovane amico? - chiese a Chris.
-Ti ringrazio, Carlos, ma preferisco favorire della mia bella, se non ti dispiace. - Mi sorrise e mi porse una mano. Io, seduta accanto a lui, rimasi a fissarla immobile.
-È naturale! Mi preoccuperei se fosse il contrario. - Carlos fece sedere entrambe le ragazze sulle sue gambe e mise in mostra i canini. Loro, davanti a quella visione, rimasero impassibili. Sospettai che capissero ben poco di quello che stava succedendo. Non riuscii a nascondere una smorfia di disgusto.
-Tammy?-mi richiamò Chris. Sentii prurito alle mani e abbassai lo sguardo su di esse. Si stavano arrossando e in fretta. Sembrava che si stessero scaldando dall'interno, o come se le avessi tenute premute contro una superficie calda. Il fenomeno mi ricordava il giuramento che avevo fatto e che non stavo mantenendo. Rimasi a guardarle come incantata ma non mi mossi. - Non siamo qui per divertirci- dissi invece.
-Cosa? -
Alzai lo sguardo. - Ho detto che non siamo qui per divertirci. Parli di andare a vedere incontri di pugilato ma non ho ancora sentito come tu abbia intenzione di salvare Derek. -
Chris rimase immobile e anch'io con lui, non sapendo che reazione aspettarmi. Ma con mia sorpresa il vampiro non se la prese. Si limitò a sorridere accondiscendente. - D'accordo. Dammi il tuo polso e ti illustrerò tutto ciò che vuoi sapere. -
Il prurito alle mani stava diventando quasi insopportabile. Il rossore acquisiva intensità e si diffondeva lungo la pelle con un disegno ben preciso. Qualcosa che ricordava un nastro. Mi resi conto che esso si stava formando nei punti in cui il nastrino usato da Carmen aveva toccato le mie mani. Alla fine mi decisi e porsi il polso a Chris, che non ci pensò troppo. Affondò i canini nel punto in cui aveva già morso quella mattina e il giorno precedente e mi chiesi quanto ci avrebbe messo la ferita a guarire se lui avesse continuato a mordermi in continuazione. Mentre lui beveva, vidi che Carlos mi osservava, impegnato anche lui a nutrirsi dal collo di una delle ragazze. Non mi piaceva il modo in cui mi guardava, come se tutto quello lo eccitasse da morire. Sembrava veramente un orgia di sangue e la cosa mi disgustava tantissimo.
Chris si staccò ed io dovetti appoggiarmi al tavolo per non scivolare in avanti. Presi un respiro profondo e cercai di non mostrarmi debole. - Allora?-chiesi schiarendomi la gola - Che cos'è il festival del lobo? -
Chris bevve un po' di bourbon e sembrò apprezzare l'abbinamento con il sapore del mio sangue. - È una ricorrenza che è stata istituita da Leo Teràn per simboleggiare ulteriormente il dominio dei Lupi sul Venezuela. Nessuno la conosce a parte i suoi abitanti e i lupi stessi, perché avrebbe attirato troppe attenzioni esterne. Gli Antichi lo sanno perché... Be, sono Antichi. È difficile tenerli all'oscuro su qualunque cosa. Mio padre alla fine ha lasciato perdere e ha smesso di recarsi nella nostra abitazione di Caracas. Lo ha fatto quando ha capito che bisognava solo pazientare. Quando ha capito che avrebbe usato il tuo sangue per ucciderli tutti- sorrise e chiese di nuovo il mio polso. Io glielo porsi senza fiatare, riflettendo.
-Caliba al contrario, dal momento che non ha intenzione di bagnare le labbra nel Nettare che ti scorre nelle vene, si è impegnato da subito a cercare di domare la rivolta, credendo di poterci ancora riuscire. Naturalmente ogni tentativo è stato inutile.-
Mi presi ancora qualche minuto per riflettere, anche perché con Chris che beveva da me non sarei riuscita a proferire parola con un tono di voce deciso. Non volevo mostrarmi debole.
Carlos assisteva alla nostra conversazione passando da un collo all'altro delle due ragazze, che continuavano a comportarsi come se neppure fossero lì. Distolsi l'attenzione da loro e tornai a concentrarmi. Mi sembrava che ci fosse un grosso problema di fondo in quella storia della Guerra. Qualcosa di talmente scontato e semplice da sembrare stupido ma che aveva un senso. Forse qualcosa di troppo utopistico, un ideale irrealizzabile, ma solo perché loro non lo volevano. Quando Chris ebbe smesso di bere decisi di dare voce ai miei pensieri. - Perché tutto questo odio reciproco? Perché non istituire una tregua? -
Chris mi guardò sorpreso, mentre Carlos scoppiò a ridere di gusto. Lo guardai inarcando le sopracciglia, certa di non aver detto niente di tanto divertente.
-Una tregua? - sembrava quasi scandalizzato mentre lo diceva - i lupi sono i nostri nemici naturali. Siamo in lotta con loro da millenni, hanno quasi portato la nostra razza all'estinzione. -
-Parli di avvenimenti successi migliaia di anni fa- ribattei - conosco la storia. Avreste potuto mettere da parte le vostre divergenze e cercare di vivere in maniera pacifica gli uni con gli altri. - Conoscevo la storia perché me ne aveva parlato Derek. I lupi mannari erano creature più Antiche dei vampiri. Quando il primo clan dei Freddi (come erano soliti chiamarli) si era formato, i licantropi li avevano denunciati agli umani, dando vita alle leggende che vengono raccontate ancora oggi nelle nostre case. Ciò aveva quasi causato l'estinzione totale del clan e dell'intera razza.
-Supponiamo anche che volessimo ignorare il passato- riprese Carlos - qualcuno avrebbe dovuto fare marcia indietro. I Vampiri si sono spartiti il pianeta e lo governano a loro piacimento come se ne fossero i padroni, più dei Re umani. Tutti devono sottostare alle loro leggi, senza eccezioni. Credi che i licantropi avrebbero potuto accettare questo? Credi che un uomo come Leo Teràn potrebbe inchinarsi davanti ad un vampiro? -
Chris fece per afferrarmi di nuovo il polso ma io gli sottrassi il braccio, togliendolo dalla sua portata. - Allora è colpa dei vampiri. Non riuscite a non avere il controllo su ogni cosa. Non siete riusciti a lasciare neanche il più piccolo stato nelle loro mani. -
-E loro non sono riusciti a prenderselo- ridacchiò Chris - ciò significa che noi siamo più forti. Quindi è giusto che il comando spetti a noi. -
-Già- mi voltai verso di lui - però avete bisogno del mio sangue per vincere. Senza non siete in grado di batterli. -
Riuscii a lasciarlo senza parole. Chris mi osservò contrariato, offeso. E arrabbiato. Non gli piaceva quello che avevo detto e non gli piaceva che gli avessi negato di bere ancora. Il prurito alle mani era tornato ma cercai di ignorarlo.
Carlos, dal canto suo, scoppiò a ridere. Riportai la mia attenzione su di lui quasi sbalordita. - Che lingua impertinente! Sei davvero uno spasso, Pandora. Peccato che siate così rare. Peccato che... Tu sia già promessa- mi guardò con intensità ed io sentii brividi di terrore corrermi lungo la schiena. Poi si voltò verso Chris e gli rivolse uno sguardo rassicurante, battendogli una mano sulla spalla con forza. Chris lasciò perdere e finì il bourbon che gli era rimasto nel bicchiere, mentre io non mi sentii per niente più tranquilla. Quell'uomo non mi piaceva. Nessun vampiro sconosciuto mi piaceva, perché sapevo cosa ero in grado di fare, cosa rappresentavo per loro. Era come essere una preda ricoperta di miele nella tana di un orso.
-Non c'è nient'altro che devi sapere- riprese Chris in tono piatto - entreremo a Caracas dopo domani. Dormiremo nella mia vecchia casa e il giorno successivo andremo alla festa, come se niente fosse. Quando arriverà il momento del Falò, ci avvieremo al quartier generale e faremo irruzione da un passaggio segreto che solo io conosco. A quel punto, libereremo Derek. -
Lo fissai in silenzio. Era nervoso e si vedeva. Gli porsi il polso ormai in fiamme, perché sapevo di non doverlo fare arrabbiare, di doverlo tenere buono, ma lo spinse via. Continuava a non guardarmi, la mascella contratta. Era la prima volta che non lo vedevo convinto di sé e ne ebbi paura. Se Chris non avesse sentito di avere controllo sulle sue azioni, avrebbe finito per fare qualcosa di pericoloso.
-Chris? - chiamai piano.
Mi guardò e increspò le labbra in un mezzo sorriso. Quell'espressione di incertezza, così come era arrivata, svanì, tanto in fretta che credetti di averla immaginata. - Sono soltanto ancora spazientito davanti alla tua lingua affilata, Tammy. Credevo di essermi spiegato a dovere, ieri. Ma evidentemente non è stato così. -
Non risposi. Certo, ero stata io a chiamare Chris. Ero stata io a chiedere il suo aiuto e a voler stringere una strana alleanza con lui. Tutto quello era successo perché io l'avevo voluto, ma mi era difficile trasformarmi all'improvviso in un cagnolino ammaestrato, specie con lui. L'unica arma che avevo a disposizione contro quei vampiri oltre alla mente era la mia lingua, che certo era un'arma a doppio taglio. Quindi che cosa fare? Essere accondiscendente o mantenere ancora un briciolo di autonomia e autorità, finché mi fosse stato possibile?
Chris sembrò seguire il corso dei miei pensieri, osservandomi attraverso gli occhi socchiusi.
Fu Carlos ad interromperci. - Chris, la ragazza ha soltanto la lingua lunga. Mi incuriosisce sentirla parlare. Sono affascinato dalla sua parlantina. -
-Non saresti né il primo né l'ultimo- si alzò, facendomi cenno di seguirlo, na continuò a rivolgersi all'amico - fai attenzione. La voce è un altro dono delle Pandora. E quella di Tammy in particolare, con un cervello come il suo, è pericolosa. -
Carlos sembrò trovare quell'avvertimento divertente, mentre io lo presi come un complimento. Mi lasciai trascinare da Chris fino alla stanza degli ospiti che ci era stata affidata.

Seduta sul davanzale della finestra con addosso comodi pantaloni a righe del pigiama e una maglietta blu a maniche corte a causa del riscaldamento, aspettavo che Chris uscisse dal bagno. Avrei voluto infilarmi direttamente a letto e far finta di dormire, sperando che mi lasciasse in pace. Ma sapevo che Chris voleva bere da me ed inoltre la cosa migliore sarebbe stata lasciare che si sfogasse subito. Avevo sulle gambe l'Orestea di Eschilo, tenendo il segno con il segnalibro che mi era stato regalato da Derek. Avevo ormai superato la metà.
Alla fine Chris uscì, anche lui con i pantaloni del pigiama ma a torso nudo. Distolsi rapidamente lo sguardo, pur avendo visto più di quanto volessi. Chris era sempre stato un ragazza piuttosto gracile, ma negli ultimi tempi aveva sicuramente effettuato una crescita accelerata del corpo. Ora era muscoloso, molto muscoloso. E grosso, ma ben proporzionato come ogni vampiro. Si fermò al centro della stanza e mi guardò. - Sono stato oggetto di scherno dei miei amici e compagni di classe per anni. Il figlio dell'Antico Tiberio, con i genitori che si odiavano a morte e una madre che infine ha preferito morire piuttosto che crescerlo. Il figlio di un Antico così fragile, piccolo, scheletrico, indifeso, sciocco. Insulti sussurrati tra i denti, le ossa rotte ancora e ancora per vedere se fossi veramente un vampiro. E niente di tutto ciò era allo stesso livello dei denti di quei piccoli bastardi che mi affondavano nella carne e bevevano da me, come se io fossi un essere umano. Non c'è niente di più umiliante per un vampiro essere trattato alla stregua di una sacca di sangue, come i mortali. -
-È terribile- dissi, perché lo pensavo veramente. La vita di Chris era già difficile prima, ma negli anni in cui non ci eravamo visti, gli anni in cui il bullismo è più accentuato, ne aveva passate davvero tante. E quegli episodi, pur non essendone stati l'unica causa, dovevano aver contribuito a fare di lui un mostro, sebbene non volessi in alcun modo giustificarlo.
-Già. E come potevo dirlo a mio padre, facendomi passare per una nullità che non era in grado di difendersi? Avrei soltanto dimostrato a quei bulletti che avevano ragione- mi si avvicinò- così me la sono cavata da solo. Mi sono allenato ogni giorno, ogni ora che avevo libera, e sono diventato chi sono oggi. Li ho uccisi uno per uno e ho giurato che nessuno mi avrebbe più trattato in quel modo. Neanche tu, Tammy. -
Capendo dove voleva andare a parare decisi di affrontarlo, ma mi imposi di essere calma e ragionevole. - Io non l'ho mai fatto, Chris. Te l'ho già detto. Tu eri il mio migliore amico e ti volevo bene. L'odio che provo per te adesso sei stato tu a crearlo. Non io. -
Si mise in ginocchio davanti a me, facendomi trasalire. - Se tu mi dessi una possibilità... Se dessi una possibilità a noi... Cambieresti idea. Io posso farti dimenticare Derek. Posso dimostrarti tutto il mio amore... -
Scossi la testa con fermezza. - Io non ti amo, Chris. E non potrei mai amarti. Non dopo... Non dopo le cose che hai fatto. Che mi hai fatto. Hai distrutto ogni possibilità che avevi. -
I suoi occhi fiammeggiavano. Di rabbia, sì, ma anche di disperazione. Un emozione che non mi aspettavo di vedergli addosso. - Il nostro accordo... -
-Conosco i termini- ribattei in tono piatto - ho giurato e manterrò la parola. Ma non posso darti di più di questo. Non posso. -
Chris rimase un momento immobile, poi si alzò. Sembrava teso ma più padrone di sé adesso. La sua espressione così fredda mi fece paura. - Bene. Tutto quello che ti succederà poi, allora, sarà solo colpa tua. Non mia. L'hai voluto tu, Tammy- poi, quello stesso ragazzo che poco prima si era messo in ginocchio implorando il mio amore, mi affondò le dita nei capelli e mi piegò la testa all'indietro, tanto forte che temetti potesse staccarmela dal collo. Mi parlò ad un soffio dalle labbra. - Non parlarmi mai più in quel modo davanti a Carlos o a chiunque altro. Come ho già detto, nessuno può più mettermi in imbarazzo. Te compresa. Questo è il mio ultimo avvertimento. La prossima volta non sarò così gentile. - Poi mi stampò un bacio sulle labbra, rude e violento, prima di lasciarmi andare. Sentii le lacrime affiorare ma non piansi. Chris si diresse verso il letto. - Ora vieni qui. Devo finire il mio spuntino. -

~Angolo Autrice~
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