Decimo Capitolo
Ero sdraiata nel letto di Gabe, a pancia in giù e con le gambe sollevate, a osservare la sua schiena e la sua capigliatura scura mentre trafficava al computer sulla sua scrivania per mio conto. Erano circa le dieci ed eravamo saliti lì subito dopo cena. Gli avevo raccontato ciò che era successo in classe, e per fortuna non mi aveva preso per matta. Nel mondo in cui vivevamo, forse, non c'era niente che apparisse davvero impossibile o improbabile. -Lucian mi ha guardata in modo strano- ripetei, più che a me stessa che a mio fratello -aveva un'espressione troppo consapevole Lui sapeva cosa era appena successo. Questa potrebbe essere un'ulteriore conferma.-
-Finora le tue ragioni si basano su tue supposizioni, e questa ad un modo in cui tu pensi ti abbia guardata. A come tu hai interpretato il suo sguardo. Non ti sembra tutto un po' troppo forzato, super cervellona?-
Sbuffai. -Sarò anche una cervellona, ma non sono Sherlock Holmes. Cerco solo di collegare i punti ed escludere ogni probabilità. Non ho detto che è stato lui, ripeto solo ciò che so.-
-D'accordo. Ma procediamo per gradi, ti va? Mi sembra di impazzire.-
Afferrai taccuino e penna. Ci avevo scarabocchiato sopra qualche minuto prima. -Ottima idea. Non c'è strategia migliore. Abbiamo tre problemi principali da risolvere oggi. Il ruolo di Lucian in tutto ciò. La strana setta che cantava. L'uomo mascherato che sembra avermi salvata.-
Gabe si passò una mano tra i capelli. -Bene, lasciamo stare Lucian per un po'. L'uomo mascherato: lo conoscevi? Aveva qualche caratteristica particolare?-
-Non mi sembra. Non voleva essere riconosciuto. Il che mi fa pensare di conoscerlo.Altrimenti perché prendersi il disturbo di nascondere la propria identità?-
-Hai chiesto a Caliba? Potrebbe essere opera sua.-
-Non sono sicura di volerlo coinvolgere. Non ancora almeno. Direbbe tutto a mamma e papà.-
-Per ora ti do corda. Che mi dici degli inquietanti cantori? Era un canto di chiesa?-
Mi sollevai meglio sui gomiti. -Non esattamente. Voglio dire, il tutto aveva un che di religioso. Ma non stavano adorando un dio. Direi una dea, piuttosto.-
-Saranno membri di qualche religione di minoranza orientale?-
-Non lo so, ma potrebbe essere. Una religione antica, di stampo naturalista.-
-Bene, partiamo da qui. Cerchiamo di capire chi sia questa dea. Come hai detto che l'hanno chiamata?-
-Dheghom mather- dissi, pensierosa - madre dispensatrice.-
Gabe cominciò a pigiare i tasti, rapido. -Niente, Tammy. Solo un discorso sulle donne narcisiste su una pagina contro il narcisismo e riferimenti alla Madonna. Ma se sei certa che la religione cristiana non c'entri...- al mio scuotere la testa, proseguì -ok, che altro abbiamo?-
-L'hanno chiamata Portador de estaciones. Portatrice di stagioni. Anche questo può significare tutto o niente. è naturale che una divinità, chiunque essa sia, venga collegata al trascorrere del tempo. Ma ci serve collegarla a qualcosa di specifico.-
Gabe scrisse di nuovo rapidamente e lo vidi chinarsi sullo schermo per leggere meglio. -Qualcosa di specifico? Che ne pensi della dea Cerere?-
-Cerere?- mi alzai di scatto -ma certo, Demetra.- Presi a scrivere sul foglio, mentre ricordavo le parole di quelle misteriose figure. - Por tì Augusta, hermosa cabellera, entonamos este himno, y por tu hija, que Hades robò.-
-è spagnolo?- mi chiese Gabe voltandosi verso di me.
-Sì. Sapevo di conoscere queste parole, anche se in un'altra lingua. Non ne ho afferrato subito il significato, ma per fortuna lo spagnolo non è una lingua difficile. è l'inno a Demetra scritto da Omero.-
-Omero? - Gabe mi guardava con espressione quasi scioccata - ma quanto sei intelligente? -
Quella frase, detta da lui, suonava terribilmente strana, ma mi fece piacere. Non c'era presa in giro nella sua voce, ma potevo avvertire un pizzico di ammirazione. Sorrisi. - E non hai sentito niente ancora- mi schiarii la gola - Demetra dalle belle chiome, dea veneranda, io comincio a cantare,
e con lei la figlia dalle belle caviglie, che Ade
rapì - lo concedeva Zeus dal tuono profondo, che vede lontano,
eludendo Demetra dalla spada d'oro, dea delle splendide messi
mentre giocava con le fanciulle dal florido seno, figlie di Oceano. -
Ora Gabe sembrava confuso. - Dove l'hai imparato? -
-Autonomamente. Il punto è che ora sono certa che alludessero a Demetra.
<<Por tu hija, que Hades robò>>. Hanno eluso i nomi, forse per tutelarsi, ma si riferiscono chiaramente a Persefone, la figlia di Demetra. -
-Chi? - ora sembrava, se possibile, ancora più confuso di prima.
Alzai gli occhi al cielo. - Con l'aiuto di Zeus, Ade aveva rapito Persefone (figlia del Re degli Dei e di Demetra, e nipote del dio dei morti, mi segui?), causando la fuga di Demetra dall'Olimpo e, di conseguenza, la sterilità della terra. Demetra era infatti per i Greci la Madre Terra, la rappresentazione della fertilità della Terra. La sua fuga è stata una sorta di atto di ribellione al rapimento di Persefone, nonché ricatto: o mi ridate mia figlia, o il genere umano morirà di fame. -
-E loro gliel'hanno restituita? - mio fratello sembrava particolarmente attento.
-Non esattamente. Ade sapeva di essere nei pasticci,così ha spinto la povera e ignara Persefone a mangiare un chicco di melograno degli Inferi, condannandola di fatto a non poter lasciare quel luogo ostile. La sua fortuna è stata aver mangiato solo alcuni chicchi, non il frutto intero. Così arrivarono ad un accordo: la ragazza avrebbe vissuto negli inferi per un numero di mesi pari al numero di chicchi mangiati, cioè sei mesi. Per il resto dell'anno, avrebbe invece vissuto con la madre. In questo modo, davano una spiegazione tutt'altro che scientifica delle stagioni. La disperazione di Demetra quando la figlia non c'è, causa il clima freddo e arido dell'autunno e dell'inverno. La felicità nell'averla di nuovo vicina, fa rifiorire la terra in primavera ed estate. -
Gabe annuì tra sé e sé. - questi Greci fumavano roba davvero pesante. Ma cosa c'entra tutto questo con te? -
Scrollai le spalle. - Non ne ho idea. -
Gabe guardava le immagini di Demetra sullo schermo. - In più, non ti somiglia per niente. -
Io ridacchiai. Poi mi sedetti sul letto e fissai corrucciata il taccuino posato sulle coperte. - Non abbiamo risolto molto. Sappiamo a cosa, o meglio a chi, si riferivano quei pazzi, ma non il perché. -
Mio fratello spense il computer. - Qual è la prossima mossa quindi? -
-Capire da che parte stia Lucian. Una volta per tutte. -
Per quel lunedì avevo preparato tutto nei minimi particolari. Alla seconda ora, avevamo laboratorio di chimica, quindi ne avrei approfittato per mettere definitivamente alla prova Lucian. Appena entrata in laboratorio, lo trovai seduto sulla sinistra, in seconda fila. Mi sedetti con noncuranza accanto a lui e cominciai a sistemare le mie cose sul ripiano del doppio banco.
-E ciao anche a te, Tammy- Lucian mi osservava quasi sorpreso - il tuo ragazzo non sarà gelosa di vederti seduta vicino ad un altro?-
Lanciai un occhiata a Bruce, seduto vicino a Bessie. Ci fissava con espressione mezza contrariata ma non diceva nulla. Ero riuscita a convincerlo e sapere quanto fosse geloso mi faceva impazzire. - Ha capito anche lui quanto sia disperata la tua situazione scolastica, così l'ho convinto a lasciare che ti aiutassi. Dopotutto, sono una brava samaritana.-
Lucian ridacchiò. - Ma che gentile. -
La professoressa Brown osservò il laboratorio riempirsi e, quando ciò avvenne, iniziò a spiegare. Io aspettavo il momento propizio per agire.
-In attesa dello svolgere il compito di mineralogia, è doverosa una parte pratica per osservare ciò che avete studiato. Davanti a voi c'è una scatola contenente cinque diversi minerali, di varie grandezze. Voglio che ne tagliate un pezzo (attenzione con l'uso del taglierino) e lo osservate al microscopio, riconoscendone la composizione, la tipologia di reticolo cristallino, la lucentezza e tutto ciò che riuscirete a scovare. Nel cassetto troverete una scheda tipo, con tutti i dati individuabili in un minerale. Naturalmente, più sezioni della scheda riuscirete a compilare, meglio sarà per voi. Potrei decidere di dare dei voti alla fine di questa esercitazione. Io girerò per i banchi a controllare il vostro operato. -
Quale occasione migliore di questa?
Aprii la scatola e tirai fuori il primo minerale, che riconobbi subito come ametista. Lo porsi a Lucian e lasciai che fosse lui a saggiare la durezza con il taglierino. Dovevo procedere per gradi, senza fretta. Non dovevo lasciare che se ne accorgesse.
La lama scalfì la superficie del minerale senza troppa fatica ed io guardai il mio nuovo compagno di laboratorio con una certa sorpresa. Il quarzo era noto per la sua notevole durezza, di ben 7 sulla scala Mohs. Comunque feci finta di nulla. Incisi io il secondo minerale, e lasciai che fosse di nuovo lui a incidere il terzo. Li osservavamo al microscopio ed io mi occupavo di completare la relativa scheda con tutto ciò che riconoscevo da un'occhiata rapida. Lucian si limitava a guardare con un sorrisetto divertito. Io gli spiegavo ogni cosa, calandomi nella parte. Come penultimo minerale ne scelsi uno particolarmente morbido, noto come Linarite. 2,5 di durezza nella scala Mohs. Calcai con forza il taglierino sulla superficie, lasciando che il sottile manico mi sfuggisse di mano e la lama mi tagliasse il palmo, poco sotto le dita. Feci una smorfia di dolore, mentre il sangue scivolava verso il polso. Se Gabe l'avesse saputo, avrebbe sicuramente cercato di impedirmelo.
-Ahi- dissi - mi sono tagliata. -
Lucian distolse mi occhi dal microscopio e posò lo sguardo sulla mia mano. Io osservai con attenzione la sua espressione, cercando una qualunque reazione.
-Oddio, Tammy - afferrò un fazzoletto e me lo premette sulla mano. - dovresti fare più attenzione. La prossima volta sarò soltanto io ad usare la lama, d'accordo? - strinse il fazzoletto attorno alla mia carne, e con essa anche le mie dita. Mi sorrise ed io non vidi niente che facesse sospettare che fosse lui il vampiro. La sua espressione era tranquilla, non sembrava che cercasse di trattenersi, di resistere al profumo e al richiamo del mio sangue. Era praticamente impassibile. Ma non del tutto, come uno che si è irrigidito per la tensione, ma una semplice e lieve preoccupazione,seguita da affetto. Derek mi aveva raccontato più volte quanto fosse difficile starmi anche solo vicino, come già la mia presenza fosse un richiamo potente, il mio profumo, la mia voce, ogni cosa. Ed io stavo offrendo a Lucian il mio sangue, che sapevo potesse essere sentito anche a chilometri di distanza. E sembrava, quasi, che lui fosse attratto da me. Tutte quelle cose sommate tra loro avrebbero potuto mandare un vampiro in delirio. Cosa che non stava succedendo, anzi. Lui sembrava perfettamente tranquillo.
Tutte le mie credenze e le mie convinzioni crollarono in quel momento, anche se fui ben lieta di poter cancellare Lucian Crane dalla lista dei cattivi.
Quando uscii dall'aula alla fine della lezione (dopo aver ottenuto insieme a Lucian due segni + dalla professoressa Brown), mia madre mi aspettava poggiata contro il muro. Me l'aspettavo, ma speravo di riuscire ad evitarla almeno fino a casa. Mi affiancò con aria truce. - Sei impazzita per caso? - mi afferrò il polso e osservò il taglio che mi attraversava il palmo - a che gioco stai giocando? -
-Mi sono tagliata - dissi tirando via la mano.
-Non prendermi in giro. Ce l'hai scritto in faccia. E anche se fosse, sai benissimo che devi fare molta attenzione. In ogni caso Danielle ti ha vista ed è convinta che tu l'abbia fatto a posta. -
-Ah mi ha vista? - ora ero io furiosa - che cosa fa, mi spia? -
-Non rigirare la frittata. Allora, cosa credevi di fare? -
Ci fermammo ad un angolo del corridoio. Sapendo di non poter mentire, decisi di sputare il rospo. - Sto indagando per conto mio. Avevo una pista e la stava testando. -
-Questo compito non è tuo, ma nostro. E facendo così di sicuro non ci aiuti. Siamo ad un buon punto, ma non possiamo risolvere la cosa se dobbiamo anche preoccuparci per te. -
La guardai confusa e sorpresa. - A buon punto? Che vuoi dire? -
Mia madre mi guardò con aria grave. - Vieni con me. -
Ci trovavamo all'obitorio di Bannack, nell'ultimo posto dove mi aspettavo che mia madre mi avrebbe portata. Mio padre e Isaac erano in piedi in una stanza vuota, attorno ad un tavolo di metallo su cui giaceva un corpo, coperto da un lenzuolo bianco. Mi ci avvicinai lentamente, affiancata da mia madre. - Non capisco. Che cosa ci facciamo qui? -
Mio padre aveva un'espressione grave. -Stiamo per avere delle risposte, o per lo meno lo speriamo. -
Un uomo in camice azzurro entrò nella stanza sorreggendo un quadernino e si posizionò dalla parte opposta del tavolo. Era chiaramente soggiogato. - D'accordo, signori, come richiesto dai coniugi Jeckyll, vi riferirò quanto da me appurato, sebbene non riesca a dare una spiegazione scientifica a ciò che ho osservato. - Scoprì il cadavere dal torace in su. Ammutolii. Si trattava di un ragazzo, dai capelli castano dorati e le labbra carnose. Quella fu la definitiva prova che Lucian non era il misterioso Vampiro che aveva ucciso le mie guardie, né tanto meno il vampiro che mi aveva baciata alla festa. Quest'ultimo, infatti, si trovava disteso su quel tavolo, e sembrava morto.
Il dottore prese a parlare con il distacco proprio di un medico che fa quel lavoro da una vita. - Il soggetto è un giovane maschio di 22/23 anni, sembra in perfetta forma fisica, nessuna ferita visibile, nessuna ferita interna. Peso 70 chili per una altezza di 1 metro e 75 centimetri. Unico segno esterno una voglia sul collo a forma di cono rovesciato, che sembra essere marchiata sulla carne come una sorta di tatuaggio. Il segno non pare essere di origine organica, nessuna traccia di inchiostro. Il soggetto pare essere morto, in quanto il cuore non presenta battito, ma non vi è alcuna traccia di rigor mortis e il corpo si conserva bene nonostante i giorni trascorsi. La cosa più inspiegabile è sicuramente il cervello. -
Mio padre lo fissava confuso. - In che senso? -
-Vede, signor Jeckyll, il cervello non è "spento" come dovrebbe essere quello di una persona morta, ma presenta ancora attività cerebrale. La cosa più sorprendente è che non vi è una semplice movimento nel cervello, ma le cellule al suo interno hanno un'attività cellulare 10 volte maggiore rispetto a quella di una persona normale. Solitamente questa è una situazione che si presenta nel cervello di una persona che dorme. -
-Vuol dire che non è morto, ma sta semplicemente dormendo? - chiese mia madre.
-Non lo so, signora. Lo potremmo definire come un profondo coma, ma quel che è certo è che clinicamente il suo cuore è fermo, e quindi non dovrebbe esserci alcuna attività cerebrale. Quel che so è che ho aperto il suo corpo, l'ho sezionato e analizzato, eppure il cervello ha continuato a funzionare e quando ho ricucito il tutto, sulla pelle di quest'uomo non era rimasto neanche un segno. Neppure la più piccola cicatrice. Tutto ciò non ha alcuna spiegazione medica. È un caso fuori dal comune. -
Mia madre mi tirò indietro, lontano dagli altri. - Lo riconosci?- mi chiese.
-Sì, è il vampiro che mi ha baciata alla festa. Ne sono sicura. -
-Come fai ad esserne certa? Aveva anche lui quella strana voglia? -
Scossi la testa. - No, ma è lui. Il colore dei capelli corrisponde e anche la forma delle labbra. In più indossa gli stessi vestiti. Siete stati voi ad ucciderlo? -
Lei scosse la testa. - Lo hanno trovato tuo padre e Isaac fuori dal motel dove c'è stata la festa, un paio di giorni dopo. L'hanno trovato così. -
Non riuscivo a capire. Mi sentivo confusa, troppe informazioni tutte in una volta. - Ma che significa? Chi può essere stato? -
-Non lo so, forse un altro vampiro che lo considerava un rivale. Sembrano comparire ovunque ormai. -
Ma io non ne ero convinta. Un nuovo vampiro in città d'accordo, ma due? L'avremmo notato, per forza. Se desiderava avermi, e aveva già ucciso le nostre guardie l'estate prima, perché non prendermi subito? Perché uccidere Dottie ma lasciare me viva? Non aveva senso. I miei sospetti si erano fondati tutti su Lucian, credendo che fosse non solo il vampiro che aveva assassinato Trajan e Banquo, ma anche il vampiro che mi aveva baciata alla festa. Di sicuro non era il vampiro che mi aveva baciata, perché si trovava sul tavolo di quel obitorio, e non poteva essere colpevole neppure dell'altro misfatto perché era rimasto impassibile davanti al mio sangue. Anche se fosse stato il ragazzo steso su quel tavolo di metallo a uccidere le nostre guardie (ma il mio intuito mi diceva di no), la sua morte implicava l'esistenza di un'altra persona altrettanto forte che lo aveva ucciso dopo la mia festa. Ma perché? Perché lo considerava un rivale, come pensava mia madre? O forse...perché voleva proteggermi? Fu così che mi ritrovai a pensare al misterioso uomo mascherato che in classe sembrava avermi in qualche modo salvata da quello che ero sempre più convinta fosse un incantesimo di collegamento. Che mi avesse già salvata un'altra volta, senza che io me ne fossi neanche resa conto? E cosa significava che quel vampiro non era morto, ma addormentato? Anziché diminuire le domande sembravano aumentare, e le risposte non le seguivano di pari passo.
Eccomi qui con ben due capitoli in due giorni. Questo perché non aggiornavo da tantissimo tempo e la situazione attuale del nostro paese ci costringe a trascorrere molte ore in casa. Quale modo migliore di passarle leggendo? Buona lettura e un abbraccio virtuale a tutti voi! Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate una stellina ❤️
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