Quattordicesimo Capitolo
Il giorno dopo dovevo vedermi con Elide nel campetto dietro la scuola.
Avevamo finito da poco di pranzare e molti studenti si erano riuniti lì, approfittando della calda giornata. Il cielo non era coperto da nuvoloni grigi come i giorni precedenti, ma di un celeste chiaro interrotto qua e là da sottili strisce bianche di nuvole.
Salii in camera a prendere una felpa, così per sicurezza, e scesi fino alla biblioteca. Il signor Pius mi aveva mostrato una scorciatoia per raggiungere il campetto, senza dover fare tutto il giro. Così seguii i suoi consigli. Dal corridoio che portava alla biblioteca, si poteva accedere ad una porta, non sempre aperta, che si affacciava sulla palestra a pochi passi dal campetto.
Quel giorno era aperta. Appena uscita, come mi aveva spiegato il signor Pius, mi trovai davanti alla palestrina e vidi, guardando alla mia destra, il campetto pieno di studenti.
Stavo per dirigermi da quella parte, quando la mia attenzione fu catturata da una scena che si svolgeva di fronte alla palestra.
Vidi Suzy, per la prima volta in compagnia. C'erano due ragazzi con lei, uno aveva tratti asiatici proprio come lei, mentre l'altro sembrava un gigante, alto e grosso com'era. Il ragazzo asiatico le stava stringendo un braccio con forza ed incombeva su di lei, che al confronto sembrava piccolissima.
-Non mi importa quello che penserebbe o farebbe lei- stava dicendo con voce dura - fammi arrivare qui quella roba. Altrimenti finisce come l'ultima volta. So che hai la possibilità di farlo, quindi non farmi incazzare. -
Non capivo di cosa stesse parlando, ma vedevo l'espressione spaventata di Suzy mentre guardava i due ragazzi con occhi spalancati. Qualunque cosa fosse, qualunque cosa avessi fatto per farmi odiare, non potevo dimenticare ciò che lei aveva fatto per me. Non potevo stare a guardare.
-Ehi- pronunciai la prima parola che mi venne in mente e mi sentii stupida - Suzy, va tutto bene? -
Lei mi guardò ed impallidì ancora di più, senza rispondere.
Il ragazzo asiatico mi squadrò dalla testa ai piedi, con un espressione indecifrabile. - Che vuoi? Non sono affari tuoi. -
Il suo compare invece mi guardava con più attenzione ed improvvisamente la sua bocca si curvó in un ghigno, mentre si soffermava sulle mie gambe. Mi sentii contorcere lo stomaco.
-Ho bisogno di parlare con Suzy- pensai che la cosa migliore fosse allontanarci il prima possibile da loro con una scusa. Le feci un cenno con la testa verso il campetto, ma lei continuò a fissarmi immobile con gli occhi pieni di lacrime.
-Che cazzo vuoi? - sbottò il ragazzo asiatico - sta parlando con me, quindi aspetta il tuo turno. Troverà sicuramente un attimo per te nella sua agenda piena di impegni.- Il suo tono, di evidente sarcasmo, mi dava sui nervi.
-Posso parlare io con te nel frattempo- commentò l'altro, sempre con quel ghigno - Gregor può sistemare la cosa da solo. Che ne dici? -
La mia faccia doveva aver espresso benissimo il disgusto che provavo a quella richiesta, perché il ghignò sparì rapidamente dal suo volto.
-Lascia stare quella puttana- disse il ragazzo asiatico, Gregor - se è amica di Suzy, non dev'essere il massimo. -
Quello scrolló le spalle. - Le sue gambe dicono il contrario.-
-Visto che qui non abbiamo più privacy- disse Gregor- meglio andare da un'altra parte. -
Afferrò Suzy per il gomito cercando di trascinarla via e a quel punto lei sembrò riprendersi. Tirò nella direzione opposta per sfuggire alla sua presa. A quel punto mi feci avanti anch'io. - Ehi, lasciala stare. Non vuole venire con te, non puoi costringerla. -
Gregor mi diede uno spintone ed io, del tutto impreparata, quasi caddi. Sul terreno disseminato di pietroline mi sarei decisamente sbucciata le ginocchia, come quella volta al parco quando ero bambina. Allora chissà quanti vampiri avrebbero potuto sentire il mio sangue.
Ma io non caddi: come se fosse davvero un supereroe, il mio supereroe, Derek arrivò di nuovo a salvare la situazione. Prima che cadessi, mi afferrò con prontezza e, quando fui di nuovo salda sulle gambe, colpì il ragazzo asiatico con un pugno sul viso. Era stato così veloce che l'altro non aveva potuto fare nulla.
Gregor si rialzò subito, tenendosi una mano sulla guancia. Aveva gli occhi sbarrati per la sorpresa. Tentò di colpirlo a sua volta con un pugno, ma Derek gli bloccò senza fatica il polso e gli torse il braccio dietro la schiena. Il secondo ragazzo intervenne, facendo leva sulla sua stazza: si chinò come in toro pronto a caricarlo, ma Derek non si scompose e fu in grado di bloccarlo con facilità. Lo gettó a terra. Nel mentre, non aveva mollato la presa su Gregor che aveva un'evidente espressione sofferente. Mi resi conto che Suzy era scappata.
Quando Derek ruppe il naso del ragazzo a terra con un calcio, capii che la cosa stava degenerando. - Derek, fermati! -
Lui si bloccò e mi guardò sorpreso, come se si fosse dimenticato che fossi lì. Lentamente lo vidi riprendere il controllo di sé stesso.
-Che ti è preso? - chiesi.
-Ti stavano toccando ed io sono qui per impedirlo. È il mio compito, sono la tua guardia del corpo. -
-Sì, ma loro non sono vampiri! -
Derek restò un momento immobile, poi afferrò entrambi i ragazzi con decisione e li voltò verso di sé.
-Nessuno dovrà sapere quello che è successo- disse con voce ferma e decisa, scandendo ogni parola - nessuno. Dimenticate tutto ciò che è successo da quando siamo arrivati e la ragazza dai capelli rossi. E voglio che d'ora in poi lasciate in pace Suzy. Non parlatele se non avete niente di carino da dirle. Chiaro? -
I due annuirono senza fiatare ed io li fissai sorpresa.
A quel punto Derek si allontanò, diretto verso il campetto, ed io gli andai dietro. - Come hai fatto? -
-A fare cosa? -
-Ti hanno obbedito come se niente fosse. -
Lui scrollò le spalle e si sedette sulle gradinate che circondavano il campo a mezzaluna. Anch'io mi sedetti accanto a lui. - Hai usato la compulsione, vero? -
Mi fissò con attenzione, incuriosito. - Cosa sai al riguardo?-
Scrollai le spalle. - So che i vampiri più potenti hanno raffinato questa tecnica. Pieghi la volontà di un umano e lui farà tutto ciò che vuoi. Ma non potete farlo con i vostri simili. -
Derek annuì.
-Allora? L'hai usata? -
-Ha importanza? -
-Be, si! - lo guardai sorpresa - quando sei potente? La compulsione non è alla portata di tutti i vampiri-
-Non è esatto, tutti i vampiri possono usare la compulsione. Solo che non tutti sono in grado di farlo nel modo giusto. Se fatta male, i ricordi potrebbero tornare prima o poi. Oppure il controllo mentale funziona solo in parte. E comunque la tua domanda è insensata. Credi che farei parte della guardia di Caliba, se non fossi potente? -
Arrossii. - No-
-Già. -
Restammo in silenzio per un po', ma mille domande mi premevano sulla lingua. Non avevamo mai parlato di lui, in senso personale. Mi resi conto di non sapere niente. Lui era a conoscenza di molte cose su di me mentre io conoscevo praticamente soltanto il suo nome.
-Quanti anni hai? - gli chiesi.
-Intendi la mia vera età o la mia età umana? -
-Entrambe. -
Mi lanciò uno sguardo scocciato, facendo chiaramente capire di non volere affrontare l'argomento. Io mi sporsi verso di lui, facendo aderire le nostre cosce. Vidi il suo sguardo abbassarsi e posarsi sulle nostre gambe così vicine, e il mio cuore prese a battere più forte. Non l'avevo fatto apposta, ma volevo così tanto sapere da essermi avvicinata a lui come per catturare le sue parole.
-Ho 543 anni- rispose allora - la mia età umana, invece, è di circa venticinque. -
-Sei stato trasformato? O sei nato da un vampiro e un'umana? -
-Tu cosa credi? -
Ci pensi un po', ma poi parlai di getto, intessendo la storia come se fosse la trama di un libro. - Sei stato trasformato. Hanno ucciso qualcuno a cui tenevi molto e per questo hai sofferto. Ecco perché sei così stronzo... A volte. -
-Sbagliato- Derek sorrise - mio padre era un vampiro e mia madre un'umana. Ma non ho voglia di raccontare la storia della mia vita. -
-Perché? Che hai da temere? -
-Niente. Ma... è passato troppo tempo. -
Gli sfiorai un braccio con fare esitante. - Racconta. -
Derek voltò la testa e mi guardó. Eravamo vicinissimi e non potevo fare a meno di fissare la sua bocca. Il mio cuore prese a battere più forte quando mi ricordai di quel giorno alla festa, come mi aveva baciata con tanta passione e a come io non ero stata in grado di resistere.
-Mio padre era (è) un vampiro molto potente- iniziò, distogliendo lo sguardo e fissando il campetto con occhi vacui - Non quanto un Antico, ma comunque di un grado molto alto. Mia madre era una donna di famiglia nobile e aveva soltanto diciotto anni quando lui la vide per la prima volta, seduta a leggere in una biblioteca del paese. Lei non era come le altre donne del suo calibro che aveva conosciuto. Non viveva chiusa in una sfera di vetro, ma era curiosa e voleva vivere, conoscere ogni lato del mondo. Aveva uno spirito avventuriero che lo colpì subito. Cominciò a corteggiarla. Dopo pochi mesi si sposarono e poco tempo dopo restò incinta. A quel punto mio padre le confessò di essere un vampiro e lei, di mente aperta come aveva pensato, continuò ad amarlo allo stesso modo. Partorì due gemelli: io e mio fratello. Mio padre volle che la famiglia si trasferisse in Europa, dove costruì un immenso impero personale. Appena giunti lì, trasformò mia madre. -
-Lei com'è? - chiesi.
-Bellissima. Ha l'aspetto di una principessa di altri tempi. -
-Che è successo una volta giunti in Europa?-
-Mio padre espresse il suo desiderio di avere dei figli potenti e invincibili, degni di lui. Così ci addestrò fin da bambini e noi diventammo molto forti. Mano a mano che crescevamo, ci trasformavamo in vere e proprie macchine da combattimento. Così nostro padre cominciò ad usarci per i propri comodi. Uccidere i suoi nemici. Concludere affari. Tanto per non doversi scomodare lui. E a me all'inizio andava bene, ma non volevo passare la mia vita così. Allora comincia a viaggiare. Mio padre non ne era molto contento ma mia madre mi appoggiava. Quando andai a Parigi, finii immischiato in uno scontro con una banda di vampiri della zona. Fu così che conobbi Caliba. All'epoca avevo soltanto diciassette anni e non avevo ancora smesso di crescere. Mio padre voleva che mantenessimo un corpo giovane e agile. Come sai, i maschi nati da un vampiro e un'umana sono in tutto e per tutti vampiri, con l'unica differenza che possono crescere a loro piacimento. E, di conseguenza, scegliere quando smettere di farlo e quando invece, eventualmente, ricominciare. Caliba rimase colpito dalla mia forza e mi propose di entrare a fare parte della sua guardia. Prima avrei dovuto seguire un addestramento lungo e faticoso, ma in quel momento capii che era quello che volevo. Così tornai a casa e diedi la notizia. -
Feci una smorfia. - Non ne furono contenti, vero? -
Lui mi rivolse un sorriso tirato. - Mio padre no di certo. Non voleva che suo figlio servisse qualcuno. Voleva che fosse suo figlio ad essere servito. Proprio come un Re. Ma io non desideravo essere un Re. Litigai con lui e arrivammo addirittura alle mani. Fu mia madre a separarci, anche lei diventata molto forte. A quel punto mio padre mi disse che, se fossi entrato nella guardia di un Antico, non sarei più appartenuto alla famiglia. Mio fratello e mia madre mi pregarono di restare ma, anche se abbandonarli mi costava molto, non volevo rimanere con mio padre e schiacciare quelli più deboli. Così tornai a Parigi, seguii un addestramento lungo un secolo ed entrai nella guardia di Caliba, diventando uno dei più potenti. -
Lo fissai sorpresa, guardandolo con occhi diversi. - Hai più rivisto la tua famiglia? -
Chiuse gli occhi per un momento. - No. -
-Oh, Derek - sentii il bisogno di stringergli una mano per dargli un po' di conforto - è terribile. -
-Davvero? Credi che la mia storia sia peggiore della tua? -
-La mia sarà anche più spaventosa, ma la tua è più triste. Io non ho tagliato i ponti con la mia famiglia. Senza di loro non saprei come fare. -
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Quella sera, finite le lezioni, andai a cercare Suzy. Non sapevo quanto avesse visto e poteva essere molto spaventata. La paura, a volte, fa fare cose sbagliate alle persone.
La trovai nella sala studenti, seduta su una poltrona nell'angolo, lontana dagli studenti che si raccoglievano intorno al camino. Andai da lei, sentendomi nervosa.
-Ehi, Suzy- la salutai.
Quando mi vide, impallidì. Dovevo cercare di essere rassicurante e di non spaventarla ulteriormente, per evitare che corresse dalla Preside a raccontare chissà cosa.
-Posso sedermi? - chiesi indicando la poltrona accanto.
Dopo un attimo di esitazione annuì.
Mi sedetti di fronte a lei e attesi un momento prima di parlare,scegliendo le parole con cura. - Sei andata dalla Preside? -
Lei scosse la testa.
-Hai intenzione di andarci? -
Lei si strinse nelle spalle. Le tremava il labbro. - Non lo so. -
Le presi una mano con delicatezza. - So che sei una brava ragazza. Con grande sensibilità. L'ho notato. Ed io mi sono comportata male con te, quando tu invece mi hai sostenuta e difesa come nessun altro in questa scuola ha fatto. -
Suzy mi ascoltò in silenzio.
-Per questo voglio scusarmi con te. Sono quasi sola qui. E anche tu. Non è vero? -
Lei annuì con le lacrime agli occhi. - Ma tu hai Derek. -
Le rivolsi un mezzo sorriso. - Ma Derek non può essere considerato una vera compagnia. È un tipo schivo e preferisce stare sulle sue. E poi, un ragazzo non può sostituire un'amica. -
Sperai che non mi facesse notare che, in realtà, Derek non faceva altro che starmi dietro ovunque.
Abbassò la voce, sporgendosi verso di me. - Che cosa c'è tra voi? Insomma, so che siete cugini. Eppure, Olivia ha raccontato che voi due avete...- non finì la frase, ma era chiaro cosa volesse dire.
Ammutolii. Non sapevo che Olivia avesse detto una cosa simile in giro. Forse ci aveva visti entrare nello stanzino, il giorno della festa. Forse aveva addirittura sbirciato dentro, quando noi eravamo troppo presi dai baci per accorgercene. Comunque avevamo attirato troppo l'attenzione, quello che non voleva Caliba.
-Non è assolutamente vero- dissi, cercando di apparire sicura e decisa - Olivia mi odia e mette in giro cattive voci su di me per screditarmi. Spero non le diano ascolto. -
Suzy scosse piano la testa. - In realtà non ti conoscono in molti. Sanno che sei la ragazza nuova, ma stai molto sulle tue. -
Sorrisi tra me e me. Nelle altre scuole in cui ero stata ero praticamente diventata una star, conosciuta e invidiata da tutti. Ora avevo capovolto completamente il mio mondo, prendendo sul serio la mia protezione e ascoltando i consigli di Caliba, che stava sacrificando tanto per tenermi al sicuro.
-Io ti ho notata, sai- continuò - perché anch'io sto molto sulle mie. -
La guardai, provando un profondo desiderio di proteggere quella ragazza così fragile. - Suzy... Mi dispiace per quella volta in biblioteca. Davvero. Te l'ho detto nel modo sbagliato, ma... Era la verità. Se tu diventi mia amica, correrai un grave pericolo. Cose che neanche immagini. Ed io ho già messo troppe persone in pericolo. Non voglio aggiungere anche te all'elenco. -
Non ebbe la reazione che mi aspettavo: non chiese maggiori spiegazioni e non mi disse che ero pazza. Pronunciò solo una sorta di richiesta d'aiuto, detta con voce spezzata dal pianto a stento trattenuto. - E allora cosa dovrei fare? -
Non sapevo cosa rispondere. La verità era che non ero abbastanza forte per respingerla. Avevo bisogno di un'amica. Derek si comportava con me in veste puramente lavorativa e soltanto nell'ultimo periodo stava cominciando ad aprirsi. Elide, dopo una vita rinchiusa nella Villa di Caliba, aveva appena iniziato ad affacciarsi sul mondo e non potevo fargliene una colpa se voleva fare nuove amicizie. Forse mi stavo comportando da egoista. Perché la volevo con me e non mi importava altro. - Io vorrei esserti amica, Suzy. Davvero. -
Lei strinse di rimando la mia mano, ancora stretta alla sua. - Allora possiamo esserlo. Al resto penseremo dopo. -
Non potei rifiutare quell'offerta.
~Angolo Autrice~
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