Capitolo 2
CAPITOLO 2
Pandora's POV
Stavolta quando il gallo cantò ero sveglia già da un pezzo, ansiosa di mettermi in viaggio per raggiungere il luogo in cui avrei incontrato il Dio dagli occhi glaciali.
<< Pandora >>.
Sulla soglia della stanza l'anziana sacerdotessa mi stava osservando con occhi liquidi e tristi, tenendo tra le mani un mantello bianco come la neve con dei ricami dorati ai bordi. S'intonava alla perfezione con la lunga veste che indossavo, la migliore che possedessi ad essere onesta.
<< Non siate in pensiero per me madre >> proferii dolcemente << Il mio gesto è stato dettato dal cuore, non dovete affliggervi in tal modo per me. Io voglio farlo >>.
<< Orribili voci circolano sul Dio della Violenza e tu sei una così dolce, gentile, e pura creatura che saperti nelle sue mani assassine e sporche di sangue mi addolora terribilmente. Avevo immaginato un destino diverso per te bambina mia, un futuro felice e sereno >> ammise.
<< Le vostre belle parole mi rasserenano, ma forse il Dio Louis è diverso da ciò che si vocifera. Dieci anni fa mi ha salvato la vita, mi ha risparmiata e mi ha anche concesso un buon augurio. Credo che il carattere violento e glaciale sia una maschera per celare la solitudine e la tristezza che prova davvero non riuscendo a trovare una persona che sappia amarlo per ciò che è >> rivelai.
<< Il Dio della Violenza ti ha salvata? E' stato lui a permetterti di raggiungere il tempio sana e salva? Oh divina Athena! >> si stupì.
<< Non riferite a nessuno questa mia confidenza madre, ve ne prego >> sussurrai.
<< Non temere Pandora, nulla di questa conversazione lascerà le mie labbra >> mi rassicurò.
Sorrisi con gratitudine ed accettai con un inchino il mantello candido che mi donò, indossandolo e lasciando il mio volto scoperto dal cappuccio.
<< Prendi anche questo bambina mia >>.
L'anziana donna mi porse un fodero perlaceo con rifiniture d'argento in cui svettava il manico di un pugnale; estrassi l'arma ed ammirai la lucentezza della lama affilata, alzando lo sguardo sulla sacerdotessa.
<< Madre- >>.
<< E' un regalo che volevo darti per il tuo compleanno, ma visto come si è evoluta la situazione credo sia più opportuno consegnartelo ora >> m'interruppe << Spero solo di poterti rivedere un giorno >>.
Alcune lacrime solcarono le sue guance rosee e rugose e senza pensarci un secondo di più l'abbracciai con affetto e devozione.
<< Ci rivedremo madre. Ve lo prometto >> giurai.
Quando ci scostammo rinfoderai il pugnale che legai, grazie alla corta cintola di cuoio, sulla coscia destra assicurandomi che non si notasse attraverso la veste. Poi afferrai la piccola sacca contenente i pochi indumenti ed oggetti che possedevo.
<< Sei pronta figlia mia? >> chiese.
<< Sono pronta madre >> annuii con sicurezza.
Uscimmo dalla stanza e percorremmo i corridoi del tempio, incrociando i vari lavoratori che mi salutarono con le lacrime agli occhi e parole rassicuranti e colme di speranza ed affetto.
Raggiungemmo il giardino principale e scorsi il carro del Sommo pronto a partire.
Le mie compagne erano allineate e mi osservavano con dei sorrisetti contenti e maligni, mentre l'anziano sacerdote ed i suoi discepoli sembravano dispiaciuti e preoccupati.
<< Sei pronta bambina? >> domandò l'uomo.
Stavo per rispondere quando un possente nitrito sferzò l'etere esattamente poco prima che un cavallo alato dal manto nero come la notte planasse a pochi metri da me.
<< Per Athena >> si scioccò la madre.
<< Pegaso >> lo riconobbi.
Le mie sorelle erano allibite alla vista della nobile creatura e le loro espressioni divennero ancor più cattive mentre mi fissavano, prima di gridare spaventate a causa di un rombo di tuono che fece sobbalzare tutti.
<< Zeus vuole comunicare con noi >> dichiarò il Sommo.
Pegaso nitrì e scalciò, fissando il suo sguardo scuro e paziente su di me.
<< Wow >> mi lasciai scappare, accennando poi un sorriso.
Mi avvicinai allo stallone ed alzai una mano, in attesa di una sua mossa; Pegaso sporse la testa affinchè il mio palmo si posasse sul suo muso, permettendomi di carezzarlo.
Un altro tuono sferzò il cielo facendomi intendere che il Re degli Dei mi stesse incoraggiando a montare sul dorso del cavallo per raggiungere la mia meta ancora ignota.
<< Non essere troppo brusco ti prego, è la mia prima volta >> sussurrai alla creatura.
Ottenni un basso nitrito in risposta e Pegaso allargò leggermente le ali per permettermi di salirgli sul dorso.
Paris, una delle guardie del tempio con cui solevo allenarmi prima di andare a cenare, si avvicinò con calma ed intrecciò le dita tra loro rivolgendo i palmi verso l'alto, dicendomi di posare il piede nella sua presa per issarmi sul cavallo.
<< Grazie >> sorrisi una volta in groppa a Pegaso.
<< Ci mancherai Pandora >> ammise Paris a nome suo e delle altre guardie che ci osservavano dalle loro posizioni.
<< Ci rivedremo un giorno >> promisi.
<< Sii prudente bambina mia >> disse l'anziana sacerdotessa.
<< Ve lo prometto madre >> annuii.
Pegaso scosse il capo e feci appena in tempo ad aggrapparmi alla sua nera criniera che iniziò a galoppare per prendere velocità prima di spalancare le ali e spiccare il volo.
Mi strinsi a lui con tutte le mie forze, abbassando lo sguardo solo per sgranarlo l'attimo successivo: sotto di me si estendeva la terra meravigliosa e verdeggiante in cui avevo vissuto, mozzandomi il respiro per la bellezza del paesaggio.
Pegaso volò tranquillo e costante oltre le pianure e le colline, le montagne ed i villaggi a me sconosciuti, fino a raggiungere un bosco che si estendeva a perdita d'occhio fino a bloccarsi a causa della sabbia e del mare in direzione nord-est.
Sorvolammo gli alti e verdeggianti alberi finchè non scorsi una bellissima abitazione circondata e protetta da quella natura selvaggia.
Pegaso iniziò ad abbassarsi ed atterrò proprio a pochi passi dall'ingresso di quella reggia meravigliosa e gigantesca creata sicuramente da un qualche potere divino piuttosto che dal duro lavoro di un uomo.
Due figure erano appostate sulla soglia e le vidi affrettarsi per raggiungermi non appena il cavallo toccò terra; smontai dal suo dorso e sorrisi mentre gli carezzavo il collo e poi il muso, incrociando i suoi occhi scuri e saggi.
<< Grazie Pegaso. Grazie di cuore >> proferii emozionata per quell'avventura.
Ottenni un nitrito ed uno sfregamento del muso contro la mia mano, prima che la mia attenzione s'incentrasse sulle due donne che mi stavano accogliendo.
<< Benvenuta nella dimora del Dio Louis >> disse la più anziana << Io sono Andromeda, mentre lei è mia figlia Cassandra. Siamo entrambe le serve del potente Dio della Violenza >>.
<< E' un piacere fare la vostra conoscenza e vi prego di non essere tanto formali nei miei confronti. Io sono Pandora e sarò felice di potervi aiutare nelle faccende e nei compiti che dovrete svolgere giornalmente >> asserii.
<< Non sarà necessario mia signora perché voi siete un'ospite del padrone, quindi saremo liete di servirvi e non farvi mai mancare nulla >> negò Andromeda.
<< Sarete stanca per il viaggio mia signora >> si fece avanti Cassandra << Permettetemi di mostrarvi la vostra stanza e se lo vorrete vi preparerò anche un bagno ristoratore >>.
Ad occhio e croce Cassandra ed io dovevamo avere la stessa età, ma lei aveva i capelli lisci e castano scuro, gli occhi marroni profondi e magnetici, ed una statura bassa e magra.
<< Insisto per essere trattata come vostra pari. Vi prego >> chiesi.
<< Visto che è lei a chiedervelo, penso sia saggio accontentarla >> disse una voce maschile alle mie spalle.
Mi voltai giusto in tempo per vedere un giovane alto e bellissimo atterrare a pochi passi da me, ripiegando le candide ali sulla schiena mentre un luminoso sorriso solcava il suo volto privo di barba. I capelli lunghi e castani gli ricadevano fino alle spalle, ed i suoi occhi erano di uno stupefacente verde smeraldo.
<< Bentornato mio signore >> s'inchinarono Andromeda e la figlia.
<< Voi non siete Louis >> constatai.
<< Giusta osservazione mia cara, io sono Harry il minore dei figli di Ares ed Afrodite >> si presentò.
<< E' un onore conoscervi Dio del Piacere. Il mio nome è Pandora >> m'inchinai a mia volta.
<< Vedo che sei ben informata >> si compiacque il riccio.
<< Ho ricevuto un'eccellente istruzione mio signore >> proferii.
<< Ed anche un buon allenamento immagino, dato il pugnale che tieni legato alla coscia >> ghignò.
Sussultai ed inconsciamente portai una mano sull'arma in modo da coprirla ma la risata divertita del Dio mi confuse e mi rilassò nel contempo.
<< Sono sicuro che piacerai molto a mio fratello. Il tuo caratterino potrebbe finalmente scalfire quella corazza d'acciaio e magari potrai anche sciogliere il ghiaccio che avvolge il suo cuore >> ammise Harry.
<< State riponendo molta fiducia in me mio signore >> feci notare.
<< E sono certo che sia ben riposta >> mi fece l'occhiolino.
Le voci riguardanti la bellezza e la sfacciataggine del Dio del Piacere erano vere, e chissà perché non mi dispiaceva affatto quell'atteggiamento rilassato e semplice.
Sicuramente sarebbe stata un'ottima compagnia e magari avrei scoperto qualche segreto riguardante il Dio della Violenza.
<< Mostrale la stanza Cassandra >> ordinò Harry.
E con quelle parole si congedò con un cenno della testa, entrando in casa subito seguito da Andromeda.
<< Se volete seguirmi mia signora >> mormorò Cassandra.
Le sue guance rosee mi fecero capire che era imbarazzata, forse timida, ma volevo metterla a suo agio dato che avremmo vissuto insieme per qualche tempo.
<< Non immaginavo che Louis vivesse coi suoi fratelli >> iniziai, seguendola all'interno della casa.
<< Non è così in effetti, solo Harry si è stabilito ufficialmente qui. Tra lui ed il padrone c'è un legame più profondo rispetto a quello con gli altri Dei >> rispose.
Una strana luce attraversò il suo sguardo solo al nominare il Dio alato dai capelli ricci.
<< Sei innamorata di lui? >> domandai dolcemente.
<< Cosa? >> replicò confusa.
<< Sei innamorata di Harry? >> chiarii con un sorriso.
Cassandra arrossì ancor di più ma non rispose alla domanda annunciandomi invece che eravamo arrivate a destinazione.
Ridacchiai sommessamente per il suo atteggiamento ma lasciai cadere l'argomento quando scorsi la mia nuova stanza: le pareti marmoree risplendevano colpite dai raggi del sole e le colonne che sorreggevano il soffitto erano dorate e decorate con figure leggiadre e maestose di animali o altre creature. Il letto matrimoniale aveva le lenzuola bianche che risaltavano sul legno scuro e perfettamente intagliato con cui era stato creato, e sulla parte superiore pendevano delle tende leggere e semitrasparenti che lasciavano immaginare ad una piccola intimità.
Altri mobili pregiati abbellivano quella stanza meravigliosa e troppo grande per una sola persona, ma ciò che più mi colpì fu una parete interamente coperta da armi di ogni genere.
<< E' bellissima >> ammisi estasiata.
<< E' la stanza del padrone >> confessò Cassandra << Ho pensato che avreste desiderato stare con lui dato il compito che state svolgendo >>.
<< Non sono qui per adempiere a nessuna missione >> negai con sincerità << Io volevo venire qui, volevo rivedere e conoscere il vero Louis >>.
<< Rivedere? >> si confuse la giovane.
<< Il padrone non è in casa? >> domandai per distrarla.
<< No ha seguito il padre Ares in una guerra a nord del paese. Dovrebbe tornare entro sera se non vi saranno imprevisti >> rispose.
<< Grazie dei chiarimenti Cassandra >> sorrisi.
<< Vi- >>.
L'occhiataccia che le lanciai dovette farle capire il messaggio perché ridacchiò ed annuì.
<< Ti lascio sistemarti e riposare >> annunciò.
<< Grazie >> annuii.
***
Louis' POV
Quanto amavo la guerra.
Il sangue che sgorgava a fiotti caldi e cremisi, macchiando tutto ciò su cui si posava.
La mia spada era pregna di quel rosso fiammeggiante talmente tante erano le volte che la sua lama affilata era affondata nella morbida e fragile carne umana.
<< Qui abbiamo finito. Possiamo andare Louis >> decretò mio padre.
Ammirai il campo di battaglia e sorrisi trionfante sia per la vittoria conseguita che per le molte vite che avevo stroncato e che ora stavano scendendo nel Regno degli Inferi.
<< Andiamo Louis, la fanciulla sta aspettando il tuo ritorno >> disse Ares.
Aggrottai la fronte e lanciai un'occhiata confusa al Dio della Guerra.
<< Cosa intendete padre? Nessuna femmina mi sta aspettando >> affermai.
<< Torna a casa figlio mio e vedrai >> rispose enigmatico prima di sparire.
Lo imitai e riapparvi all'ingresso della mia dimora, varcandone la soglia baciato dai morenti raggi del sole.
<< Bentornato padrone >> mi accolse Andromeda.
La superai senza batter ciglio e mi diressi verso la mia stanza, aprendo la porta e comprendendo ciò che intendeva mio padre: sdraiata sul mio letto c'era una fanciulla che dormiva serena e tranquilla, di certo inconsapevole riguardo chi fosse il proprietario di quella camera.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi avvicinai silenziosamente al talamo, scostando con una mano le tende per osservare più attentamente la giovane dormiente; i capelli biondicci erano sparpagliati sul cuscino e la mano destra era nascosta dal guanciale su cui aveva poggiato la testa, una veste candida copriva la sua figura snella e dalle curve armoniose, scatenandomi brividi di lussuria ed aspettativa, mentre le labbra piene e rosee erano socchiuse per rilasciare dei flebili sospiri.
Mi concessi un'ultima occhiata alla bambina: i capelli biondicci erano scarmigliati e sporchi di terra, fango e sangue, la tunica era lacerata in più punti ed il suo corpo presentava lievi ferite di cui lei non pareva accorgersi, tantomeno lamentarsi.
Ma furono i suoi occhi luminosi e fieri a farmi perdere un battito del cuore.
Quella giovane donna mi ricordava terribilmente la bambina che salvai e risparmiai dieci anni prima.
<< Pandora >> sussurrai.
Il movimento del braccio fu rapido ed inaspettato ma avevo alle spalle anni, secoli, di allenamenti estenuanti e di guerre cruente per lasciarmi cogliere impreparato.
Afferrai il polso della ragazza giusto prima che la lama del pugnale che stringeva con fermezza raggiungesse la mia gola, abbassando lo sguardo per scontrami con due occhi grigi e battaglieri.
<< Louis >> esalò.
<< Non dovrei sorprendermi di scoprirti armata persino a letto, data la determinazione che mi hai mostrato quando ci siamo incontrati la prima volta... >> proferii << ...tuttavia avrei gradito un'accoglienza più calorosa e sottomessa rispetto ad un attentato alla mia vita >>.
<< Non è nel mio carattere mostrarmi vulnerabile e remissiva mio signore >> rispose pacata.
<< Allora perché ti trovi nel mio letto se non vuoi farti possedere? >>.
M'incuriosiva quell'umana, era diversa dalle femmine che avevo incontrato o che avevano giaciuto nel mio letto.
<< Sono qui per conoscervi mio signore >>.
La sincerità con cui proferì tale frase mi disarmò, lasciandomi letteralmente senza parole.
<< Nessuno ha mai voluto conoscermi. Perché vorresti farlo proprio tu? >>.
<< Perché non credo alle voci che vi riguardano >>.
Sgranai gli occhi e liberai il suo polso dalla stretta, osservandola riportare la mano sotto il cuscino per rinfoderare il pugnale.
<< Dovresti invece, ciò che si vocifera su di me è tutto vero >> dichiarai.
<< Eppure non mi avete uccisa dieci anni fa ed ero solo una bambina >> replicò.
Aveva ragione: perché mi ero trattenuto e l'avevo risparmiata?
Distolsi lo sguardo dal suo volto determinato e mi voltai, dirigendomi verso la grande vasca incavata nel pavimento e decorata con mosaici inerenti al mare ed alle sue creature.
La riempii d'acqua tiepida mentre mi spogliai dell'armatura e successivamente m'immersi, chiudendo gli occhi per godere di quell'attimo di pace e di beatitudine.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top