Capitolo 3

Dinah guardò me, poi guardò il foglio di carta tra le mie mani e di nuovo me.

Fece come se avesse già capito di cosa trattasse, ma cercava l'approvazione nei miei occhi.

<< Camila... quella è una lettera? >>

Annuii.

<< È completamente nera e noto che è scritta in bianco, in un corsivo perfetto... È quella lettera? >> sottolineò.

Annuii ancora una volta, con più movimento della testa, sorridendo come una scema.

Lei sembrò morire dentro.

Si avvicinò a me, afferrò le mie spalle e mi guardò dritta negli occhi.

<< Scherzi? È uno scherzo, perché non può essere vero. >>

Le sue iridi color nocciola chiaro erano puntate sulle mie leggermente più scure.

<< No, Dinah, >> sussurrai. << Sono stata invitata al P.O.S! >>

Lei si trattenne dall'urlare un forte "oh mio Dio", fortunatamente si limitò a mimarlo solo con la bocca.

Mi abbracciò forte.

<< Come cazzo hai fatto? >> domandò a bocca aperta. << È una cosa impossibile, come Einstein che balla con Hitler e il sole che bacia la luna. >>

<< Sono la segretaria di Austin, è grazie a quello che ho ricevuto l'invito! Leggi la lettera. >>

Gliela porsi, così lei la prese e iniziò a leggerla.

Quasi me la strappò di mano.

Con gli occhi puntati sul foglio si mise a sedere su una sedia e io feci lo stesso.

La mia gamba iniziò a muoversi inconsciamente ed impazientemente.

Ero davvero eccitata e spaventa allo stesso tempo.

Aspettai fino a quando non finì di leggerla tutta.

<< Wow, Mila, non ci credo, >> mugolò a bassa voce. << Non è giusto! Anch'io voglio venirci! >>

Sembrò una tenera bambina che faceva le bizze per avere un giocattolo.

<< Mi dispiace tesoro, Jauregui ha invitato solo me! >> scherzai.

Incrociò le braccia.

<< Cavoli, non ci credo. Lauren Jauregui sa chi sei, conosce il tuo nome e ti ha invitato al suo party, che, inoltre, è il più esclusivo di tutta la città. >>

Si fermò un attimo per realizzare quello che aveva appena detto.

Prima di continuare a parlare, andammo verso la caffetteria a prendere un po' di caffè.

<< Cristo, Camila, hai una fortuna incredibile! >> esclamò, sedendosi davanti a me. << E per quanto scrive nella lettera ci dovrebbe essere anche lei, no? >>

Ripensai a quel rigo.

"Spero di vederti al mio party."

<< A quanto pare sì, ci sarà, >> risposi, bevendo un sorso di caffè bollente.

Lei sorrise maliziosamente.

<< Immagini di capitare a far sesso proprio con lei? >>

Per poco non soffocai.

Iniziai a tossire e a battere sul petto.

<< Ma cosa cazzo dici? >> borbottai. << Non penso proprio, starà lì a vedere se va tutto bene... E poi non andrei mai con una donna. >>

Dinah ridacchiò per la mia reazione.

<< Mila, sarete tutti vestiti nello stesso modo... Non vi riconoscerete neanche tra maschi e femmine. >>

Su quello aveva ragione.

Forse Miss Jauregui aveva deciso di far vestire tutti nel medesimo modo proprio per avere anche "nuove esperienze".

<< Quella donna è un genio, >> disse Dinah. << Secondo me con questo giochetto riesce a far dubitare la propria sessualità a molte persone. >>

Continuammo a ridere fino a che la pausa non terminò.

Lei venne al piano superiore con me, alla mia scrivania, per analizzare i vestiti.

Prese la scatola, tirò fuori lo smoking e la maschera e iniziò a studiarli.

Ovviamente controllammo prima se Austin fosse chiuso nel suo ufficio.

Dopo esserci accertate che non potesse beccare Dinah nel piano sbagliato, lei prese la camicia e la guardò per bene.

<< Il tessuto è incredibilmente morbido, fresco e anche leggermente elastico... >>

Lo annusò, mentre la guardavo sconvolta.

Perché lo stava facendo? Era strano.

<< Profuma anche di lavanderia! >>

La ripiegò e prese la giacca dello smoking.

<< È cucita a mano, ti dovrebbe stare precisa, facendo risaltare le spalle, >> spiegò. << E comunque non ti metterà in risalto le poche tette che hai. >>

Le tirai uno schiaffo sulla spalla.

<< Ma piantala! >>

Guardò anche i pantaloni e infine la maschera.

Passò il dito sopra la sua superficie, dentro e fuori, compresi i buchi per gli occhi.

<< È meravigliosa, >> mormorò. << Perfettamente modellata, materiale leggero ma resistente e a forma unica... >>

Spostò lo sguardo per guardarmi negli occhi.

<< Mila, come t'invidio, >> scosse la testa, come se fosse disperata.

Mi misi a ridere.

<< Promettimi che mi racconterai tutto dopo esserci stata! >> supplicò lei, afferrandomi le mani. << Ti scongiuro, voglio sapere tutto! Ogni minimo dettaglio! Quella stanza è leggenda. >>

Dicevano che la stanza in cui si svolgeva il P.O.S fosse qualcosa di meraviglioso: era immensa, luminosa, artistica...

Doveva essere spettacolare.

Riaccompagnai la mia amica al suo piano di lavoro, nel suo piccolo ufficio, poi tornai alla mia scrivania.

Per il resto delle mie ore di lavoro non mi concentrai affatto sulle scartoffie su cui dovevo rimuginare, ma pensai al party e a come sarebbe stato.

E fu così anche per i giorni successivi.

Ero completamente tra le nuvole, sul posto di lavoro e a casa.

Ero assente, come se fossi in un altro mondo.

Ero eccitata da morire all'idea di entrare in casa Jauregui, perlopiù nella stanza del party più famoso della Florida, ma al tempo stesso avevo paura di ritrovarmi qualcuno di sgradevole con cui andare a letto.

Per fortuna avrei potuto rifiutare se mi fosse capitato uno sgorbio o qualcuno molto più vecchio di me.

Però dovevo pur svagarmi con qualcuno... E così feci un patto con me stessa: se la persona con cui sarei dovuta andare a letto non avesse superato di 10 anni (esclusi) la mia età, ci sarei andata comunque.

Non specificai se con un uomo sì e con una donna no, anche perché me ne sarei sicuramente accorta.

Avrei potuto capire se mi stesse baciando un ragazzo o mi stesse baciando una ragazza.

Non ero mica così rincoglionita.

Però, a quanto pare, mi stavo sbagliando.

Finalmente, dopo giorni di agonia e di puro stress, arrivò sabato.

I secondi, i minuti, le ore, i giorni sembrarono passare con una lentezza disarmante...

Ma il giorno prediletto, il giorno del party of sex era finalmente arrivato.

Nessuno sarebbe riuscito a fermarmi, a parte l'ansia.

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