La Luna ed il Buco nero

Le persone hanno idee differenti su cosa effettivamente sia la ragione per cui si vive.
C'è chi crede sia opera divina o pura casualità,chi sostiene che la ragione per andare avanti ce la dobbiamo trovare da soli e chi sostiene che non esista uno vero e proprio motivo.
Fino a qualche mese fa io stesso potevo tranquillamente inserirmi nell'ultimo gruppo.
Non ho mai creduto in un dio o nel destino,e quando le persone mi chiedevano il perchè io semplicemente gli raccontavo le notizie che passavano al telegiornale e gli chiedevo con quale coraggio,un dio onnipotente,potesse permettere l'avvenimento di quelle tragedie.
Così, semplicemente,mi svegliavo la mattina e andavo a dormire la sera.
Nessuna motivazione,nessun impegno personale da seguire. Solo camminare,respirare,mangiare e a volte socializzare.
Trovavo irritante chiunque mostrasse troppa voglia di vivere,sorridendo ed impegnandosi a crearsi un futuro in una vita che sarebbe finita in ogni caso.
Osservavo i miei compagni,presi dalla loro vita,sorridere e scherzare,spiattellandoti in faccia la loro energia accecante.
Io non ero luminoso. Vivevo nel buio e di esso facevo parte,non mi sono mai interessato a niente che non fosse strettamente necessario e mi andava bene così.
In un mondo di Soli deve esserci un Buco nero che ne assorba la luce,standosene lontano e senza dare troppo nell'occhio se non quando gli sei troppo vicino per scappare.
Poi arrivò lui.
Forse era nuovo o più probabilmente non lo avevo mai notato,fatto sta che me lo ritrovai come aiutante in biblioteca.
Lui,con la sua pelle bianca,i capelli così biondi da sfociare nel bianco e quegli occhi azzurri come il ghiaccio che sembravano fatti apposta per scrutarti l'anima.
L'ho odiato dal primo momento.
Ma allo stesso tempo mi intrigava.
Passavamo ore a riordinare la biblioteca in completo silenzio,per cui non potei,almeno inizialmente,comprendere la sua personalità eppure c'era qualcosa in lui che mi rendeva difficile identificarlo,sia come sole o come buco nero.
Fu qualche settimana dopo che avemmo la nostra prima chiaccherata,se così la vogliamo chiamare.
Appena conosciuto avevo messo in chiaro tre regole:
• lui non doveva parlarmi se non per chiedermi consigli sulla posizione dei libri.
• non doveva fissarmi o comunque importunarmi.
• io e lui ci saremmo visti,e avremmo eventualmente parlato,solo e unicamente in biblioteca. Fuori da quella stanza saremmo stati perfetti estranei.
Stranamente lui acconsentì ed io potei continuare il mio lavoro in modo tranquillo come sempre.
Stavo leggendo un libro,comodamente seduto su una delle poltroncine presenti in biblioteca quando il biondo,di cui mi ero accorto non sapere nemmeno il nome,sbatté sul tavolino davanti a me un foglio con solo una scritta sopra:
"Per quanto hai intenzione di ignorarmi ancora?"
Alzai lo sguardo su di lui che mi sorrideva tranquillo prima di rispondere scrivendo un'altra frase sul foglio:
"Finché ne avrò voglia,ed ora sparisci,tu sei dimenticato la prima regola?" scrissi.
"Tu avevi detto che non potevo parlarti,infatti ti sto scrivendo. Vedi?" accentó la frase indicando il foglio e la penna che aveva in mano. Strinsi il libro fra le mie mani prima di chiuderlo e rispondergli.
"Non ho nessuna intenzione di parlare o scrivere con te,quindi lasciami in pace." il biondo fece una smorfia ma non demorse.
"Perchè sei così cattivo Yuu-chan?" spalancai gli occhi e lo fissai torvo.
"Non osare chiamarmi così un'altra volta" scrissi velocemente.
"Sai,se sorridessi ogni tanto saresti ancora più carino Yuu-chan."

Andammo avanti così per l'intero pomeriggio,e onestamente non fu poi così male.
E dopo quel pomeriggio ne seguirono altri.
Così finii per conoscere Mikaela Hyakuya,ma per sua insistenza lo chiamavo solo Mika,e con mia grande sorpresa mi ritrovai a trovarlo simpatico.
Raramente parlavamo,preferivamo parlare attraverso un foglio ed una penna.
"Con la scrittura si può essere più se stessi che con le parole" mi disse una volta,e non potei che essere d'accordo con lui.

"Perchè odi così tanto la vita?" mi chiese un giorno.
"Perchè trovo inutile sforzarsi per un qualcosa che è comunque destinato a finire."
Lui corruciò le sopracciglia per qualche istante prima di scrivere.
"Non è proprio questo il bello? Il fatto di poter dire,alla fine della propria vita,lunga o corta che sia,ho vissuto veramente?"
Scrollai le spalle.
"Forse tu non te ne rendi conto Yuu-chan,ma la tua vita è un dono prezioso,ci sono persone che pagherebbero miliardi per poterla anche solo pensare come te,ma hanno un tempo limitato,più degli altri,e devono sforzarsi di rendere la loro vita,anche se di poco,un po' più degna di essere vissuta." scrisse,poi,con velocità si alzò e si diresse verso l'uscita,fermandosi solo per un istante davanti alla porta.
"Dovresti essere grato della vita che hai." disse prima di uscire,lasciandomi spiazzato.
Quello fu il giorno in cui mi innamorai di lui,anche se inconsapevolmente,mi resi conto che lo stare con lui non era più un fastidio come agli inizi o una piacevole compagnia.
Era diventata una necessità.
Il vederlo,lo stare con lui,anche in silenzio ad osservarlo di nascosto era improvvisamente diventata una cosa di cui non potevo più fare a meno.
Compresi il perchè non riuscissi a categorizzarlo,Mika è in una categoria a parte.
Lui era una luna,non emetteva luce propria eppure era luminosa,ma non accecante come il Sole,puoi rimanere a fissarla per ore ricavando solo tranquillità.
Ma la Luna possiede anche un lato buio.
E questo lo imparai a mie spese.

Sapevo non fosse propriamente in salute ma il massimo che mi ero immaginato era una piccola anemia.
Fu quando cominciò a sputare sangue che mi resi conto che il "problemino di salute" che mi aveva accennato il preside era qualcosa di molto più grave.
Lo accompagnai in infermeria e poi in ospedale,standogli accanto in ambulanza fino a che non entrò in sala operatoria.
Rimasi li ore,ad aspettare insieme a sua sorella maggiore il suo risveglio e dopo qualche ora i medici vennero a dirci che stava meglio ma che la sua condizione era peggiorata e che avrebbe dovuto rincominciare le cure da capo.
Non avevo la minima idea di che cosa stesse parlano,non sapevo neanche che cosa avesse! La sorella,pallida in volto lo ringraziò e chiese di poterlo vedere.
Tornai al mio posto,più confuso che mai.
La paura di perderlo mi aveva dilaniato il cuore e sembrava aver fatto un animale di palloncini con il mio intestino,gonfiandolo con l'aria dei miei polmoni che si permisero un grande sospiro sollevato.
Almeno era vivo.
La sorella mi raggiunse sorridendomi debolmente,dichiarando che se volevo potevo andarlo a salutare.
Fu quando lo vidi sul lettino la prima volta,prima fra le tante che sarebbero seguite,circondato da tubi e macchine rumorose,pallido e stanco come mai prima lo avevo visto che capii definitivamente di essermi innamorato di lui.

~∆~

Come ho già detto prima,quella non fu l'ultima volta in cui lo vidi in un lettino d'ospedale.
La sindrome del QT lungo.
Una rara anomalia cardiaca caratterizzata da una ritardata ripolarizzazione delle cellule miocardiche ed associata a sincope.
Una sindrome che nel suo pacchetto contiene,svenimenti,tachicardia,stachezza,anoressia,anemia e,
nei peggiori,ma non rari,casi l'arresto cardiaco.
Gli fu diagnosticata quando Mika aveva sei anni e da allora,ogni minima emozione troppo forte o il più piccolo sforzo,può significare una fine prematura della sua,già corta,vita.
Compresi il perchè mi disse di tenermi stretta la mia vita.
Perchè lui lo faceva con la sua.
Un giorno mi disse che le cose brevi sono le più preziose. Ed aveva ragione.
La sua vita benché corta era la cosa più preziosa che mi fosse mai capitata ed ora rischiavo di vedermela scomparire davanti ai miei occhi.
Mi attaccai a lui e mi feci nominare suo tutor a scuola per fare in modo che potessi sempre sapere in che condizioni si trovava,feci pure dei corsi specializzati di primo soccorso per i problemi cardiaci e mi piazzai a casa sua quasi al punto di trasferirmici.
A mio fratello Guren non ha dato fastidio,anzi,fece anche lui i corsi assieme a me perchè quando non era a scuola o a casa sua,Mika si ritrovava sempre a casa nostra.
E i nostri genitori erano sempre troppo lontani da casa per rendersi effettivamente conto della mia mancanza a casa.
Non lo lasciavo quasi mai da solo e con il tempo finimmo per metterci assieme.
Anche se i miei amici sapevano sarebbe finita così sin dall'inizio,facendo scommesse e dando pure dei nomi alla nostra "ship".
Mikayuu fu la più quotata e per quanto mi desse fastidio alla fine lo accettai.
Amare un malato terminale è difficile,mette a dura prova la resistenza e l'amore stesso di entrambi,ma Mika me lo ha sempre detto,sin dal principio che sarebbe stato difficile,che lo stare con lui,che amarlo,è come stare attaccato ad una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in ogni momento.
Ed io,nonostante la paura,ho accettato di amarlo e di stargli accanto,di non farlo mai sentire solo e mostrandogli il mio amore e la mia presenza ogni volta ne avrebbe avuto il bisogno.
Cambiai molto durante quegli anni,la vita aveva assunto un significato molto importante per me,stando vicino a Mika capivo cosa realmente significasse vivere e fare tesoro dei momenti con lui.
Ogni risata,ogni bacio ed ogni carezza,sono gesti di cui bisogna fare tesoro.
Iniziai anche a pregare ogni tanto,nonostante non credessi poi così tanto ma cominciai a capire il perchè la gente riponesse le sue speranze in un dio. L'idea che ci fosse qualcuno lassù,anche solo disposto ad ascoltare le mie preghiere singhiozzanti durante i ricoveri di Mika mi faceva sentire,anche se solo di poco,sollevato.
Io ero con lui e lui era con me.
L'importante era questo,solo questo.

                            ~∆~

La sala d'aspetto dell'ospedale gli era oramai più famigliare di casa sua.
Era anche riuscito a fare amicizia con qualche infermiere,principalmente grazie a Shinya,il fidanzato di Guren,che lavorava li e che non perdeva mai un occasione di aiutare e sostenere entrambi in ogni modo possibile,sia dentro che fuori l'ospedale.
Mi appoggiai alla macchinetta delle merendine,sorseggiando il mio decimo caffè di quella serata.
"Anche dopo tutti questi anni,il caffè continua a fare schifo." dissi storcendo il naso,mentre Krul,la sorella di Mika ridacchiava leggermente.
"Non credo che ci sia molto da fare in questi casi,magari dopo vado a prendere un vero caffè al bar qua sotto,se vuoi te ne porto una tazza." disse ed io annuì grato.
Krul non è mai stata alta,anche se abbiamo quattro anni di differenza non mi arrivava nemmeno alla spalla,e i suoi vestiti larghi,presi nella fretta combinati con i suoi capelli rosa fluo,non aiutavano​ a farla sembrare più grande di una sedicenne ma la sua persona emanava un'aura quasi regale che costringeva chiunque a prestarle attenzione e,a volte,a temerla.
Mi chiesi se anche su di me dovessero vedersi così tanto le occhiaie e l'aspetto stanco che raramente si vedeva scomparire dal suo volto,se anche io,anche solo guardandomi di sfuggita,lasciavo trasparire la tristezza e l'ansia come con lei.
Scossi la testa ed andai a sedermi al mio solito posto,salutando un paio di pazienti e qualche infermiera che passavano.

Sei anni. Sei lunghi anni nella quale la sua vita era diventata una corsa contro il tempo per poter anche solo vivere un istante in più con l'uomo che amava e con il quale conviveva oramai da quasi tre anni.
Yuuichirou vorrebbe potersi lamentare con qualcuno del sonno mancante o delle spese mediche del suo ragazzo oppure dell'ansia che lo assale ogni volta che lo vede anche solo tossire,ma non può.
Non può lamentarsi perchè lo ama troppo,perchè è ben felice di perdere quelle ore di sonno se il premio è trovarsi Mika vivo accanto a lui il mattino. Gli va bene che i suoi soldi vadano spesi nelle sue medicine perchè anche solo la minima idea che esse possano aiutarlo a stare meglio lo spingerebbe a vendere anche la casa se necessario.
Purchè lui viva un giorno in più sarebbe disposto a morire.

"Signorino Amane."
Alzo lo sguardo sul dottore davanti a me,reprimendo,come ogni volta,la speranza che possa dirmi che un miracolo gli ha graziati e che Mika è completamente guarito.
Ci ha perso le speranze alla decima visita.
"Il signorino Mikaela si è svegliato ed ora sta riposando..." disse ed io saltai in piedi come una molla,pronto a raggiungerlo prima di essere fermato dal dottore,a cui rifilai un'occhiataccia.
"Lei è il fidanzato giusto?" chiese ed io annuì.
"Bene,vorrei parlarle della terapia che Mika sta seguendo." si interruppe, prendendo un respiro.
"La terapia non sta funzionando,lui sta sempre più male e non risponde alle cure. La sua malattia,già rara di suo,non permette operazioni sicure e medicine completamente funzionanti ed ora sembra che anche l'ultima sponda stia perdendo utilità."
Rimasi immobile,a mala pena capace di respirare,mentre quell'uomo davanti a me mi diceva che l'uomo che amavo era pronto a morire e che non c'è nulla che possa aiutarlo.
"Non potete fare proprio niente? Neanche testare nuovi medicinali o eseguire un nuovo trapianto?" non mi resi conto di aver alzato la voce però dovevo averlo fatto perchè quasi tutta la sala d'aspetto si era voltata ad osservarmi. Il dottore scosse la testa poggiandomi una mando sulla spalla.
"L'unica cosa che posso dirle è di godersi gli ultimi mesi di vita con la persona che ama." questa frase mi colpì come un fiume in piena,mi trattenni dal piangere,se c'era una cosa che aveva imparato i quegli anni era che non bisognava mai mostrarsi debole di fronte ad un malato.
"Il sostegno psicologico è molto importante in questi casi,provi ad essere più positivo ed il suo ragazzo reagirà meglio a tutto questo."
Mi scostai dal tocco del dottore,avviandomi velocemente alla stanza di Mika,scontrandomi contro Krul che nel frattempo era andata a prendere i caffè.
"Ehy,stai più attento Yuu,me li sono quasi versata addosso..." si bloccò appena vide la mia faccia.
"Yuu,è successo qualcosa? Mika sta bene?" mi guardò preoccupata ma non riuscì a rispondere.
Come potevo dirle che stava per perdere un fratello? Aveva già perso i genitori,come sarebbe andata avanti ora?
"Il dottore vuole parlarti." fu l'unica cosa che riuscì a dirle prima di scappare via,lasciandola confusa,in mezzo ad un corridoio pressochè deserto con solo due caffè a farle compagnia.

Aprii la porta velocemente,cercando subito con lo sguardo Mika che giaceva sul lettino,pallido come mai lo avevo visto e gli occhi stanchi intenti ad osservare la luna fuori dalla finestra.
Lentamente mi avvicinai e mi sedetti sulla sedia accanto a lui,prendendogli la mano,facendo però attenzione a non toccare i tubi collegati ad essa.
Rimanemmo così,in un silenzio carico di parole e di una sola singola verità che nessuno aveva il coraggio di ammettere.
"Il dottore te lo ha detto vero?" chiese con voce stanca ed io non potei che annuire,nonostante lui non potesse vedermi.
"Mi dispiace Yuu..." quelle tre parole,dette con così tanta tristezza, mi trafissero il cuore procurandomi una scossa dolorosa.
"Non devi scusarti Mika,la colpa non è tua,sapevamo che ci sarebbero state delle complicanze ma ce la farai,supererai anche questa,supereremo anche questa. Insieme,come abbiamo sempre fatto. Giusto?" dissi,cercando di infondere coraggio sia in lui che in me stesso,Mika è forte,più forte di chiunque altro abbia mai conosciuto,poteva farcela,doveva farcela.
Lo sentii sospirare stancamente,mentre con lentezza voltava il suo viso verso di me.
Il mio respiro si bloccò per qualche secondo nel notare che i suoi occhi,gli occhi che tanto amo,sempre così vivi anche dopo il peggiore degli attacchi e con la speranza ad animarli,ora erano spenti,rossi e stanchi.
Questi sono gli occhi di un morto...
Scacciai subito quel pensiero,Mika non era morto e non stava per morire.
"Yuu,sappiamo entrambi che questa volta non ce la farò."
No.
"Sapevamo entrambi che non sarei vissuto a lungo,è compreso nel pacchetto "QT lungo" ricordi?" disse sorridendo appena.
Come puoi sorridere?
"Ma va bene così Yuu,ho vissuto una vita felice in fondo. Anche dopo la morte dei miei genitori e con la malattia ho sempre avuto qualcuno accanto che era in grado di aiutarmi.
Mia sorella,tu e anche i tuoi amici e tuo fratello,mi siete sempre stati accanto e mi avete fatto vivere ed è per questo che non sono poi così preoccupato di morire." disse.
No.
No.
No.
No.
NO!
Scattai in piedi,stringendo i pugni fino a sbiancare le nocche.
"COME PUOI DIRE UNA COSA DEL GENERE?!?" urlai,lo vidi sobbalzare ma non me ne curai più di tanto.
"Avrai anche vissuto una bella vita ma non ti permetto di mollare così! Devi fare ancora tante cose,mangiare e viaggiare ancora molto,devi ancora sorridere,piangere,urlare e fare ancora un sacco di cazzate! Non puoi morire Mika,tu non puoi lasciare sola tua sorella..."
"Mia sorella capirà,lei è sempre stata pronta a questa evenienza e con un po' di sostegno andrà avanti." mi interruppe.
"Non puoi lasciare da solo me!" urlai ancora più forte,non me ne fregava niente di essere in un ospedale,che sentissero pure!
"Tu dici di aver vissuto una bella vita e che sei fiero di poter morire con questi ricordi,ma tu morirai ed io no! Io dovrò convivere ogni singolo giorno con la tua mancanza e me ne infischio se abbiamo vissuto bene insieme perchè io voglio vivere con te per sempre!" disse singhiozzando.
"Io non posso vivere senza di te Mika..." mi accasciai sul lettino,scoppiando in lacrime,sentendo la mano di Mika accarezzarmi piano i capelli.
"Mi dispiace Yuu-chan,sono stato egoista. Ma oramai ho le ore contate e non possiamo far altro che goderci questi ultimi mesi assieme..." la tristezza nella sua voce rendeva tutto più chiaro,più reale.
"Io non voglio perderti Mika...."
"Lo so Yuu,lo so..."

                           ~∆~

Dire che ci godemmo quei mesi sarebbe mentire.
Mika raramente era a casa e quando lo era dormiva per la maggior parte del tempo.
Tutti cercarono di fare il proprio meglio perchè lui potesse sentirsi meglio ma i dolori dovuti alla malattia non aiutavano.
Gli rimasi accanto,come avevo sempre fatto,abbracciandolo sempre qualche secondo in più e baciandolo con più intensità,consapevole che ognuno di essi poteva essere l'ultimo.
Krul non mancava mai all'appello e anche lei si faceva in quattro per aiutare suo fratello a stare anche solo un pochino meglio.
Avete presente quando nei libri o nei film quando qualcuno muore è sempre nuvoloso,freddo e piovoso?
Per Mika fu differente.
Lui morì in una calda giornata di inizio primavera,quando i fiori nascono e gli uccellini cinguettano.
Fu peggio di ogni mia aspettativa.
Piansi,piansi e gridai tanto da arrivare a non avere più voce. Rivoltai la casa e spaccai il tavolo e qualche finestra in uno scatto di rabbia.
Sapevi sarebbe successo prima o poi.
Continuavo a ripetermi,ma nulla riusciva a placare il buco nero che si era formato in mezzo al mio petto,che risucchiava tutta la gioia e l'amore che ancora provavo per lui.
Faceva male,troppo male.
Ma la vita continua,anche quando non vorremmo.
Mi svegliavo il mattino,mangiavo,andavo al lavoro,tornavo a casa,mangiavo e andavo a dormire.
Ero tornato allo stadio iniziale.
Mi stavo lentamente ritrasformando nell'ombra di me stesso. Nel manichino che sopravviveva alla giornata ma non viveva davvero.
Inizialmente,durante i primi mesi nessuno pensava che sarebbe stato un problema così grande. Era più che normale che io mi annullassi per non sentire il dolore,e tutti cercarono di starmi vicino,persino i miei genitori troncarono il loro amato lavoro per un po' per sostenermi.
Ma quando si accorsero che,passati più di otto mesi,io non sembravo che peggiorare,cominciarono a preoccuparsi davvero.
Non avevo più pianto dal funerale,nemmeno una singola lacrima. Avevo sgombrato tutto ciò che potesse ricordarmi la sua malattia,lasciando solo una fantasia nella quale lui non era malato e a breve sarebbe tornato dal lavoro.
Passavo i weekend chiuso in camera,con le serrande abbassate a fissare il vuoto o a stringere al mio petto un maglione finché non riuscivo più a distinguere il suo odore da quello della casa.
Tutti stavano andando avanti,chi più velocemente di altri ma ognuno stava vivendo la propria vita.
Tutti tranne me.

In un giorno imprecisato di Novembre però, le cose cambiarono.
"Okay. Ora basta così." l'unica cosa che sentii prima di essere spinto contro la parete furono delle parole urlate da dietro la porta.
"Guren,lasciami in pace." dissi atono,ogni emozione era sparita,risucchiata da quel maledetto buco nero.
"No che non ti lascio in pace stupido idiota! Sono passa nove mesi,ti ho lasciato piangere per un bel po' ma ora mi sono stufato!" urlò. Lo fissai stanco,ciondolando la testa.
"Vuoi che sorrida? Va bene Guren,se ti fa stare meglio..." dissi,sfoderando un sorriso decisamente poco credibile che lo fece solo infuriare di più.
"Ma si può sapere qual'è il tuo problema? Eh? Lo so che è difficile ma tu stai esagerando Yuu,non stai vivendo,ti stai solo trascinando in giro come uno zombie sperando​ che una macchina ti investa!" urlò ancora,prima di venire interrotto da una mano che,con delicatezza lo spingeva via da me.
"Vai di la okay? Qua ci penso io,vai a calmarti con Shinya." la voce di Krul mi arrivò chiara alle orecchie,alzai appena le testa e la osservai sedersi davanti a me con le gambe conserte.
"Bhe,come va Yuu?" disse,facendomi alzare un sopracciglio.
Non la vedevo da mesi,e sembrava molto più leggera,quasi più giovane,le occhiaie si erano alleviate e la pelle era un pochino più scura eppure nei suoi occhi potevo vedere chiaramente che il dolore era ancora vivo dentro di lei.
"Non sono venuta qui per sgridarti tranquillo. Volevo solo che tu avessi questo." lentamente mi passò un DVD inserito in una semplice confezione trasparente con scritto sopra: La luna ed il buco nero.
Sobbalzai quando mi resi conto di chi fosse quella scrittura così elegante e precisa.
"Questo è il suo addio per te. Avrei voluto dartelo quando saresti stato meglio,come gli avevo promesso,ma credo che Mika mi perdonerà una piccola variazione." disse sorridendo. Afferrai il DVD con le mani tremanti,accorgendomi appena del fatto che Krul si fosse alzata e che ora fosse appoggiata alla porta,pronta per uscire.
"Lo so che è dura Yuu,lo so benissimo ed è per questo che non posso dirti di andare avanti,perchè è difficile farlo. Ma ti prego,provaci." disse chiudendo appena gli occhi.
"Perchè dovrei?" dissi.
"Perchè è quello che lui vorrebbe." sussurò prima di uscire.

Inserii il CD dentro il lettore e schiacciai "play" appoggiandomi alla testiera del letto.
Quando il suo viso comparve sullo schermo non potei trattenere un brivido doloroso.
"Hey ciao Yuu-chan! Se stai guardando questo video è perchè io sarò già morto,vorrei chiederti tante cose,ma purtroppo ho poco tempo per cui voglio solo raccontarti di te."
Fissai lo schermo confuso e lui ridacchiò.
"No,non sono pazzo,non ancora almeno."
Lo vidi prendere un respiro e sorridere,doveva averlo girato prima dell'ultimo attacco,perchè era relativamente in salute.
"Sai,quando ti sei presentato ti ho davvero odiato,ti conoscevo già di fama. Yuuichirou Amane,il ragazzo solitario che guarda con sufficienza chiunque,e sinceramente quelle voci erano fondate,almeno all'apparenza.
Non so perchè, forse per via della mia malattia che mi spingeva a tentare l'intentabile,o forse ero solo curioso,non lo so,ma provai a conoscerti e più ti conoscevo più mi innamoravo. Amavo ed amo tutt'ora il tuo carattere schivo ma testardo,coraggioso ma introverso,per me eri un puzzle bellissimo ma di cui non avevo i pezzi. Scoprii che persona meravigliosa tu fossi e finii per caderci anche io in quel buco nero. Sapevo di essere un egoista,non potevo legarti a me nonostante la mia malattia non potevo farti questo,ma tu non hai mollato,sei rimasto con me e sei venuto a riprendermi ogni volta che mi allontanavo. Mi hai fatto amare la vita e,anche senza saperlo mi hai fatto capire quanto l'amore sia importante in essa. Senza l'amore tutto perde significato ed io posso essere orgoglioso di dire che grazie a te ho trovato il significato della mia.
Ti amo Yuu,ti amo ora e ti amerò anche da morto,perchè posso giurarti che il mio ultimo pensiero sarà per te,e mi dispiace così tanto che tu debba soffrire a causa mia,ma mi sono accorto da un bel pezzo che stare senza di te equivale a morire per me."
Vidi delle lacrime percorrerli il viso,ed istintivamente alzai la mano sullo schermo per asciugargliele.
"Ma voglio che tu vada avanti,voglio che tu viva davvero,voglio che tu sorrida di nuovo,che tu corra e magari ti innamori di qualcun'altro. Perchè la tua vita non finisce con la mia,anche se puoi pensarlo. Perchè la sola idea che tu possa soffrire mi dilania dentro e l'unico desiderio che ho prima di morire è che tu possa vivere anche senza di me. E sarà difficile,tanto difficile. Ci saranno giorni in cui farà così male da non riuscire ad alzarti dal letto ma tu devi alzarti. Convinci quelle gambe a sorreggerti e i tuoi piedi a portarti avanti. Questo è l'unico desiderio che esprimo,lo esaudirai? Vivrai per me?"
Chiese ed io sorrisi fra le lacrime,continuando ad accarezzare lo schermo.
Mi stupii di me stesso quando le parole mi uscirono dalla bocca.
"Si."
Dissi con voce tremante.
"Vivrò."









Okaaaaaay potete uccidermi,me lo merito ma ho davanti a me il dvd di Colpa delle stelle e non potevo tirare fuori qualcosa di allegro.
Detto questo spero che il capitolo vi piaccia e un bacione.

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