XIII
Jimin era appena arrivato in pediatria quando lo chiamarono d'urgenza al pronto soccorso del piano. A quanto pare uno stupido moccioso aveva avuto la buona idea di ingerirsi una biglia.
"Allora Dongsun," Jimin iniziò a tastare l'addome del bambino di sì e no dieci anni "sembra che la biglia non abbia creato nessun tipo di danno, quindi dobbiamo solo aspettare che esca" concluse leggermente scocciato. Diavolo! Quell'inutile pallina poteva quantomeno dare un cavolo di problema! Una piccola lacerazione, lo strozzamento di qualche passaggio! Qualunque cosa! Così avrebbe solo perso un giorno di specializzazione importante per frugare nelle feci di un bambino demente!
"Oh, grazie al cielo! Dong-dong allora stai bene! Quell'incompetente di tuo padre ti ha perso di vista per un attimo e tu guarda cosa è successo!" disse una donna entrando come una furia nella stanza ospedaliera. Era una bella donna, constatò Jimin. Sulla quarantina probabilmente, ma non ne dimostrava più di trenta. Aveva una lunga coda nera e del leggero trucco sul viso dal cipiglio autorevole ed elegante. Ma non era esattamente il tipo di Jimin. Si insomma, gli mancava un'appendice fondamentale... Sì, quel tipo di appendice!
"Ah, ma sentitela! Tu invece dov'eri mentre tuo figlio ingeriva una pallina?"chiese un uomo entrando nella stanza. Anche lui aveva un'aria molto autorevole e il viso allungato, gli occhi leggermente sporgenti, ma al contempo non si poteva definire esattamente un uomo brutto. Jimin l'avrebbe definito semplicemente un tipo. Certo, lui l'appendice giusta ce l'aveva, ma il rosso non era mica così disperato!
"Ero ad una riunione della massima importanza per stabilire il lancio di un nuovo prodotto! Lo sai perfettamente che erano settimane che ne discutevamo e non potevo in alcun modo mancare a un evento del genere! E adesso, per colpa della tua inadeguatezza, siamo in questo maledetto ospedale!" continuava a tuonare la donna, mentre si accostava al letto del figlio vagamente preoccupata.
"Come stavo dicendo alle infermiere," decise finalmente di intromettersi il dottore "la pallina ha semplicemente percorso l'apparato digerente, quindi dobbiamo solo aspettare che Dongsun l'espelli per via fecale e poi potrà tornare a casa!" concluse con un sorriso molto tirato, prima di lasciare definitivamente la stanza, dietro le urla che i genitori del bambino continuavano a tirarsi.
"'Giorno dottor Park! A quanto pare si comincia alla grande, non è vero?" chiese un medico appena arrivato al banco infermieri dove anche Jimin si era appoggiato.
"Buon giorno anche a lei dottor Kim! Lieto di rivederla" disse con falso entusiasmo lo specializzando.
Si erano incontrati il giorno prima mentre il rosso consegnava i referti. Jimin era passato nell'area analisi e aveva dovuto prendere circa trenta referti di esami di ogni tipo da consegnare ad altrettante persone in giro per l'ospedale. Insomma gli avevano assegnato il lavoro dello schiavetto. Quel dottor Jongdae era davvero uno stronzo!
Dopo aver percorso circa cinque chilometri tra i vari piani dell'ospedale, il rosso decise di farsi una meritata pausa. Scese al quinto piano, dove sapeva trovarsi le macchinette, e si prese un -secondo lui- meritato caffè macchiato. A suo dire, il cappuccino era sopravvalutato!
Ad un certo punto vide uno specializzando avvicinarsi. Doveva essere più anziano di lui, perché non lo aveva visto quella mattina insieme al resto degli zoticoni del primo anno. Di certo uno con un fisico del genere se lo sarebbe ricordato! Era molto più alto del rosso e portava un caschetto liscio di folti e spessi capelli castani. Aveva il taglio degli occhi molto pronunciato, ma in un certo senso dolce e ipnotico. Il corpo era tonico, ma molto slanciato. Si avvicinava al neo-specializzando con passo sicuro e molto allegro e, una volta che gli giunse davanti, gli fece un gran sorriso vagamente rettangolare.
"Scusami, sei nuovo? Sai dirmi per caso chi è il dottor Park Jimin? Devo supervisionarlo e mi hanno detto di aspettarlo al terzo piano, ma non è ancora arrivato!" concluse, continuando tranquillamente a sorridere come se fossero amici di vecchia data. Era un sorriso diverso da quello inquietante del dottor Jongdae. Era più caldo e confortevole, ma leggermente bambinesco. Il che diede molto fastidio a Jimin.
"In persona! Mi spiace averla fatta aspettare dottor..." rispose con nonchalance lo specializzando più giovane, assottigliando lo sguardo nel tentativo di leggere la targhetta con il nome dell'altro.
"Oh, scusa! Piacere, io sono il dottor Kim Taehyung, ma per problemi di omonimia, puoi chiamarmi anche dottor Taehyung o direttamente Taehyung! Non amo particolarmente le formalità, quindi se vuoi puoi darmi del tu. Comunque, ti invito a finire velocemente il tuo cappuccino così possiamo avviarci e terminare la consegna dei referti!"
Jimin lo guardò scettico. Aveva dei modi di fare fin troppo allegri per lui. Ci mancava solo che si mettesse a saltellare su un piede solo. E poi lui non beveva cappuccino!
Il rosso ingoiò le ultime gocce di bevanda rimasta nel suo bicchiere e seguì il suo responsabile esagitato fino al terzo piano dell'edificio.
Il terzo piano ospitava il reparto oncologico. Consegnare i referti in questo reparto era sempre un taboo. Potevano rivelare un tumore benigno o maligno, oppure potevano scagionare totalmente il paziente da un sospetto di cancro. Potevano, insomma, ribaltare drasticamente la vita dei pazienti del fatidico reparto. Il SNUH era uno degli ospedali con la maggior esperienza in campo oncologico. Di fatti era il maggior centro di cura contro il cancro del paese.
Arrivati a destinazione, il dottor Taehyung gli consegnò alcune cartelle e Jimin lo guardò alquanto perplesso. Il suo compito era quello di consegnare esami, quindi non vedeva la necessità di studiarsi la cartella di un paziente che non gli era stato affidato. Avrebbe solo perso tempo prezioso per soggetti che forse non avrebbe neanche più rivisto. Ma a quanto sembrava il suo responsabile non era dello stesso avviso.
"So che non è nei tuoi doveri farlo, ma io trovo che sia molto più bello studiarsi un caso di un paziente potenzialmente in fin di vita, per poi magari dirgli che non ha niente e che può tornarsene a casa o essere spostato in un reparto meno triste di questo. Oppure provare anche solo minimamente a entrare nei panni dei pazienti ed essere in grado di dare una brutta notizia nel modo giusto e quindi non scioccarlo troppo!" rispose il dottor Taehyung alla domanda silenziosa di Jimin, il quale rimase interdetto alla spiegazione dell'altro. Dare le notizie nel modo giusto? Per Jimin non esistevano modi diversi di dire le cose. Esisteva solo quello reale e schietto! Esisteva solo il suo modo di dare le notizie.
Perse circa due ore a studiarsi casi di possibili tumori in diverse parti del corpo. C'erano sospetti tumori ai polmoni, al fegato, al pancreas e ad altri organi interni. Una volta finito il suo ingrato lavoro, insieme al dottor Kim, si avviò nelle stanze dei pazienti.
Nelle prime prime stanze parlò il dottor Taehyung. Aveva dato solo notizie buone e di fatti in ognuna delle stanze aveva ricevuto dei calorosi abbracci da parte dei famigliari dei pazienti che, felici che il proprio parente non era potenzialmente in fin di vita, si lasciavano andare a moine commosse con i medici che avevano sciolto le loro preoccupazioni. Già, i medici! Perché anche Jimin ricevette scocciato gli abbracci che la gente gli riservava. Quasi schifato dal troppo contatto fisico, si staccava velocemente e li guardava irritato.
Dopo di che fu il suo turno di portare le novelle. Per sua sfortuna erano tutte notizie positive e quindi si sorbì abbracci su abbracci e perfino due baci su entrambe le guance.
Era l'una e tra poco avrebbe avuto la tanto agognata pausa pranzo, quando si apprestarono a consegnare l'ultimo referto. Il dottor Kim ovviamente lasciò fare a Jimin dato che, purtroppo, le notizie da consegnare non erano proprio delle migliori.
Il rosso entrò disinvolto nella stanza della paziente. Avrà avuto una trentina di anni e stringeva tra le braccia un neonato di appena pochi mesi. Di fianco al letto sedeva un uomo su per giù della stessa età, che doveva essere il compagno della donna. Ma Jimin non si fece intenerire dalla scena e procedette col suo lavoro.
"Signora Choi, mi spiace informarla che il suo tumore, inizialmente dato per benigno, si è rivelato essere maligno e si è espanso fino ad arrivarle al cervello. Come può ben capire, è inoperabile! Le auguro buona giornat-" non fece in tempo a finire la frase che il dottor Taehyung lo trascinò di peso fuori dalla stanza. Lo sbatté con violenza contro il muro del corridoio e lo guardò con gli occhi scuri. Era visibilmente serio e forse anche un po' incazzato, come potè constatare poi il rosso. La frangetta gli ricadeva dinanzi agli occhi, rendendoli ancora più magnetici.
"Come ti salta in mente di dire una cosa del genere ad una paziente? La Signora Choi ha appena avuto una bambina stupenda, Gidae! Sì, esatto Gidae, ovvero speranza! Lei rappresenta la loro speranza! La madre ci sperava davvero che il suo tumore non fosse così invasivo. Ci sperava davvero che sua figlia potesse crescere tranquilla e sperava davvero di non lasciarla orfana a questo mondo! E poi arrivi tu e con la faccia da bronzo gli dici una cosa del genere! Hai fallito la tua prova Park Jimin!" disse guardandolo negli occhi.
Jimin aveva appena imparato una cosa molto interessante sul dottor Kim. Era bipolare. Non c'era altra spiegazione! Un attimo prima era lì, tutto bello e saltellante, e un attimo dopo lo schiaffava al muro e lo rimproverava.
A un certo punto, il rosso sentì dei singhiozzi provenire oltre le spalle del suo responsabile. Alzò la testa quanto bastava per poter guardare attraverso il piccolo vetro della porta e vide il Signor Choi abbandonarsi alle lacrime, mentre invece la Signora Choi stringeva teneramente a sè la bimba con un sorriso di rassegnazione stampato sul viso. Evidentemente alla fine dei conti non aveva tutta quella speranza e si era arresa già da un po' di tempo, si disse Jimin, ma ovviamente non pronunciò parola e tornò a guardare l'altro specializzando negli occhi.
"Ammetto di aver sbagliato," sibilò tra i denti "Cercherò di non ripetere nuovamente l'errore" concluse per poi sentire il suono del suo cerca persone.
Era l'altro dottor Kim che lo richiamava.
Il rosso si staccò dal suo superiore e si avviò lungo il corridoio che portava agli ascensori.
"Non preoccuparti dottor Park! Avrai molte occasioni in cui esercitarti nel dare le brutte notizie alle persone, però ricorda: anche con molta pratica, nessuno è perfetto a fare ciò. Buon pranzo e a presto, Jimin!" lo salutò il dottor Taehyung con un ritrovato sorriso, mentre rientrava nella stanza della famiglia Choi.
Lunatico! Pensò Jimin. Lunatico, bipolare e psicopatico! Devono essere le caratteristiche necessarie per entrare in medicina a quanto pare! Dovrei cominciare a preoccuparmi sul come io abbia fatto a laurearmi con il massimo dei voti! Forse ho queste caratteristiche anche io... ma no che vado a pensare! E con questi pensieri raggiunse il punto di raccolta, dove vide i suoi colleghi e il dottor Kim aspettarlo. Mancava quel Byun, ma al rosso poco importava.
La scoperta che quel biondino dall'aria carina fosse il nipote del grande dottor Byun lo aveva scosso parecchio. Considerava Heebong Byun il suo mentore e ispiratore, il suo idolo e modello unico da seguire. Il dottor Byun aveva salvato, anni prima, con una nuova terapia ideata da lui stesso, il padre di Jimin, colpito da una leucemia pressoché fulminante. Per questo lo considerava uno dei più grandi medici della storia. Ancora si ricordava con quale aria di disinvoltura e con quale passo autoritario vagava per i corridoi dell'ospedale. Era un uomo bassino e un po' tozzo, dall'aria simpatica, ma che sapeva il fatto suo.
Il biondino al contrario non gli mandava le stesse sensazioni.
Gli incontri tra Jimin e il dottor Kim Taehyung del giorno prima non finirono lì. I due si rividero durante l'operazione da primo di quella sottospecie di pulcino sculato. Il rosso ovviamente faceva scommesse sulla mal riuscita dell'operazione, mentre stranamente il castano era dalla parte di occhi a palla. Il che creò qualche perplessità nel bassino. Inoltre a Jimin non quadravano neanche tutte le occhiate sospette che lo specializzando anziano riservava a un certo dottor Byun di sua conoscenza. Byun,Byun,Byun ovunque! Quel ragazzino stava diventando la sua persecuzione.
Quindi, quando il dottor Jongdae lo assegnò al dottor Taehyung, sapeva già cosa aspettarsi.
I due fecero un giro tranquillo tra i vari pazienti del reparto e Jimin non poté non constatare quanto i bambini fossero pressoché innamorati del dottor Taehyung. Appena entrava nelle loro stanze veniva accolto a braccia aperte sia dagli infanti, sia dai genitori. Stava agli scherzi e regalava di nascosto le caramelle ai bambini in dimissione. Era sempre sorridente, ma non sembrava un ciarlatano e, secondo quanto riferirono a Jimin sul suo conto, era anche un ottimo chirurgo.
"Che strazio! E' tutto troppo tranquillo!" si lasciò sfuggire Jimin in un impeto di noia. Il dottor Kim lo guardò contrariato. "Vedrai che pagherai oro in futuro per giornate del genere! E poi non ti conviene mai dire una cosa simile! Ringraziare il lavoro quando c'è, ma farlo ancora di più quando non c'è! Lavori in un ospedale dottor Jimin! Il non avere lavoro vuol dire che nessuno si è fatto del male!" appena finì la frase, il segnalatore del codice blu delle infermiere cominciò a suonare e a Jimin prese un colpo! Segnalava un'emergenza proprio nella stanza del piccolo sgorbio inghiotti-biglie Dongsun.
***
Le ultime parole famose, eh Jimin?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top