Capitolo 28
Harry's point of view.
Sono quasi convinto di non avere nulla nello stomaco. Sono arrivato al punto di non mangiare nemmeno più; bere sì, ma mangiare no. D’accordo, magari ho fatto colazione questa mattina, ma non mangio un pasto serio da giorni.
Faccio passare la lingua tra le labbra, eludendo il sapore di carta bruciata ed erba secca l’ultimo sapore che ho in bocca è il suo.
Non è passata nemmeno una settimana dall’ultima volta che la sua bocca era pressa sulla mia, quando il mio petto era schiacciato sul suo su di uno stupido e vecchio divano. Quando in quel momento la guardavo e mi accorgevo di quanto fosse bella, di quanto fosse felice e di quanto il suo sorriso incoraggiava il mio.
E capire tutte queste cose solo adesso che l’ho persa mi fa sentire così in colpa, così perso e così stupido. Non è passata una settimana, sono passati solo tre stupidi giorni che io ho iniziato a buttarle merda addosso e fare una scopata di merda con una delle sue poche amiche. E non poteva andare maledettamente peggio dato che il mio ego mi ha spento il cellulare, pensare che mentre io toccavo la pelle fredda di Tessa lei era a pochi passi dai Bellvieri che gli ridevano in faccia.
Mi faccio così tanto schifo, vorrei prendermi a pugni fino a vedermi sanguinare.
Stringo gli occhi ed inspiro di nuovo il fumo tossico, quando le mie labbra si dividono un’ondata di nebbia grigia rinchiude il piccolo spazio intorno a noi. Guardo la canna che ho tra le mani, una volta lei era la mia dose giornaliera di disintossicazione, lei era meglio di tutto questo. E io non lo capivo, ero troppo concentrato a scavarmi la fossa con le mie mani per rendermi conto che la stavo seppellendo.
E’ così, è maledettamente così. Credevo di uccidere me, e questo non mi toccava dato che ci avevo fatto l’abitudine. Ma mai avrei creduto che qualcuno mi avrebbe seguito della mia autodistruzione, non di nuovo.
«Cosa hai intenzione di fare, Harry?» Un colpo di tosse mi fa ricordare che questa non solo non è camera mia, ma non sono nemmeno l’unico ad esserci dentro.
«Mettiamo in chiaro una cosa.» Gli punto l’indice della mano libera contro. «Io voglio ancora ammazzarti. Come cazzo ti è saltato in mente di dirgli del mio problema con le donne, che me le scopavo tutte come un malato?»
«Lei era così cotta di te. E non sapeva chi eri, volevo solo essere sicuro di quello ce provava.. doveva saperlo, doveva sapere qualcosa che tu non..»
«Che io non le ho detto? Lo avrei fatto, lo farò, gli dirò tutto quello che c’è da sapere su di me.» Se mi perdonerà, se sarà pronta ad accettare quello che sono. La canna inizia a fare il suo effetto ed immagini sfocate mi passano davanti.
Quando la porta viene aperta il viso freddo e stanco di una ragazza bellissima mi colpisce in pieno, il sorriso che avevo sulla bocca scivola via. «Piccola, cosa succede?» Istintivamente le accarezzo una guancia e lei chiude gli occhi al mio tocco, sembra così piccola ed inoffensiva. Quando riapre le sue pozzanghere verdi ed azzurre non mi rendo conto che è corsa ad abbracciarmi, uno di quegli abbracci stretti che ti bloccano l’anima nel cuore, uno di quelli che io non ho mai provato prima. «E’ successo qualcosa?» Non riesco a smettere di essere preoccupato, merda. «Ehm..» E’ successo qualcosa, non so perché ma lo sento. «Mi sei mancato.» Le sorrido prendendo una sua mano nella mia, è bello poterlo farlo, la cosa peggiore è la voce in lontananza che mi dice che è tanto sbagliato e che devo lasciarla andare, perché la mia mano la sta facendo male. Io la sto bruciando.
«E perché? Perché adesso? Non ha senso, lasciala in pace e basta.» Lo dice e si alza dal suo letto per andare contro l’armadio ed aprirlo.
La cosa che fa più male è che Mitch ha ragione, non ha senso adesso. Non dopo che le ho detto che morirà da sola, che io non l’ho mai voluta e che non ho bisogno di lei. Perché dovrebbe dimenticare? “Io ti a..” Se solo l’avessi lasciata finire quella frase.
«Devo sapere come sta.» Lo guardo e lui è ancora di spalle frugando nei cassetti. Ho bisogno di vederla, di sapere che le mie parole immature non hanno distrutto tutto quello che era rimasto di quella ragazza.
«Sta bene, è dai suoi genitori.» Praticamente mi ha sparato al petto con una pistola vera credendo che fosse un giocattolo. Come può dirlo, come può farlo solo adesso?
«Cosa cazzo dici?» Scatto in piedi e allontano l’erba secca dalle mie labbra.
«Calmati, cazzo.» Sembra irritato, se solo immaginasse quanto vorrei prenderlo a pugni. «E’ andato dai suoi genitori, mi ha avvertito Barney.»
«Cosa centra quel tipo? Non poteva dirlo direttamente a te?» O a me. «E perché cazzo lo vengo a sapere solo adesso?» Ringhio.
«Barney ha detto che per un po’ non vuole parlarmi, è andata via appena dopo gli esami e manderà qualcuno a vedere i suoi voti.» E’ preoccupato, la sua voce non lo nasconde ma cerca di non darlo a vedere evitando il mio sguardo per pochi attimi. Non vuole parlare a lui figuriamoci a me.
«Dove vivono i suoi genitori?» Gli occhi di Mitch cercano i miei ma quando li trova non regge lo sguardo.
«Liverpool, quasi tre ore e mezza da qui.» Lo dice con un insicurezza unica, come se non si fidasse di me. Questo fottuto francese mi ha preso in giro, ho creduto sul serio in una persona tanto da cambiare continente con lui, e poi mi ritrovo ad essere guardato con così tanta incertezza.
Dopo tutto quello che gli ho dato mi ritrovo ad essere io quello pieno di sfiducia.
«Sai darmi l’indirizzo?» Stringo i pugni quando la smorfia del suo viso mi fa capire che già sapeva che gli avrei posto questa domanda.
«Levati questa merda dalla testa.» Sbuffa una risata, mi rendo conto solo ora che si sta cambiando la maglia. «I suoi genitori non ti faranno mai entrare.»
«Non mi importa.» Sarei capace di entrare dai tubi del cesso pur di vederla.
«Harry, i genitori di Cher sono irrealizzabili. Da quando Carlos è morto tengono lontana Cher da me in ogni modo, quando hanno saputo del mio spostamento in America sono stati “sollevati” e allo stesso tempo impauriti dal sapere che la figlia frequentava certa gente.» Si passa una mano tra i folti capelli neri facendo un passo avanti. «Tu non sei meglio di me.»
«Peccato che lei ha preferito me a te.» Faccio un mezzo sorriso, non sono abbastanza lucido per rendermi conto della provocazione che ho fatto.
Fa un passo avanti e mi afferra per il colletto della felpa, mossa azzardata. «Non fare lo stronzo.» Lo spingo per le spalle distanziandolo.
«Non mi stai dando altro che un motivo in più per romperti il culo, sei al corrente di ciò, giusto?» Faccio un passo verso di lui e lui ne fa uno verso di me.
«Rompi il culo alla tua ultima chance di non essere una merda.»
«La mia ultima chance di non essere una merda non sei tu, bensì era lei. E fa maledettamente strano dirlo, ma era lei. Lei era l’acqua che spegneva il fuoco in me, lei era l’unico sorriso che rimpiazzava una scopata di un’ora, lei era l’unica bolla d’ossigeno nel mio mare di ricordi. Lei era tutto questo per me, per te non era un altro che una sorella minore. L’hai sempre fottutamente descritta come una sorellina, una piccola sorellina a cui vuoi bene.» Lo spingo ancora per le spalle fino a fargli toccare la schiena con l’armadio. «E stavi aspettando che io provassi qualcosa per lei, per innamorartene.»
«Sei terribilmente in errore.» Cerca di fare un passo in avanti ma le mie mani gli bloccano le spalle contestandogli una qualunque azione. «Sai che la metterai nei casini, ti ho già ripetuto un milione di volte che la metterai in un casino. Che tutto questo è un casino!» Mi urla come se fossi un bambino.
«Non mi dai la possibilità di provare.» Quando abbasso lo sguardo i ricci mi cadono sulla fronte. «Posso essere migliore, posso esserlo con lei.»
«Potevi esserlo anche con l’altra lei, ma non lo sei stato. Ti devo ricordare dov’è l’altra lei? Cher finirà nello stesso modo e io sto solo cercando di allontanare la mia migliore amica da te.» Mitch è l’unica persona al mondo che sa come uccidermi con la forza della voce, sa come fa risalire la mia rabbia con due parole, sa come mettermi in ridicolo con un solo nome che racchiude tutto il mio passato. Lui sa uccidermi senza toccarmi e questo fa mostruosamente schifo.
La violenza è il mio unico scudo, il pugno che gli lancio contro la mascella non la farà mai male come lui ha fatto a me eppure non trovo altri modi. Quando i suoi occhi scuri incontrano i miei leggo la rabbia che prova ma di cui non me ne capacito, il fumo che ho assorbito inizia a farmi credere che l’unico arrabbiato dovrei essere io.
«Va’ al diavolo!» Si scaraventa contro di me cercando di colpirmi all’altezza del viso, con una mano gli imprigiono il pugno debole e con l’altra gli colpisco di nuovo la faccia. Quando è a terra vorrei lanciargli contro qualcosa, come sono solito fare, ma la prima cosa che faccio è mettermi a cavalcioni su di lui e prenderlo per le spalle per far incontrare i nostri sguardi.
«Tu vedi te.» Mi congelo a quelle parole. «Guardami bene, Harry. Chi vedi?» I miei occhi sono annebbiati per via del fumo tossico, ma quando sfocano la persona di fronte a me vedo.. me. Cazzo non è possibile. Le mie mani stringono una felpa nera, la pelle è chiara e gli occhi sono due pozzanghere di uno sporco verde. Il ragazzo che sto stringendo chiude gli occhi e le labbra rosse si delineano in un sorriso provocatorio, due piccoli buchi decorano le guancie e mi rendo conto che sono quelle stupide fossette.
«No.. cazzo.. no.» Scuoto la testa e mi alzo di scatto, sbatto accidentalmente con la gamba contro il comodino e il dolore viene ovattato dalla mia mente confusa. Chiudo gli occhi e mi porto le mani contro la testa iniziando a scuoterla, non può succedere di nuovo.
«Stai combattendo contro te stesso, renditi conto che non vincerai mai.» Quando apro gli occhi non c’è più nessuno in camera, il rumore sordo della porta che si chiude è l’unica cosa che ricordo prima di ritrovarmi di nuovo seduto e con la testa tra le mani. Sono nel panico, nel panico più totale.
Barney’s point of view.
«Non hai bisogno che ti dica che se gli dirai qualcosa di sbagliato io..» Interrompo Brandon alzandomi di scatto dalla sedia affiancata al piccolo tavolo della cucina, i suoi occhi cadono su di me e non l’ho mai visto così serio.
«Gli dirò quello che gli devo dire.» Gli porgo la mano e lui sospirando mi concede il telefonino.
«Usa il vivavoce.» Ordina, io inizio a comporre il numero che Brandon è riuscito a ricavare e dopo una decina di secondi la linea cade, per l’ennesima volta. Torno seduto e lascio un piccolo sospiro di liberazione.
«Possiamo anche smetterla, ha evidentemente il cellulare spento.» La cosa mi uccide. Se lui rispondesse immediatamente verrebbe subito a prenderla, spero.
«Ritenta, un’ultima volta.» Insiste e io silenziosamente speravo lo facesse.
Ricompongo quelle dieci cifre, il cellulare vecchio e consumato dal tempo è posto sul tavolo della nostra cucina e il numero seguito dal codice dello sconosciuto lampeggia a grandi caratteri.
«Pronto?» Riconosco la voce roca.
«Harry?»
«Chi cazzo sei?» E’ sicuramente lui.
Il mio sguardo si alza verso Brandon che annuendo mi fa cenno di continuare, immediatamente tutte le parole che devo dire si fanno spazio nella mia mente e la mia voce prende il posto di quella di uno dei Bellvieri.
«Dov’è la tua Cher? Jelson, la ragazzina.» Ignoro il sorrisetto di Brandon.
«La sto andando a prendere.» Mente, a meno che non si stia dirigendo dai suoi genitori, in quel caso ho paura che sia in compagnia di Mitchell.
«Quindi stai venendo qui? Perché, indovina un po’ dov’è a tua ragazza?» Ho imparato così tanto a fingere che mi viene naturale essere così stronzo al momento.
«Che scherzo è questo? Porca puttana, smettila di girarci intorno!» Sento dei svariati clacson che accerchiano la sua voce, quasi sicuramente ha appena fermato l’auto dove non dovrebbe. Do un’occhiata all’orologio, sono le cinque e mezza del pomeriggio. Cher è qui da ieri ed è chiusa in camera mia, sono riuscito a convincerla a spostarsi dato che non mi fidavo a farla dormire con Brandon.
Sento un pizzico sulla mano che stringe un bicchiere vuoto, mi rendo conto solo in quel momento di essermi distratto e che Brandon sembra spazientito. Sospiro e lascio andare il bicchiere sul tavolo avvicinando il cellulare alla mia bocca. «Abbiamo la tua piccola ragazza qui con noi.»
«Passamela.» La voce decisa e dura.
«Non ti interessa sapere..»
«Passamela. Fammi sentire la sua maledetta voce, dammi la certezza che lei è lì. Cazzo.» Stringo le labbra in una linea sottile e cerco aiuto nello sguardo di Brandon.
«La vado a prendere.» Sussurra il mio fratello di mezzo prima di alzarsi ed andare dritto verso camera mia.
«Che merda stai facendo? Passamela ti ho detto!»
«Sta arrivando.» Il mio tono è più sconsolato adesso.
«Se non fossi fatto fino al collo potrei dire che la tua voce mi è fottutamente familiare.»
«Ogni cosa a tempo debito.» Lascio passare una quindicina di secondi prima che Brandon faccia ingresso in stanza, dietro di lui appare la figura magra ed esile di Cher con addosso la mia felpa rossa che la va abbastanza grande da coprirle i pollici. Il suo sguardo si alza lentamente verso il cellulare che ho tra le mani, quando i suoi occhi chiari incontrano i miei sento lo stomaco stringersi e la voglia di affondare nel pavimento.
«Eccola.» Dico con voce sottile, tutta la vacuità che ho intorno si riversa nel suono debole che l’aria dalla mia bocca emette. Brandon spinge con forza Cher in avanti sussurrandole qualcosa all’orecchio, quando la sua bocca metallica le sfiora l’orecchio la vedo tremare prima di fare un fare passo avanti e fissare il cellulare nelle mie mani.
«Harry..» La sua voce si perde in un singhiozzo e si tappa la bocca con entrambe le mani dalla vergogna, i suoi occhi vengono accigliati dalle palpebre leggere e sembra non credere di aver detto quel nome.
«Chee, porca merda dove sei? Come stai? Perché non sei dai tuoi genitori?» Questa bugia, la stessa che sono stato io a raccontare suona così perfida ora che lei lo sa. Ero l’unico, uno dei pochi a sapere che lei sarebbe voluta fuggire da sua madre e da suo padre, ed io ho usato questa bugia contro tutti.
«Io sto malissimo.» I suoi occhi non perdono di vista il telefono e io sono tentato a staccare la chiamata.
«Ti vengo a prendere, dimmi dove sei e vengo in questo preciso momento.» Le sue parole dette da chiunque altro potrebbero suonare come quelle di un principe azzurro, eppure gli occhi di Cher sono così sorpresi che mandano un sussurro che faccia lascia intendere che Harry è in realtà un cavaliere nero. I suoi occhi sono così sbalorditi, come se non riuscisse a credere che è davvero lui.
«Harry io..» La sua bocca viene tappata dalla grande mano di Brandon e io mi risveglio dal momento, è giunta l’ora della seconda parte.
«No! Cher.. ho bisogno di sentire la tua voce, ti prego dimmi dove..» Lo devo interrompere.
«Ascoltami, Styles. Ti interesserà sapere chi siamo e cosa vogliamo, giusto? Te lo dirò subito, non ci è piaciuto che non ti sia presentato alla nostra scommessa.»
«Barney faccia di cazzo.» Inveisce. «Sapevo che eri tu, cosa le hai fatto?!» Sta gridando e quasi sicuramente è in macchina, fermo in chissà quale strada spaventando chissà quali passanti.
«Non è solo lui, siamo tutti. Bellvieri, puoi chiamarci. Siamo stanchi di te, Styles.» La presa di Brandon non molla Cher, spingendola contro il proprio petto le tiene fermi i polsi con una mano e la bocca chiusa con l’altra. «Potevamo sorvolarci sopra per un po’, ma adesso ci serve. Lascia che mi corregga, ci serve che ti levi dal cazzo e che insieme a te porti via il problema della polizia.»
«Che cosa devo fare?» La voce sembra più disperata, leggera, arrendevole.
«Devi consegnarti alla polizia, Styles.» Le nocche di Brandon diventano bianche tanto che sta stringendo la sua mano contro la bocca di Cher per soffocare i suoi piccoli urli, le gambe si dimenano e lei fa di tutto per impedire che ciò accada. «Se dirai di essere stato tu a vendere la roba a Shay le indagini si arresteranno e loro non arriveranno a noi, semplice. Ah, dovrai fare tutto da solo, il tuo amico francese non dovrà saperne niente di tutto questo.» Stringo i pugni guardando verso il basso, non mi sono mai vergognato così tanto del mio sangue. Tu diventerai come i tuoi fratelli.
Passano due minuti di silenzio e dal rumore delle continue auto che passano capisco che non ha staccato la chiamata, rimaniamo tutti in silenzio e io non riesco a guardare Cher. Quando ho il coraggio di alzare lo sguardo verso di lei qualcosa mi colpisce così forte il petto da farmi quasi vomitare, i suoi occhi sono colmi lacrime ed esse sono cadute fino sulle nocche di mio fratello. Fa schifo, fa davvero schifo assistere ad una cosa del genere. Non posso vederla, non posso vedere una delle poche persone che ha creduto in me piangere lacrime amare. Mia sorella non deve entrare nei vostri affari., ripenso alle parole passate di Carlos.
«La lascerete andare?» La voce di Harry sembra irritata ma allo stesso tempo sta cercando di trattenersi, sapevo che le sarebbe importato di lei fino a questo punto. Lui è così simile a Carlos.
«Sì.» Diciamo all’unisono io e mio fratello.
«Lo farò.» Non resisto e mi alzo per andare contro Cher, Brandon la lascia andare e lei corre tra le mia braccia a piangere. Non piangeva da tanto, ieri non riusciva a far uscire una lacrime e ora che si sta riversando sulla mia maglia mi fa sentire meno stronzo.
«Mi consegnerò alla polizia, ma voi non toccatela mai più.» Ho fatto parte della vita di Cher e posso giurare che nessuno è stato mai disposto a vendersi per lei, nessuno.
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Scusatemi per l'attesa!
In questo capitolo ci sono tanteeee cose da commentare,quindi mi aspetto diversi commenti per ogni scena c:
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Non sono sicura di farmi un instagram, ma magari ci penso un po' su :) x
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P.S Mentre aspettate l'aggiornamento della storia vi consiglio di fare un salto alla mia nuova FF su Liam, leggermente diversa e più mh.. erotica del solito. Un bacio :) x
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