Capitolo 12

Harry's point of view.

Mi alzo svogliatamente dal letto sbuffando, il pavimento è odiosamente freddo a quest'ora sotto i miei piedi, sembra farlo di proposito. Caccio un paio di boxer puliti e li infilo fregandomi della solita erezione mattutina, non ho nessuna voglia di darmi da fare a quest'ora, ho una fame che non ci vedo e la cosa, stranamente, mi disgusterebbe.
Vado nel bagno di camera mia e mi lavo i denti e il viso, i ricci fastidiosi mi cadono sulla fronte e alcuni arrivano fino alla punta del naso, sono troppo lunghi, devo dargli una tagliatina.
Non so perché dovrei curarmi del fatto di mettere una maglietta, in casa siamo solo io e Mitch e non credo sia diventato improvvisamente omosessuale. Cazzo, spero di no. Apro la porta di camera mia ed esco, fa un odioso caldo e il sole specchia ovunque nel nostro salotto soprattutto sulla ragazza che dorme sul nostro divano.
«C'è una ragazza che dorme sul nostro divano?» Mormoro con voce roca e la fronte aggrottata, che mi sono perso?
Mi avvicino attentamente alla ragazza sotto un leggero lenzuolo bianco, potrei riconoscere quei lineamenti inglesi e i capelli scuri ovunque, che ci fa Chee qui? Mi inginocchio di fronte a lei, i capelli le cadono leggermente sul viso e sulle labbra, sono tentato a spostarglieli e lo faccio, è così tremendamente carina quando dorme e credo che mi sia mancata un casino vederla così serena e in pace.
Mentre le sposto i capelli dal viso rimango a fissarla, come un ritardato idiota, le accarezzo il viso leggermente sudato e con il pollice percorro la cornice color pesca delle sue labbra. E' bella, altroché se è bella. Mi sento davvero uno stupido solo perché la sto guardando, e, in questo momento, la cosa più romantica che riesco a pensare: è che vorrei scoparmi ogni suo buco.
Spalanco gli occhi quando vedo che inizia a socchiudere i suoi, dando una bellissima visuale dei suoi occhi verdi ma chiari, al contrario dei miei scuri e spaventosi.
«Harry..» sussurra accigliandosi, non mi rendo conto di avere ancora la mano sul suo viso e la levo prima che possa farsi strane idee.
«Ciao bella addormentata.» Inarco un sopracciglio alzandomi, ora mi sento ancora più stupido di prima. «Che ci fai qui? Quando sei arrivata?»
«Ieri sera,» si stiracchia mettendosi seduta. «Tu stavi già dormendo e.. non avevo motivo di svegliarti. Il mio appartamento è totalmente allagato, Mitchell è stato tanto gentile da chiamare un suo amico idraulico per aggiustare qualche tubo, poi questo pomeriggio vado a sistemare il tutto.» Mi informa mentre sposta le lenzuola dal suo corpo, le faccio cenno di seguirmi in cucina per fare colazione e lei non se lo fa ripetere due volte.
«Quindi avremo la sfortuna di averti con noi fino a pranzo?» Bofonchio con un fetta di pane tostato tra le labbra, mentre le mie mani sono occupate ad aprire il mobiletto in alto e cercare qualcosa da darle. «Cosa mangiano le ragazze?» Non ho mai fatto colazione con una di loro, e qui in casa, ora, non ci sono ciambelle.
«Occhi verdi con un contorno di fossette.» Quando mi volto stupito lei ridacchia facendo scorrere i suoi occhi su di me, mi è passato di mente di essere quasi mezzo nudo, solo un paio di boxer mi tengono decentemente coperto.
«E un culo sodo in padella come il mio per finire.» Strizzo l'occhio nella sua direzione e il suono della sua dolce risata riempie immediatamente la stanza, non c'è nulla di più bello in questo momento.
«Preferisco le uova in padella a quelle sode.» Si morde il labbro inferiore spostando lo sguardo da me, scrollo le spalle e le preparo velocemente un uovo. Non parliamo per il resto della colazione, è troppo imbarazzante immagino, il ciò è fottutamente fastidioso, non sono il tipo da starsene zitto a tavola come un bambino educato. Cher è impegnata a mandare messaggi a non so chi con il suo palmare, vorrei strapparglielo da mano e dirle di posare tutta la sua attenzione su di me, non si è nemmeno accorta che mentre mangio non faccio altro che guardarla.
«Siete mattinieri!» Esclama Mitchell entrando in cucina, io e Cher alziamo contemporaneamente lo sguardo verso di lui: indossa dei pantaloni della tuta grigi e una maglia bianca scarabocchiata. Beh, almeno non indossa più quella merda gialla di ieri.
«Ho trovato questa cagnolina sul divano e ho pensato di darle da mangiare.» Scherzo con la bocca piena di cereali, Mitch si lascia andare in una veloce risata mentre Cher alza gli occhi al cielo dopo avermi alzato il dito medio.
«Ti va di allenarti oggi?» Mi chiede Mitch prendendo una tazza e versandoci dentro del latte.
«Allenarti?» Chee inclina il capo di lato e mi guarda confusa, è seduta proprio di fronte a me e il suo vestiario lascia spazio all'immaginazione.
«Sì.» Bevo velocemente il succo d'arancia e faccio per alzarmi, ci penserà Mitch a levare la merda dal tavolo, io ho già fatto del mio meglio. «Dammi il tempo di una doccia e andiamo, verrai anche tu immagino?» Faccio un mezzo sorriso nella direzione della ragazza, è rimasta imbambolata a fissarmi le braccia, quando capisce che l'ho notata sussulta arrossendo e deviando lo sguardo annuendo. E' maledettamente carina quando fa l'indifferente.
«Okay muoviti Styles.» Mi ammonisce Mitch lanciandomi un'occhiata, gli sorrido ironicamente andando nella mia camera.
Per un tipo come me la mia camera è insolitamente ordinata, non ci passo mica tutto quel tempo. Anche perché è la mia camera da appena due settimane, sono già qui a Londra da due settimane, dopo anni e anni che non ci venivo mi sembra quasi impossibile.
Inghilterra, la mia patria, la mia schifo di patria. La maggior parte delle persone che mi conoscono credono che io sia americano, o al massimo anglo-americano, e non mi va di eliminargli questa convinzione.
Le lenzuola sul mio letto sono nere, e, per un motivo che lascio al passato, non uso cuscini, mi danno fastidio e non riesco a dormire con essi. Levo i boxer e li lascio nella cesta dei panni sporchi che Mitch ha insistito perché io la mettessi in camera, vado in bagno e apro la doccia fredda, fa troppo caldo anche per la tiepida.
Quando ho finito di lavarmi torno in camera, in vita ho solo un asciugamano leggero che non serve a molto e i capelli sono già asciugati e pettinati. Sento delle conosciute risate provenire dal salotto, quei due si staranno divertendo a parlare di chissà che. In Georgia Mitch non faceva altro che parlarmi di lei, di quanto le volesse bene e di quanto le mancasse, odiavo ogni volta che mi parlava di lei. E ora invece vorrei che continuasse, sono incoerente e idiota.
Indosso un paio di boxer puliti, dei pantaloni da tuta neri e odiosamente stretti, delle converse e una canotta bianca più lunga del dovuto. Mentre esco da camera mia cerco di stringermi un pezzo di stoffa dai colori americani nei capelli, mi aiuterà a tenerli in alto finché non li taglierò.
Mitch e Cher sono già pronti e lavati seduti sul divano, quando mi vedono si alzano in piedi in contemporaneo.
«Allora.. dove andiamo?» Chiede Cher saltellando da un piede all'altro.
«E' la prima volta che Harry si allena da queste parti, in pratica è una specie di campo da basket abbandonato, ma già allestito con panchine, pesi, pungi ball e robe del genere.» Mitch prende le chiavi della sua Ford, andremo con la sua macchina.

Cherie's point of view.

Quando Harry sfila l'unica indumento che aveva a coprigli gli innumerevoli tatuaggi rimango di nuovo a fissarlo, ne è pieno, tranne sulla schiena. La farfalla sul suo addome è così irrazionale, non gli da quell'aria da duro, inizio a pensare che neanche voglia avere un'aria da ragazzo cattivo o roba del genere. Vuole essere semplicemente se stesso, il piercing e la farfalla lasciano capire che è come tu lo vuoi, ma, nello stesso momento, come lui si vuole.
«Potrei farmi una foto da nudo e spedirtela per Natale.» Mi schernisce quando si accorge che mi sono bloccata di nuovo a guardarlo.
Scuoto il capo velocemente risvegliandomi dal mio mondo. «Oh, non ci provare, non voglio bloccarmi la crescita.»
«Ah perché credi di poter diventare ancora più alta di così? Fossi in te avrei già perso tutta le speranze.» Ridacchia sistemando qualche chilo in più sui pesi, io gli sono seduta accanto sulla panchina per i pesi mentre Mitch è in giro a parlare con degli amici. Non ci siamo solo noi, c'è il sole, un mucchio di ragazzi pelati e muscolosi che si allenano per i fatti loro, il sole, dei ragazzi che fanno alcuni tiri senza dare fastidio, e un odioso sole.
«Sei tu che sei troppo alto, non io che sono bassa. D'accordo?» Lo fulmino con lo sguardo e lui alza gli occhi al cielo fingendo di darmi ragione. Rimango in silenzio mentre Harry inizia a lavorare con i pesi, dando più forza alle braccia che iniziano a pomparsi, è uno spettacolo unico.
Quando si prepara a fare le flessioni perdiamo quasi cinque minuti a litigare per il fatto che lui insiste che io debba sedermi sulla sua schiena, ma io mi rifiuto deliberatamente. Sarebbe troppo imbarazzane, non peso mica 5 chili.
Poi passiamo agli addominali, Harry riesce a farne 50 in 3 serie, è straordinario ma riesco a vedere come si affatica, non è per niente facile immagino. Questa volta però è riuscito a convincermi a farmi sedere sulle sue gambe per tenerle ferme e come se non bastasse ogni volta che alza il busto fa una faccia buffa facendomi scoppiare dalle risata, è talmente bello da far male, soprattutto tutto sudato e a petto nudo.
Vorrei toccarlo in ogni punto, da ogni parte, assaggiare la sua pelle e baciarlo su quelle labbra incurvate in un sorriso. Mi sento strana a pensare queste cose, in questo momento vorrei solo un'insetticida da usare per le farfalle che ho nello stomaco, sono troppo agitata.
«Chee.» Mi richiama e io gli sorrido alzando lo sguardo. «A cosa stai pensando?» Respira faticosamente mentre io sono ancora seduta sulle sue gambe, il suo busto è alzato e riesco a vedere gli addominali ora più sporgenti.
«Oh.. a nulla.» Mento e giurerei di essere appena arrossita.
«Se lo dici tu.» Ridacchia aiutandomi a spostarmi dalle sue gambe per alzarsi.
«Cosa devi fare ora?» Gli domando seguendolo, Mitch non si è ancora fatto vivo.
«Tirare qualche pugno al sacco da boxe, poi ho finito.» Si leva la stoffa che ha nei capelli e si asciuga leggermente il viso sudato, ha ancora il respiro pesante. «Me la puoi tenere o ti fa schifo?» Fa un ghigno mentre me la passa, gli faccio la linguaccia e la prendo tra le mani, è calda e bagnata, ma non mi fa per niente schifo.
Quando ci avviciniamo al sacco da boxe Harry mi avvisa di spostarmi un po', infatti mi vado a sedere un metro più in la su un muretto non molto alto. Inizia a dare svariati pugni al sacco nero, è enorme e sembra abbastanza pesante eppure Harry riesce a farlo indietreggiare paurosamente. Ha le labbra aperte e i denti stretti, gli occhi più scuri da diventare quasi neri e la pelle sudata, non si ferma neanche per prendere fiato, sfoga tutto il dolore che ha in petto in un centinaio di pugni. Lo colpisce. Colpisce. Sempre più forte.

Faccio un sussulto spaventato all'ennesimo pugno sferrato con una spaventosa potenza, prima che possa riprendermi Harry alza una gamba e lo riempie anche di calci, uno dopo l'altro, non si ferma ancora.
Se fosse un essere umano sarebbe morto già da quindici minuti.
«Ti prego fermati.» Lo imploro alzandomi, si starà facendo un male terribile, fisicamente e mentalmente immagino.
Fa come gli ho detto e blocca il pungi ball con entrambe le mani, inizia a pesare lentamente guardandosi le nocche gonfie e rosse, per fortuna non esce del sangue. Mi avvicino e gli prendo una mano tra le mie piccole dita, gli accarezzo le nocche con il pollice.
«Ma non ti fai male?» Gli domando incredula di una negazione.
«Io amo il dolore.» Ridacchia ritirando la mano.
«Sei un mostro.» Gli tocco un braccio sudato e incredibilmente duro.
«Lo so Chee, inutile che tu me lo ripeta.» Alza gli occhi al cielo nascondendo un sorriso. Quando abbassa lo sguardo verso di me le sue pupille sono ancora dilatate, alza una mano per accarezzarmi il viso e il suo pollice familiare percorre le mie labbra. «Come stai?» Si avvicina pericolosamente a me, proprio ora che c'è tutta questa gente.
«Bene, perché me lo chiedi?» Mi mordo l'interno guancia cercano di rimanere impassibile.
«Non stai veramente bene, vero?» Fa un passo verso di me sembra spostare la mano, è troppo vicino.
«Non so di cosa tu stia parlando.» La voce mi esce troppo sottile e lui continua ad avvicinarsi.
«Di la verità, stai solo aspettando che io ti faccia venire come tu hai fatto con me, non hai altro che chiederlo.» Mi sussurra all'orecchio e a momenti mi cedono le gambe. «Scommetto che ora che ora senti le vibrazioni su tutto il corpo.» Mi passa una mano lungo il fianco stringendolo appena, mi mordo il labbro inferiore per non ansimare.
Prima che possa dire qualcosa una palla da basket ai mi piedi mi salva miracolosamente.
«Scusate potete passarci la palla?» Un ragazzo con un giubbotto rosso si tiene ad alta distanza tremando guardando le spalle di Harry.
«Hai interrotto un momento, potrei strapparti gli occhi e mangiarli.» Ringhia Harry prendendo in giro il ragazzo, lo vedo deglutire e allontanarsi, ma prima che possa sparire lo richiamo per restituirgli la palla, mi ringrazia e corre via.
«Ti gasi troppo per un po' di muscoli.» Alzo gli occhi al cielo seguendolo in un posto più appartato.
«Io mi gaso troppo? Spero tu stia scherzando, sono fin troppo modesto per la mia bellezza.» Fa un sorriso meraviglioso confermando le sue parole, lo troverei bello anche se non fosse così bello, accidenti.
Quando ci fermiamo siamo davanti ad una piccola fontana per bere, dietro di noi c'è un muro alto che abbiamo dovuto sorpassare, dietro di esso c'è il campo da allentamento. Dove ci troviamo ora non c'è nessuno se non noi, Harry inizia a bere e io rimango in un silenzio imbarazzante, tra le mani ho la sua canotta ancora asciutta e la fascia umida.
«Non scherzavo quando ti dicevo che amo il dolore.» Mi guarda e io faccio lo stesso rimanendo in silenzio. «Mi piacciono quando mi graffiano la schiena.» Fa un mezzo sorriso avvicinandosi a me, mi trovo in pochi attimi con le spalle al muro. «Mi tirano i capelli, mordono il collo e le labbra.» Si avvicina bloccandomi, il suono delle sue parole è così perverso, se non fosse illegale gli salterei addosso. La sua fronte sudata si posa sulla mia, i nostri nasi si incontrano prima delle nostre labbra, mi schiocca un bacio veloce. «Mordimi Chee, mi eccita da impazzire.» Sussurra sulle mie labbra, lascio cadere a terra le cose che avevo nelle mani fiondandomi sulla sua bocca.
L'ho desiderato così tanto.
Gli stringo i capelli tra le dita mentre le nostre bocche si incontrano, è un sapore così bello, ha le labbra così morbide e dolci. La sua lingua passa sulla mia, è un bacio così rude e accattivante, è delizioso. Gli mordo il labbro inferiore come mi ha chiesto, geme lentamente chiudendo gli occhi, inizio a tirargli i capelli mentre lui avvicina sempre di più il suo corpo al mio, non ho via di scampo. Mi alza le gambe con facilità e io gli circondo la vita mentre lui continua a baciarmi, la sua bocca e la mia sono una cosa sola a momento.
Lo assaggio, lo assaporo, è delizioso e io non posso farci niente.
Gemiamo uno sulle labbra dell'altro mentre il suo bacino fa movimenti causali sul mio, con le mani mi accarezza i fianchi sotto la maglia leggera, li stringe forte mentre si lascia torturare. Quando ci stacchiamo è solo per riprendere fiato, sembra essersi calmato rispetto a prima. «Potrei farti sentire così bene.. oh piccola.» Mette una mano tra di noi e mi stringe in mezzo alle gambe, sopra i jeans, soffoco un gemito mordendomi le labbra.
La sua faccia è nascosta nei miei capelli nell'incavo del mio collo mentre la sua mano fa movimenti circolari su di me, è una sensazione così bella ma che non dura molto. Quando riporta il viso di fronte a me torna a baciarmi, un bacio più dolce questa volta, le nostre lingue si sfiorano appena mentre mi lascia poggiare i piedi a terra. Sono io staccare il bacio e quasi me ne pento.
Prima che possa parlare lo interrompo. «Vado a.. cercare Mitch.» Non gli do il tempo di parlare che torno dietro il muretto e corro nella possibilità di trovare il mio migliore amico.
Sono così confusa, non so più a cosa pensare. Dovrei odiarlo e tenerlo lontano da Mitch, non baciarlo ogni volta che me ne da l'occasione, ma è stata una cosa così strana. Gli ho permesso di farmi provare un veloce piacere, e, Dio sa, che avrei voluto continuasse. Avrei voluto di più, avrei voluto provare a fargli del male, ma il male che a lui piace, graffiarlo, morderlo, avrei voluto non essere e me non avere una dignità grande come il suo ego.
Mi fermo solo quando vedo Mitch chiacchierare con un ragazzo che non ho mai visto prima, mi avvicino a lui e mi sorride non appena nota la mia presenza.
«Cherie, tutto ok?» Mi chiede venendomi contro.
«Oh si certo.» Aggrotto la fronte guardandomi intorno, fa troppo caldo.
«Sei tutta rossa, cos'è successo?» Spalanca gli occhi toccandomi una guancia.
«Niente, dobbiamo andarcene Harry ha finito di allenarsi. Vi aspetto vicino alla macchina vallo a cercare stava bevendo alla fontana.. uhm.. vi aspetto.» Mi confondo con le parole mentre cammino verso l'auto di Mitchell, mi fermo vicino allo sportello dell'auto poggiandoci le spalle.
Respiro profondamente cercando di elaborare tutto quello che è successo, ma è troppo anche per me.

Sono le sei del pomeriggio quando sono in camera di Mitchell a studiare.
Casa mia è pronta, circa mezz'ora fa io e Mitch siamo tornati dopo averla sistemata tutta, ci sono voluto parecchie ore, ma alla fine non c'era un gran disagio. Ovviamente è riuscito a convincermi a cenare da lui, in cambio però avrebbe dovuto aiutarmi in inglese e scienze naturali, così ha fatto fino a quindici minuti fa, poi si è scocciato ed è uscito a fare un giro. Beh, almeno qualcosa ha studiato, a differenza di Harry che da quando lo conosco non l'ho mai visto aprire un libro.
Sento bussare alla porta, chiudo i libro dando il permesso di entrare.
E' Harry, ora indossa dei jeans neri e una maglia dello stesso colore, è tornato ad avere l'aspetto di solito.
«Disturbo?» Mi domanda chiudendo la porta alle sue spalle.
«Sì.»
«Fa niente entro lo stesso.» Lo dice e si siede sul letto accanto a me. «Stavo pensando, ma non ti scoccia studiare?» Inizia a far girare i miei libri tra le mani.
«Mi serve se voglio andare bene all'esame.» Lo trucido con lo sguardo riprendendo i libri, ma lui continua con i quaderni e le agende.
«Ma studi ogni momento, andrai bene.» Mi rassicura sbuffando.
«Tu invece? Non studi mai? Non ti interessa che quest'anno verrai di nuovo rimandato?» Lo guardo seria e lui scrolla le spalle.
«Vuoi che venga promosso?» Sposta lo sguardo dai miei libri ai miei occhi.
«Beh.. dovresti volerlo tu per te stesso.» Deglutisco, c'è ancora della tensione tra di noi è impossibile nasconderla.
«Quando voglio una cosa..» si avvicina al mio orecchio e aggiunge: «La ottengo.»

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