Capitolo 10

«Come possono farci una cosa del genere?» Sbuffo sedendomi sul sedile del passeggero dell'auto del mio migliore amico, subito dopo chiudo la portiera alla mia sinistra e aspetto tranquilla che l'auto parta. Mitch spegne la sigaretta che ha tra le mani gettandola dal finestrino, per poi ruotare le chiavi nell'accensione.
«Allora? Ti hanno detto tra quanto ci sarà l'esame di stato?» Domanda con fin troppa tranquillità. E' sempre stato così, sono io l'ansiosa tra i due, e lui quello che non se ne frega un fico secco.
«Tra due settimane, il 18 Giugno per l'esattezza.» Lo informo coprendomi il viso con entrambe le mani, l'auto di Mitch parte lentamente tra le strade uscendo dal campo scolastico.
«Quindi dopo la festa di fine anno, che senso ha?» Sghignazza e cambia marcia.
«Non è questo il punto. E' troppo presto, avrebbero potuto darci più tempo, come faccio in due settimane a studiare il programma di 5 anni?» Sono esasperata ma lo sguardo intenso di Mitchell mi dice di non esserlo, infondo ho ottimi voti e non ho mai saltato un'interrogazione.
«Ma se sai tutto? Non hai bisogno di studiare, possiamo goderci l'inizio dell'estate.» Mi rassicura accarezzandomi il viso.
Incrocio le braccia al petto e guardo fuori dal finestrino, l'aria è calda e il sole risplende su tutta la città. La gente cammina spensierata, i bambini sorridono alle loro madri che li tengono per mano. Madri. Quasi dimenticavo che questo fine settimana devo andare a trovare i miei genitori, come loro mi hanno chiesto almeno due weekend al mese devo fargli visita, accidenti.
«Mi puoi accompagnare a casa?» Chiedo voltandomi verso di lui.
«Cosa? Non vorrai mica metterti a studiare, vero? Harry e Nick ci aspettano.»
Harry? Sono 2 giorni che mi evita, da quella sera dopo la corsa in auto, Mitchell mi ha detto che è stato molto impegnato. Non so cosa mi provocherà rivederlo proprio ora, ma so che succederà, e succederà un cavolo di casino dentro di me.
«No coglione. Devo preparare la borsa per domani, lo sai che passo un weekend si e uno no dai miei genitori.» Alzo gli occhi al cielo.
«Devi andarci per forza? Domani sera Shay organizza una piccola festa nel suo garage, poca gente ma ci divertiremo.» Mi supplica cacciando il labbro inferiore.
Devo rifiutare prima che mi incastri usando fa il suo francese. «Davvero non posso, altrimenti non mi pagheranno gli anni del collage.»
«Hai già scelto in che collage andare?» Mi chiede spegnendo l'auto nel vialetto dove vivo.
«Ho fatto domanda alla London State University, nulla di esagerato come vedi.» Scrollo le spalle e incrocio le iridi scure del mio migliore amico.
«Mh.. potrei convincere Harry a fare domanda per quel collage, così saremo di nuovo tutti e tre insieme.» Mi annuncia con un sorriso che parte da uno zigomo all'altro.
«Ma vi pagano per venirmi dietro?» Scherzo spalancando gli occhi.
Passare altri tre anni con Mitchell sarebbe meraviglioso, ma con Harry non so cosa aspettarmi. E come fa ad essere così sicuro che lo seguirà? Harry non mi è mai sembrato il tipo che si lascia dire cosa fare da qualcuno, è abbastanza indipendente per essere un rompipalle.
«Certo che no.» Fa una dolce risata portando indietro la testa, io invece inclino la mia guardandolo incuriosita. «Ma sarà divertente, di nuovo insieme. Poi la London State non dista molto dal nostro appartamento, il campus è grande e li ci sono già dei miei amici.» Fa un mezzo sorriso.
«So già quali sono i tuoi amici.» Mormoro spostandomi i capelli su una spalla. «Ora vado, ci vediamo Lunedì.» Gli do un veloce bacio sulla guancia per poi scendere dall'auto. Quando entro nell'appartamento lo ritrovo pieno di scatoloni, in pratica ho la bocca che tocca il pavimento, mentre Kayla gironzola con il suo vestito a fiori in casa con altri due uomini che avranno si e no 40 anni e che di sicuro la staranno aiutando con il trasferimento.
Non so se arrabbiarmi per il casino che c'è nel mio salotto, o essere al settimo cielo perché non rivedrò mai più quel manga disegnato male. Scelgo la terza opzione, ovvero: andare in camera mia a fare una doccia prima di preparare le borse per il weekend dai miei genitori.

Harry's point of view.

Sferro un pugno nella mascella del ragazzo sotto di me fregandomi del sangue che fuoriesce dalle mie nocche gonfie, il dolore è inesistente a confronto della soddisfazione che provo al momento. I miei pugni sono così duri che posso sentirli urlare dallo sfogo, è il miglior modo che conosco per dimenticarmi di quello che sta succedendo a mio padre.
Sono sicuro di avere gli occhi rossi, o almeno più scuri del solito.
Sento nelle vene il dolore che scorre, la rabbia, la frustrazione, il modo in cui tutti pensano che non me ne frega un cazzo di nessuno. Ma non posso, non posso spezzare la promessa che feci a mia madre, mi servono questi fottuti soldi.
Mi perdo così tanto nei miei pensieri, non vedo più la faccia mal conciata del ragazzone dagli occhi azzurri sotto di me. Ora ha gli occhi verdi, pieni di lacrime, i ricci scuri gli cadono sulla fronte e mi sta pregando di smetterla. No, non posso smettere, quello sono io e devo pagare per le mie azioni.
«Styles fermati!» Ray mi tira per le spalle facendomi cadere all'indietro.
Riprendo subito conoscenza e quello che credevo essere io è tornato ad essere il mio avversario, completamente inerme ai miei piedi. Respiro forte e sputo a terra del sangue che avevo in bocca, il sapore è metallico e freddo.
«Hai quasi rischiato di ucciderlo.» Si acciglia Ray chiamando un altro ragazzo per aiutarlo a portare il mio avversario a farsi curare. Perdo facilmente la ragione quando combatto, non so spiegarmelo, più immagino la mia faccia lì più vorrei continuare. Rimango seduto a terra e mi sciolgo il pezzo di stoffa che avevo tra i capelli, il petto sale e scende ai miei respiri affannosi, mi sembra di essermi appena svegliato da un fottutissimo incubo.
«Prendi.» Mi lancia una bottiglia d'acqua che prendo al volo. «Va tutto bene?» Si accovaccia vicino a me, incurante della gente che sta urlando e gongolando intorno a noi per la mia vittoria. Credo di riuscire a vedere qualche banconota volare intono a me, in pratica gli occhi di tutti sono su di me, ancora una volta.
«Certo.»  Ingoio velocemente l'acqua fredda, il bruciore alla gola è forte.
«Vuoi un passaggio?» Mi domanda ancora il ragazzo dai capelli dorati e il completo bianco. Sembra così quieto che non riesco a credere che organizzi combattimenti in tutta l'Inghilterra.
«No, ho la mia auto parcheggiata qui fuori.» Mi alzo finalmente in piedi ignorando il suo aiuto.
«Sei stato un grande, non me lo aspettavo. E' il tuo secondo combattimento qui a Londra, vero?» Fa un mezzo sorriso e cacciando una bella somma di banconote dalla tasca dei pantaloni bianchi.
«Esattamente.» La mia risposta singola gli fa capire più di quanto dovrebbe.
«Ecco a te. Sono 400 sterline, più della metà del guadagno di questa sera, spero di rivederti presto Styles.» Mi da una pacca sulla spalla dopo avermi consegnato il guadagno, per poi sparire dietro le mie spalle. Mi accarezzo la nuca con entrambe le mani, mi fa un male cane, sono tutto sudato e mi faccio leggermente schifo.
«Tu sei Harry?» Una voce piccola mi fa voltare verso destra.
Una ragazza con delle lunghe treccine è poggiata vicino ad un muro vuoto, solo ora noto che il posto si sta leggermente svuotando.
Inarco un sopracciglio annuendo, poi le mie labbra sono di nuovo intorno alla bottiglia.
«Sei davvero un bel tipo, sai?» Fa dei passi verso di me sulle sue all stars colorate, una volta di fronte mi sfiora i tatuaggi sul petto, percorrendo la farfalla sul mio addome con le unghia macchiate.
«Sì, lo so.» Faccio un mezzo sorriso squadrandola per bene, sembra carina.
«Hai da fare, adesso?» La sua voce è tanto maliziosa.
Non faccio sesso se non ho l'adrenalina e il sangue a mille, di solito fottere è un ottimo calmante, e da quando sono qui in Inghilterra di inglesi ne ho assaggiate troppo poche. «No, perché?» Cerco di nascondere un sorrisetto, ma quando la sua piccola mano arriva al mio pantaloncino da basket arancione non lo trattengo più.

Cherie's point of view

La mia camera non è mai stata così ordinata, mi faccio i complimenti da sola.
«Quindi non dimenticarti di fare la lavatrice prima di arrivare qui.» Mi ripete mia madre dal telefono, la sua voce da donna non mi è mancata nemmeno un po'.
«Va bene mamma.» Ripeto, per la milionesima volta da quando l'ho chiamata. «Domani sarò da te per le 7 di sera, quindi per cena.» La avviso sedendomi sul pavimento della mia camera.
«Preparerò le lasagne per il tuo arrivo, tuo padre ne sarà molto contento.»La sua voce è più rilassata, da quando le ho detto che ho rivisto Mitch si è molto spaventata, ma non la biasimo per essere una madre. Dopo averle detto altre cento volte che le voglio bene riesco a staccare finalmente la chiamata, ma non passano due minuti che mi arriva un messaggio: Mitchell.

"Posso passare da te? –H"

Immagino sia Harry, gli rispondo di sì.
Credo abbia usato il cellulare di Mitchell dato che io e lui non ci siamo mai scambiati i numeri, non ne abbiamo mai avuto una ovvia ragione.
Indosso al volo la felpa grigia che avevo ai piedi del letto, l'unica cosa fuori posto, la stessa felpa che indossai il giorno delle corse d'auto, lo stesso giorno in cui toccai Harry. Ho i brividi al solo pensiero.
Decido di scendere io invece di farlo salire, essere rinchiusa in quattro mura con lui non ha mai portato dei vantaggi, mi fa perdere il controllo proprio come vuole lui. Arrivata fuori l'aria è più calda di quanto mi immaginassi, un Audi bianca è parcheggiata non molto lontana da dove mi trovo, seguo il suo colore sgargiante finché da essa non esce un ragazzo con una maglia bianca attillata.
«Ciao..» Lo saluto con un gesto impersonale della mano.
«Hey.» Mi fa un cenno accompagnato da un mezzo sorriso prima di camminarmi incontro. «Hai imparato a controllarti o devo aspettarmi che mi salti addosso?» Mi schernisce nascondendo le sue mani nelle tasche dei jeans.
«Ah-ah, molto spiritoso.» Ruoto gli occhi cercando di non guardarlo.
E' sera inoltrata e qui fuori non c'è nessuno a parte noi due e l'imbarazzo.
«Grazie lo so.» Mi regala un tenero sorriso.
«Perché volevi vedermi?» Chiedo cercando di restare rilassata.
«Per parlare.» Poggia la schiena al portabagagli della sua auto. Lo imito, avvicinandomi a lui, facendo toccare la mia schiena con la base di dietro dell'auto.
«Okay..» Aggrotto la fronte.
«Non aspttarti..» Lo interrompo con un sorriso prima che continui.
«Non mi aspetto nessun discorso chilometrico da te, sta tranquillo. Se quello che vuoi è chiacchierare come dei normali amici, mi va bene.» Gli sorrido cercando di incontrare i suoi occhi verdi nella luce del buio.
«Normali amici? Credi che io e te abbiamo qualcosa di normale? Si capisce che siamo attratti l'uno dall'altro, e non succede a tutti gli amici questo.» Si acciglia, meravigliato delle sue stesse parole.
«Possiamo provarci Harry, non è per niente difficile. Si tratta solo di evitare alcune cose.» Mi gratto un braccio con la mano, segno di nervosismo immagino.
«Cose che ti piacciono.» Guarda dritto di fronte a sé.
«E che piacciono anche a te.» Faccio un mezzo sorriso guardandolo meglio, sta cercando in tutti i modi di nascondere un sorriso, quando abbassa lo sguardo verso di me dei ricci scuri gli cadono sulla fronte liscia.
«Touché.» Scrolla le spalle abbassando di più il viso nella mia direzione, il suo respiro mi sfiora il viso. Solo ora mi rendo conto che tutta la mia ansia è stata rivelata, sono così confusa e il suo profumo mi confonde ulteriormente.
«Stai oltrepassando la mia zona difensiva, Harry.» Lo avverto deglutendo forte.
«Sei tu che me lo stai permettendo.» I suoi occhi si schiariscono quando brillano nei miei, sembra diverso, sembra aver fatto qualcosa di sbagliato e ora se ne sta pentendo.
«Sei così irritante.» Poggio una mano sulla guancia accarezzandola, lui chiude gli occhi girando completamente il corpo nella mia direzione, è così grande e bello le sue spalle sono al dir poco enormi.
«Già..» Sussurra tenendo ancora gli occhi chiusi. «Facciamo un giro in auto?» Sospira qualche secondo dopo, la sua mano è sulla mia sul suo viso, la sposta gentilmente verso il basso.
«Va bene.»Faccio un sorriso straziato e lo seguo in auto.
Harry guida in totale silenzio finché non arriviamo vicino al capannone abbandonato dove siamo stati meno di tre giorni fa per la corsa in auto, mi aspira troppi ricordi imbarazzanti. Ci fermiamo parecchio lontani dal capannone, vicini agli alberi e ad un fiume che passa per di lì. Credo che sia quasi mezzanotte, ma l'aria è talmente leggera che il tempo si è fermato ancora una volta con lui.
Harry scende dall'auto e io faccio lo stesso, prima che me ne renda conto siamo entrambi con le spalle sul parabrezza stesi sulla parte davanti dell'auto. Il cielo è pieno di stelle e nella nostra posizione non c'è modo migliore per vederle, la Luna è proprio alla destra di Harry illuminandogli una parte del volto.
«Allora..» Mi metto comoda portando le mani al grembo. «Hai progetti per domani?» Chiedo senza voltarmi.
«Shay organizza una festa, ma quasi sicuramente non ci sarò.» La sua voce è tormentata, sta affrontando una guerra con sé stesso.
«Oh.. perché?» Chiedo ancora.
«Non mi va particolarmente, credo che resterò a casa a riposare.» Dal suo tono leggero credo si aspetti che io dica qualcosa, non voglio metterlo a disagio.
«Io andrò dai miei genitori.» A quelle parole si irrigidisce completamente voltandosi nella mia direzione, i suoi occhi leggermente dilatati.
«Quando tornerai?» Mi chiede tornando impassibile, mi volto verso di lui restando su di un fianco.
«Lunedì mattina, ormai la scuola è finita e mancano solo gli esami.» Mi mordo il labbro inferiore, anche a questa distanza riesco a sentire il profumo del suo bagnoschiuma alle erbe.
«Dimenticavo. Hai qualcuno che ti aspetta lì dove abitano i tuoi genitori?»
«No.. non più.» Ora le stelle mi sembrano molte meno di prima. La nostalgia sprofonda nel mio cuore così lentamente da far male, come una lacrime immersa in un mare di zucchero.
«Prima c'era qualcuno?» La sua voce mi sembra in lontananza, mentre di fronte a me appare il viso un bellissimo ragazzo con i capelli neri e gli occhi verdi e azzurri.
«Prima sì, c'era Carlos.» Cerco di accennare un sorriso malinconico, ma mi è impossibile. I miei occhi sono persi nel cielo pieno di stelle.
«Il tuo ragazzo?» La sua faccia prende un ghigno inorridito e quasi non ci rido su.
«No, Carlos è mio fratello.. cioè.. era.» Deglutisco non volendo incontrare i suoi occhi compassionevoli.
«E' morto?» Come fa a dirlo con tanta naturalezza?
«Sì.» Sospiro voltandomi di nuovo verso di lui. Harry ha il viso sul braccio piegato, mentre l'altro è impegnato ad arricciare i miei capelli con la mano. I suoi occhi sono assenti sulla mia felpa grigia, è ancora una volta immerso nei suoi pensieri filosofici.
«Come?» Mi chiede una manciata di minuti dopo. «Non sei obbligata a dirmelo se non vuoi.» Aggiunge con un mezzo sorriso.
«No.. voglio. Non ne parlo da un po', mi farà bene confidarmi con qualcuno immagino.» Mi avvicino di più ad Harry, e lui fa lo stesso lasciandomi appoggiare il viso sulla sua maglia mentre un braccio mi circonda dolcemente la vita. «Non mi hanno raccontato perfettamente gli avvenimenti di quella sera. E' morto in un incidente stradale, in macchina con lui c'era anche Armand, il fratello maggiore di Margaret. Era un Sabato sera qualsiasi, poi un fottuto pirata della strada è andato a sbattere contro l'auto dove si trovava mio fratello e.. e.. non si è più risvegliato. E' stato l'unico a morire quella sera, aveva solo 16 anni. Io ne avevo 14, lui è stato il migliore dei fratelli, mi proteggeva da chiunque volesse farmi del male, lui era lì a dirgli di smetterla, a pestarli e a mettersi contro di loro per le mie difese.» Harry mi asciuga una lacrima che non mi ero resa conto di versare, l'unica che sono riuscita ad esternare. Non piangevo da anni prima che lui arrivasse.
«Accidenti, mi rendo conto di essermi comportato leggermente da stronzo con te solo adesso. Se tuo fratello fosse stato qui probabilmente mi avrebbe fatto il culo.» Cerca di farmi sorridere, e stranamente ci riesce.
«Sì, lo avrebbe fatto.» Ridacchio immaginando come si sarebbe comportato Carlos nei confronti di uno come Harry. Non sono molto diversi, anche Carlos si ubriacava spesso alle feste, nonostante alla sua età era praticamente vietato, ricordo che anche quella sera era ubriaco marcio. «Qualche settimana fa quando sei venuto a cercarmi dopo la festa della Chanson, e mi hai trovato in lacrime, stavo pensando a come mi sentivo sola senza Carlos.» Sospiro trattenendo un singhiozzo.
«Non essere triste, non sei più sola. Ora ci sono io..» Alzo lo sguardo per vederlo meglio negli occhi, ma prima che la sua frase mi colpisca lui si corregge subito. «E Mitchell, e tutti gli altri.» Deglutisce spostando il braccio che mi abbracciava.
«Oh.. sì.» Mi metto seduta incrociando le gambe.
«E' tutto ok?» Mi raggiunge posandomi una mano sul braccio
«Certamente.» Credo abbia notato il mio cambio d'atteggiamento.
«Non sono proprio un tipo romantico, ti prego di capirmi. Sono un disastro e lo so, ma non voglio darti false speranze Chee. Tu mi confondi un casino.» Mi giro verso di lui e la sua mascella e serrata e gli occhi aspirano tensione.
«Che cosa vuoi dire con questo?» Aggrotto la fronte ma proprio quando sta per rispondermi il suo cellulare vibra interrompendoci. Quando risponde ne approfitto per scendere dall'auto e sistemarmi la felpa sgualcita.
«D'accordo.. sto arrivando.» Fa passare qualche secondo, mentre l'altra persona parla lui mi guarda senza batter ciglio. «Non fare un cazzo di niente.» Stacca la chiamata senza salutare e mi seguo sul terreno.
«Vogliamo andare?» Chiedo aprendo la portiera dal mio lato, Harry mi segue subito prima che possa entrare.
«Prima devo fare una cosa.» Mi avvisa.
«Cosa?» Chiedo curiosa, ma le sue labbra sulle mie mi rispondo.
Mi da un bacio veloce, ma credo sia il più dolce che mi abbiano mai dato in vita mia, è durato così poco ma è stato più gentile delle volte passate. Quando riprendo i sensi mi sta guardando, un'aria seria da mettere i brividi.
Qualche secondo dopo sono tra le sue braccia, mi stringe così forte che l'aria mi manca e la terra non è più sotto i miei piedi. Il mio cuore è impazzito, batte così forte che lo sento nelle orecchie, le sue braccia mi stringono così forte da farmi male le costole. Harry è un dolore esteriore ed interiore. Ha un profumo così bello che mi fa star male.
«Da ora in poi non sentirti mai più sola. Anche uno stronzo come me ti è vicino, so come ti senti, mi sono sentito così per anni, non voglio che tu prova un tale dolore. Sarò al tuo fianco come lo è stato Carlos, ti prometto che le cose cambieranno.» Un secondo dopo le sue labbra sono sulla mia tempia e il cielo si spegne intorno a noi.

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Spero vi piaccia il capitolo, scusate per il ritaro:)
GRAZIE MILLE PER I VOTI, SIETE DOLCISSIME.
Efp:payneisminexx
Commenti?:c xxx


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