3. Respirare
Brighton, 1990
Edward Saunders siede a capotavola mentre Alice Winchester - la nuova governante - e Dominic Moon portano le portate sull'ampio tavolo della sala da pranzo. Thomas è seduto sul lato di sinistra, Benedict a quello di destra. Anne Saunders ritorna rapidamente in casa, lasciando la borsa firmata nelle mani di Clarisse Winchester, la famosa governante di quella villa costretta a lasciare il lavoro entro pochissimo tempo per delle operazioni da fare alle gambe. La signora Saunders si affretta a lavare le mani e a raggiungere la sua famiglia al tavolo, prendendo posto di fronte al marito. Edward le sorride, poi sposta gli occhi su Alice Winchester mentre quest'ultima lascia un piatto fumante nel mezzo del tavolo. Il capo famiglia scorre fugacemente la figura della nuova e giovane governante, guardandone i capelli marroni con striature dorate, il fisico longilineo e il sorriso sempre stampato sul volto pallido. Quando si allontana, Edward avvicina per primo le posate al piatto fumante per prendere la sua porzione, pensando fra sè e sè. Benedict si serve da solo, mentre Anne aiuta il piccolo Thomas a tagliare la carne nel suo piatto. "Che giovane ragazza" dice Edward all'improvviso, raccogliendo l'attenzione di tutti. "Subentra alla madre quando quest'ultima è costretta ad andarsene in pensione."
Thomas guarda la madre con occhi tristi. "Ma io non voglio che Clarisse vada via" dice a bassa voce, facendosi sentire solo da Anne mentre gli taglia la carne in piccoli pezzi.
"Quello che voglio dire" riprende Edward, interrompendo il bambino e fulminandolo con un'occhiata, "è che è fantastico che una figlia continui il lavoro della famiglia." Guarda Benedict e abbozza un sorriso.
Il figlio maggiore mastica silenziosamente il pezzo di carne, guardando il padre con i suoi occhi azzurri, quasi trasparenti. Ha quattordici anni. "Io voglio fare il medico, papà" dice infatti, prendendo un altro pezzo dal piatto con la forchetta lucidata. "Voglio essere proprio come te."
Thomas guarda il fratello e il padre che gli scompiglia i boccoli scuri sulla testa, poi sposta gli occhi azzurri sulla madre mentre Edward farfuglia qualcosa sottovoce a Benedict. "Mamma, ma a me fa schifo il sangue" dice silenziosamente. La madre stringe le labbra e gli lascia una rapida carezza sulla mano con cui tiene la forchetta.
"Sei ancora troppo piccolo per capire queste cose, Tommy. Non ci pensare adesso, mangia la carne."
Così il piccolo Thomas riporta gli occhi sul suo piatto e sulla carne di mezza cottura, mentre Edward mastica il suo pezzo e sposta gli occhi dalla moglie al figlio più piccolo.
Brighton, 2017
Il fruscio delle chiacchiere raggiunge le orecchie di Thomas ancora prima che entri nella piccola chiesa vicino casa già gremita di gente. Il sole è alto nel cielo e fa particolarmente caldo. Margaret rimane con il marito, tenendogli la mano mentre le persone accorrono per entrare in chiesa in tempo per la funzione religiosa. Edward Saunders era stato una persona rispettabile e degna di stima per chiunque. Thomas vede volti conosciuti, parenti lontani e colleghi del padre che corrono lungo la navata, cercando con gli occhi un posto libero per l'estremo saluto. Thomas rimane lì, ancora in mezzo alla strada. Mancano cinque minuti all'inizio. Margaret intima ad Elizabeth di spegnere il telefono, la sua mano stretta ancora a quella del marito. Si gira a vedere il suo profilo, il suo abito elegante. Poi lo richiama, portando lo sguardo azzurro dell'uomo su di sè. "Terrai il discorso?"
Thomas stringe le labbra. "Non avrei nulla di bello da dire" ammette, e Margaret sa perfettamente quanto sia difficile la situazione. Immagina l'infinita quantità di pensieri che sovrastano la mente dell'uomo al suo fianco. "In tutta la mia vita, ho solo uno, due ricordi belli - al massimo - da ricollegare a mio padre e hanno persino perso consistenza. Se avrò qualcosa da dirgli, non lo farò di fronte tutte queste persone. Non voglio un pretesto per far parlare ancora di me."
Margaret annuisce, dopodiché stringe le dita della mano e intima alla sua famiglia di entrare in chiesa, accomodandosi sulle prime panche riservate ai familiari su entrambi i lati della navata. Appena varca l'ingresso della chiesa Thomas si sente mancare il fiato. Troppi occhi puntati addosso, un brusio troppo fastidioso per le sue orecchie. Tiene gli occhi fissi sull'altare, ignorando chiunque stia sussurrando qualcosa sul suo conto o semplicemente si sta meravigliando della sua presenza lì. Thomas cammina rapidamente stringendo la mano della moglie, poi si accomoda tra la moglie e la figlia sulla panchina sinistra, mentre quella a destra è occupata da Anne, Nicholas e Benedict.
Nicholas si piega in avanti, girando la testa per vedere Thomas e salutarlo con un gesto della mano mentre il prete entra in chiesa e tutti si alzano in piedi.
Durante la funzione, la madre è scoppiata a piangere diverse volte insieme a Nicholas. La voce di Benedict, invece, ha tremato solo al momento del discorso. Thomas ha evitato accuratamente di guardarlo, non riuscendo però a distogliere l'attenzione dalle parole del fratello maggiore che riecheggiavano per tutta la chiesa. Sentiva il suo discorso seppur ne volesse fare a meno.
Lo sentiva elogiare il padre e la sua mente fu sopraffatta dai ricordi legati a Brighton e dalla prigione di quella casa in cui si era sentito solo per troppo tempo.
"Mio padre era speciale" dice Benedict, abbassando lo sguardo sul leggio. Stringe le labbra e prende un ampio respiro. "Mi ha sempre supportato e assistito in qualunque difficoltà avessi mai incontrato." Thomas sente un formicolio pervadergli le dita, così Margaret gli stringe la mano e gliel'accarezza. Entrambi sperano che quel discorso finisca quanto prima. Thomas si porta la mano libera al colletto della camicia a inizia a giocarci per allentarlo un po'. Le parole di Benedict si susseguono, ma Thomas si è imposto di non ascoltarle più.
Finalmente, al termine della cerimonia, esce per primo dalla chiesa e i parenti lo fermano tra le lacrime dandogli le condoglianze. Thomas prende un ampio respiro, poi libero da tutte quelle attenzioni, aspetta che se ne vadano tutti e rimane da solo fuori la chiesa. Il silenzio lo rilassa istantaneamente, così ha la forza di rientrare e calpestare la navata, raggiungendo la bara aperta. Si avvicina al padre, prendendo un ampio respiro. "Ovunque tu sia" dice a bassa voce, "spero capirai il perché non abbia parlato di fronte tutti questi ipocriti." Si aggiusta i polsini della giacca nera e si lecca le labbra. "Conoscendoti, diresti che sono una vergogna, un uomo che preferisce parlare nelle ampie aule dei tribunali invece che in questi spazi ristretti. Conoscendomi, però, dovresti aver capito ormai come sono, nonostante siano passati tutti questi anni." Guarda il padre un'ultima volta, ricordandoselo quando ancora vagava in vestaglia nell'ampia villa Saunders sul limitare della strada. "Mi auguro tu abbia trovato la pace adesso."
Così dicendo se ne va, dando le spalle alla bara aperta che le imprese funebre iniziano a preparare.
Il ricevimento è forse la cosa peggiore.
Tutta quella calca di gente che riempie gli spazi luminosi di quella villa enorme. Persone appostate in ogni angolo, intorno al tavolo, sedute sulle sedie, sparse per i corridoi o sulle scale. Si fermano a parlare tra di loro, ricordandosi Edward e i momenti trascorsi in sua compagnia. Thomas vorrebbe volatilizzarsi. Non vuole incontrare lo sguardo di nessuno. Alice Winchester appare con un vassoio stretto tra le mani, porgendogli un bicchiere di champagne. Thomas lo accetta con piacere e lo finisce nel giro di qualche secondo, lasciando il bicchiere vuoto sul vassoio. Alice lo guarda stringendo le labbra. "Ti ammiro molto. Lo sai, vero?"
Thomas fa un sorriso triste, leccandosi le labbra. "Sei una delle poche persone a farlo."
Alice lascia il vassoio tra le mani del vecchio Dominic di passaggio e si sporge per stringere Thomas tra le braccia. "Io ti conosco meglio di chiunque altro, non devi badare a niente di quello che dicono."
Thomas ricambia la stretta, sentendo il profumo della donna arrivargli alle narici. "Mi conosci da quando ho poco più di otto anni, Alice. Nemmeno io riesco a conoscermi così tanto. Non avrei mai immaginato di stare in mezzo a tutta questa gente."
Sente le labbra della donna accostarsi al suo orecchio e gli dice quello che nessun altro ha osato dirgli a voce alta. "Sarà inevitabile. Lo incontrerai. Questa casa non è un labirinto e le strade sono sempre le stesse. Non è giusto, lo so, ma voglio che tu sappia che sei sempre stato tu il mio preferito."
Thomas ride spensieratamente e lascia un bacio sulla guancia rugosa della donna. "Ti voglio bene, Alice." Poi lancia un'occhiata complice alla governante e si mette a girovagare in quell'intrico di volti e bocche che non la smettono mai di parlare. Vede Margaret parlare con sua madre, Elizabeth che gioca con il fratello. Fa per raggiungere la sua famiglia quando all'improvviso una mano si stringe intorno al suo braccio.
Nota sua zia Isabella tenerlo stretto con le sue dita ossute.
Isabella Kent è la sorella di sua madre che vive da sempre a Glasgow dopo essersi sposata con Jonathan Kent, un imprenditore scozzese scomparso da quasi quindici anni ormai.
"Zia" dice Thomas, abbozzando un sorriso sul suo viso pallido.
"Thomas" dice la donna con la sua voce stridula. "Mi chiedevo se fossi tu. Sei irriconoscibile!" dice, avvicinando l'altro mano al pizzetto curato.
L'uomo allontana di poco la testa, fermando la mano della zia e appoggiandola sull'altra. "Sono passati forse sei anni dall'ultima volta che mi hai visto" ammette Thomas, stringendo le labbra. "Tu sei rimasta uguale" continua.
Zia Isabella si porta una mano ai capelli, aggiustandoseli elegantemente. E' interamente uguale a sua madre, se non per gli occhi scuri ereditati dal lato paterno della famiglia. I suoi occhi però colgono subito un movimento alla sua destra e con le sue dita artiglia un'altra preda. Mette Nicholas accanto a Thomas e lo guarda meravigliata. "Non vi assomigliate per niente. E' una rarità vedervi così vicini" dice, spostando lo sguardo tra i due fratelli. Nicholas e Thomas si guardano, scoppiando a ridere.
"Diciamo che il signorino qui presente non c'è mai" dice il più grande, guardando Nicholas negli occhi. "Di' a zia Isabella dove sei stato."
"Un po' dappertutto" ammette il più piccolo della famiglia Saunders. "Sto già programmando i prossimi viaggi."
"Sperperai tutto il patrimonio di questa famiglia. Non pensare di venire a fare l'elemosina da me quando il tuo portafogli resterà vuoto" dice zia Isabella, e sebbene Nicholas scoppi a ridere non è proprio convinto che la zia stia scherzando.
All'improvviso gli occhi di Isabella Kent si illuminano e con quelle mani più forti degli artigli stringe il tessuto della manica di una giacca scura. Il sorriso sul volto di Nicholas si spegne appena vede la zia mettere Benedict accanto a Thomas.
"Zia Isabella" dice quest'ultimo, "è un piacere vederti."
"Ma che bel quadretto" dice la donna, unendo le mani soddisfatta. "I ragazzi di Edward riuniti. Sarebbe così felice."
Thomas sa perfettamente che in quel momento nessuno ne sarebbe felice. La gola si fa improvvisamente secca e prende un ampio respiro. Sente il corpo di Benedict alla sua destra troppo vicino al suo. Con lo sguardo va oltre zia Isabella e incontra quello della moglie che coglie la sua richiesta di aiuto. La vede infatti congedarsi da Anne e correre verso il marito, seguita da Elizabeth e Joseph. "Zia Isabella" esulta, facendo girare l'anziana signora verso di lei. "E' passato troppo tempo dall'ultima volta che ci siamo viste."
"Oh, Margaret cara" dice la zia, "sei ancora più bella da quel giorno." Si abbassa a vedere Joseph. "E come si è fatto grande questo pargoletto."
Thomas si gira a vedere Elizabeth e la vede parlare con Nicholas mentre quest'ultimo lancia un'ultima occhiata al fratello. Così l'avvocato si schiarisce la gola e "Con permesso" si allontana, superando Benedict che stringe tra le dita un bicchiere di champagne. Lo ignora del tutto, dirigendosi verso il balcone e appoggiandosi sulla cornice marmorea che si affaccia sul giardino curato del retro.
Il vento saturo di salsedine gli giunge alle narici e finalmente ricomincia a respirare.
Londra, maggio 2001
"Signor Saunders, mi parli di sè. Ha sempre avuto problemi di gestione della rabbia?" domanda il medico, incrociando le dita sul bordo della scrivania. Thomas solleva di poco gli occhi azzurri cerchiati da occhiaie scure e rimane lì immobile, le labbra pallide leggermente schiuse. Ingoia a vuoto, continuando a tenere i pugni chiusi e il sangue che batte sottopelle in corrispondenza delle nocche spaccate.
"Non ne ho mai avuti" ammette alla fine Thomas con la sua voce roca. "E lei non è per niente un bravo psicologo se pensa il contrario."
Il dottor Scott inclina leggermente il capo. "Io non penso a nulla. Aspetto solo che lei mi parli, che si confidi."
Thomas lo guarda, stringendo le labbra. Ritorna silenzioso, poi chiude gli occhi e si focalizza sulla lancetta dell'orologio che si muove sulla parete. Decide di alzarsi ed esce dalla stanza, lasciando il dottore dietro la scrivania mentre si sfila gli occhiali e tamburella le dita contro il piano di legno, sconsolato.
N/A
Ecco a voi il terzo capitolo di questa storia e spero vi piaccia!
Chiaramente il perchè i due fratelli si odiano si scoprirà solo andando avanti, è l'obiettivo verso cui tenderenno i capitoli!
Lasciatemi qualche voto/commento, se vi va.
Un bacio e alla prossima! 💖
P.s in bocca al lupo per chi è in sessione 💚🍀
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