22. Contrattempo
Londra, fine settembre 2017
"Davvero?" domanda Thomas, rimettendosi in piedi. Stringe tra le dita il bicchiere che Margaret gli ha dato, mentre la moglie aiuta Benedict a medicarsi la ferita allo zigomo.
Ben annuisce, tirando su con il naso. "Sì. Diventerò padre e volevo che tu fossi il primo a saperlo."
Thomas annuisce, sentendo finalmente la sensibilità alla mano con cui lo aveva colpito. Le nocche sono completamente arrossate e il sangue inizia a battere sotto pelle.
Margaret guarda Benedict, stringendo le labbra. "E' una splendida notizia" gli dice.
"Chi è lei?" domanda il fratello, non distogliendo gli occhi dall'acqua che fa smuovere nel bicchiere.
Benedict sente la donna fare pressione sulla ferita. "Una mia collega di lavoro."
"E' la tua ragazza?" domanda, infine. Ma Benedict scuote il capo. "Ah, tipico" dice Tom.
"Non ricominciare" lo ammonisce la moglie, tenendo gli occhi sul taglio di Benedict. "E' comunque una bella cosa."
Benedict annuisce, guardando riconoscente gli occhi scuri di Margaret. La donna gli abbozza un rapido sorriso e nonostante non si siano mai frequentati in tutti quegli anni, Ben si rende subito conto di quanto quella donna sia speciale. Se non fosse stato per lei, molti dettagli non sarebbero stati noti nè la storia sarebbe andata in questo modo. "Grazie" le sussurra.
Mette un cerotto per tenere uniti i due lembi di pelle, poi si mette finalmente in piedi e Benedict la segue di conseguenza. Rimangono lì, tutti e tre in silenzio all'ingresso di quella casa.
Thomas beve un sorso d'acqua, guardando per terra. "Credo sia il caso che tu te ne vada, adesso" dice.
Margaret si accosta al marito mentre vede Benedict annuire e avvicinarsi alla porta. Poi dei piccoli passi catturano la loro attenzione. Si girano tutti verso le scale, guardando il piccolo Joseph appoggiato sul corrimano in legno e gli occhi fissi sulla scena immobile dell'ingresso.
"Non ho sonno, mamma" dice a bassa voce, "non riesco a restare sotto le coperte." Gli occhi azzurri del piccolo si inchiodano in quelli di Benedict e piega la testa leggermente di lato.
"Benedict?" domanda, iniziando a scendere lentamente. "Che ci fai qui a casa nostra?"
"Se ne sta andando, amore. Puoi tornare in camera."
"Ero di passaggio" risponde Benedict, guardando il viso pallido del bambino che ha finalmente appoggiato i piedi per terra, avvicinandosi a lui. "Puoi tornare nella tua cameretta. Anche se non hai sonno, puoi sempre giocare con le tue macchinine."
Joseph annuisce, stringendo le labbra. "E' vero. Sai che ho una macchinina uguale a quella che mi hai fatto vedere a casa tua?" dice. "Vado a prenderla-"
"Non c'è bisogno" lo interrompe Thomas. "Benedict è di fretta. Ha un impegno a cui non può mancare."
Joseph lancia una rapida occhiata al padre, poi guarda Ben. "Davvero?"
"Sì, piccolo" dice Benedict, annuendo. "Me la farai vedere un'altra volta."
"Va bene" dice il bambino, salendo rapidamente le scale di quella casa grande. "Ti aspetto, allora. Papà, accendi le luci. Ci sono mostri nel buio." Thomas annuisce, facendo un cenno del capo al bambino. "Ciao, Benedict."
"Ciao, Joseph." Quando il bambino sparisce al piano di sopra, Benedict si affretta e recupera l'ombrello bagnato, appoggiando la mano sulla maniglia. Lancia un'occhiata al fratello e a sua moglie. Stringe le labbra, poi gira la maniglia mentre un tuono irrompe nel cielo. Benedict esce in strada, senza guardarsi dietro. Apre l'ombrello e affretta il passo sotto lo pioggia scrosciante. Thomas si avvicina alla porta e la richiude lentamente. Non guarda nemmeno Margaret, sale direttamente al piano di sopra lasciandosi le tenebre alle spalle. Quando si avvicina alla sua stanza, vede ancora le cassette sul letto, i vestiti da sistemare e le macchine di Joseph a terra, disordinate. Infatti il bambino è lì, ai piedi del suo letto. Thomas alza gli occhi al cielo.
"Sei ancora qui, incredibile. Ma quando ti chiudi nella tua stanza?" domanda il padre, lasciandosi andare sul bordo del letto, dimentico del disastro lasciato nel soggiorno e al quale Margaret sta rivolgendo tutta la sua attenzione.
"Papà, perché Benedict aveva un cerotto sulla faccia?" domanda.
"Si sarà fatto male" dice Thomas, liquidando il discorso. Accanto a sè vede il cofanetto dell'anello, così lo prende tra le dita e lo riapre, guardando la fede del suo primo matrimonio. La sfiora con l'altra mano, stringendo le labbra. Quell'oggetto minuscolo gli ha ridato la memoria. I nostri ricordi sono indissolubilmente legati a quelle piccole cose che accompagnano la nostra vita: le reputiamo comuni, quasi banali, eppure sprigionano una forza evocativa a cui nessuno presta mai la dovuta attenzione. Thomas richiude il cofanetto. Quell'oggetto ha rievocato il ricordo di Jane, una persona legata al suo passato tornata prepotentemente al presente grazie a quell'anello. Margaret appare sulla soglia della porta, guardando Thomas che sfiora ancora il cofanetto di velluto. Tom porta gli occhi su di lei, guardando i contorni del suo viso, le sue labbra, il mascara sulle guance e gli occhi stanchi.
"E anche tu ti sei fatto male?" dice Joseph, avvicinando la sua mano alle nocche arrossate di Thomas. I loro occhi si scontrano. Annuisce.
"Sì. E' successo tanto tempo fa" ammette, prendendo un ampio respiro.
"Adesso basta sul serio." Margaret si abbassa sul piccolo e lo solleva tra le braccia, "E' il momento di farsi da parte. Il tempo dei bambini è finito." Joseph scoppia a ridere mentre la madre lo riporta nella sua cameretta e Thomas si alza in piedi, avvicinandosi all'armadio ancora aperto. Si china in avanti, nascondendo nell'angolo il cofanetto con la fede. Si lecca le labbra secche, poi delle mani gli sfiorano le spalle muscolose. "Non avere paura" sussurra Margaret contro il suo orecchio. Il suo respiro sulla pelle calma i nervi tesi del marito.
"Non ne ho" ammette Thomas, "è solo che tutto quel rancore che ho avuto per sedici anni è tornato in un attimo. Credo di dover farci di nuovo l'abitudine."
"Ma questa volta è diverso. Avete parlato. Non lo avete mai fatto realmente dopo quel giorno." Thomas comincia a scuotere la testa, ma Margaret lo fa girare verso di lei. "Io non sono una divinità, non avrei il potere di spingerti a fare quello che non ritieni sia giusto, ma io credo che ora che tu e Benedict avete parlato, qualcosa può cambiare."
"Solo perché ne abbiamo discusso?"
"No, perché adesso sai la storia anche dal suo punto di vista. La tua testa te l'ha fatto apparire sempre come il fratello che ti ho procurato solo dolore, che ti ha strappato la donna di cui eri innamorato, ma non l'ha fatto con cattiveria. Lui non ha voluto conquistarla solo per allontanarla da te."
"Ho sentito. Non c'è bisogno che me lo ripeti."
"No, forse hai bisogno solo di metabolizzarlo e hai tutto il tempo del mondo per farlo, questa volta."
Thomas guarda la moglie negli occhi scuri. "Tu hai perdonato tua madre? O Maureen? Dopo aver saputo la verità, hai pensato di perdonarle?"
Margaret stringe le labbra "Non lo so. Perché dovrei mentirti? E' una situazione completamente diversa dalla tua. Non posso concedere loro il mio perdono perché mia madre non l'ho mai conosciuta. Posso persino averla incontrata per strada senza saperlo. Maureen ha provocato solo una grande sofferenza a me e soprattutto a mio padre. Mi ha privato di una figura che avrei fatto crescere al mio fianco, se me ne fosse stata data la possibilità."
"Ma se ce l'avessi davanti in questo momento, cosa le diresti? La lasceresti parlare?"
Margaret scuote le spalle. "Ho trentasei anni, Thomas. All'epoca ne avevo solo dieci. Avrei dovuto parlarle quando c'è stata la possibilità di farlo, ma ora non so nemmeno dove sia. Sono una persona diversa da quella bambina. All'epoca ero arrabbiata con lei e, lo ammetto, lo sono anche adesso nel profondo. Ma sono cresciuta e mi va bene così." Prende il viso di Thomas tra le sue mani, lasciandogli un bacio sulle labbra. "Tu mi stai dando l'amore di cui ho sempre avuto bisogno e stai colmando uno alla volta tutti quei buchi che hanno riempito mia anima." Thomas la stringe contro il petto, nascondendo il suo viso nell'incavo del collo della donna. "Non è come sedici anni fa. La situazione può sembrarti la stessa, puoi sentirti perso allo stesso modo, ma non è così. E poi, ci sono io adesso e te lo ripeterò fin quando non si scolpirà definitivamente nella tua mente." Le sue mani si aggrappano alla schiena del marito. Nella stanza si sentono solo i rumori dei loro respiri. "Ricordati che hai ancora una famiglia. Hai noi, tua madre, Nicholas e Benedict. Non è una cosa scontata."
"E' difficile pensarla così."
"Lo so. Per questo ho detto che hai bisogno di tempo."
Benedict intanto è su un taxi, diretto all'aeroporto. Ha acquistato un biglietto e corre veloce lungo le strade di Londra, con la mente in subbuglio e il taglio allo zigomo che gli brucia. Guarda il suo telefonino, controllando il registro chiamate. Thomas è stato il contatto che ha chiamato maggiormente in quel periodo. Appare centinaia di volte. Stringe le labbra, svuotando subito la memoria del cellulare. Lo ripone in tasca, guardando fuori dal finestrino dell'auto le goccioline che si inseguono sul vetro. Non avrebbe mai più ricevuto chiamate da quel numero.
Sei mesi dopo
New York, fine marzo 2018
Benedict aspetta accanto ad Evie nella stanza mentre il medico la visita, stesa sul letto.
Le tiene la mano, con gli occhi intrisi di preoccupazione e il sudore che gli luccica sulla fronte. La ragazza è altrettanto timorosa. Tiene gli occhi fissi sul medico, le gambe sollevate e il respiro affannoso.
Il medico stringe le labbra, lasciando gli strumenti di lato e spostandosi dalle gambe aperte della giovane. Si sfila i guanti in lattice. "Allora?" domanda Benedict, ancora vestito con il suo camice per la velocità con cui ha raggiunto Evie in pronto soccorso. "E' successo qualcosa al bambino?"
"Può tranquillizzarsi, signora O' Connell. Esigue perdite di sangue sono un fattore da tenere in considerazione, ovviamente. Ma in questo caso, può stare tranquilla. Ho notato una leggera dilatazione uterina, quindi il parto potrebbe avvenire da un momento all'altro, oppure fra qualche settimana. Le sue perdite non sono nulla di preoccupante, in questo caso. Solo un tentativo da parte di vostro figlio di ricordarvi del suo arrivo imminente."
Benedict si lascia andare ad un lungo sospiro, chinandosi su Evie per lasciarle un bacio in fronte. "Grazie al cielo."
"Dottore, non può capire quanto mi senta sollevata."
"Ovviamente dobbiamo tenere la situazione in perenne controllo, ma può tornare a casa senza problemi."
"La ringrazio" dice Benedict, tenendo le mani strette in quelle di Evie. "Ci ha dato una splendida notizia."
"Bisogna che stiate il più tranquilli possibile. E' giusto preoccuparsi e fare degli accertamenti, ma il bambino avverte la tensione. Sarebbe meglio che la situazione rimanga la più tranquilla possibile. Qualunque contrazione, signora O'Connell, la tenga presente. Ci aggiorniamo nei prossimi giorni" dice il dottore, alzandosi in piedi mentre Evie chiude le gambe, sistemandole sul letto.
Quando il medico se ne va, guarda Benedict mordendosi il labbro inferiore. "Quindi sta per arrivare."
Ben annuisce, stringendo le sue mani. "Sì, sta arrivando." Poi però la situazione precipita improvvisamente. Quando abbandona lentamente la stanza per tornare dai suoi pazienti diverse guardie irrompono nel corridoio.
"Siamo qui per lei, dottor Saunders" dicono così, su due piedi, avvicinandosi al medico e accerchiandolo.
"Cosa succede?"
Una guardia lo fa girare, piegandolo in avanti e ammanettandolo. "Lei è in arresto, dottor Saunders" annunciano.
"Ma che cazzo state dicendo?" urla Benedict cercando di dimenarsi. "Ci deve essere un errore!" continua a dire, mentre gli agenti ripetono lo solite frasi di circostanza.
"Cosa gli state facendo?" domanda Evie appena uscita dalla stanza, con il cappotto addosso e la borsa sotto braccio. "Lasciatelo in pace, non ha fatto nulla!" urla, guardando scioccata la scena.
"Ha diritto a chiamare ad un avvocato, altrimenti gliene verrà assegnato uno d'ufficio" continua la guardia che rimette Ben dritto e mantiene una mano sulle manette del medico.
"Ma di cosa sarei colpevole?" escalama Benedict mentre viene trascinato via.
"Di furto illecito di una cospicua quantità di farmaci da quest'ospedale" gli risponde la guardia, mentre alcuni infermieri e pazienti si fermano a guardare la scena, sbigottiti ed increduli.
"Ma non è possibile, perché dovrei averlo fatto? Lasciatemi, lasciatemi in pace!" tenta di impuntare i piedi per terra, ma gli agenti lo smuovono con la forza. Benedict si gira per guardare la ragazza. "Andrà tutto bene, Evie, te lo prometto. Chiama il mio avvocato!" esclama. "Chiama mio fratello Thomas!"
Londra, fine marzo 2018
Thomas chiude la chiamata, spiazzato da quella voce femminile che gli ha chiesto aiuto.
Margaret è indaffarata ai fornelli mentre lui racimola le sue carte e le sistema in una plica di fogli al suo fianco. La moglie lo guarda, avendo sentito tutta la conversazione.
Elizabeth finisce di fare colazione, inzuppando l'ultimo biscotto. "Cosa pensi di fare, papà?" domanda, guardandolo con i suoi occhi scuri.
Margaret osserva il viso del marito, unendo le labbra. Lo vede però scuotere la testa e alzarsi in piedi. "Io.." Prende le sue carte e le infila nella borsa di cuoio. "Io devo lavorare. Non posso fare niente per lui."
"Papà, ma ha bisogno di aiuto e tu sei il migliore!"
"Mi dispiace. Non posso proprio farlo" ammette Thomas, leccandosi le labbra e salendo subito al piano superiore. Si chiude nel suo studio, sbattendo la porta alle sue spalle e appoggiandosi sopra con la schiena muscolosa. Il cuore gli batte nel petto. Sente la figlia e Margaret discutere al piano più in basso, ma il suo cervello è in subbuglio e il respiro affannoso. Stringe le labbra. Non può farlo.
Due giorni dopo
Benedict è seduto dietro la scrivania, con le mani ammanettate. I suoi occhi sono arrossati e le labbra strette. La luce al neon scalpita sopra la sua testa mentre la guardia gli parla davanti.
"Lo ammetta, signor Saunders" sta dicendo. "Basta solo che lei dica la verità e non c'è bisogno di tenere una causa legale contro di lei."
"Le posso assicurare che io non ho niente a che vedere con quel furto. Questa è l'unica verità che posso dirle."
"Sappiamo come funziona" dice la guardia, stringendo le labbra. "Vuole solo complicare la situazione."
"Io-"
"Silenzio!" sbraita la guardia, sbattendo una mano sulla scrivania. "Non fa che dire stronzate. Abbiamo i video che la inchiodano, dottore. Niente potrà scagionarlo."
La porta della sala viene aperta e un altro ufficiale entra, sistemandosi le chiavi alla cintura. "Il suo avvocato è arrivato" annuncia, facendosi da parte per farlo passare.
Benedict solleva la testa, con il cuore che gli batte forte nel petto. Ma non conosce l'uomo che sta entrando nella sala. Non l'ha mai visto in tutta la sua vita. E' basso, tozzo, senza capelli e con gli occhiali sul viso. "Avevo sbagliato stanza ma sono qui, adesso. Mi lasci il cliente, agente."
"Alla buon'ora, avvocato Seamus" dice la guardia, alzandosi in piedi. Esce dalla stanza, lanciando un'ultima occhiata a Benedict. "Non la faccia lunga, dottore. Così ci liberiamo tutti di questo contrattempo, va bene?" Esce, chiudendosi la porta dietro.
Benedict indurisce la mascella, guardando l'avvocato che si è seduto davanti a lui. "Mi deve aiutare."
"Prima mi deve dire la verità, signor Saunders. Altrimenti queste scartoffie non le firmiamo più."
Benedict stringe gli occhi, lasciandosi andare ad un lungo sospiro.
La porta della sala però viene aperta di colpo e una guardia interrompe un discorso non ancora iniziato. "C'è stato un errore, Seamus. Non è questa la stanza in cui doveva venire."
"Lo avevo detto, io! Ma tutti mi hanno mandato qui." Si alza, riprendendo la sua cartella. "Non la finirete mai di farmi rincoglionire."
"Hai sessant'anni, Seamus. Quando te ne andrai in pensione?"
"Di questo passo, mai!" continua a dire l'avvocato, mentre la guardia lo fa uscire, lasciando la porta aperta.
Benedict abbassa la testa, picchiettandola contro il bordo della scrivania. E' esausto, e il fatto di essere stato incriminato ingiustamente sta solo peggiorando la situazione.
"Ecco a voi il suo avvocato" annuncia la guardia, lasciando entrare un'altra figura nella stanza. Benedict solleva di poco la testa, sgranando gli occhi. Thomas entra rapidamente, liquidando l'agente con un'occhiata. "Il suo lavoro è finito. Adesso mi lasci fare il mio."
"Si calmi, avvocato. Non tutti abbiamo voglia di stare qui" dice l'agente, facendosi da parte e chiudendo la porta.
Benedict si mette dritto, guardando Thomas. Non avrebbe mai creduto che-
Ingoia a vuoto, guardandolo mentre tira fuori dei fogli e si siede dall'altra parte della scrivania. Si guardano a lungo negli occhi, senza proferire parola. Thomas si sistema davanti alcuni fogli e prende una penna, impugnandola. Si lecca le labbra. "Adesso mi devi dire tutto quello che sai" dice a bassa voce.
Benedict sbatte le palpebre un paio di volte. "Sei venuto sul serio?"
I muscoli della mascella di Thomas si muovono sottopelle. "Sì."
"Ma io non credevo che-"
"Nemmeno io, puoi starne certo. Mi è costato parecchio venire qui." Thomas stringe le labbra. "Lo sto facendo solo perché nostro padre ci ha educato nel migliore dei modi, indipendentemente da quello che ha fatto durante la sua vita. Quindi so per certo che non faresti mai una cosa del genere, non ti abbasseresti mai a compiere un furto. I Saunders hanno sempre un certo onore da mantenere."
Benedict sorride. "Grazie" dice, poi guarda Thomas ricambiare l'occhiata e scribacchiare sul foglio.
N/A
Ciao a tutti! Dunque, chiariamo alcuni aspetti: 1) Margaret ha ragione, ormai tra Tom e Ben è cambiato qualcosa e nonostante il rancore sia ancora lì, sotto pelle, per la prima volta hanno parlato più di quanto abbiano mai fatto e in questo modo Tom ha potuto conoscere le cose per come sono andate realmente; 2) so perfettamente che con Thomas avvocato di Benedict ci sarebbe un conflitto di interessi, ma questa è una storia inventata, quindi facciamo finta che vada bene lo stesso 🤗 3) questo è il penultimo capitolo, il prossimo sarà quello finale!
Spero che questo vi sia piaciuto e, se vi va, lasciatemi qualche voto/commento!
Un bacio e alla prossima!
P.s in bocca al lupo a chi avrà gli esami! 🍀💖
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