2. Viaggi

Londra

Thomas Saunders lascia il tribunale, scendendo rapidamente tutte le scale che lo conducono sulla strada principale dove tantissimi giornalisti aspettano in fermento l'esito di eventuali altri processi. Si porta una mano alla cravatta per mantenerla ferma mentre scende veloce lungo i levigati scalini di marmo del tribunale, con le suole delle scarpe che producono un leggero rumore durante la discesa. I suoi tirocinanti gli sono alle calcagna, seguendolo lungo il suo cammino. Oliver lo raggiunge per primo. "Signor Saunders" lo chiama, sistemandosi la giacca scura sulle spalle. Il cielo è particolarmente scuro quella mattina, la luce del sole è filtrata dalla coltre di nuvole spesse che sovrastano la volta londinese. Thomas si gira a guardarlo.
"Dimmi, Oliver" risponde, stringendo le labbra e non pronto ad ascoltare le parole del suo tirocinante, troppo preso dal pensiero che gli ingombra la mente.
"Come facciamo con il prossimo caso? L'udienza è fra cinque giorni e non abbiamo ancora setacciato tutti i fascicoli-"
"Sono nel mio studio" taglia corto l'avvocato, "potete studiarli come e quando volete, sapete dove sono le chiavi di riserva."
"Ma signor Saunders" riprende Amelia, la ragazza dalla pelle scura e un completo beige addosso, "non possiamo farlo da soli."
Thomas li guarda uno per volta, non sbattendo ciglio. "Non vi ho scelto perché lavoriate unicamente al mio fianco. Siete i migliori del corso, non sprecate quest'occasione di eccellere anche nella pratica. Mi fido di voi tre" dice, guardando l'ultimo ragazzo sopraggiunto al suo fianco. "Fra due giorni voglio un resoconto completo delle prove che scagionano il nostro cliente. Non fallite" dice, mentre i giornalisti impazziscono sulle scale e si gettano a capofitto all'ingresso del tribunale per interrogare i clienti e gli avvocati.
Thomas Saunders dà le spalle ai ragazzi e si avvicina alla sua macchina, mettendo la borsa di cuoio sul sedile del passeggero e collegando il cellulare al cruscotto.
Mette in moto e con un comando vocale fa chiamare rapidamente il numero selezionato mentre le sue mani sono strette intorno al volante.

Quando torna a casa e si richiude la porta alle spalle, sente dei passi avvicinarsi all'ingresso e sua moglie apparire sulla soglia della grande cucina sulla sinistra. Ha le braccia stese lungo i fianchi e quando vede il marito gli va incontro, aggrappandosi al collo dell'uomo e stringendolo rapidamente. "Oliver mi ha detto che avete vinto."
Thomas annuisce una volta staccatosi dal corpo di lei. "Naturalmente." Ma sa che lo sguardo serio della moglie non è intenzionato a continuare a parlare dell'udienza. Lascia le chiavi di casa sul mobile all'ingresso insieme alla borsa di cuoio. Sente gli occhi di Margaret puntare su di lui, così si lascia andare ad un sospiro pesante. "Ha chiamato anche te" dice allora, stringendo le labbra, sapendo perfettamente che la donna avrebbe colto il messaggio.
La moglie, infatti, annuisce. "Cosa vuoi fare?" domanda, sentendo i figli scendere rapidamente le imponenti scale della villa. Elizabeth Saunders, diciotto anni, studentessa di letteratura inglese di ritorno dal college per la stagione estiva, è la prima a colpire il piano terra con le ciabatte morbide che ricompra annualmente, andando incontro al padre e lasciandogli un rapido bacio sulla guancia resa liscia dalla peluria curata. Joseph, invece, il figlio più piccolo di nove anni compiuti da due mesi, abbandona le scale con un piccolo salto e corre in braccio a Thomas, stringendogli il collo e poi, di nuovo a terra, corre con la sorella in cucina. Margaret stringe le labbra vedendo i ragazzi, poi ritorna con lo sguardo sul marito pensieroso.
"Penso dovrò andarci" dice lui, rammaricato.
Margaret gli si accosta, appoggiandogli una mano sulla spalla muscolosa coperta dal completo elegante. "Tom" dice, guardandogli gli occhi azzurri nascosti dagli occhiali, "dopotutto era tuo padre."
Thomas prende un ampio respiro. "Ma non è per lui" ammette. "E' proprio il dover tornare lì a Brighton e vedere volti che preferirei dimenticare." Guarda la moglie, cogliendo la comprensione nel suo sguardo.
"Lo so" dice Margaret prendendogli una mano e stringendogliela forte. "Verremo tutti con te."
"Posso andare da solo-"
"No. Siamo la tua famiglia e ci saremo, indipendentemente dalle cose che diranno e dalle persone che saranno presenti."
Thomas guarda la moglie e abbozza un sorriso. Si china su di lei e le lascia un rapido bacio sulle labbra. "Ti amo così tanto" dice, fermandosi a guardarla a qualche centimetro dal suo naso.
Margaret sorride. "E' il momento di fare i bagagli. E il pieno alla macchina."

Partono subito dopo pranzo, portandosi nelle valigie lo stretto indispensabile. La strada è abbastanza sgombra di mezzi, il viaggio procede tranquillamente e neanche per un istante Thomas stacca gli occhi dall'asfalto. I suoi figli si addormentano sul sedile posteriore mentre Margaret si mantiene sveglia per tutta la durata del viaggio. Il cielo nuvoloso di Londra ha lasciato spazio al sole smagliante di Brighton, le cui vie si riempiono di auto e di turisti.
Avrebbero soggiornato in un hotel. Thomas non aveva per niente voglia di dormire nella casa da cui aveva da sempre sognato di andar via. Parcheggia ai piedi dell'hotel, poi prosegue a piedi verso la famosa villa Saunders, dalla facciata leggermente rovinata dalle intemperie. Il vialetto di ghiaia è sempre finemente curato, con le statue che ne delimitano il contorno e i cespugli intagliati. Procede per primo, con la mano stretta intorno a quella della moglie. Elizabeth e Joseph si guardano intorno perché non avevano mai fatto visita alla villa della nonna paterna, sfondo fisso di alcune fotografie appese in casa. Ad accoglierli è Alice Winchester che si getta al collo di Thomas e lo stringe nella sua presa. Stesso trattamento per Margaret e i figli, questi ultimi studiati a lungo perché cresciuti a livello esponenziale.
Elizabeth conosceva già Alice, Joseph invece faticava a ricordarla dall'ultima volta che aveva avuto modo di vederla.
Thomas saluta tutti i domestici della sua vecchia casa, poi vede sua madre ai piedi delle scale e le va incontro, stringendola calorosamente a sè e sentendola piangere sulla sua spalla. I suoi capelli sono tenuti indietro, il volto truccato come sempre e le mani curate aggrappate alle spalle muscolose del figlio. Saluta Margaret con rispetto, ringraziandola per essere venuta, per poi abbracciare i nipoti.
"Temevo che non saresti venuto" afferma Anne Saunders, tirando su con il naso. Il suo viso è di un pallore così acuto che nemmeno il fondotinta riesce a mascherare del tutto.
Thomas prende un ampio respiro. "Non lo faccio per nessun altro se non per te, mamma" le risponde, lasciandole una rapida carezza sulla guancia rugata. Anne stringe le labbra, abbozzandogli un sorriso.

New York

Benedict trascina la sua valigia lungo il corridoio dell'ingresso, assicurandosi di avere i documenti, il denaro e il cellulare nelle tasche della giacca. Lascia un biglietto sul comodino per liquidare la donna che dorme ancora nel suo letto, scusandosi. Quando esce in strada, nonostante ci sia gente ancora in giro e automobili che scorrazzano lungo le strade, il cielo è ancora buio e non si intravede l'alba fare capolino con i suoi colori tenui oltre i grandi grattacieli della metropoli. Chiude la porta di casa, prendendo la valigia per il manico e scendendo i gradini all'ingresso. Va incontro all'autista del taxi chiamato dieci minuti prima e si fa sistemare il bagaglio, poi si accomoda sul sedile posteriore di quella macchina gialla conosciuta universalmente. Sfreccia lungo le strade illuminate dai lampioni, dalle insegne dei locali, dai maxi schermi di Times Square e dalle luci delle case che, lievemente, si infrangono sull'asfalto scuro. Benedict guarda fuori dal finestrino, con la mano sotto il mento e la testa pensierosa.
L'austista lo accompagna fino all'aeroporto, facendosi strada nel traffico di viaggiatori e automezzi parcheggiati da ogni parte. Benedict scende dal taxi e, pagato, lo saluta educatamente, procedendo in quella calca di gente che si affolla per tenere tutto sotto controllo. Fa controllare i bagagli, aspetta al gate. Si compra un rapido caffè in una tazza di cartone per rimanere ben sveglio sebbene abbia a disposizione molte e lunghe ore di viaggio prima di ritornare nella sua terra di origine.
La notizia della morte del padre lo ha lasciato inerme, privo di forze, come se fosse stato un burattino nelle mani di un grande burattinaio ed uno dei fili che lo manteneva si fosse spezzato improvvisamente, lasciandolo penzoloni senza alcuno stimolo esterno.
Aspetta in fila il suo turno per salire sull'aereo, sentendo il rumore dei motori e del rifornimento per affrontare il lungo viaggio. La gente parla accanto a lui nonostante siano le cinque del mattino ormai, il sole fa capolino dall'orizzonte e dipinge il cielo che i vetri trasparenti dell'aeroporto lasciano vedere chiaramente. Ha già avvisato i suoi colleghi del suo allontanamento perché, dall'altra parte del mondo, non sarebbe stato di alcun aiuto.
L'unica cosa a cui pensa sono le dieci ore di viaggio che lo attendono prima di poter presenziare alla cerimonia religiosa. E all'evento che determinerà l'incontro con persone che non vede da quasi vent'anni. Si porta una mano al viso, poi finalmente si accomoda sul suo posto, poggiando il bagaglio nel baule chiuso sopra la sua testa e abbassando finalmente le palpebre, isolandosi da quel mondo e attendendo che il viaggio cominci.

Quando giunge finalmente a destinazione, sono quasi le undici di sera a Brighton a causa del ritardo del treno da Londra Gatwick a Brighton. Un nuovo taxi lo accompagna ad un indirizzo che conosce bene, riconoscendo ogni via del percorso coperto dal mezzo in movimento. Riconosce - sebbene in quel momento sia chiuso - il supermercato dove Alice Winchester andava a fare la spesa, la fidata governante di sua madre e figlia della precedente donna che aveva lavorato per tanti, troppi anni nella villa Saunders; riconosce la spiaggia nel buio della notte, riconosce la casa di Marcus Gordon, suo amico di infanzia. Rivede il parco giochi e i ristoranti dove andavano spesso a cena, ma soprattutto rivede il mare, quell'immensa distesa scura d'acqua che, dall'altra parte, bagna le sponde francesi.
Il taxi si ferma all'indirizzo prefissato, così Benedict recupera il bagaglio e si inoltra lungo il viottolo di ghiaia che preannuncia l'ingresso della villa. Suona al campanello e la prima ad accoglierlo è Alice Winchester che, seppur con gli occhi arrossati, gli sorride e lo fa procedere all'interno di quella casa sempre stata troppo grande. "Tua madre è nel salone, Ben" gli dice lei, stringendo le labbra. Benedict lascia la valigia per terra e va verso la zona che Alice gli ha indicato. Si sistema la giacca sulle spalle e si avvia verso la donna seduta su una poltrona di pelle all'angolo. Ha il viso rivolto fuori dalla finestra, gli occhi blu persi chissà dove.
E' solo quando sente Ben chiamarla che si gira, fermandosi a guardare il figlio maggiore. Ne nota i lineamenti assottigliati, gli zigomi scolpiti, l'incarnato pallido e i capelli tenuti indietro dal gel. Si mette in piedi e lentamente gli si avvicina, stringendolo in un abbraccio e seppellendo la testa sul petto del figlio, il più alto della famiglia.
"Sono così felice di vederti" dice dopo essersi staccata. Benedict gli lascia un bacio sulla fronte.
"Lo sono anche io, mamma."
"La tua vecchia camera è già pronta" afferma la donna, stringendo le labbra.
Ben annuisce, guardandosi intorno in quelle stanze che non sono cambiate affatto in tutti quegli anni.
Dei passi affrettati lo fanno girare verso il corridoio. Sotto l'arcata della porta vede uno dei suoi fratelli minori, Nicholas, ventidue anni e la vita spesa sugli aerei, perennemente in viaggio verso destinazioni sempre nuove. "Sei arrivato" dice Nicholas, sorridendo. I suoi occhi sono lucidi. Si avvicina al fratello e gli lascia una rapida stretta di mano, prima di stringerlo in un abbraccio. Ben gli scompiglia i capelli e abbozza un sorriso sulle sue labbra non troppo grandi.
"Quando sei atterrato?" domanda il fratello maggiore, guardando gli occhi scuri di Nicholas - l'unico ad averli presi simili al padre.
"Un'oretta fa" dice Nicholas, spostando poi gli occhi sulla madre. "Quando inizierà il funerale domani mattina?"
"Alle nove" risponde la donna, tirando su con il naso. "Poi a seguire il ricevimento nella sala da pranzo."
Nicholas stringe le labbra e annuisce."Tom è già passato?"
A quel punto Anne annuisce e Ben guarda improvvisamente nella sua direzione. "E' già qui a Brighton" dice, sollevando le sopracciglia, "e non è in casa?"
Anne guarda il figlio maggiore, stringendo le labbra. "Non rimanerne stupito. Sai bene quanto odi tutto questo."
Ben stringe la mascella e alza gli occhi al cielo. E' Alice Winchester ad interrompere la conversazione. "E' avanzato il roastbeef dalla cena, Benedict" dice. "Ne vuoi un po', seppur sia tardi?"
Benedict scuote il capo. "Grazie, ma non ho fame. Penso me ne andrò in stanza" taglia corto, zittendosi subito.
Nicholas si sposta di lato per lasciare passare il fratello, poi dopo che le ampie spalle di Benedict siano scomparse dalla visuale, guarda la madre e stringe le labbra. "Non solo dobbiamo affrontare un dramma" dice, osservando dettagliatamente il viso funebre di Anne.  "Ma ce n'è anche un altro a cui dobbiamo tener testa. Ho quasi paura ad immaginarli nella stessa stanza."
La madre prende un ampio respiro mentre sente i passi di Benedict salire le scale. "Spero solo che entrambi avranno il buonsenso di comportarsi in maniera consona alla situazione."

N/A
Ecco qui il secondo capitolo dove inizia a delinearsi meglio la situazione :)
Lasciatemi qualche voto/commento se vi va! Un bacio e alla prossima ❤

(P.s good luck a chi sta affrontando gli esami della sessione🍀)

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