17. Jane

Londra, marzo 2002

Thomas esce dallo studio del suo avvocato, con i fogli in mano e la ventiquattrore ancora aperta. I capelli gli vengono scompigliati dal vento, la temperatura è gelida e le dita delle mani si sono fatte quasi blu. Quando sente alcune gocce di pioggia schiantarsi contro il suo cappotto pesante si affretta ad uscire dell'edificio e si ripara nel primo bar che trova lungo il marciapiede. Sposta la pesante porta di vetro e si siede al primo tavolo disponibile, con i capelli sparpagliati sul viso e il naso arrossato. Il calore dell'ambiente si scontra con il freddo che Thomas si porta dietro, tanto da far appannare gli occhiali. Si sistema sulla sedia e si sfila il cappotto solo dopo essersi riscaldato, lanciando una rapida occhiata alla pioggia che scende al di là del vetro. Non era mai stato in quel bar. Le luci sono soffuse, c'è un via vai di gente che bagna il pavimento a causa delle suole fradicie delle scarpe e gli ombrelli che si affrettano a chiudere. Presto quel bar si riempie e inizia a mancare quasi l'aria. Thomas non nota affatto gli sguardi che gli si appoggiano addosso, pensa solo a conservare le carte nella sua borsa di cuoio. Lancia una rapida occhiata al suo anulare sinistro, dove una fede ancora lucida brilla contro le luci soffuse del bar. Ingoia a vuoto e ricaccia le lacrime che minacciano di uscire.
E' dura.
E' dura andare avanti con la propria vita, anche se Thomas sa bene quanto ciò gli farebbe bene. Riuscirebbe ad entrare in casa tranquillamente, a sopportare la vista delle fotografie, i vestiti nell'armadio, i piatti nel mobile, il profumo che permea quelle stanze rimaste chiuse per mesi, dormire su quel letto troppo grande, occuparsi di-
Il suo flusso di pensieri si interrompe quando una voce che riconosce perfettamente lo chiama in mezzo a quella confusione di gente. Solleva la testa e cerca gli occhi che lo hanno chiamato, guardando oltre le spalle ampie dei clienti del bar.
Margaret è lì, con un grembiule in vita, i capelli sollevati sulla nuca e gli occhi fissi su di lui.
Sono passati sei mesi dall'ultima volta che l'ha vista, quando era ancora alla clinica.
Le labbra di Thomas si schiudono per la sorpresa.

Londra, fine settembre 2017

"Ci sentiamo presto, va bene?" dice Thomas al telefono, tirando fuori le chiavi della porta.
"Certo, Tom. Quando vuoi. Sai che appena sento il messaggio faccio di tutto per richiamarti quanto prima" dice Benedict dall'altra parte della linea. Tom inserisce la chiave nella toppa, sentendo la voce stanca del fratello colpirgli le orecchie.
"Ben, tutto bene?" domanda, spingendo la porta verso l'interno.
"Sì sì, va tutto bene. Sai che se ci fosse qualcosa, te lo direi."
"Ci conto. Anche perché tra fratelli ci si dice quasi di tutto."
"Sì..." sussurra Benedict. Ormai si sentono tutti i giorni e Ben ne approfitta per chiedere al fratello come sta e come procede la sua memoria. E' doloroso chiederlo, soprattutto per i segreti che aleggiano ancora sopra le loro vite e di cui vorrebbe parlargli di persona, anche a costo di soffrire, di rovinare tutto di nuovo. "Adesso devo andare, mi chiamano. A presto, Tom" dice Benedict, chiudendo la chiamata.
Thomas sbatte le palpebre un paio di volte, poi entra finalmente a casa dopo una lunga giornata di lavoro - finita anche prima del previsto -, con le mani infilate nelle tasche della giacca, la sciarpa intorno al collo e le gambe tremanti per il freddo. "Sono tornato!" annuncia, chiudendosi la porta dietro e liberandosi della giacca nell'ingresso. Il calore della sua casa è confortante, sembra quasi abbia sciolto il sangue nelle vene, facendogli riprendere il suo circolo continuo. Sale al piano di sopra non sentendo alcuna risposta. Ad un certo punto gli corre incontro il piccolo Joseph con un pantalone infilato sopra alla testa mentre ride e Margaret cerca di andargli incontro per bloccarlo.
"Joe, fermo!" dice, ma il marito afferra il figlio per primo, sollevandolo sulle sue braccia muscolose. "Ah, sei qui" dice Margaret sorpresa, fermandosi nel corridoio. "Non ti aspettavo a quest'ora. Stai un po' con Joseph, per favore, non mi sta permettendo di fare nulla."
"Che stai combinando?" domanda Thomas rivolgendosi al piccolo e sfilandogli il pantalone lungo da sopra alla testa.
"Mi ha impedito di concludere il cambio di stagione. Con questo freddo mi conviene finirlo prima che qualcuno di voi si possa ammalare." Margaret da' le spalle al marito e torna in camera di Joseph, dalla quale Thomas vede un mucchio di robe sparse sul pavimento. Decide di tenersi il figlio in braccio e va in camera sua, notando però il letto ricolmo di vestiti da sistemare nell'armadio.
Joseph continua ad agitarsi tra le sue braccia, così lo lascia giocare liberamente con delle macchinine sparse a terra. Thomas lancia un'occhiata ai vestiti ammucchiati - sono per la maggior parte di Margaret - così ne approfitta per vedere che abiti ha a portata di mano.
"Ti aiuto" dice, rivolgendosi alla moglie nell'altra stanza. Fa per accumulare i vestiti in un angolo quando la voce di Margaret lo blocca.
"No, aspetta! Non toccare nien-"
Troppo tardi.
Thomas solleva un cumulo di magliette scure e scopre diverse custodie di videocassette sparse sul piumone color crema. Ne prende in mano una, rigirandosela tra le mani. Sul dorso c'è scritto Matrimonio.
Thomas aggrotta la fronte mentre Margaret si affretta per entrare in camera da letto. Guarda il marito con la cassetta tra le mani e sbianca.
Tom solleva i suoi occhi sulla moglie, sollevando un sopracciglio. "Da quando abbiamo una cassetta del nostro matrimonio?" domanda, facendola uscire dalla custodia. "Abbiamo i cd nella libreria. Da dove esce questa qui?" Margaret si ammutolisce, stringendo le labbra. E' stata così stupida. Tom è tornato a casa prima del solito, prima che lei rimettesse tutto a posto.. "Margaret?" chiede Thomas, "ti senti bene? Sembra tu abbia visto un fantasma."
Joseph gioca con le macchinine ai piedi del letto e riempie la stanza con i suoni che la sua bocca produce imitando i motori.
La moglie si lecca le labbra, scuotendo la testa. "Nessun fantasma."
"E allora? Da dove esce questa qui? Il videoregistratore non lo usiamo forse da prima che Joe nascesse, non capisco." Thomas si guarda la cassetta tra le mani, non riuscendo a ricordare. "Vediamola" dice infine. "Magari ha video inediti-"
"No, Tom. Non vediamola."
Thomas solleva un sopracciglio. "Perché mai? Non siamo mica in un film dell'orrore-"
"Ti prego, Tom. Non adesso." Margaret abbassa le spalle. "Forse prima hai bisogno di alcune spiegazioni." Il cuore le batte forte nel petto. E' sempre stata dalla parte giusta. A Brighton ha detto a tutti di voler e di dover dire la verità al marito, ma ora che è a portata di mano... Non sa se riuscirà a raccontaglierla con tutta la delicatezza che merita. Deve andare per gradi ma sa perfettamente quanto ciò sia difficile. Prende un ampio respiro. "Quali spiegazioni?" sente dire dal marito, ma ormai Margaret va verso l'armadio, piegandosi in avanti e tenendo tra le dita il cofanetto di velluto che nasconde la fede del primo matrimonio di Thomas. Matrimonio che non ricorda affatto... Non ancora. Lo stringe tra le dita, girandosi poi verso il marito e sedendosi accanto a lui. "Avrei voluto che accadesse in un'altra circostanza."
Thomas si gira verso di lei, appoggiando di lato la cassetta. "Ehi, che sta succedendo?" Avvicina il palmo della mano al viso della moglie, lasciandole una carezza. "Con me puoi parlare di tutto, lo sai. Lo hai sempre saputo" continua a dire.
Margaret prende un ampio respiro, stringendo tra le dita il cofanetto. Thomas finalmente lo nota e lo guarda, piegando la testa. Non parla, aspetta che lo faccia lei.
"Devo farti una domanda, prima" dice Margaret, leccandosi le labbra e guardando finalmente il marito. "Tu ricordi come ci siamo conosciuti, giusto?"
Thomas annuisce. Ricorda perfettamente il viso di Margaret varcare la soglia di una camera d'ospedale, assuefatta dalla musica di Mozart che riempiva il silenzio. Ora che ci pensa meglio, fa pressione su alcuni dettagli. La stanza era vuota, non aveva nulla con sè, solo una radio e una valigia nell'angolo. Che ci faceva in una camera d'ospedale? Chiude gli occhi, ma il vuoto che precede quell'evento lo destabilizza. Pensava che, ricordando il suo lavoro, avesse ricordato tutto. Ma evidentemente non è così. C'è ancora qualcosa che manca. Guarda subito la moglie. "C'entra con qualcosa che non ricordo, vero?" domanda subito.
Si sente lo stomaco in subbuglio, come se fosse stato privato nuovamente di qualcosa. "Dimmelo subito, Margaret. Qualunque cosa sia, dimmelo subito." Le sfila il cofanetto dalle mani, ma lei gli blocca il gesto.
"Ti prego, Tom, aspetta un attimo."
"Cosa devo sapere, Margaret?" domanda, più duro questa volta. "Cosa mi stai tenendo nascosto?" Ma non la fa finire, apre subito il cofanetto e vede una fede brillare all'interno. La sfila dal cuscinetto. "E questa?" domanda, girandosi a guardare la moglie. "Che significa?"
Ma Margaret continua a restare in silenzio. Thomas decide di guardare l'interno dell'anello e quelle parole scolpite nell'oro lo colpiscono dritto nel petto. Jane, 25 Maggio 1999.
E' un attimo. Rivede il viso della ragazza nella sua testa, sente una forte familiarità nei suoi confronti, un attaccamento profondo. Le sembra di averla lì vicino, quasi come se potesse accarezzarla. Rivede in lei la ragazza del suo sogno, la ragazza che gli scappava da sotto il naso, percepisce il suo sapore sulle labbra..
Guarda Margaret. "Che cazzo significa?" dice, tenendo la fede tra le dita. "Benedict mi ha detto che Jane era la mia migliore amica, che avevamo litigato-" Ma quando vede Margaret scuotere la testa, si ammutolisce. "Io.." La gola è secca. Tanti ricordi iniziano a riempire la sua testa, quel posto vacante che pensava di aver riempito da tempo. Lo stomaco è sotto-sopra, la confusione gli fa tremare le mani e accelerare il respiro. "Io.. ero sposato con Jane" dice, colpito dalla consapevolezza improvvisa. Le dita non riescono più a sorreggere la fede. La voce gli trema e le labbra sono secche. Prova un moto di rabbia verso la donna che gli è affianco e che continua a stare in silenzio. "Mi è stato detto che fosse la mia migliore amica" continua a dire, risentendo la voce di Benedict nella sua testa. Ora capisce. Non è arrabbiato con la moglie, ma con suo fratello. E' Benedict il bersaglio che inizia a prendere forma dietro i suoi occhi. Fin da quando ha perso la memoria ha percepito una certa ostilità credendo fosse rivolta unicamente alla figura del padre, non riuscendo a capirne la base. Col tempo l'ha messa da parte, forse pensando si trattasse di qualcosa legato al suo incidente, ma ora è tornata più forte di prima e capisce chiaramente che non ha a che fare col padre più di quanto ce l'abbia con Ben. Lentamente nella sua testa inizia a delinearsi un profilo sempre più chiaro. Guarda la moglie e mette subito a posto la fede, chiudendola nel cofanetto e lasciandola sul letto. "Devo vedere la cassetta" dice, prendendola e scendendo al piano di sotto. Va nel salone e la infila subito nel videoregistratore.
"Aspetta Tom-"
"Non c'è più un cazzo da aspettare" dice, accendendo il televisore. Anche Joseph arriva nel salone, sedendosi per primo sul divano.
"Che vediamo?" domanda ingenuamente.
Thomas finalmente mette play e non vede il filmato solo nella tv, ma lo ripercorre contemporaneamente nella sua testa. Vede la data capeggiare sullo schermo - 25 Maggio 1999 - e il video che ritrae tanti volti che diventano sempre più familiari.
La telecamera avvicina la ripresa al volto teso di Thomas che ha appena diciotto anni, il viso lucido di sudore, la pelle candida e il papillon alla base del collo. E' in trepidazione sull'altare, con gli occhi fissi sulla navata. Accanto a lui c'è Micheal, suo compagno di liceo e testimone di nozze. Dall'altra parte Benedict che aspetta la sposa con il peso che oscilla sui talloni. La musica parte, la ripresa si sposta sull'ingresso della chiesa dove una figura femminile circondata da un candore luminoso fa la sua entrata sulle note della marcia nuziale. Il suo braccio è incastrato a quello del padre, il suo vestito color avorio sfila lungo il pavimento lucido della chiesa, con il velo che scende in una cascata dietro il suo corpo e sul suo viso. Cammina dolcemente lungo la navata mentre i primi ospiti iniziano a piangere. La telecamera inquadra Thomas con gli occhi arrossati e lucidi mentre vede la donna di cui è innamorato avvicinarsi a lui.
Poi accade. La telecamera inquadra il profilo di Jane, il suo viso, il suo corpo.. ed è in quell'istante che Thomas ricorda. Sgrana gli occhi di fronte la televisione, perdendo l'equilibrio. Si appoggia al divano dietro di lui, lasciandosi cadere. Margaret ha le labbra che le tremano. "Jane.." Gli occhi di Tom sono vacui. "Jane era incinta quando ci siamo sposati." Si gira a guardare la moglie con il fiato corto. Il petto gli sussulta e le lacrime minacciano di uscire da quelle pozze blu, accumulandosi sulle sue ciglia. "Ed era incinta di Elizabeth."

Londra, marzo 2002

"Non posso credere che sei veramente tu" dice Margaret, avvicinandosi al tavolo dove Thomas siede da solo. "Sono passati mesi e noi due c'eravamo dati un appuntamento, se non ricordo male."
Tom si mette in piedi, accogliendola contro il suo petto. Il suo profumo le era mancato tantissimo. "Ti ho cercato per giorni" ammette Thomas, invitandola a sedere. "Non sapevo da dove cominciare. Chi l'avrebbe mai detto che bastava solo attraversare la strada dall'edificio in cui lavoro."
Margaret declina l'inclino a sedersi. "Sono in servizio, Tom. Non posso sedermi adesso" dice. Guarda l'orologio che ha al polso. "Ti raggiungo fra un quarto d'ora." E così se ne va, lasciandolo lì nuovamente da solo.
Dopo quindici minuti si siedono insieme al tavolo di fronte ad una tazza di té, guardandosi negli occhi. "Finalmente ci vediamo, signor Thomas Saunders."
Tom sorride. "Come stai, Margaret? "
Lei sorseggia la sua tazza di té. "Io sto bene, Tom. E tu?" poi sorride sovrappensiero. "Mi sembra assurdo vederci in questo modo" ammette, gesticolando nello spazio che li divide. "Come due ragazzi normali che bevono in un piovoso pomeriggio invernale. Non sono abituata."
"Non dirlo a me. Non pensavo lavorassi qui" dice, alludendo al bancone dietro cui continuano a servire bevande calde.
Margaret solleva le sopracciglia. "Non tutti hanno un lavoro prestigioso come quello cui ambisci."
"Non intendevo dire-"
"Tranquillo, lo so. Ma non divaghiamo, voglio sapere tutto di te, Tom. Davvero. Voglio sapere come è andata da quel giorno."
Thomas beve dalla sua tazza. "Sto studiando e provo ad andare avanti con la mia vita ma non è facile. Per niente. Mi sento inseguito da fantasmi del passato." Margaret continua a guardarlo negli occhi blu, ascoltandolo. "Ho paura di non poter mai più tornare a vivere come prima. Io-" Thomas si porta le mani al viso, stringendosi gli occhi tra le dita. "Io non riesco nemmeno ad occuparmi di mia figlia" dice all'improvviso, rendendosi conto solo dopo della bomba che ha appena sganciato. Ma Margaret drizza soltanto la schiena, non sembrando per nulla sorpresa. Anzi, solo adesso si rende conto della fede che circonda il dito di Thomas. "Non riesco a vederla, non riesco a parlarle.. mi fa troppo male."
Margaret gli prende il polso, stringendogli poi la mano. "Quanti anni ha?" domanda con tono gentile.
Thomas ha il labbro che gli trema. "Ne ha compiuti due a novembre." Guarda la ragazza negli occhi. "Scusami, non so perché te ne sto parlando-"
"Va tutto bene. Anzi, usciamo fuori. Prendiamo una boccata d'aria fresca."
In men che non si dica sono fuori sul marciapiede e camminano l'uno accanto all'altra sotto lo stesso ombrello. Margaret rimane in silenzio, lasciando che Thomas si sfoghi. "Non ho mai voluto parlarne all'ospedale perché volevo lasciare tutto questo fuori da quelle mura. Lì dentro ero protetto, Margaret. Qui fuori sono da solo, con una bambina che è uguale a sua madre e vederla accresce il dolore nel mio petto. Io.. io non ce la farò mai" dice, chinando il capo. "Quando mia moglie mi parlò della gravidanza rimanemmo spiazzati, ma le promisi comunque che le sarei rimasto accanto e che ci saremmo presi cura di quella creatura dal primo istante. Adesso io la sto abbandonando e non riesco a fermarmi. Sto mettendo sempre più distanza tra me e quella bambina e non lo merita. E' la cosa più pura della mia vita e non merita niente di tutto quello che le sto facendo." Gli occhi sono arrossati. "Ho solo vent'anni, cazzo. Sono rimasto solo, completamente solo e non riesco a gestire tutto." Una lacrima scivola lungo la sua guancia mentre le gocce di pioggia picchiettano contro l'ombrello aperto sulle loro teste. Margaret continua a camminare in silenzio, guardando le sue scarpe e scansando le pozzanghere. Quel ragazzo sta parlando con lei per disperazione, lasciandosi andare insieme a quel flusso di parole che in altre circostanze avrebbe sicuramente ponderato prima di pronunciarle. Le strade di Londra sono sempre affollate, le macchine sfrecciano lungo le strade bagnate e il Big Ben rintocca l'ora da lontano. "Per lei volevo essere un buon padre, invece sto diventando peggio del mio."
Margaret mantiene il manico dell'ombrello, ma allarga le dita e stringe quelle gelide di Thomas. "Tu sarai un bravo padre, Tom. Non sei in te, capisci? Capirai tante cose con il passare del tempo."
"Ma Elizabeth non rimarrà bambina per sempre. L'ho affidata ad una babysitter per tutto il giorno, capisci? , quando io vorrei solo coccolarla e giocare con lei ma non ce la faccio, quello che ho passato è stato-"
"Lo so, Tom. Lo so. Se ti fa così male parlarne-"
"Devo parlarne, Margaret. Se non con te, con nessun altro. Sono passati sei mesi dal giorno in cui ci siamo salutati e momento dopo momento ho accumulato discorsi che non avrei mai potuto condividere con nessuno perché nessuno avrebbe potuto capirmi come avresti fatto tu. Mi sei mancata più di quanto immagini."
Margaret stringe le labbra, sorridendogli. Continua a camminare accanto a Thomas e nessuno dei due sa dove sta andando. "Ora che ci siamo trovati, non mi perderai più, intesi? Ci vedremo ogni volta che vorrai e parleremo di qualunque cosa."
Thomas la guarda e nota che ha smesso improvvisamente di piovere. Mette via l'ombrello, facendolo oscillare un po' per togliere l'acqua in eccesso. Margaret infila le mani nelle tasche, rabbrividendo di colpo. "La prossima volta, magari, rimaniamo in un posto al caldo" dice Thomas, facendola sorridere. "Scusami se ti ho travolto dai miei discorsi, non sono riuscito a pormi un freno e non ti ho dato nemmeno il tempo di farti raccontare la tua di storia-"
"Ehi" dice Margaret, appoggiandogli una mano sulla spalla per zittirlo. "Non c'è nessuna fretta. Avremo tempo per farlo." Rimangono entrambi fermi sul marciapiede, poi lei si schiarisce la gola. "Devo andare" dice.
"Coprifuoco?" domanda Thomas.
Margaret scuote la testa. "C'è ancora una storia da raccontare. Mi raccomando, Tom. Ho imparato a conoscerti ogni giorno di più per circa tre mesi e mezzo. Sei un ragazzo forte e sveglio. Ci vediamo presto."
"Dove?"
Lei scuote le spalle. "Al bar." Poi si allontana, regalandogli un sorriso.

N/A
Ciao a tutti, d'ora in poi gli ultimi tasselli del puzzle verranno rimessi a posto e si conoscerà tutta la storia 🤗
Lasciatemi qualche voto/commento se vi va!
Un bacio e alla prossima ❤

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