14. Piedi per terra
New York, agosto 2017
Benedict è seduto al suo posto, rigorosamente accanto al finestrino dell'aereo e appoggia la fronte contro il vetro freddo dell'oblò perso nei suoi pensieri, mentre la distanza tra sè e il lavoro che lo attende diminuisce di secondo in secondo. New York si avvicina e nonostante l'Inghilterra inizia a svanire dietro di lui, Benedict non riesce a distogliere il pensiero da quei ricordi inglesi che si porterà dietro per sempre, anche quando in America la sua vita riprenderà il suo solito ciclo.
Brighton, Natale 1998
Quando Thomas è tornato a Villa Saunders per il Natale, la prima cosa che Benedict ha visto è stata Jane. Appena ha varcato la soglia di casa, salutando Alice nell'ingresso, un'ondata di calore ha pervaso l'ambiente. Ben le è andato incontro, abbracciandola calorosamente mentre Thomas lo guardava, assottigliando lo sguardo.
"Ciao, Jane, sono così felice che passerai il Natale con noi" dice, lasciandole qualche leggera carezza sulla schiena magra. La ragazza si porta i capelli biondo cenere dietro le orecchie e, sciolta la presa di Benedict, allunga la sua mano per stringere quella di Thomas.
"Grazie Ben, è molto gentile da parte tua."
"Come va l'università?" domanda ad entrambi, accompagnando i due ragazzi nell'imponente sala da pranzo.
"A gonfie vele" risponde Jane, stringendo leggermente le dita di Thomas. "Di' come va con la scuola di legge."
Thomas stringe le labbra, guardando Benedict negli occhi azzurri simili ai suoi. "Benissimo. Non sapevo che ti interessasse, considerato che non hai mai chiesto di me nè hai tentato di contattarmi telefonicamente. Non ci sentiamo dal... " fa un vago e sarcastico resoconto mentale. "Dal giorno in cui mi sono trasferito a Londra. Ah no, aspetta. Tu non sei venuto neanche a salutarmi."
"Ero al tirocinio" dice Ben, stringendo i denti.
"Come vedi, hai la risposta pronta. Significa che sai di esserti comportato male con me."
"Ragazzi, basta" dice Jane, lanciando le occhiate ad entrambi i fratelli. "Smettetela. Oggi è un giorno di festa. Potete mettere da parte le vostre divergenze."
Dopodiché lascia la presa di Thomas e si avvicina ad Anne e Edward, salutandoli con gentilezza, per poi abbassarsi sul piccolo Nicholas di due anni. Lo prende in braccio, riempiendogli la guancia paffuta di baci. Tom prende un ampio respiro. "Lo faccio solo perché me l'ha chiesto lei" dice, allungando la mano verso Benedict.
Il fratello gliela stringe. "D'accordo."
Poi prendono tutti posto intorno all'ampio tavolo, attendendo le portate che Alice e Dominic avrebbero appoggiato nel mezzo.
Il pranzo prosegue tranquillamente, poi Benedict inizia a distribuire i regali, lasciando quello di Jane nelle sue mani curate. La ventiquattrore con la targhetta d'ora brilla di fronte gli occhi della ragazza che la stringe al petto ringraziando Benedict per il bellissimo regalo.
Thomas si allaccia il bracciale d'argento intorno al polso e ringrazia Benedict con un rapido gesto del capo, portando entrambi gli occhi su Jane che dà due regali a Tom, tra cui un album di fotografie ancora da riempire. Benedict stringe le labbra e guarda la sua famiglia intorno al tavolo: il padre che distribuisce i regali a sua volta, Nicholas che gioca con i suoi nuovi giocattoli, Alice che inizia a portare via i piatti sporchi. Ben tira un sospiro, girandosi poi a vedere Jane e Thomas che si lasciano un rapido bacio sulle labbra. Sorride nel vedere la ragazza così radiosa e felice. Suo fratello è stato molto fortunato ad averla incontrata. Di tutte le ragazze con cui Benedict si sia frequentato, non ne ha mai trovata qualcuna che stesse bene al suo fianco, una ragazza che durasse più di una semplice notte di fuoco. Jane è diversa, è gentile, premurosa, leale. Benedict si chiede se potrà mai trovare una ragazza che lo guardi come Jane guarda Thomas.. Se uno come lui potrà mai trovare il vero amore.
Londra, fine marzo 1999
Mentre Thomas è all'università, Benedict è andato a trovare Jane chiusa in casa e con i libri sparsi sul tavolo in cucina. Si sporge su di lei e la stringe tra le sue braccia, gioendo della notizia appena ricevuta. "Sono molto, molto felice per voi, Jane. Davvero. Spero che vada tutto bene."
"Lo spero anche io, con tutto il cuore" aggiunge lei. Ben lascia un'ultima stretta, prima di tornare a guardarla in quegli occhi luminosi. Le sue gote sono arrossate e i denti stringono il labbro inferiore. "C'è un'altra cosa" dice, destando in Benedict una certa preoccupazione.
"Oddio che cosa?"
"Io ti voglio molto bene, lo sai."
"Sì, anche io te ne voglio tantissimo."
"Sei una delle persone più importanti della mia vita e il mio migliore amico, indipendentemente da quello che la gente ha voluto pensassi ad ogni costo. Sai perfettamente che mi importa poco dei pareri degli altri e spero tu condivida questo mio pensiero."
Benedict ingoia a vuoto. "Ma certo che lo condivido. Ma mi devo preoccupare, Jane? E' qualcosa di grave? Dopo la bella notizia che mi hai dato non so cosa pensare."
"Diciamo che è una conseguenza inevitabile" continua a dire la ragazza, però Benedict nota che l'emozione della ragazza non è negativa. E' davvero ansiosa di annunciargli un'altra bella notizia. "Ci abbiamo pensato a lungo, io e Thomas. Certo, lui è rimasto un po' interdetto dalla scelta che ho fatto quasi da subito, ma è felice se sono felice anche io. Per questo, Benedict.." dice, allungando le mani verso quelle del più grande dei fratelli Saunders. Ben stringe le sue dita intorno a quella di Jane e la guarda negli occhi scuri. La ragazza stringe le labbra e gli parla rapidamente in un unico fiato. "Io e Thomas abbiamo deciso di sposarci e vorrei che tu fossi il mio testimone."
Benedict rimane visibilmente spiazzato da quella proposta. Continua a guardarla negli occhi. "Dici sul serio? Tu e Thomas vi volete sposare? Avete solo diciotto anni."
"Lo so, ma anche tu sai che è meglio così. Non mi hai risposto, comunque."
Benedict scatta in piedi e scoppia a ridere. "Ma certo che voglio essere il tuo testimone, Jane! Non te lo negherei per nulla al mondo." La stringe in un abbraccio, sollevandola di peso. La ragazza inizia a scalciare, pregandolo tra le risate di appoggiarla per terra. "Quando sarà il matrimonio?"
"Fra meno di due mesi, a maggio" dice lei. Benedict la stringe di nuovo tra le sue braccia muscolose.
"Sono... piacevolmente scioccato, Jane. E' un passo importante."
"Lo so. Per questo non avrei voluto nessun altro al mio fianco se non te. Il tuo supporto è molto importante nella mia vita."
Benedict le lascia una rapida carezza sul viso dalla pelle curata. "Tu avrai sempre il mio supporto, per qualunque cosa."
Dopodiché la porta d'ingresso si apre improvvisamente e Thomas rientra in casa dopo una lunga giornata di studio. Guarda Benedict, guarda Jane, fermandosi su quest'ultima.
"Glielo hai detto?"
La ragazza annuisce, spostando gli occhi su Benedict. "Sì, me lo ha detto" risponde lui, avvicinandosi al fratello e allungandogli una mano. "Sono molto felice per voi, Tom. Davvero."
Thomas racchiude la mano di Ben nella sua presa e stringe le labbra, abbozzando un sorriso. "Grazie. Hai accettato la proposta di Jane?" domanda ancora.
Benedict annuisce. "Assolutamente sì. Spero per te non sia un problema."
"Certo che no, sono felice che lei tenga tanto a te a tal punto da farti fare il suo testimone. Non ci avrei scommesso un penny."
Benedict lascia la presa di Thomas, sollevando un sopracciglio. "Su cosa, esattamente?"
"Sul fatto che qualcuno ti volesse così bene."
"Tom!" esclama Jane, fulminandolo con un'occhiata. "Lo sai che non ti sopporto quando fai così."
Thomas scrolla le spalle, lanciando a Ben un vago sorriso. "Mi aspetto quanto meno che tu faccia un discorso su quanto Jane sia meravigliosa" dice, sporgendosi su di lei e lasciandole un bacio a fior di pelle.
Benedict si schiarisce la gola, infilando le mani in tasca. "Puoi giurarci."
Smette di pensare solo quando l'aereo si ferma all'interno dell'aeroporto di New York e si mette a correre per prendere tutti i taxi necessari a farlo tornare a casa e poi direttamente a lavoro, nonostante la stanchezza accumulata in quelle lunghe ore di viaggio.
Quando infila il suo camice bianco e varca le porte scorrevoli dell'ospedale la realtà lo colpisce in pieno viso e lo fa tornare immediatamente con i piedi per terra.
Londra, agosto 2017
Dopo essere andato in farmacia, Thomas ritorna a casa mentre Elizabeth scorrazza da ogni parte alla ricerca delle cose da riportare al college. "Mamma, dove hai messo le scarpe con la suola rossa?" chiede dal piano superiore mentre Margaret è impegnata a lavare i piatti in cucina.
"Sono nella scarpiera, dove dovrebbero essere normalmente!" risponde la donna, sperando che la sua voce arrivi al piano di sopra.
"Non le trovo!"
"Lo sai che se vengo le trovo, vero?" esclama Margaret, appoggiando i piatti lavati e asciugandosi le mani. Esce dalla cucina e incontra Thomas nell'ingresso mentre lascia le chiavi sul mobiletto. Gli lascia un bacio sulle labbra. "Sei uscito presto stamattina."
Thomas annuisce contro le labbra della donna. "Lo so. Non volevo svegliarti."
"Mamma!" urla ancora Elizabeth.
Margaret grugnisce. "Arrivo!" dà le spalle al marito e sale pesantemente le scale dell'appartamento mentre il piccolo Joseph arriva ai piedi del padre.
"Papà, papà!" dice, sventolando un foglio. "Guarda che disegno ho fatto!"
Tom prende in braccio il piccolo, stando attento a non fare movimenti bruschi. Vede il foglio del piccolo Joseph.
Osserva attentamente il personaggio disegnato, un uomo con i capelli gialli, due pallini azzurri al posto degli occhi e una vignetta in corrispondenza della sua testa con tanti puntini di sospensione disegnati al centro. Thomas lo guarda, aggrottando le sopracciglia.
"Perché hai disegnato questa vignetta senza alcuna scritta dentro? Non sapevi cosa mettere?"
"Certo che no, papà. Sei tu!"
"Lo so, me ne sono accorto."
"Tu non ricordi tante cose, quei puntini indicano proprio il fatto che tu non riesci a ricordare."
Thomas guarda il bambino, studiandone il viso delicato. "E' molto triste disegnare una cosa del genere."
"Ma è la verità."
"E non ho neanche un sorriso sul viso."
"Perché non sei felice, papà. Sei sempre triste."
Thomas lascia a terra il figlio, abbassandosi davanti a lui. "Io non sono triste" dice, sporgendosi su Joseph e lasciandogli una bacio sulla fronte. "Ho voi nella mia vita ed è la cosa più importante. Sono molto felice di avervi qui, quindi metti un bel sorriso su questo volto senza bocca."
Joseph annuisce, stringendo le labbra, poi torna nel salone mentre Tom si rimette in piedi. Si passa una mano tra i capelli, prendendo un grosso respiro. E' vero. Ha ragione suo figlio.
Non è completamente felice. Gli mancano parti importanti della propria vita e non riesce a trovare il modo di far tornare quei ricordi momentaneamente persi. Ci deve essere pur qualcosa che gli faccia tornare alla mente un dettaglio, un contorno..
Non ricorda nemmeno il proprio lavoro e non riesce a starsene a casa senza fare nulla. Ci sono persone là fuori che hanno bisogno del suo aiuto e non riesce a non pensarci. Vorrebbe schioccare le dita e far tornare tutto come prima, ma non ce la fa. Guarda la busta di medicine e si chiede perché non ce ne sia una che lo aiuti a ricordare. Sa perfettamente che al puzzle della sua vita manca qualche pezzo, non riesce ancora ad individuarne il disegno giusto. E' frustrante. Si lascia andare ad un sospiro sconsolato, decidendo di salire al piano di sopra.
Margaret ha trovato le scarpe di sua figlia - ovviamente - e gliele appoggia all'interno della valigia ancora sfatta. Esce dalla camera di Elizabeth e va nella propria, socchiudendo la porta. Si piazza di fronte l'armadio e appoggia le mani sulle maniglie. Apre le ante e controlla che tutto sia in ordine, poi si spinge verso l'interno e tira fuori da una borsa un cofanetto di velluto scuro. Si accerta che nessuno entri in camera da letto, così apre il cofanetto e vede la fede di Thomas incastonata nel cuscinetto. Riesce a leggere il nome inciso all'interno. Jane, 25 Maggio 1999. Poi lo richiude, nascondendolo nel suo armadio quando sente i passi di Thomas calpestare le scale.
Lo aveva detto ad Anne, quando erano ancora a Brighton. Non avrebbe mai lasciato che suo marito fosse privato della sua vita. Non può vivere nelle bugie che la sua famiglia ha architettato intorno a lui. Merita di sapere la verità e quella fede è sicuramente la chiave che riuscirà a far scattare la serratura nella sua testa.
N/A
È stata Margaret, dunque, a portarsi dietro la fede che Benedict non riusciva più a trovare a Brighton. Cosa succederà a questo punto? :-)
Lasciatemi qualche voto/commento se vi va e ci vediamo al prossimo aggiornamento.
Un bacio ❤
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