Capitolo 6

Allison

Ero in camera mia e stavo leggendo il terzo libro della saga de L'Attraversaspecchi, ma la mia concentrazione era altrove. Continuavo a pensare al fatto che due dei miei personaggi preferiti si trovavano sotto il mio stesso tetto e avevano chiesto il mio aiuto per tornare a casa.
Chiusi il libro e soffocai un urlo di gioia nel cuscino. Non ero mai stata più felice in vita mia... forse solo quando Adrian mi aveva chiesto di andare con lui al ballo di Natale. Mi sembrava incredibile che Jason e Piper fossero reali, ma una parte di me continuava a ripetermi che qualcosa non sarebbe andata per il verso giusto...
I miei pensieri vennero interrotti da qualcuno che bussava alla porta. Mi misi seduta come i comuni mortali e dissi: -Avanti!
Con mia grande sorpresa, fu Jason a fare capolino dalla porta.
-Posso? -chiese con un sorriso imbarazzato. Annuii e lo invitai a sedersi sulla sedia della scrivania. Lo osservai mentre si chiudeva la porta alle spalle, camminava verso la sedia e ci si sedeva. Si muoveva con naturalezza, come se non avesse scoperto di essere un personaggio di un libro solo quel pomeriggio. Indossava un paio di jeans, una maglietta bianca e una felpa grigia che appartenevano ad Adam. Io avevo prestato i miei vestiti a Piper così che si cambiasse anche lei.
-Dov'è Piper? -domandai curiosa.
-Di sotto. Sta sfidando i tuoi fratelli alla PlayStation. -rispose Jason guardandomi con i suoi occhi color ghiaccio.
Sorrisi: -Immagino che stia vincendo...
-Non saprei. Non ci capisco molto di videogiochi.
Risi, poi notai che Jason aveva visto i libri della mia libreria.
-Beh, ho capito che ti piace leggere. -disse alzandosi per leggere i titoli.
-Sì. Fin da quando ho imparato.
Il figlio di Giove si soffermò sui romanzi di Rick Riordan.
-Così questi sono i famosi libri di cui io e gli altri siamo i protagonisti. -commentò, poi mi guardò: -In quale libro arrivo io?
-L'Eroe Perduto. -risposi. -Insieme a Piper e Leo.
Jason prese il libro in questione e iniziò a sfogliarlo. Si mise a sorridere in più parti.
-Certo che questo Riordan sa descrivere perfettamente ciò che è successo. -disse.
-Q-Quindi quello che leggiamo nei romanzi... è reale? -domandai stupita. -Cioè, non reale nel senso di vero, ma...
Jason rise: -Mi sono successe tutte queste cose. -chiuse il libro e lo rimise al suo posto. Mi guardò: -Ehm, posso farti una domanda?
-Certo.
-Oggi, quando mi hai abbracciato, hai detto che eri felice che io sia vivo. -iniziò. -C-Ciò significa che nei libri io... faccio una brutta fine?
Mi morsi il labbro, a disagio. Abbassai gli occhi sulle mie mani, che tormentavano il libro de L'Attraversaspecchi da un bel po'. Maledetta la mia lingua lunga.
-V-Vedi, Jason... non so se...
-Dimmi solo se ho indovinato o no. -disse lui.
Deglutii, poi feci sì con la testa. Il ragazzo fece un sorriso triste: -Spero che almeno sia stata una morte decente.
-Ehm...
-Oh, ma andiamo! Nemmeno una morte appropriata?
-No.
Jason sbuffò: -Fantastico. -commentò con una nota di sarcasmo molto evidente nella voce. Si sedette sulla sedia della scrivania, visibilmente offeso.
Ridacchiai. Era una reazione del tutto diversa da quella che mi ero aspettata.
-La stai prendendo bene. -dissi. Il figlio di Giove mi guardò: -Beh, dopo sedici anni di vita da semidio ho capito che devo fare buon viso al cattivo gioco. Se no come farei a sopravvivere?
Annuii. Non aveva tutti i torti...
-Hai qualche idea per come tornare nel tuo mondo? -domandai incrociando le gambe sul materasso.
-No, nessuna. -rispose lui.
-In effetti è la prima volta che ti succede, no?
Jason rise: -Vero. -poi si alzò in piedi. -Forse è meglio pensarci domani, insieme agli altri. La mente lavora meglio al mattino.
Si diresse verso la porta: -Buonanotte.
-Notte.
Fece per uscire, ma io lo fermai, richiamandolo.
-Sì? -domandò voltandosi verso di me.
-Anche se adoro vedere te e Piper insieme, stanotte non voglio sentire volare una mosca, intesi?
Jason arrossì leggermente, poi uscì balbettando una risposta che non capii.

Stavo per mettermi a letto, quando il cellulare vibrò. Mi allungai per prenderlo dal comodino e, vedendo la notifica del messaggio, sorrisi. Era di Adrian. Da quando stavamo insieme, mi augurava sempre la buonanotte. Era dannatamente dolce...
Gli risposi, poi spensi il telefono e mi sdraiai sul materasso.
Rimasi per un po' sulla schiena, guardando il buio sopra di me e pensando a ciò che mi sarebbe successo nei giorni successivi: mantenere il segreto dei semidei si preannunciava essere un compito arduo, però avevo usato la scusa di una specie di scambio fra scuole e non sarebbe stato così tanto complicato. Jason, Piper e gli altri erano da noi con la scusa di essere studenti di una scuola australiana, venuti a New York per alcuni giorni. Avevo giustificato il fatto che dovessimo ospitarli noi con una scusa del tipo: "l'hotel non ha riservato le stanze e i professori non sapevano dove farli alloggiare".
Sorrisi: beh, almeno avrei potuto parlare con i semidei quando volevo.
Mi voltai sul fianco, verso il muro. Dovevo cercare di dormire, ma ero talmente emozionata che feci fatica a prendere sonno e il giorno successivo mi alzai controvoglia.

Quando scesi per colazione, Jason e Piper erano già svegli e stavano mangiando. Oltre a loro non c'era nessuno in cucina.
-Buongiorno. -salutai con uno sbadiglio.
-Buongiorno! -rispose Piper sorridendo. Come faceva ad avere quell'energia di prima mattina? Bah, chi capisce i semidei iperattivi è bravo.
-Cosa farete oggi? -chiesi mentre scaldavo il latte nel microonde.
-Un giro a New York. -disse Jason. -È da un po' che non vado in giro senza preoccuparmi di attacchi improvvisi.
Sorrisi: -Non combinate disastri e non attirate l'attenzione. Chissà cosa succederebbe se la gente sapesse che...
In quel momento entrò Arden e fui costretta ad interrompere la frase.
-Se sapesse cosa? -domandò mio fratello sorpreso dall'improvvisa interruzione del discorso.
-Niente. Stavo solo ehm... ripetendo il copione dello spettacolo. -balbettai facendo un sorrisetto. Sperai che Arden ci credesse.
Per fortuna mio fratello al mattino non capiva nulla senza prima aver bevuto un caffè, perciò mi rispose con un "Ah, brava" e si mise a preparare la sua colazione con la tazza di Doraemon in mano.
-Oggi ho le prove, tornerò tardi. -dissi, poi mi rivolsi a Jason e Piper. -Se volete potete venire più tardi.
-Vedremo. -fece Piper mentre finivo il mio latte.
Guardai l'orologio appeso vicino alla porta della cucina e corsi a cambiarmi. Era tardissimo! Adrian sarebbe arrivato in meno di dieci minuti e io dovevo ancora cambiarmi.
Alla fine optai per una felpa larga, una maglietta a mezze maniche bianca e un paio di jeans. Non mi truccai, come sempre, poi scesi di sotto con lo zaino in spalla per mettere le scarpe. Dalla cucina sentii Piper e Arden discutere della partita che avevano fatto la sera prima con la PlayStation e, constatando che i miei fratelli avevano perso, ridacchiai. Non avrebbero mai ammesso la sconfitta, il loro orgoglio da Davis non lo avrebbe sopportato.
Salutai tutti urlando un "ciao!", poi aprii la porta e mi ritrovai davanti Adrian con il dito a un centimetro dal campanello. Mi squadrò un attimo, realizzando che ero io, poi sorrise.
-Buongiorno, Sbuffo di Nuvola! -mi salutò visibilmente contento.
-Buongiorno, Adrianuccio. -ricambiai chiudendomi la porta alle spalle. Adrian mise il broncio: -Non puoi trovarmi un soprannome più bello? Io ti chiamo Sbuffo di Nuvola...
-A me piace. -dissi stritolandogli una guancia come aveva fatto mia nonna quando glielo avevo presentato.
Lui sbuffò, facendomi ridere.
-Andiamo? -chiese indicando la sua macchina ferma davanti a casa mia con le quattro frecce. Annuii e lui s'incamminò, ma io, notando che faceva l'offeso, lo fermai e gli diedi un bacio sulle labbra. Sapevo che adorava quando ero io a baciarlo, perciò direi che mi ero fatta perdonare, giusto?




*angolo meh*
VI CHIEDO UMILMENTE PERDONO PER IL RITARDO!
Come già detto nel precedente, non avevo idee per questo capitolo, perciò ho optato per una scena che avevo intenzione di mettere più tardi... anche se non sono soddisfatta del risultato. 🥺

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