Capitolo 17
Adrian
Mercoledì sera mi preparai per andare all'inaugurazione della nuova libreria. Misi uno smoking nero con cravatta e cercai di pettinarmi il più possibile, ovviamente senza successo.
Salutai Will e Nico, poi uscii dal mio appartamento per raggiungere la mia macchina. Dovevo passare a prendere Percy e Annabeth a casa di Cecily e poi Allison.
I due semidei mi aspettavano fuori dalla porta del condominio dove vivevano Cecily e sua sorella. Percy indossava l'altro smoking che avevo nell'armadio. Per una fortunata coincidenza avevamo la stessa taglia perciò non eravamo dovuti andare per negozi anche per lui.
Annabeth aveva preso in prestito un vestito blu da Cecily: le arrivava alle ginocchia e aveva le maniche corte. La figlia di Atena aveva lasciato i capelli sciolti, ma fermati da due forcine in modo che non le finissero sugli occhi. Ai piedi portava delle ballerine blu.
-Ciao. -li salutai appena salirono.
-Ciao. -ricambiò Annabeth chiudendo la portiera. Si erano seduti entrambi sui sedili posteriori... perciò Allison si sarebbe seduta accanto a me... sentii un'ansia che non provavo da mesi iniziare a salire.
Quando arrivammo davanti a casa Davis, Percy mi mise la mano sulla spalla.
-Ehi, amico. -disse. -Sembra che tu stia per sentirti male. Respira.
Feci come mi aveva detto, ma non mi calmai affatto. Scesi comunque dall'auto per andare a suonare il campanello. Fu la signora Davis ad aprirmi.
-Buonasera. -balbettai nervoso. Alexandra era così simile alla figlia che per un attimo mi era sembrato di avere davanti Allison.
-Ciao Adrian. -mi sorrise. -Allison sta arrivando.
-D'accordo. Grazie. -risposi. Poi notai i gemelli seduti sul divano insieme a Piper: stavano giocando con la PlayStation. Jason era in piedi dietro di loro, ma guardava verso di me. Doveva aver sentito il campanello.
Mi fece un sorriso: -Come va?
-Come al solito. -feci spallucce.
A quel punto sentii il rumore che crea una donna camminando sui tacchi. Mi voltai verso le scale e vidi Allison scendere gli scalini: diamine, era bellissima. L'abito che le avevo preso era bianco e le arrivava a metà polpaccio, le maniche erano corte e le scarpe dello stesso colore del vestito avevano un piccolo tacco. I capelli erano stati lasciati sciolti con qualche boccolo a incorniciare il viso, decorato da un filo di trucco. Al collo portava una collana con un ciondolo a forma di A e teneva in mano una pochette argentata.
Allison scese le scale tenendosi alla ringhiera per non cadere. Io non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.
-Adrian, stai sbavando. -mi sussurrò Jason mettendo un braccio sulla mia spalla.
-Ah... ehm... ah... -balbettai per tutta risposta.
Allison arrivò di fronte a me e si mise i capelli dietro l'orecchio, guardando i suoi piedi. Era imbarazzata.
-Andiamo? -chiese.
-Ehm... sì. -dissi scostandomi per lasciarla passare. Lei salutò i fratelli, Jason, Piper e sua madre, poi uscì di casa. Io la seguii e chiusi la porta dietro di me.
Restammo fermi sulla veranda per qualche secondo, poi mi schiarii la voce: -Pronta?
-Sì. -rispose lei. Le offrii il braccio, che accettò subito dopo.
Scendemmo i tre scalini e percorremmo il vialetto, poi le aprii la portiera e lei si sedette.
Mi era mancato questo piccolo rito.
Richiusi la portiera, poi salii dalla parte del guidatore e misi la cintura.
-In dieci minuti siamo là. -dissi mettendo in moto.
Fu un viaggio tranquillo: chiacchierammo tutti insieme, cercando le vie indicate dal navigatore.
-Ma... che cosa diremo al signor Riordan? -chiese Annabeth ad un certo punto.
-Gli diremo se può concederci un attimo di attenzione. -rispose Allison. -Poi che non stiamo scherzando e di crederci.
-Speriamo che ci creda... -fece Percy.
Fermai la macchina in un parcheggio.
-Beh, se non ci crede, noi continueremo a provare. -dissi.
Uscimmo dalla macchina e ci incamminammo verso la libreria. Non era molto lontana e ci impiegammo pochi minuti.
-Se vi chiedono qualcosa, dite che siete qui insieme a me, Adrian Dawson, figlio di Zeus Dawson. D'accordo? -mi raccomandai fermandomi davanti ai miei amici. Percy e Annabeth annuirono, mentre Allison sembrava incantata da qualcosa dietro di me.
-Allison? -la chiamò Annabeth.
-C'è... c'è... -balbettò lei. Mi voltai, ma vidi solo due donne entrare nella libreria.
-Chi sono? -domandai.
-Era Cassandra Clare! -esclamò Allison con gli occhi che le brillavano. -Aveva un abito nero, l'hai vista?
-Beh sì, ma...
-Muoviamoci! -la mia ragazza mi prese per il polso e si mise a camminare verso l'entrata.
Sentire la sua mano a contatto con la mia pelle mi provocò un brivido.
La porta della libreria era aperta e c'erano due uomini in smoking nero e occhiali da sole ai due lati.
Mi feci avanti: -Buonasera. Siamo qui per conto di Zeus Dawson.
Le due guardie si scambiarono un'occhiata, poi quella sulla destra annuì e ci lasciarono entrare. Ringraziai mentalmente mio padre per la sua agenda piena di impegni.
Appena varcai la soglia della libreria, vidi tutti gli invitati sparsi per la sala.
Le due donne che avevamo visto poco prima stavano conversando con un uomo che riconobbi all'istante: Stephen King.
-Caspita... -esclamai sorpreso. -Questa libreria dev'essere famosa...
-Cecily ha detto che il proprietario è un miliardario di successo. -spiegò Annabeth, che si guardava attorno a sua volta. -Avrà voluto fare le cose in grande.
-Dunque, teniamo gli occhi aperti e cerchiamo il signor Riordan. -disse Percy. Noi annuimmo.
-Non date troppo nell'occhio. -sussurrai. Allison, Annabeth e Percy mi fecero segno di aver capito.
-Secondo voi posso chiedere l'autografo a Cassandra Clare? -chiese Allison emozionata. -È appena arrivato anche Pittacus Lore!
Scossi la testa, esasperato. L'avevamo persa.
-Dai, ti accompagno io. -si offrì Annabeth sorridendole.
-Davvero? Grazie! -esclamò Allison. E si allontanarono, tenendosi a braccetto.
Guardai Percy, che teneva le mani in tasca e osservava la gente attorno a noi.
-Tutto bene? -domandai.
-Sì, è che... non so. Stavo pensando a tutta questa storia. -rispose spostando gli occhi verdi su di me. -Insomma... quando ho scoperto di essere figlio di Poseidone, ho superato abbastanza in fretta la cosa. Da quando ci avete detto che noi semidei siamo frutto della fantasia di un uomo e che non esistiamo, è come se fossi bloccato in una specie di sogno.
-Stai tranquillo. Troveremo un modo per farvi tornare a casa.
Il semidio sospirò: -Lo spero. Credo che mia madre mi ammazzerà per essere sparito di nuovo. Tra lei e Annabeth non so di chi avere più paura.
Gli sorrisi: -Le donne sono un mistero. Se ti può consolare anche mia madre compete con Allison in fatto di chi sia la più spaventosa da arrabbiata.
Lui ridacchiò, poi guardò verso dove erano sparite Allison e Annabeth.
-Pensi che Riordan verrà? -chiese poi.
-Lo spero. -risposi cercando lo scrittore tra la folla. Per fortuna Allison mi aveva fatto vedere delle foto, altrimenti qualunque uomo lì dentro avrebbe potuto essere il nostro obiettivo.
Proprio mentre decisi di avvicinarmi al buffet insieme a Percy, Annabeth e Allison tornarono da noi.
-A chi avete chiesto l'autografo? Tutti? -chiese Percy divertito.
-No, Testa d'Alghe. Siamo rimaste a parlare con Cassandra Clare. -rispose Annabeth. -Le abbiamo chiesto se per caso sapesse se Rick Riordan verrà stasera, ma non lo sa.
-Così poi abbiamo chiesto a Stephen King. -continuò Allison. -E poi abbiamo parlato con loro. È una serata magnifica!
A quest'ultima affermazione, notai che gli occhi le brillavano.
Ridacchiai e guardai Percy prendere gli stuzzichini dal tavolo del buffet. Annabeth si avvicinò a lui e si misero a parlare.
Ero rimasto solo con Allison. Non sentivo così tanta ansia da quando le avevo chiesto di andare al ballo di Natale insieme.
Lo so, qualche giorno prima ero stato un po' impulsivo. Però non potevo farci niente.
Stavo per parlarle, quando un tornado dai capelli neri mi saltò addosso.
*angolo meh*
CHIEDO UMILMENTE SCUSA PER IL RITARDO.
In questi giorni mi è venuto il blocco dello scrittore e in più la scuola e le mie altre passioni mi hanno presa completamente. Maggio sarà un inferno.🥺
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