Capitolo 11
Allison
Ero seduta su una sedia accanto al letto dell'infermeria dov'era sdraiato Adrian. Gli tenevo una mano, mentre lui dormiva ancora. Mi ero presa un bello spavento... ma per fortuna non era niente di grave, solo un calo di zuccheri dovuto allo stress. E forse era svenuto anche per la palla che gli era finita in testa quando era caduto e il casco era scivolato via... ma decisi che non gli avrei detto questo dettaglio imbarazzante.
Il ragazzo della squadra avversaria non lo aveva spinto, aveva detto. Adrian correva davanti a lui e improvvisamente era caduto a terra. Per poco non gli era finito addosso.
Con me c'erano Cecily, Brook, Ruben e James. I semidei erano tornati alle nostre case, per evitare di attirare l'attenzione.
L'infermiere aveva detto che Adrian si sarebbe svegliato presto, perciò ci eravamo messi ad aspettare, mentre fuori la partita continuava. Era passata un'ora quando il coach della squadra della nostra scuola era entrato in infermeria per dirci che avevano vinto con successo. Ci aveva incaricato di dirlo ad Adrian e poi ci aveva chiesto le sue condizioni per tranquillizzare i ragazzi della squadra e le ragazze parte del suo fan club che, a quanto pare, aspettavano dietro la porta.
-Svegliati, ti prego... -mormorai in modo che i miei amici, che stavano parlottando tra loro, non mi sentissero. Avevo lo sguardo fisso sul viso di Adrian, bellissimo come sempre, le mani strette attorno alla sua e il cuore che batteva all'impazzata per la tensione.
Non era niente di grave, lo sapevo e continuavo a ripetermelo, ma avevo bisogno che il mio ragazzo aprisse gli occhi per tranquillizzarmi.
E finalmente Adrian riprese i sensi.
Prima mosse la testa, stringendo gli occhi e borbottando qualcosa.
-Adrian? -lo chiamai attirando l'attenzione dei miei amici, che smisero di parlare e si avvicinarono al suo capezzale.
-A... Allis... on... -mormorò Adrian.
-Sono qui. -dissi accarezzandogli il viso con la mano. Era accaldato, così mi guardai attorno e vidi un lavandino.
-Passatemi un asciugamano bagnato. -ordinai ai miei amici. Mi guardarono tutti in modo strano, ma Cecily capì al volo e si affrettò a bagnare l'asciugamano che si trovava nel borsone di Adrian.
Iniziai a passare il panno bagnato sul viso di Adrian, delicatamente, finché il ragazzo non aprì gli occhi azzurri come il cielo.
-Ehi, buongiorno. -lo salutai. Lui guardò me e gli altri uno per uno, spaesato.
-Dove sono? Cos'è successo? -chiese poi con voce rauca.
-Sei svenuto durante la partita. -spiegò Brook. -Ora sei in infermeria.
Adrian rimase un attimo in silenzio, poi si mise le mani sul volto, sospirando.
-Il coach mi odierà. -borbottò senza spostare le mani.
-Al contrario. È venuto qui poco fa chiedendo come stavi. -dissi. Il ragazzo non mi rispose, ma cercò di mettersi seduto, piano piano.
-Stai meglio? -chiese James.
-Sì. In questi giorni non sono stato molto bene e perciò...
-Ti accompagno a casa? -domandai mentre Adrian si alzava in piedi.
-No. -rispose secco. Ci lasciò di stucco: non mi aveva mai parlato in quel modo, nemmeno quando eravamo poco più che amici.
Lo fissai e lui ricambiò lo sguardo. Era arrabbiato con me... ma perché? Che cosa gli avevo fatto?
-Ehm... vuoi che ti porto in macchina? -propose Ruben imbarazzato dalla situazione. -Sei qui con la tua, no?
Adrian distolse gli occhi dai miei e annuì. Poi cercò le chiavi della macchina nel borsone di lacrosse e le porse all'amico.
-Va bene. Allora andiamo. -disse Ruben, poi baciò Brook e le disse: -Ci vediamo dopo.
-A dopo. -salutò la mia amica.
-Ciao. -dissero James e Cecily in coro. Io non dissi niente, guardando Adrian che, senza parlare, usciva con Ruben dall'infermeria.
-Che cos'è successo prima? -chiese Cecily appena James si fu allontanato per andare a casa sua.
-Quando? -domandai io.
-Adrian che ti risponde in quel modo. -fece Brook. -Da quando in qua?
Sospirai: -È quello che mi piacerebbe capire.
Brook e Cecily si guardarono, poi ci sedemmo su una panchina.
-Anche ieri eravate strani, voi due. -disse Brook. -Avete litigato?
Mi guardai attorno per vedere se ci fosse qualcuno ad origliare, poi feci segno alle mie amiche di avvicinarsi.
-Non ditelo ai ragazzi, ok?
-Lo promettiamo. -dissero in coro. Così iniziai a raccontare quello che era successo il giorno prima mentre io e Adrian aspettavamo Will. Fu una liberazione, come ogni volta in cui confidavo qualcosa alle ragazze.
-Ma Adrian ti conosce meglio di tutti noi... -fece Brook alla fine. -Strano che abbia...
-Beh, devi considerare che anche lui è un adolescente. Stiamo crescendo... forse c'entra. -disse Cecily. -Non è del tutto colpa sua.
-Lo so, ma io... non ho saputo trattenermi... -ammisi abbassando la testa. -Stiamo insieme da cinque mesi ormai... eppure non sono ancora riuscita a dirgli le parole che lui vorrebbe tanto sentire e non mi sento sicura a fare quel passo che lui desidera fare. Ho paura che si stanchi di aspettare e...
-Avete provato a parlarne? -domandò Cecily mettendomi una mano sulla spalla.
-No. Non ancora. -risposi. -Non troviamo mai il momento giusto. E poi da quando sono arrivati i semidei si comporta in modo strano.
-È vero, l'ho notato anch'io. -Brook aggrottò le sopracciglia, pensierosa.
-C'è qualcosa... o forse, qualcuno che lo infastidisce. -dissi tormentandomi le mani. -Ma chi?
Adrian
Ruben si fermò al semaforo e percepii il suo sguardo su di me, ma io non lo guardai: tenevo gli occhi fissi fuori dal finestrino e pensavo a ciò che era successo quel pomeriggio.
Ero svenuto davanti a tutta la scuola, va bene... ma non m'importava molto. Ero furioso. Furioso e stanco.
E la colpa era solo di Allison. Ogni volta che chiudevo gli occhi, l'immagine di lei che scompigliava i capelli a Leo mi tornava in mente. Era stata quella la causa della mia distrazione durante la partita, poi era diventato tutto nero ed ero finito per terra.
Allison era sembrata a suo agio con quel semidio, come se lo avesse conosciuto da una vita. Stessa cosa per quando avevamo conosciuto i semidei: aveva abbracciato Jason senza pensarci due volte. Pensandoci bene, con me non era mai sembrata così tranquilla. Ogni volta che le stringevo la mano, che le tenevo un braccio sulla vita e che la baciavo era più tesa di una corda di violino. Che non mi volesse?
-Adrian, sicuro di stare bene? -chiese Ruben rompendo il silenzio che si era creato tra noi fin da quando eravamo usciti dal parcheggio della scuola.
Non risposi, così il mio amico ritentò: -Se c'è qualcosa che non va, sai che io e James siamo...
-Lo so. -tagliai corto. -Sono solo stressato e io e Allison stiamo... avendo dei problemi, ecco.
Scattò il verde e Ruben rimise in moto.
-Avete litigato, allora... -disse. -Ieri sera.
-Sì, cioè... lei si è arrabbiata perché credeva che mi sarei spinto oltre il bacio. -ammisi sospirando. -Poi mi sono arrabbiato anch'io ed è andata a finire così.
-Tutto qui? -chiese Ruben. -Nient'altro?
-In realtà... -dissi titubante. -Non mi ha ancora detto "ti amo".
Il mio amico sospirò: -Adrian, lo sai che Allison spesso non si sente a suo agio quando si tratta di dimostrare il suo affetto. Certo, lo fa molto spesso con Cecily, Brook e i suoi fratelli, ma con me, James e soprattutto con te fa fatica a...
-Cinque mesi. -lo interruppi. -Stiamo insieme da cinque mesi.
-Lo so, ma le serve tempo. -Ruben mi guardò con la coda dell'occhio. -E tu dovresti essere il primo a rendertene conto. Anche James te lo direbbe, forse meglio di me.
Non dissi nulla, ma mi voltai verso il finestrino, ancora più furioso di prima.
-Avete provato a parlarne, almeno? -domandò Ruben mentre si fermava fuori dal mio condominio.
-No. -risposi, poi lui uscì dalla macchina e mi lasciò le chiavi.
-Domani ne avrete tutto il tempo. Ci vediamo alle otto nel parcheggio della Goode. -disse, poi mi salutò e s'incamminò sul marciapiede con le mani in tasca.
Appena entrai nel mio appartamento con il borsone di lacrosse in spalla, vidi Nico e Will che si sbaciucchiavano sul divano. Niente di male, tranne per il fatto che si stavano praticamente per strappare di dosso i vestiti davanti a me.
-Andiamo, ragazzi! Proprio in salotto? -esclamai distogliendo lo sguardo. -C'è la camera da letto tutta per voi!
Lasciai il borsone sull'altro divano, poi andai in cucina per bere un bicchiere d'acqua.
-Scusaci. -disse Will. -Non sapevamo che saresti rientrato così presto.
-E lo avreste fatto sul mio divano? -feci una smorfia. -No, meglio non saperlo.
Il colorito pallido di Nico divenne bordeaux, mentre Will ridacchiava. Erano una coppia stranamente equilibrata quei due.
-Come stai? -domandò Will cambiando discorso.
-Meglio, grazie. Ho avuto solo un calo di zuccheri. -risposi per poi bere.
-Sicuro? -chiese di nuovo il ragazzo facendomi saltare in aria. Era proprio accanto a me. Ma come aveva...
-Ehm... sì.
Will mi mise una mano sulla fronte: -Mmh. Niente febbre. Dovrei fare degli esami più approfonditi.
Lanciai un'occhiata a Nico, che mi fece segno di dargli corda e, con il labiale, disse "Lascialo fare".
-Tranquillo, non ce n'è bisogno, Will. -mi allontanai un pochino da lui. -Cosa volete mangiare stasera?
-No, basta McDonald's, Nico. Ordini del dottore. -fece Will rivolto al suo ragazzo, che era scattato in piedi.
-Oh, ma perché? -esclamò Nico.
-Abbiamo svaligiato il Mc ieri sera. -gli feci notare.
-Va bene... -disse il figlio di Ade con un sospiro. -Allora che ne dite di una pizza?
*angolo meh*
Salve a tutti, semidei!
Preparatevi a delle sorprese nei prossimi capitoli😏 sia per quanto riguarda le ship, sia per i semidei!
Ho una scena che non vedo l'ora di farvi leggere... ma purtroppo sarà mooooooooooooooolto più avanti. Dovrò resistere ancora a lungo. RIP me.
Mi sento in colpa perché faccio allontanare Adrianuccio e Ally. Brava me.🥺
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