Capitolo 12 - Dolore Senza Fine

Quella sera, il mio dolore sembrava non trovare fine.
E pensare che la madre di Henry non sapeva ancora niente... quale sarebbe stata la sua reazione? Purtroppo non la vidi, in quanto me ne andai da casa sua prima che lei tornasse. E il padre che si trovava fuori da Londra, invece? Lui come diamine avrebbe reagito, avendo saputo dell'accaduto? Cazzo, che casino.
Comunque sia, torniamo dove ci eravamo fermati precedentemente.
Dopo aver terminato la chiamata con mia madre, diedi il telefono ad Amelie. Non riuscii a capire praticamente niente durante la chiamata, in quanto il segnale era molto scarso. Capii solamente che i nostri genitori stavano venendo a prendere me e Amelie in anticipo. Ma la mamma non mi convinceva. Mentre parlava stava piangendo, lo si capiva subito. La cosa che mi preoccupava molto era il fatto che aveva citato la nonna. Che gli fosse successo qualcosa?
- Jacob, che ha detto la mamma? - chiese Amelie.
- Amelie, io non...
- Jacob, dimmi cosa ha detto la mamma, per favore!
Amelie era veramente nervosa, oltre che triste. Quella sera, tutti sembravamo essere impazziti.
- Amelie, non c'era segnale! Ho solo capito che mamma e papà stanno già venendo a prenderci, ma la cosa che più mi preoccupa... è che non sanno ancora cos'è successo. Quindi... perché stanno venendo a prenderci così presto?
- Che fosse successo qualcosa? - suggerì Amelie in preda all'ansia.
- In realtà, ho anche sentito la mamma pronunciare la parola "nonna"...
- Cavolo... sono preoccupata, Jacob.
- No, c-cerca di stare tranquilla, Amelie. - tentai di calmarla.
Ma con che faccia glielo stavo dicendo? Ero io il primo ad essere preoccupato e morto dalla paura per ciò che potesse essere successo.
- Jacob... ho paura.
- Vieni qui, sorellina. So io di cosa hai bisogno... hai bisogno di un abbraccio fraterno.
Amelie si mise a piangere e mi abbracciò immediatamente.
- Grazie, brother.
Dopo circa cinque minuti, i nostri genitori arrivarono davanti il cancello della casa di Henry. La mamma aprì il finestrino della macchina e ci cominciò a chiamarci tempestivamente.
- Jacob, Amelie! Salutate tutti e venite immediatamente.
- Siamo qui, mamma! - esclamai.
- Ragazzi, Sarah deve venire per forza con noi, in quanto i suoi genitori non possono venire a prenderla. La lasceremo velocemente a casa, correte a chiamarla! - urlò la mamma.
- Ma... - dissi a bassa voce.
- Va bene, mamma. Dai Jacob, andiamo veloci! - mi interruppe Amelie.
Corremmo da Sarah, ma io dovetti fermarmi.
- Jacob, ma che fai? Muoviti, dobbiamo avvisare Sarah! - urlò mia sorella.
- Amelie, io ho paura di... parlare con...
- Jacob, diamine! Dobbiamo fare in fretta, potrebbe essere successo qualcosa! Ma lo capisci o no?!
Nella mia testa c'era il caos più totale. Non riuscivo a muovermi, tutto quel susseguirsi di eventi mi stava lentamente distruggendo.
Finalmente, arrivammo da Sarah.
- Sarah... ecco...
- Che cosa vuoi, Jacob?! - mi urlò Sarah con collera.
- Sarah, devi venire con noi! I nostri genitori sono dovuti venire a prenderci in anticipo perché forse è successo qualcosa, e tu devi venire con noi perché i tuoi genitori non possono venire a prenderti nè ora e neanche dopo.
- ... devo proprio? - borbottò Sarah.
- Sì, Sarah, devi proprio! Adesso muoviamoci!
Mentre ci stavamo dirigendo dai miei genitori, vedevamo gli altri nostri amici che guardavano ancora sconvolti il corpo del povero Henry ormai morto. Io lo vedevo e... mi veniva solo da piangere e urlare. Ma dovetti contenermi, almeno per quella volta.
Arrivammo tutti e tre alla macchina di mamma e papà e partimmo per lasciare Sarah a casa sua.
Mentre eravamo in macchina, Sarah continuava a fissarmi con uno sguardo indignato.
- Sarah, ascoltami... possiamo parlare? Ti supplico... Vedendoti mi fai sentire solo peggio... - le bisbigliai.
Ma niente, non aveva proprio intenzione di rispondermi. Quando le dicevo qualcosa, lei rivolgeva il suo sguardo verso il finestrino.
- Eccoci, Sarah, puoi scendere. Scusaci se siamo dovuti a prenderti prima della fine della festa. - le disse mia madre.
- Non si preoccupi, signora. La festa è... è già finita... - rispose e scappò piangendo verso i suoi genitori.
Cazzo... Sarah non stava facendo altro che farmi sentire male più di quanto non lo fossi già prima. Ritenevi ancora che tu avessi ragione, vero Sarah? Pensavi che fosse andata come pensavi tu, senza neanche farmi dire una parola e facendo la scontrosa.
Sai cosa, Sarah? In quel momento, ti stavi comportando proprio da emerita stronza.
...s-scusami, Sarah. Sentivo il bisogno di dirlo.
Che c'è? Ti senti offesa adesso, principessina?
Cazzo, ma che mi sta prendendo? Che io stia...
Oh, forse è meglio andare avanti...
- Mamma, papà... è successo qualcosa? - chiese turbata Amelie.
I nostri genitori si guardarono in faccia e rimasero in silenzio. Ma dopo un po', finalmente, la mamma cominciò a dire qualcosa.
- Ragazzi, sentite... è successo qualcosa.
- È qualcosa di grave? - domandai.
- Ecco... sì, Jacob.
- Figlioli... lo zio Jack e il cugino Vincent hanno avuto un incidente stradale. - ci riferì tristemente papà.
- No... vi prego, ditemi che non è vero... - singhiozzò Amelie.
- E... la nonna... la nonna Kate, appena ha saputo la notizia, ha avuto un infarto...
- No... no, no, NO!!! - urlai disperatamente.
- No... non può essere, la nonna... Ehi, fratellino. Ehi, ehi, ehi! Stai tranquillo... vedrai che tutto andrà per il verso giusto. - cercò di tranquillizzarmi Amelie.
Amelie... non ci credevi nemmeno tu a quello che stavi dicendo. Sapevi anche tu che, quella sera, niente sarebbe potuto andare nel verso giusto. Ma stavi semplicemente cercando di calmarmi... e sappi che questo l'ho apprezzato davvero tanto, sister.
Questo era... amore fraterno.
- E... come stanno tutti e tre in questo momento? - chiesi ai miei genitori.
- Non sappiamo come stanno lo zio Jack e vostro cugino Vincent, ma... purtroppo, la nonna non sembra stare molto bene. Sono tutti e tre all'ospedale, ci stiamo andando ora. Presto potrete vederli, figlioli. - rispose nostra madre.
La nonna Kate, alla quale io e Amelie eravamo molto affezionati, non era messa per niente bene.
L'ospedale in cui c'erano la nonna Kate, lo zio Jack e il nostro cugino Vincent era lo stesso in cui eravamo nati io e Amelie.
Appena entrammo nell'ospedale, corremmo subito dallo zio e da nostro cugino.
- Vincent, cugino! - urlammo io e Amelie appena lo vedemmo - Cos'è successo? E soprattutto, come stai?!
- Jacob, Amelie! Sono felice che voi siate qui. - disse Vincent tossendo.
- Ehi, ehi! Stai calmo, cuginetto.
- Scusate l'entusiasmo, cugini. Ough ough. - si calmò Vincent tossendo.
- Quindi, come stai? - gli chiesimo.
- Fortunatamente mi sento bene, poteva andare molto peggio... però non so come sta mio padre. Potete andare a vedere come sta lui per me?
- Certo, Vincent! Andiamo subito. - risposimo io e mia sorella.
Io e Amelie uscimmo dalla stanza in cui c'era Vincent e ci dirigemmo verso lo zio Jack.
- Ehi, Amelie, aspetta. - fermai mia sorella.
- Cosa, Jacob? Che ti prende adesso? Aspetta, stai pensando ancora a...
- Non dirlo, ti prego. Comunque sì, ci penso di continuo... ma oltre a lui penso anche a lei.
- Per lei intendi... Sarah?
- Sì...
- Stai tranquillo, vedrai che si calmerà. Le servirà solo un po' di riposo...
- No, Amelie. Non penso proprio che si calmerà. O almeno, non con me. Comunque sia... ti ho fermato perché sono molto preoccupato per la nonna.
- Passeremo ovviamente anche da lei, Jacob, ma prima penso sia giusto andare a vedere come sta lo zio Jack. Ce l'ha chiesto anche Vincent, quindi...
- Hai ragione, sister. Dai, andiamo.
Entrammo nella stanza dello zio e, appena lo vedemmo, volevamo subito abbracciarlo. Se non fosse per...
- Zio Jack, eccoti!
- Jacob, Amelie... ecco qui, i miei nipoti, argh!
- Ehi, zio, attento! Come stai?
- Purtroppo non sono messo molto bene, ragazzi... il braccio destro è combinato male...
Lo zio Jack aveva il braccio destro rotto, e vederlo ci addolorava tantissimo.
- Vorrei tanto abbracciarvi, nipoti miei... ma vorrei soprattutto riabbracciare Vincent, argh!
- Anche noi vorremmo tanto abbracciarci, zio... ma dicci, cos'è successo esattamente? - chiese spiegazioni Amelie allo zio.
- Beh, era una semplice serata nella quale, dopo che abbiamo finito di cenare, io e Vincent abbiamo avuto la bella idea di andare a casa di nonna Kate e di nonno Sam. Vostra zia Betty, invece, era rimasta a casa perché non si sentiva molto bene. Eravamo in macchina e stavamo arrivando a casa dei nonni, fino a quando... una macchina ci è venuta addosso. E la cosa assurda è che quel c... cretino che aveva fatto il danno si diede subito alla fuga, invece di chiamare o darci soccorso. È un miracolo già se io e Vincent siamo vivi... ma per ciò, ho dovuto pagare. - e cominciò a fissare il suo braccio destro.
- Cavolo... ma è messo così male il braccio? - domandai.
- Purtroppo sì, Jacob. Comunque... avete visto già la nonna?
- No, ancora no. Ma ci andremo subito appena usciremo da questa stanza.
- Fareste bene ad andarci, ragazzi. Io intanto mi riposo un po'...
- Va bene, zio. Avanti, Amelie. Andiamo.
- Sì!
Una volta usciti dalla stanza dello zio, cominciammo a cercare quella in cui si trovava la nonna. Finalmente, riuscimmo a trovarla.
- Nonna! - urlammo io e Amelie.
- Oh, ecco i miei cari nipotini.
- Nonna... c-come stai? - chiesimo.
- Nipoti miei, è inutile dirvi bugie... mi hanno riferito che non sono messa molto bene. Ho avuto un infarto quando ho saputo dell'incidente che hanno avuto vostro zio e vostro cugino, e fortunatamente i vostri genitori erano con me. Furono loro che vennero a sapere dell'accaduto, tramite una telefonata. Appena ho saputo dell'accaduto... beh, vi ho già detto cos'è successo.
Mentre eravamo impegnati a parlare con la nonna, nostra madre fece irruzione nella stanza.
- Ragazzi! Oh, madre... come stai? - chiese sofferente nostra madre.
- Mary, continua a non andare bene... Ehi, stai tranquilla, va bene? Me la caverò... ough, ough...
- Va bene, madre. Jacob, Amelie. Giù ci sono la zia Betty e il nonno Sam che vorrebbero tanto vedervi. Io ci sto andando proprio adesso... venite con me.
- Va bene, mamma.
Nel momento in cui io e Amelie stavamo uscendo dalla stanza con nostra madre, la nonna mi chiamò a bassa voce.
- Jacob, aspetta! Avvicinati un attimo. - mi bisbigliò la nonna.
- Sono qui, nonna. - le risposi.
- Volevo sapere... come va con Sarah?
In quel momento cominciai a tremare e scoppiai a piangere.
- Nonna, senti... sei l'unica a cui lo sto dicendo. Non sta andando affatto bene. E non solo con Sarah.
Niente sta andando per il verso giusto. E come se non bastasse... Henry...
Sembrava che mi avessero paralizzato. Appena pronunciai la parola Henry, nella mia testa cominciò il caos. Mi venne in mente il discorso che avemmo io e lui in camera sua, e... la sua morte.
- Cosa Henry, caro? È successo qualcosa pure con lui, per caso?
- No, lascia stare... preferisco non parlarne.
- Va bene, Jacob. Tranquillo. Avrei anche io qualcosa da dirti.
- C-Cosa, nonna? - domandai impaurito.
- Jacob... il mio cuore sta smettendo di funzionare. Purtroppo, la mia ora è giunta.
- No, nonna...
- Jacob, ascoltami. Devi promettermi che continuerai ad essere felice, nonostante tutto. E, soprattutto, dovrai prenderti molta cura di tua sorella Amelie.
- Nonna, io... non ero abituato a tutto questo dolore. Ho sempre vissuto una vita felice e armoniosa. Ma ora... non riesco a sorridere. Stanno succedendo troppe cose troppo velocemente... io non posso prometterti tutto questo.
- E va bene, Jacob. Allora... promettimi che combatterai. Se ti imbatterai in situazioni critiche come questa, promettimi che non ti arrenderai mai, che non getterai mai la spugna. La vita non è solo felicità. La vita è anche sofferenza, dolore... e più avanti nella tua vita lo capirai semplicemente vivendo. Mi hai capito, Jacob? Non arrenderti mai. Reagisci sempre alle sfide che ti vengono mandate dalla vita. Non cadere mai, per nessun motivo.
- Nonna... sento di stare impazzendo.
- No, Jacob. Non stai impazzendo. Non è ancora il momento...
- Aspetta, che intendi dire?!
- Jacob...
- Nonna, io... non so cosa fare.
- Sì che lo sai, Jacob... Devi essere forte...
La nonna mi prese per mano, come se volesse continuare a stare unita a me e darmi la forza per andare avanti.
- Nonna... nonna? NONNA! RISPONDIMI, NONNA! No, ti prego... non andartene ora, nonna...
La nonna Kate... era morta. La nonna era morta sotto i miei occhi. Continuai a tenerle la mano, ma dopo un po' dovetti lasciarla andare.
Quella sera fu una sofferenza continua. Un dolore senza fine.
Cazzo... vaffanculo! Ma con chi me la sto prendendo...? Nonna, mi senti? Sei qui con me? Cosa volevi dire quando mi dicevi che ancora non stavo impazzendo? Nonna, perché non mi rispondi? Perché non sei qui con me?
Nonna... mi manchi.
Miss you.

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