CAPITOLO 25 [✅]

Eravamo scossi ed agitati. Un freddo glaciale sembrò congelare i nostri animi, rendendoci estranei alla nostra rispettiva metà. Accadde tutto in un secondo, e questo era solo colpa mia.
Senza proferire parola, ci dirigemmo verso l'hangar indicatoci. Cercavo di trattenere le lacrime, ma i sensi di colpa si facevano sentire. Ero sbagliata, eravamo sbagliati... eppure perché quest'amore continuava a salvarci nel peggior modo possibile? Perché a noi? Solite domande, solite -mancate- risposte.
Camminammo in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri. Arrivati all'hangar ci mettemmo nuovamente in fila per salire sulla piccola navicella. Poco dopo aver varcato l'entrata, un volontario ci osservò da lontano, per poi avvicinarsi e indicarci semplicemente un droide. Sembrava un droide protocollare, come quello che Anakin aveva costruito da bambino, su Tatooine, ma era di dimensioni minori.
-Oh, salve. Io sono C8-P4, droide sorvegliante. Prego, la sezione riservata si trova oltre quella porta.- ci disse cordialmente il droide, indicandoci una porta poco distante da noi. Tutto queso trattamento che ci stavano riservato era simile a quello a cui venivano sottoposti i soldati in quarantena... Una follia.
Ci sedemmo silenziosi, l'uno di fronte all'altra, mentre tenevamo la testa bassa. Ogni contatto, fisico o visivo che fosse, era del tutto fuori questione. Era la prima litigata, di quelle che spero mai debbano accadere.
Al segnale acustico, allacciammo tutti le cinture, droide incluso.
Io lasciai vagare lo sguardo in quella stanzina cinque per cinque: era tutto ferro, due finestre per osservare lo spazio circostante, delle reti fissate alle pareti per infilarci dentro lo stretto necessario; infine una porticina, che dava probabilmente sul bagno. Dopo pochi minuti, un altro segnale acustico, ad indicare che potevano slacciarci le cinture. Non appena il segnale terminò, scattai in piedi e mi diressi verso il bagno, sbattendo la porta.
Appoggiai i palmi delle mani sul bordo del lavandino, prendendo un respiro profondo. Dopodiché aprii il rubinetto e, mentre aspettavo che l'acqua si scaldasse un minimo, mi guardai allo specchio: c'erano momenti in cui non mi sembrava di avere davvero diciassette anni. Come quasi tutte le orfane del mio istituto, non conoscevo la mia data di nascita, quindi avevo scelta da sola, senza l'approvazione di nessuno, il mese della mia nascita: aprile. Ad occhio e croce fra circa venti giorni avrei compiuto diciotto anni. Nessuna festa, nessun regalo. Non mi piaceva per nulla essere al centro dell'attenzione quando era una cosa che mi ero inventata di sana pianta. Spostai lo sguardo sull'acqua che scorreva, mentre portavo entrambe le mano sotto il getto. Le misi a coppa e me le portai al viso, svegliandomi da quello stato di mancata lucidità. Poi sentii un leggero bussare.
-Christie? Tutto bene lì dentro?- Era Anakin.
In risposta aprii la porta, mentre mi strofinavo il viso nel vano tentativo di asciugarmelo.
Ignorando la sua spasmodica ricerca dei miei occhi, ritornai al mio posto. Da quello che avevo sentito, il viaggio sarebbe durato ancora un'ora, quindi decisi di appisolarmi, ma non prima di essermi allacciata le cinture. Chiusi gli occhi, e sprofondai in un sonno senza sogni.
~
-Signorina! Signorina si svegli! Siamo arrivati.- La voce del droide accompagnatore mi destò da quel breve riposo. Mi guardai intorno, cercando meccanicamente Anakin, ma non lo trovai. Mi alzai lentamente, ancora un po' intorpidita e sbirciai fuori dalle finestre della navicella: vidi delle piccole gocce di pioggia. Ancora? Ho davvero un cattivo presentimento.
Con ancora gli occhi stropicciati dal sonno, mi recai fuori dalla navicella: eravamo su Harvish, pianeta molto simile a Coruscant, solo con più spazi verdi e palazzi più bassi.
Era "famosa" per l'ostilità della sua popolazione, di mentalità ristretta. Non a caso erano state fatte circa quarantadue dimostrazioni solo nell'ultimo periodo.
Mi spostai dall'entrata della navicella, appoggiando finalmente i piedi a terra, mentre le prime gocce di pioggia mi facevano rabbrividire. Il droide rimase dietro di me, e infine si disattivò. La pioggia lo avrebbe potuto danneggiare, era comprensibile. Mi avviai verso un gruppo di altri Jedi, più o meno della mia età. Riconobbi Aayla fra di loro.
-Ehi, Christie! Che freddo assurdo, vero?- mi urlò dietro, cercando di sovrastare il chiacchiericcio generale. Avanzando verso di lei, notai una postazione rialzata, dove altri stavano prendendo posto. Anakin sembrava essere sparito.
-Ok, mi servono tre Ultimo Grado per cominciare la dimostrazione.- disse di punto in bianco uno dei Maestri che si erano offerti di accompagnare la spedizione -Tutti gli altri, fatemi un perimetro di due file attorno alla postazione. Forza, muoviamoci!-
L'ordine si spezzò, e io non seppi dove andare. Rimanere di guardia non era il mio obbiettivo: avevo bisogno di qualcosa che richiedeva concentrazione, per provare a distrarmi, così mi portai verso la postazione rialzata. Già altri due ragazzi avevano preso posto, e io li affiancai, cercando di non scivolare salendo i gradini.
-Sapete in cosa consiste il tutto?- chiesi dopo aver squadrato tutto il pubblico: centinaia di persone. Di Anie nessuna traccia.
Il ragazzo subito dopo di me si voltò e mi sorrise. -Due dimostrazioni: una consiste nel mettere in scena un combattimento, la seconda muovere oggetti, sai, con questa.- mi disse, picchiettandosi una tempia. -Bene, grazie.- sussurrai.
Quando il Maestro incaricato ci diede il segnale, i primi due ragazzi della fila avanzarono al centro, e il combattimento inziò. Erano entrambi molto forti, ma il primo aveva i riflessi poco pronti, e dopo pochi minuti venne ferito lievemente. Lo scontro terminò presto. Successivamente venne portato sul palco un banco, e il Maestro mi fece segno di avvicinarsi. -McLove, tocca a te. Posa la spada laser sul tavolino e allontanati di qualche metro. Aspetta di avere l'attenzione dei presenti e prendila a distanza, accendendola, intesi?- Annì lievemente ed io eseguii. Dopo aver appoggiato la spada, contai circa dieci passi, e mi voltai. I miei occhi però guizzarono sulla folla: sembrava oltremodo diffidente, e molte persone conservavano uno sguardo cupo. Cercai nuovamente Anakin, ma ancora nulla. Riportai lo sguardo sulla spada, e chiusi gli occhi. Portai avanti una mano, e mi concentrati sulla percezione della Forza. Percepivo la sua forma, la sentivo fra le mani... Poi un urlo, in lontanza. -Ha un blaster!-
Spalancai gli occhi. Poi, uno sparo. Un corpo a terra. Le file di protezione si ruppero, e lo scontro iniziò senza preavviso. Senza pensarci conclusi la mia dimostrazione, afferrando la mia spada e saltando giù dal palco. I colpi fendevano l'aria, cercando di mietere più vittime possibile. Neanche il tempo di voltarsi che dovetti deflettere più colpi di blaster, mentre molti dei miei compagni si accasciavano a terra, esanimi. Con un balzo mi allontanai dalla traiettoria di più colpi, e scattai verso la navicella, nascondendomi. Risalii di corsa una scaletta che dava sul tetto, così potei guardare dall'alto quella battaglia.
Un orrore di lame, blaster e corpi senza vita si stava consumando sotto i miei occhi. Aguzzai lo sguardo. Ragiona, ragiona, sai che c'è qualcosa che non va.
Anakin dove sei? La mia preoccupazione era salita alle stelle.
Mentre osservavo quella folla di gente, portai lo sguardo verso una figura incappucciata: aveva un portamento femminile, elegante. Fin troppo familiare.
Con il sospetto che fosse lei, mi gettai sulla folla senza troppi problemi. Mi aprii la strada deflettendo ancora colpi e ferendo chi li faceva partire... Per una volta stavo agendo come il Codice ci imponeva di agire. In poco tempo arrivai alla figura incappucciata. -Chi sei?!- le chiesi, la voce spezzata. Senza degnarmi di una sua risposta, si abbassò il cappuccio.
Felicia.
-Pensavi di esserti liberata di me?- mi chiese in tono di scherno. La rabbia iniziava a crescere, e senza pensarci troppo sfoderai la mia spada laser.
-Oh, povera piccola! Non è capace di difendersi a parole! Anakin non ti merita. Sei solo una stupida bambina.-
Non controbattei, non volevo abbassarmi al suo livello. Decise, quindi, di sfoderare la sua, di arma: una lama rosso sangue mi fece rabbrividire. Con un balzo la attaccai, mentre un urlo dimostrava tutta la mia frustrazione. Portò in alto la sua lama per fermare la mia. -Tu sai che è vero!- Continuava lei. -Non ti merita! Sei debole e sciocca! Rovinerai il suo futuro!-
Ad ogni parola corrispondeva un violento colpo inferto con la mia arma. Il duello era quasi ad armi pari. -Sfrutta le tue emozioni e il Lato Oscuro ti accoglierà a braccia aperte!-
Presa da un impeto di rabbia, mi gettai addosso a lei, riuscendo a ferirle un braccio. -Io lo sto salvando!- le urlai mentre la spada le bruciava la pelle.
Tu devi morire. Molti dei Jedi l'avevano circondata, ma io non riuscivo a non muovermi. Lanciai a terra la mia arma, e le diedi un pugno proprio sul naso, facendola indietreggiare, un altro al polso in modo da disarmarla. La spinsi a terra e cominciai a picchiarla a sangue freddo.
-Devi morire!- continuavo a ripetere, come un comando, una missione. La parte più oscura di me si era risvegliata, e io non potevo controllarla.
Dai lati del varco creatosi per lo scontro insorsero due uomini con dei blaster, puntandomeli addosso, dando la possibilità a Felicia di scappare. Sapevo perfettamente che sarebbe finita così, ma una parte di ne non voleva rassegnarsi all'idea. Dovevo sconfiggerla, con le buone o con le cattive.
La ritirata era stata comunicata, mentre tutti si dirigevano alle proprie navicelle. Anakin, dove diavolo sei?, continuavo a chiedermi. Non riuscivo a comunicarci, e il sospetto si stava facendo sempre più pesante da sostenere. Così, con la mia solita sconsiderata pazzia, ritornai nel mezzo della folla, urlando il suo nome, dovevo trovarlo. Correvo, facendomi largo tra gli scontri che erano diminuiti. Il nulla più totale. Rassegnata tornai alla navicella, andando alla mia "zona riservata". Mi sedetti, portandomi le mani alla testa. Non potevo averlo perso. Le lacrime ci misero poco ad arrivare. Era stanca di tutto quello che stava succedendo, volevo solo farla finita.
-Christie! Christie!-
Alzai di scatto il capo, e corsi fuori dalla stanzetta. -Anakin!- urlai, a metà tra un singhiozzo e un rantolo. Aveva gli occhi arrossati e una ferita poco profonda su un fianco. Gli corsi incontro, finendo tra le sue braccia. -Non riuscivo a trovarti, il panico aveva preso il sopravvento. Mi dispiace per tutto.-
In un secondo dimenticai la litigata, e sussurrai semplicemente: -Non importa, non importa. Ora sono qui.-
Mi crogiolai nel suo calore, sprofondando il viso nel suo petto, mentre lui mi accarezzava la nuca. Con molta discrezione ci dirigemmo alla nostra "zona". Una volta dentro, aspettammo C8, e poi richiudemmo dietro di noi la porta di ferro. Senza proferire parola, ci sedemmo l'uno accanto all'altra, allacciando le cinture e le nostre mani.
-Anakin?- dissi, spezzando quel silenzio.
-Dimmi.-
-Ti amo infinitamente.-
-Lo so, piccola. Anche io.- sussurò, premendo le sue labbra sulle mie, riconoscendo davvero quanto mi erano mancate. Sono a casa.

Spazio autrice:
SONO RIUSCITA A PUBBLICARE, AMATEMI.
Ok gente, changing argument, ho un piccolo progetto: un ASK, cioè una storia in cui potrete fare tutte le domande che volete ai personaggi della storia ecc.

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