CAPITOLO 22 [✅]

Sorrisi ingenuamente. Nonostante i vari divieti, quello che c'era tra noi due era come ossigeno per due corpi che stavano soffocando, ci faceva bene nel modo più sbagliato possibile. Mi diressi verso una delle stradine meno frequentate, "il ghetto di Coruscant". Non era una zona raccomandabile, ma era da attraversare per arrivare il prima possibile a casa. Il sole stava iniziando a scendere e le ombre degli alti palazzi di Coruscant si allungavano sulla città. Mi addentrai in un vicolo, la mano pronta a sfilare la spada laser dalla cintura nel caso ne avessi dovuto aver bisogno. Osservai l'ambiente: c'era una puzza pungente, di quelle che ti fanno venire i conati di vomito. Un Jabologian stava scambiando probabilmente degli spaccacervelli con un Wookie. Un Wookie qui? E io che pensavo di aver visto di tutto!
-Ehi, bambina! Cosa tieni dentro quella borsa?- sentii dire da qualcuno. Mi voltai: era un Bothan, rivolto ad una giovane Twi'lek. Non ci misi troppo a riconoscerla: Oola, sorella minore di Aayla, una grande Jedi che io Anakin conoscevamo molto bene.
-Io... io non ho niente, lasciatemi in pace!- urlò lei, terrorizzata.
-Tranquilla, non ti farò del male...- disse, prendendo la bambina per le spalle.
-Lasciala in pace!- dissi, correndo verso di loro. -Signorina Christie!- mi chiamò Oola, cercando di liberarsi dalla presa ferrea di quell'essere. -Lasciami, slimoo...- lo insultò lei, mentre io sferravo la spada laser. Quando il tipo vide con chi aveva a che fare, lasciò immediatamente Oola, alzando le mani dietro la testa. Indietreggiò fino a sbattere contro il muretto che chiudeva il vicolo, e io ne approfittai per avvicinargli la spada alla gola.
-Se solo provi a farti rivedere, sei una creatura morta, intesi!?- ringhiai io. Lui deglutì nervosamente. -E ora vattene, prima che cambi idea e decida di ucciderti seduta stante...- Ritrassi la lama e lasciai scappare quel verme con uno sguardo truce. -Oola, va tutto bene?-, mi chinai alla sua altezza, guardandola preoccupata. -Sì, signorina, grazie...- mi disse, sorridendo. -Dov'è tua sorella?- chiesi io, prendendole la mano.
-Non lo so, mi sono persa...- Scoppiò a piangere. Mi si strinse il cuore. -Senti, facciamo così: ora tu vieni a casa con me, chiamiamo Aayla e ti facciamo venire a prendere, ok?-. Oola si asciugò una lacrima, per poi abbracciarmi. -Grazie, signorina Christie!- Adoravo quella bambina, anche se l'avevo vista poche volte. La presi in braccio e ci avviammo verso casa. Decisi di percorrere la strada più sicura, anche se lunga, per l'incolumità di entrambe.
Arrivammo sfinite a casa. Chiamai Cleo, che accorse raggiante. Quando vide la bambina, le si rivolse dolcemente: -Ciao, piccolina. Come ti chiami?- Pensai che Cleo avesse proprio la stoffa da mamma. Oola si nascose dietro le mie gambe.
-Tranquilla, tesoro, lei è una mia amica. Cleo, ti presento Oola.-
La piccola le sorrise, timida. Mi faceva proprio tenerezza. -Che ne dite di mangiare un boccone?- ci chiese, poi. -Sì! Si magia!- esclamò la piccola.
-Voi iniziate, io vi raggiungo.- dissi, sorridente. Sfilai il mio olo-proiettore da una delle tasche della divisa e composi il codice di chiamata di Aayla. Questa rispose poco dopo, tutta trafelata. -Ehi, Chris! Ciao.- notai una nota di preoccupazione nella sua voce, che a malapena nascondeva. Uno dei difetti di quella ragazza? Il suo orgoglio le vietava di chiedere aiuto alle persone, anche per la minima cosa, anche se in ogni caso era davvero una persona gradevole.
-Ho incontrato Oola, si era per...-
-Sia lodata la Forza! Grazie Christie, è a casa con te?-, mi chiese. Le dissi che stava pranzando.
-Perfetto! Posso passare a prenderla fra... dieci minuti?-
-Certamente! A fra poco.- dissi, chiudendo la chiamata.
Mi diressi in sala da pranzo, con lo stomaco che gorgogliava.
Augurai a tutti buon appetito e iniziai a mangiare la mia zuppa, in silenzio.
Ero in uno stato confusionale, avrei davvero dovuto meditare, cercando di distrarmi da qualcosa che non sapevo se considerare un problema o meno. Aleggiava nella mia mente. Un chiodo fisso, qualcosa che era difficile da capire ma che, molto probabilmente, non volevo capire. Se mi fossi convinta che stare con Anakin fosse stato un errore, avrei dovuto abbandonarlo, e io avevo bisogno di lui. Quel sorriso capace di farmi dimenticare tutto, quegli occhi azzurro cielo che mettevano i brividi, le sue labbra sulle mie...
-Ehi, sveglia!- Mi riscossi di colpo dai miei pensieri, ridendo della mia figuraccia.
-È arrivata Aayla.- disse Cleo, sogghignando.
Balzai in piedi e corsi in salotto con Oola al seguito. Dieci minuti passati in una frazione di secondo.
-Piccola! Mi hai fatto prendere un colpo!-
Aayla si chinò e prese in braccio la piccola Twi'lek, che sorrideva contenta. Quella scena mi intenerii così tanto che mi scappò un risolino.
-Grazie mille Christie!- Mi rivolse un sorriso.
-Figurati! Ci vediamo al Tempio, allora.-
-Certo, ciao.- disse, chiudendosi la porta alle spalle.
-Uh, che uragano quella piccoletta!- disse Cleo, ridendo.
-A proposito di uragani, dovrei andare a curare il mio uragano interiore... tu sai di cosa parlo.-
-Quindi dovrò aspettare per parlarti di quella cosa "urgente"...-
Feci un sorrisetto innocente.
-Sei incorreggibile, tu! Vai, ci penseremo dopo.-
Uscii di corsa di casa, biascicando un "Grazie". Era una cosa che adoravo della mia migliore amica: aveva una pazienza senza limiti, al contrario di me. Mi misi a correre per strada, incurante del fatto che qualcuno mi stava urlando di fare attenzione. Ero lì lì per rispondere che non avevo tempo, che avevo di meglio da fare. Mentre mi dirigevo al mio "posto per meditare", iniziai a pensare al periodo che stavo attraversando: era tutto confuso; prima va tutto bene, poi tutto crolla. Dovevo imparare a godermi i momenti belli, perché sapevo che, andando avanti di quel passo, si sarebbero alternati alle cadute peggiori. Svoltai qualche angolo, riuscendo ad arrivare, seppur di fretta, al confine immaginario tra la Coruscant conosciuta e quella sconosciuta. Tutta la vita del pianeta si svolgeva laddove c'erano case, palazzi, negozi e locali, ma la parte piu' bella era di certo la campagna che si celava dietro quei ritmi frenetici.
Mi addentrai in un campo, seguendo una strada dettata dall'erba calpestata. In lontananza scorsi il mio "posticino", il mio rifugio: una bassa collinetta, celata da sguardi indiscreti, che dava spazio ad un piccolo salice che mi riparava durante le giornate di sole. In men che non si dica, mi ritrovai a gambe incrociate sotto lo stesso salice, le cui foglie al vento creavano un'atmosfera di pace e tranquillità. Perche' ho strascurato questo posto per così tanto?
Dopo essermi messa comoda, decisi che era il momento di iniziare. Chiusi gli occhi e iniziai a contare fino a dieci. Ad ogni numero pronunciato seguiva un'inspirazione, e poi un'espirazione. Percepii ciò che c'era attorno a me come mai prima d'allora. La tranquillità che quel posto mi donò fu senza paragoni. Poi, tutto d'un tratto, aprii gli occhi. Ero entrata in una visione, ancora una volta. Mi ritrovai immersa nella folla di Coruscant, con un abito indosso, simile a quello di una damigella, giallo sole. Mi guardai intorno, cercando qualche viso familiare. Poi, ad un tratto, una voce che chiamava il mio nome. Una voce femminile, che non avevo mai sentito prima. Non era Cleo, non era Marija, non era Felicia, non era Padmè. Mi sentii scossa, frustrata: sapevo chi era quella persona ma non riuscivo a ricordare il suo nome. All'improvviso, tutto attorno a me si fermò: sentii un bambino piangere, in lontananza. E poi, il terreno sotto i miei piedi tremò. E mi svegliai. Ero grondante di sudore, e il cielo si era fatto scurissimo. Quella visione sembrava esser durata pochi secondi, e invece...
Mi alzai, improvvisamente debole, e iniziai la mia camminata verso casa.

Salve gente! Eccomi finalmente con un nuovo capitolo! No, non sono morta e si, la storia sta per finire, abbiate pazienza.
Arrivederci e alla prossima!

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