XXVIII
(Azrael)
Le sue mani arsero e un raggio di fuoco si propagò verso As e il piccolo Angelo minuto. Michele ci saltò in mezzo e trafisse la fiamma ruggente con la sua spada, ci fu una vampata di calore immenso, mi bruciò persino la pelle, e il fuoco si divise a metà. Il solenne Arcangelo teneva la spada alta sopra la sua testa, la schiena dritta e fiera, accanto a loro si era creata una bolla senz'aria che spegneva all'istante quel rogo.
Gli altri Angeli alzarono le loro armi e cantarono. Fu una scena spettacolare, parve proprio uscita da un quadro sulla fine del mondo perché era quello che stavamo vivendo, tra la luce, il calore e le numerose auree diverse che vibravano come corde tese.
Samael si fermò, creò una grossa sfera e la lanciò contro il gruppo. L'Angelo venne colpito e lei urlò, venendo sbalzata all'indietro.
«Aileen!» gridò Lucifero e scattò verso di lei, sollevandole il viso e stringendola contro di sé.
«Siete solo degli stolti infami! Sono io il vero Re! Il trono è mio di diritto!» continuò. «Nessun Angelo o Demone può eguagliare la mia forza, il più forte sono ancora io!»
Suonarono delle trombe. Non si seppe da dove o chi lo fece, ma ci fu un suono lungo e musicale. Squarciò il silenzio della città e fece zittire tutti. Gli Angeli si gettarono a terra e Michele fece come loro, inginocchiandosi alla magnificenza di quella luce che venne dopo.
«Che succede?» strepitò Elko.
«Non vedo niente!» commentò Nabiha, coprendosi gli occhi.
La luce era bianca, purissima, e fischiava. No, era più un tintinnio soave di campanelli. Gli Angeli scomparvero in quel bagliore e Kiral, As e Azrael corsero via. Lucifero prese tra le braccia la figlia priva di sensi e li seguì subito.
«Angel, porta via i ragazzi!» disse Kiral e l'Angelo dai capelli argentei ci venne accanto.
Aprì le sue ali e ci protesse da quella luce accecante. «Dobbiamo andarcene via. Mio padre sta arrivando» sentenziò neutra, osservando con occhi impensieriti la figura che stava solcando il cielo.
Non domandai chi fosse il suo misterioso padre, lo capii da sola da come gli occhi di Samael si colmarono di terrore e la sua facciata di apparente sicurezza andò in frantumi. Allargò le mani e il suo corpo esplose, si ingrandì e il vero mostro che viveva dentro di lui uscì, nero e oscuro come la sua natura. Emise un ruggito bestiale e Marianne urlò terrorizzata, coprendosi le orecchie.
Piers scoppiò a piangere e Angel lo guardò intenerita, senza preoccuparsi di potersi sporcare, lo prese tra le braccia e ci accompagnò velocemente alla prima porta libera dalle macerie. Il bimbo frignava senza sosta, non lo avevo mai visto piangere mai in quel modo, ma in fondo anche se Piers aveva più di quarant'anni la sua mente era stata fermata a quella di un bambino di otto anni.
I Mastini non persero tempo, mossero dei passi e cercarono inutilmente un punto visibile per tentare di fare qualcosa. Quando la loro vista si appannò totalmente ripiegarono e si gettarono nelle ombre, tornando nel loro regno in gemiti timorosi, il pelo alto e infervorato.
Scappammo tutti dal Palazzo, rintanandoci sotto l'Arco di Trionfo del Carosello. Eravamo tutti lì, spaventati, non sapevamo cosa fare, né gli Angeli rimasti né Demoni avevano un'idea chiara su cosa stesse succedendo, ma Dio era sceso in campo, finalmente. L'operato di Satana aveva costretto persino lui ad intervenire, il grande creatore che non usciva mai dal suo regno perfetto.
La terra tremò più forte, ci fu un terremoto, in realtà furono la collisione dei loro immensi poteri a generare quelle onde fin nelle profondità della Terra. I Cavalieri si strinsero nelle loro spalle, osservavano con occhi giganteschi ciò che le loro azioni avevano generato e tutte le vite che avevano perso.
Lucifero pulì il viso sporco della figlia con cura, proteggendola dal vento e lei si riprese piano, massaggiandosi la testa. «Così distruggerà tutto! Non ci sarà più niente da proteggere se non si fermerà, l'energia è troppo forte!»
Kiral aprì le ali, coprendo dal vento furioso Angel, la quale studiò la situazione preoccupata. «Non possiamo intervenire o verremo distrutti! Non possiamo combatterli!»
Azrael respirò affannosamente, poi mi fissò a lungo. «Allora mangiamoli» disse. Angel lo guardò confusa. «Il mastro di chiavi ha il potere del Portale runico, l'ho vista risucchiare Demoni enormi e trasportali dall'altra parte della città in un secondo.»
Scossi la testa e mi batté fortissimo il cuore, essendo servita così su un piatto d'argento. «Ma non avrebbe senso farli riapparire da qualche altra parte!»
«Devi mangiarli, Hazel» interpretò Kieran.
«Ma tu hai detto...» iniziai impensierita, ricordandomi di tutte le sue lamentele e preoccupazioni su ciò che comportava aprire un'unica via d'accesso.
Agitò le mani. «Lo so cosa ho detto! Ma ora devi dare retta a loro!»
«Ma siete tutti impazziti?» strepitai fuori di me. «Mangiare Dio e Satana stessi? Non funzionerà mai!»
«Invece sì, il caos non è un conduttore di magia. È pura forza informe e distruttiva. Se li intrappoli in quel mondo lo scontro finirà! Se hai davvero questo potere devi provarci, devi mangiare il tuo Re!»
Scossi la testa, atterrita. Non potevo mangiare Dio, non avevo mai creato un Portale di quelle dimensioni e, in aggiunta, avrei dovuto distruggere i due più grandi dogmi dell'universo, il bene e il male in persona. Non ero così forte. Non ero così coraggiosa. Avevo studiato Dio per tutta una vita, ero stata una sua fedele servitrice e all'ultimo avrei dovuto sacrificarlo per cessare la guerra. Il mondo non poteva andare avanti senza di loro.
Piers continuò a piangere e Angel fece del suo meglio per calmarlo, accarezzandogli la testa. I Paladini e i Cavalieri mi guardarono pieni di terrore, temevano non solo per la loro vita, ma anche per tutti gli altri esseri viventi; di sicuro persino loro avevano dei parenti che avevano abbandonato, degli amici perduti o persino degli amanti. I Demoni mi guardarono speranzosi, non dissero niente e si strinsero tra loro.
Samael stava usando tutto il suo immane potere per tenere testa a Dio stesso. Se fossimo stati nello ScaccoMatto quella distruzione non avrebbe raggiunto il mondo umano, la gente sarebbe stata al sicuro. Satana non si sarebbe arreso, me lo aveva detto anche Ian, e Dio stava combattendo per noi. Proseguendo così non ci sarebbe stato più niente.
Lentamente annuii. «Lo farò...» proferii. «O ci proverò.»
«Ti aiuterò io. Il mio Dono è quello di rendere indistruttibile le cose che tocco, posso fare lo stesso con il tuo e stabilizzarlo. Non so quanto potrà durare però» si aggregò Ian.
Piansi per l'amarezza quando le due famiglia si spostarono e mi lasciarono spazio. Pregai che i miei pensieri raggiungessero Dio, lo implorai di fermarsi, lo avvertii e svolsi il mio compito. Le esplosioni continuarono, c'erano delle vibrazioni di energia che facevano pulsare l'asfalto come se fosse vivo e ci facevano sobbalzare. Nessuno dei due protagonisti si tirò minimamente indietro, le auree erano troppo vive.
Tracciai il perimetro del Palazzo, feci il giro dei muri e dei giardini, e immaginai di aprire un Portale. Ci misi tutta la mia magia e forza, fu davvero faticoso dilatare la porta così tanto, tenerla sotto controllo e impedire che qualcosa ne fuoriuscisse. Ian aveva le mani sulle mie, emanava delle onde costanti e grazie ad esse la mia magia si rafforzò ed evitò di dissiparsi in nebbia.
Creai una seconda porta proprio sul cielo, parallelo all'altro e feci in modo che le loro forze si attraessero. Provai a chiuderlo, tuttavia gli influssi delle loro auree troppo elevate mi impedivano di farlo totalmente, persino con l'aiuto di Ian e le cure degli Alfieri, i Portali non accennarono a muoversi.
«Non ci riesco! La loro magia sta respingendo la mia, non resisterò!» strillai.
Azrael mostrò i denti. «Mio padre si sta opponendo, finché non diminuirà i suoi poteri Dio non potrà fare lo stesso» giudicò. «Di questo passo risucchieranno l'intera città!»
As si alzò e avanzò di qualche passo. Tirò la corda del suo bellissimo arco nero e una sottile freccia fatua comparse dritta. Era un colpo impossibile, eravamo troppo lontani e per colpire qualcuno con precisione avrebbe dovuto avere una precisione e fortuna altissimi. Il ragazzo tese al massimo la corda e la freccia vibrò, allungandosi per adattarsi alla forma. I suoi occhi diventarono neri, brillarono, e le pupille diventarono così sottili da essere quelle di un rettile o un gatto nel cuore della notte.
Espirò e lasciò andare. La saetta fischiò forte e sparì dalla nostra minima vista. I Demoni e i Cavalieri ebbero all'unisono uno spasmo di dolore e si massaggiarono il petto. As aveva colpito Samael dritto alla testa e gli aveva perforato un occhio, nonostante questo il mostro non cadde a terra. Il collegamento ebbe uno strappo, il dolore allucinante lo sconcentrò e la luce lo avvolse, intrappolandolo in una sfera candida. Urlò e graffiò con tutte le sue forze e Kiral urlò: «Ora! Chiudilo ora!»
Era il momento giusto. Le lacrime vennero spazzate via dal vento e le mani tremarono. Rinunciai al mio amore verso di lui per pensare al futuro di miliardi di persone sulla Terra, innocenti, che sarebbero stati massacrati senza motivo. Ci fu di nuovo un delicato suono di campanelli e le auree si calmarono, invitandomi a mangiarle.
Le porte si chiusero e il caos attrasse quegli déi invincibili, li sopraffò e le ombre e la luce generati scomparvero con loro. Il vento cessò immediatamente, gli alberi smisero di ondeggiare e le carte e oggetti a terra di volare in giro. L'area era un teatro orripilante di distruzione, il Palazzo era interamente distrutto, la vegetazione era morta e l'intera città era diventata un palco di quel mortale scontro.
Traballai e Ian mi aiutò a mettermi seduta. «È finito, è tutto finito. Sei stata bravissima» mi disse dolcemente e mi diede due baci sulle guance.
Mugugnai imbarazzata, dato che tutti i miei amici e persino le altre famiglie erano lì accanto. I Demoni osservavano la sua reazione con curiosità, alcuni lo imitarono e altri si sdraiarono a terra per riposarsi.
«Sei stata molto brava, mi spiace averti costretto a un simile gesto, tuttavia sappi che hai salvato centinaia di vite, e noi con esse» si complimentò Angel e con la sua magia mi aiutò a curare le ferite per prima. «Oh, qualche altro Angelo deve averti curato in precedenza» constatò appena mi accarezzò la mano ustionata. Lucifero gongolò, pronto a sentirsi lodare. «Ha fatto proprio un pessimo lavoro.»
Io e Ian guardammo il Caduto e lui fece finta di niente. I Cavalieri slegarono le armi che tenevano legate ai vestiti e le gettarono a terra in segno di pace, poi si inginocchiarono e salutarono il loro nuovo Re, proclamando il loro giuramento. I Demoni scattarono sull'attenti, facendo lo stesso e cantarono con le loro belle voci un inno in suo onore.
Michele e gli altri Arcangeli scesero dal cielo in silenzio. Non dissero niente. Avevano osservato a distanza, al sicuro, quei momenti difficili e avevano accettato il destino che il loro stesso Dio aveva creato. Ancora una volta si era sacrificato per noi. Avrebbe lasciato in mano nostra un mondo nuovo, da plasmare e migliorare, il dono più grande.
«Dio è morto» affermò Michele. «Ma il mondo avrà il suo equilibrio. La morte non è la fine, ma l'inizio di un altro meraviglioso viaggio. Il Paradiso avrà il suo Dio: il primo in successione nel sangue reale, colei che si è dimostrata un'ottima guerriera, potente e coraggiosa. Che la sua buona luce possa portare la pace tanto attesa tra i nostri mondi, i cieli accoglieranno la Somma Aileen.»
Aileen sbatté gli occhi, diede un colpo a suo padre, il quale cadde all'indietro, e si tirò prontamente in piedi. Il suo viso era rosso e aveva un sorriso di pura felicità ed eccitazione, non era per niente adatto a quella situazione sacra, ma tutti lo trovammo rincuorante. Non c'era ancora malvagità o egoismo in quei due giovani cuori, per ora illuminati a vicenda dal loro amore.
Michele sollevò la sua spada e l'alba rischiarò la città. Il chiarore del sole ci scaldò la pelle e restammo beati, in pace.
«Angeli e Demoni, salutate tutti i nuovi déi! Aileen, figlia di Lucifero e della grande Angel e As, discendente di Lord Azrael e dell'Ibrida Kiral! Ecco a voi le luci del bene e del male, coloro che porteranno un nuovo inizio per tutto l'universo!»
I cori delle fazioni gridarono più forti, giulivi e saltarono. Uno dei Demoni persino afferrò Elko e lo fece saltare sopra di sé e lui prese a urlare spaventato.
As guardò il suo nuovo regno e persino i Paladini si chinarono, giurando rispetto e fiducia ad entrambi. «Che ne dici, Aileen? Vogliamo riportare la pace in questa città?»
«Non aspettavo altro.»
Le tese la mano e lei la afferrò. Quando ce ne andammo, la città aveva dimenticato l'orrore passato e le vite perse tornarono a fiorire in quella giornata calda d'estate. Fu un bell'inizio, dopotutto.
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