XXVI

Ian sospirò, alzò la mano e lentamente abbassò quella della Regina. «Puoi leggere la mia aura, Regina bianca, e scoprire che le mie parole sono le stesse delle mie intenzioni. Samael ha già preso la formula, il cerchio magico è attivo e presto le anime verranno scagliate sulla Terra. Che cosa facciamo?»

Kieran abbassò il mento, non avendo una risposta e mise via il coltello.

La donna si avvicinò a noi. «Dobbiamo aspettare mio figlio. O se è qui dobbiamo dargli tutto l'appoggio che gli servirà. Voi ragazzi andate al palazzo del Louvre, Samael è lì. Ha usato le antenne sopra i palazzi per convogliare e amplificare il segnale elettromagnetico della magia. Io e Lucifero saliremo sopra uno di quei palazzi e interromperemo il flusso, questo lo ostacolerà decisamente.»

No, pensai, lo farà arrabbiare decisamente.

Lucifero le mostrò la schiena spoglia. «Tu sai che non posso volare, giusto?»

Non era una soluzione definitiva, lo capivamo tutti. La magia si sarebbe interrotta momentaneamente, tuttavia sarebbe ripartita se avesse iniziato il rituale dall'inizio. Ciò che stavamo facendo non era niente di solito, stavamo guadagnando tempo per darne ad altri.

Kiral posò una mano sul tetto del suv e questo venne scosso da un'onda: il metallo si piegò come gelatina, cambiò colore e forma. Si abbassò e le caratteristiche dell'auto cambiarono, diventò bassa, con un bel design dinamico, simile alle auto da corsa sportive super costose.

La donna ci salì, premette l'acceleratore e il motore andò su di giri, nuovissimo.

«Ma guarda che roba!» esclamò Lucifero, saltò l'auto e ci montò esaltato. «Dateci dieci minuti, arriveremo subito.»

Le gomme stridettero e partirono subito in un fischio acuto. Svoltarono nella direzione opposta al Louvre alla prima deviazione, svanendo. Kieran si prese alcuni attimi per decidere cosa fare, rivolse un'occhiata sospetta persino a Ian, chiedendosi se fosse la cosa giusta permettergli di stare insieme a noi. Per ora di sicuro sì, lo avrebbe tenuto sotto controllo, ma sapevo che non si fidava.

Elko si avvicinò. «Allora, Cavaliere, hai qualche trucco nella manica per sconfiggere il tuo Re?» lo spronò.

Ian mormorò qualcosa, pensoso. «No, Samael non ci parlava mai dei suoi piani in sé, o per lo meno non con le altre Pedine. Rebekah è l'unica che sia in reale confidenza con lui, per lei è come un padre.»

Emmanuel mi accarezzò la schiena in un gesto gentile e poi si spostò verso Kieran, vicino. «Pensi che accetteranno una possibile resa?»

«No, o almeno Samael li costringerà a lottare fino alla morte. Ha ucciso una Torre e due Pedoni davanti a noi da quando sono arrivato io per darci un esempio e sfoggiare il suo ruolo. Finché non si arrenderà lui i Cavalieri lo affiancheranno, per questo vi chiederei, se dovesse usare un Veto anche su di me, di starmi alla larga. Non mi controllerò.» Kieran non fu affatto felice di quell'informazione. «Samael teme una sola cosa che io sappia ed è As, suo nipote. Dovremmo tenere a bada gli altri Cavalieri e lasciare il campo libero per loro due.»

«Ce la farà?» continuò il Cavallo meditabondo.

Ci rifletté, poi annuì riluttante. «Uno contro uno dovrebbe essere più forte As.»

«Che significa dovrebbe?» sibilò Elko.

«Significa che potrebbe, non ne sono certo, ma se Samael voleva tanto ucciderlo e alcuni Demoni si sono schierati con lui riconoscono il suo potere. Hazel ha detto che Michele sta radunando gli Angeli, ergo fino al loro arrivo dovremo tenere sotto controllo anche i Demoni. Se Samael perde potere...»

«I suoi Demoni non lo seguiranno più» terminò Kieran, capendo. «E il controllo dei Cavalieri stessi passerebbe al nuovo Re, a lui.»

«Può funzionare» disse Ian, in un sorrisetto timido.

Elko era il meno convinto, l'uso del "potrebbe" non lo convinceva affatto. Le nostre speranze erano rinchiuse in un ragazzino ibrido che non avevamo mai incontrato e per di più sarebbe diventato il prossimo Re dell'Inferno. Non avevo tempo per domandarmi se fosse giusto o no.

Arrivarono altri due suv neri con gli altri Paladini. Tutti loro scesero e appena mi videro fecero dei grandi sospiri di sollievo e le ragazze mi abbracciarono. Maya squadrò Ian da capo a piedi, lo riconobbe subito e Kieran spiegò la situazione alla bell'e buona, descrivendo il piano e i nostri ruoli.

«Alees sta sgombrando la zona, si sta facendo largo tra i Demoni a forza. Alcuni umani sono stati uccisi da quei mostri, non abbiamo potuto fare niente...» sibilò tristemente Marianne. «Il luogo designato dalla mappa di Aubert era proprio il Palazzo del Louvre, al suo centro. Non lo avevamo capito prima perché le mappe della sua epoca erano diverse dalle nostre, pensavamo fosse fuori dalla città e invece Parigi ci è sorta sopra.»

«Dobbiamo tenerli fino a quando il pentacolo non scompare. Si può fare, sempre se Samael non ci distrugga prima» fece Maya, evidentemente turbata.

«Non preoccuparti, se vince As avrà il potere di far tornare tutto alla normalità e far sì che le morti di questa notte non siano mai avvenute. Anche se muore uno di voi ricordatevi che potrà essere riportato indietro, non mettetevi in pericolo inutilmente e cercate di combattere in sincrono alle vostre Pedine gemelle, la vostra magia aumenterà» consigliò Ian, indicando me e Emmanuel e le due Torri.

I ragazzi aprirono i cofani delle auto e abbassarono i sedili posteriori: c'era un mini arsenale di armi portatile, tutte quelle con cui mi ero allenata con gli altri, e persino delle pistole automatiche, torce elettriche e funi. Raphael ci passò due lance e ne diedi una a Emmanuel, Maya e gli altri afferrarono e si divisero spade e coltelli.

Ian fece per prendere una pistola e Maya lo spinse indietro. «Tieni giù quelle mani, Cavaliere. Anche se combattiamo sullo stesso fronte non vuol dire che ci fidiamo di te.»

Mi feci avanti, pronta a litigare e Marianne si bloccò, cercando di farla ragionare. «Non fare così, siamo pur sempre in guerra. Ha salvato Hazel.»

«Lucifero ha salvato Hazel» precisò Elko e io gli schiacciai un piede, zittendolo.

«E lui è un Caduto, uno dei nostri nemici. Anche lui dovremmo odiare e uccidere, persino Kiral e vi ricordo che è stata tanto buona con noi. Se tutto va bene dopo questa notte le cose andranno meglio e non ci saranno più guerre inutili tra Paladini e Cavalieri, quindi è bene che vi mettiate tutti il cuore in pace» sentenziò amara.

Ian fece un sorrisetto compiaciuto e allungò la mano per avere la sua arma. Maya gli diede il più piccolo e sottile dei coltelli e il ragazzo non fu per niente soddisfatto.

«Sei una Torre. Usa i pugni. Ti saranno molto più utile delle armi» parlò Kieran, mettendosi dei guanti di pelle sulle mani, per protezione.

«Come vuoi tu, Regina» fece eco con tono finto e Piers ridacchiò.

Feci un profondo respiro, facendo capire a tutti che se non avessero smesso di utilizzare quel tono diffidente con lui avrebbero passato dei guai, in aggiunta ero già abbastanza nervosa per conto mio, le loro parole mi avrebbero scoraggiata di più. Ian si scusò e Maya fece lo stesso, continuando il tuo lavoro.

I Paladini salirono sulle due macchine ed Emmanuel si sistemò le scarpe, pronto a correre con me.

«Fate strada» ingiunse Kieran, salendo alla guida.

A mano a mano che ci avvicinammo al cuore del rituale trovammo sempre più Demoni, e con essi i membri dell'esercito di Alees che li combattevano. C'era davvero confusione in quella zona, moltissime persone non si erano allontanate e in quel momento stavano cercando un rifugio, nascondendosi tra i vicoli o nei negozi distrutti. I meno fortunati erano stati sbranati dai Demoni e alcune persone continuavano a scappare da loro, piangendo come bambini e urlando spaventati. Gli umani non riuscivano a tenere a bada tutti e l'asfalto era macchiato di sangue.

Non seppi dire se quando Kieran urtò due macchine della polizia e investì più di una dozzina di Demoni fosse stato intenzionale o fu perché non aveva alba di come guidare. Notai persino che Elko, di fianco a lui nei sedili anteriori, gli stava dando le indicazioni per andare al Louvre e, all'ultimo, la Regina sterzava il volante con tutta la sua forza. Mi ero dimenticata che Kieran non usciva mai dalla sua reggia per protezione.

Affiancammo la Senna, tirando dritti per Quai des Tuileries e i suoi giardini. L'aria era come una bufera, io ed Emmanuel dovemmo mettere resistenza per non venire ostacolati dalla sua pressione. La concentrazione magica era eccessiva, andava oltre tutti i livelli sopportabili, tanto da pesarmi sul petto. L'acqua delle fontane veniva completamente succhiata verso l'alto e Samael era accanto al fascio di energia.

Appena entrammo nel palazzo i Demoni ci accerchiarono, proteggendo il loro padrone. Erano davvero in troppi e, nonostante sfoggiammo le nostre armi sacre, nessuno di loro sembrò intimorito o intenzionato ad arrendersi.

«Non eri loro amico?» domandò Raphael, convinto che Ian potesse tirare fuori un incantesimo che avrebbe tolto di mezzo in un secondo quei mostri.

«In verità non stavo molto simpatico» ammise.

Emmanuel tirò per un braccio Kieran e lo mise dietro di sé, proteggendolo e alzò la sua arma. Gli tremava leggermente la mano, lo notai subito, tuttavia seguii il suo esempio e sollevai la punta della lancia, accanto alla sua.

Dal cielo emersero due figure. La stessa sensazione che provai con Samael si replicò e il mio stomaco si eccitò, notando la nuova figura che solcava il buio. Era un giovane ragazzo, in anni umani avrebbe avuto la mia stessa età, alto, con delicati muscoli e dei luminosi occhi lilla. Brillavano sul suo volto come gemme preziose ed erano alimentate da un fuoco vivo di vendetta. Le sue ali erano morbide, fatte di grosse piume corvine. Accanto a lui c'era un uomo, aveva una lunga spada e i capelli ondeggiavano con il vento.

«Te la farò pagare, Samael» disse il ragazzo con tono grave, ringhiando.

C'era un potente scontro di energia tra di loro, le auree nere si repellevano a vicenda e i due protagonisti ne sembravano contagiati, ma ci rendemmo conto che quella del ragazzo era superiore, più concentrata e, a differenza di quella di Samael, era costante.

«Perché non ci provi?» lo beffeggiò Samael. As evocò una sfera di luce celeste dalle sue mani e il diavolo alzò la mano, contrastandolo. Il ragazzo provò a muovere il braccio e fu bloccato da una forza invisibile. «Ora i nostri poteri si equivalgono, piccolo ibrido.»

Diede una scossa all'aria e una pulsazione si propagò nell'etere, colpendo il ragazzino e destabilizzandolo. As rimase attonito e lanciò un'occhiata all'uomo accanto a lui, si riavviò i capelli e tornò in piedi.

«Sai, papà, mio figlio ha sedici anni, però, per Dio, sembra che tu sia il poppante qui» scherzò il Demone in scherno.

«È Lord Azrael» boccheggiò Marianne.

Samael ringhiò furioso, estrasse una piccola dose di magia e il suo volto si sanò completamente, ringiovanendolo, e le sue mani scintillarono fuochi celesti.

Dai tetti del Palazzo saltarono altri Demoni e creature magiche, piombarono in mezzo alla piazza e si misero a combattere all'unisono, uno contro l'altro, per tentare di penetrare nel cuore del Louvre. I mostri che ci tenevano bloccati vennero sbranati da giganteschi licantropi neri e bianchi, squarciarono le loro gole con facilità e i Demoni si difesero a morsi e graffi, come selvaggi.

As e Lord Azrael si scagliarono su Samael, il quale venne circondato da una fila stretta di Cavalieri.

«Andiamo, dobbiamo distrarre i Cavalieri!» ordinò Kieran.

«Aspetta, aspetta! Come facciamo a riconoscere i Demoni buoni da quelli cattivi?» chiese Lee con panico, non sapendo chi o cosa guardare.

«Chi tenta di ucciderti è cattivo» rispose Ian con facilità.

Ci mettemmo a correre tutti insieme verso As e suo padre, non furono molti i Demoni che cercarono di ostacolarci dato che l'intera piazza era divenuta un campo di guerra e c'era un caos pazzesco, in ogni lato c'erano interi scontri all'ultimo sangue con Licantropi, Vampiri e Stregoni.

As tirò le mani in aria, come se stesse tirando una corda e un arco si materializzò davanti a lui. La freccia prese fuoco e arse di un tetro color azzurro, scoccando verso il demonio. Rebekah erse un muro magico, ma la freccia lo superò agilmente e la barriera vibrò bucata. Non colpì nessuno e si incastrò a terra. Era stato un colpo di avvertimento.

I Cavalieri si misero davanti al loro Re e Azrael ridacchiò con malizia. «Okay, uno contro tutti. È un po' sleale...»

«Deve essere davvero triste allenarsi per tutto questo tempo, per scongiurare questo esatto momento, e mancarlo per un soffio» sillabò Samael con un sorrisetto. «Come figlio sei una delusione, Azrael.»

«Ma senti chi parla!»

As bloccò Rebekah a mezz'aria e la scaraventò via. La sentii urlare e rotolò qualche metro più in là, sollevò subito la testa e controllò che fosse tutta intera. Due Pedoni corsero ad aiutarla e Samael la guardò deluso.

«Ora basta, finiamola io e te» fece As serio. «Non c'è bisogno di questo scontro, i tuoi alleati stanno morendo inutilmente.»

As aveva ragione, numericamente tutti loro avevano preso il sopravvento e stavano piano piano accorciando le distanze. Alcuni Demoni persino avevano smesso di lottare e si erano nascosti nell'ombra, timorosi delle future conseguenze. Gli sguardi di quelle povere creature mi fecero pensare che nemmeno loro volevano continuare a battersi, che fossero stanchi e spaventati a morte, come noi.

«Tra pochi minuti mi avrai tutto per te, nipote caro» esclamò.

Si attaccarono a vicenda, scattando e all'unisono vennero scaraventati via dalla loro stessa energia. Vennero gettati in direzioni opposte, in mezzo alla mischia e si rialzarono intontiti.

«Hanno pari potenza» giudicai.

«Ancora per poco» azzardò Kieran.

Ci fu un botto nel cielo e le nubi si addensarono, formando un tappo. Dei tentacoli oscuri scivolarono giù dal cielo e si infilarono sopra e oltre la città, immergendosi nelle sue viscere. La terra tremò un po' e qualcosa sembrò voler fuoriuscire dall'interno. C'era una tempesta di fulmini all'interno del cerchio magico e una forza immane sembrò accumularsi.

Azrael corse dal figlio per soccorrerlo e aiutarlo a rimettersi in piedi.

Ci fu un ululato e tutti i lupi rabbrividirono timorosi. Le ombre presero vita e presero la forma di giganteschi cani pelosi, il loro pelo era folto e nero, le orecchie alte e a punta, al collo un collare d'oro. Emersero come spiriti oscuri e aprirono le loro fauci, scoprendo i denti lunghi e giallognoli. I licantropi erano grossi quanto un cavallo, nonostante la loro stazza gli altri li superavano di alcuni metri e avevano artigli e zanne più sviluppati.

«Sono i Mastini! Samael ha invocato quei dannati cani!» urlò orripilato Ian. «Kieran, sono i Mastini a guardia dell'Inferno, i peccati originali. Come potenza sono inferiori solo al loro Re, nessuno può fermali!»

I sette cani neri scattarono e attaccarono, dividendosi perfettamente. Le loro movenze erano troppo calcolate e molli per essere quelle di un vero animale, di sicuro avevano un'intelligenza propria e riuscivano a comunicare tra loro senza emettere alcun verso. Avanzarono a triangolo, dividendosi e aggredendo i nemici più vicini, velocissimi.

Un cane saltò oltre il Re e allungò gli artigli, puntando su As. Velocemente aprii un portale e lo scagliai più in là. Il cane atterrò senza danni e guardò a destra e a sinistra, palesemente confuso, dopodiché mi prese di mira e ringhiò.

«Pessima mossa, Hazel» balbettò Piers impaurito.

As ci guardò meravigliato, come se ci avesse notato in quel momento e Azrael alzò la mano, facendoci segno di darci una mossa. Kieran annuì e puntò il dito contro i Cavalieri, i quali puntarono le armi contro di noi.

Rebekah salutò Kieran e lui ebbe un fremito incerto. «Ciao, fratellino. Da quanto tempo!»

Lee aprì la bocca. «Fratello?» I ragazzi guardarono la Regina. «La Regina nera è tua sorella? Perché non ce l'hai mai detto?»

Kieran scosse la testa. «È passato tanto tempo ormai. Dopo che Michele mi salvò, Samael trasformò lei per divertimento. Si considera speciale ai suoi occhi, non sa affatto che voleva unicamente fare un dispetto a me e ai celesti. Più volte ho tentato di dirglielo, di implorarla di rinunciare alla Pedina e salvare la sua anima, ma non ha mai voluto. Non è più mia sorella, Samael l'ha trasformata in qualcosa di peggio» commentò duro.

«Che parole crudeli» affermò lei scontenta. «Bene, ora vedremo quale delle nostre fedi è più forte. Mi hai pure rubato una Pedina, questo è giocare sporco.»

Ian tentennò e i suoi compagni lo squadrarono, indirizzando a lui tutto l'odio accumulato. Emmanuel spostò l'arma a lato, coprendo anche la Torre nera.

I Paladini e i Cavalieri scattarono in sincrono, sguainarono le loro armi e si attaccarono a vicenda. Come noi, le Pedine gemelle restavano ad affiancarsi e i Pedoni furono i primi a schierarsi in prima linea, combattivi. Rebekah combatteva senza pietà, furiosa, e a differenza di Kieran che era protetto sempre da qualche Pedina, lei camminava senza paura. Persino Emmanuel la temette.

«Sta combattendo a mani nude» fece Elko sconvolto. «Se lei morisse...»

Kieran annuì. Se i nessuno dei Cavalieri la stava difendendo significava che era la più forte e che non aveva bisogno di alcun aiuto. Nel gioco la Regina di solito rimaneva in disparte, era l'ultima a cadere e coordinava da lontano la battaglia. Non avevo mai sentito che una di loro fronteggiasse il nemico in prima linea.

«Giusto, mi sono dimenticata di presentarvi l'ultima aggiunta della mia squadra, la mia bellissima Torre. Spero che ti faccia piacere questo regalo, Hazel!» canticchiò lei e, dal gruppo, emerse un'altra ragazza.

Era Nausicaa.

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