-Traitor-

<<FERME, SIETE IN ARRESTO PER AVER VIOLATO LE LEGGI DEL ONU. METTETE LE MANI IN ALTO E NON MUOVETEVI!>>

La voce di Francia inondava nella casa di Onu, mentre noi nel atrio ce ne stavamo ferme e immobili. Finché dopo qualche secondo apparvero di corsa Polonia e Olonda ai nostri lati che seguivano Francia, come se fosse il loro leader. Mentre sul mio viso debole si leggeva il panico totale, su quello di Giappone c'era rabbia completa.

<<INFAMI CHE NON SIETE ALTRO, LA PAGARETE->>

Gridò a voce alta Giappone, mentre si buttava selvaggiamente contro Olanda, quello più debole, che non aveva mai imbracciato un'arma in mano. 

Dopodiché, le lacrime scesero come cascate dai miei occhi.

Francia, per difendere il suo "compagno" aveva sparato a sangue freddo a Jap. Mi buttai, senza rendermene conto, su di lei per tentare di salvarla, in qualche dannato modo, mentre il suo sangue scendeva a fiumi su di me e mi inzuppava la maglia come quando eravamo piccole, ma con i colori a tempere.

<<E-ehy Jap...S-svegliati...D-dai...N-non è divertente...>>

Una risata mista a un pianto mi uscì dalle labbra mentre tenevo tra le braccia il corpo di Giappone insanguinato, che privo di sensi faticava a mantenersi in vita. Guardai Francia, con il visto sconvolto, mentre Polonia tremava senza dire nulla.

<<FAI QUALCOSA! METTIMI IN CARCERE, TORTURAMI, MA NON TOGLIERMI LEI!>>

Gli gridai contro, in preda alla follia più totale. Fin da bambine eravamo sempre state unite come due gemelle dello stesso sangue, se non c'era l'altra metà di noi, ci rifiutavamo di continuare a proseguire la nostra vita tranquillamente. 

<<T-Ti prego...>>

Borbottai stringendo tra le mie braccia il corpo inerme di Jap, quando Olanda mi tolse con la forza da lei, mentre mi dimenavo.

<<LASCIAMI, LASCIATEMI!>>

Mi dimenai con tutte le mie energie, tirai calci e pugni al in indietro ferendo quel altro stato occidentale del ca**o, ma non riuscì a fermarli. Poi, come un vuoto nella memoria, non mi ricordai più nulla.

===

<<E' viva, stai tranquilla, andrà tutto bene.>>

Mi tranquillizzò Inghilterra, mentre mi passava la sua mano destra per rassicurarmi. C'eravamo solo noi due lì dentro, chiusi come bestie da mandare al macello, quando finalmente la porta della cella si aprì: c'era Nord Corea che stava buttando dentro la nostra gabbia Giappone, medicata e sveglia.

<<JAP!>>

Gridammo con gioia al unisono Io e Uk, mentre la abbracciavamo delicatamente, senza provocarle dolore. Con un sorriso felice, ci strinse a lei, mentre tremava ancora dopo lo sparo. Poi, alzai lo sguardo. Ancora con la porta aperta, ereggeva sopra di noi Nord Corea che mi guardava, con uno schifoso sguardo da cane bastonato.

<<Che vuoi ancora.>>

Sibilai, lasciando la stretta di Giappone e mettendomi a un metro dal suo viso. Con lo sguardo, correva da una parte all'altra alla ricerca di una via di uscita da me, una porta con la scritta EXIT in enorme. No, questa volta non c'era e mai ci sarebbe stata per lui.

<<Io volevo chiederti scus->>

<<Risparmiatele. Come hai potuto tradirmi? Tradire me e i miei amici?>>

Gli domandai tagliando corto, sapendo già la risposta palese. Lui la aveva. Ha sempre avuto una via di scampo e più vie per ri-collegarsi al strada del bene, della felicità. In silenzio, lo supplicai che ci avrebbe dato una ragione plausibile, una valida, ma come al solito non c'era. Non c'era mai stata. 

Gli voltai le spalle, con le lacrime che minacciavano di uscire e le labbra che tremavano. Guardai i miei migliori amici, che mi fissavano a terra in silenzio, confusi e addolorati per me, stretti in un abbraccio unico, da cui potrebbe essere usciti milioni di stelle dai loro corpi fragili.

<<IO TI ODIO, NORD COREA.>>

Abbassai lo sguardo verso il terreno, tremante come una foglia che si deve staccare dal albero in autunno. Strinsi i pugni forte, tanto da far diventare le nocche bianco pallido. Un sussulto trattenuto scappò fuori dalla bocca di Nord Corea. 

Come se fosse davanti ai miei occhi, i ricordi che avevamo costruito assieme, nel corso degli anni, andarono in un rogo eterno a essere dimenticati. Le risate, gli abbracci, l'affetto e la fiducia che avevamo instaurato tra di noi, si perse in quel incendio che appiccai. 

Rimase solo l'odio, come se fosse ignifugo pure a quel fuoco invincibile.

Ma non tentai di bruciare anche quello, anzi, lo lasciai intatto.

Perchè qualcuno doveva ricordare e quella persona sarei stata io.

<<Ti ho dato un'ultima chance e la hai sprecata, come me lo aspettavo. Ora, per favore, vattene.>>

Affermai seria come non mai. Ma nessuno si mosse. Ne lui, nè i miei amici. Il tempo era come se si fosse bloccato in quella frazione di secondo, lasciando che qualcuno la ammirasse come un'opera di Han Sang-Yoon, pittore coreano famoso in tutto il mondo per i suoi quadri.

Il problema è che non c'era nulla di cui meravigliarsi, nulla di nulla. Solo l'odio era messo in bella vista. Il dolore era messo in bella vista. Lo stupore era messo in bella vista. E le lacrime erano messe in belle vista. Il resto era sfocato, indistinguibile nello spazio.

<<VATTENE HO DETTO!>>

Gli gridai contro, voltandomi di scatto, mentre le gocce che avevo mi volarono via dal viso. Mi misi in posizione di attacco e lo spinsi via. Dopo quel gesto, finalmente, se ne andò chiudendo la porta della cella dietro di sè. Quando lo vidi svoltare l'angolo, mi lasciai cadere a terra, inerme. 

Non dissi nulla, non feci nulla. Solo, chiesi di lasciarmi da sola per un po' ai miei amici. Loro, non affermarono nulla in contrario. Così mi misi in un angolo della gabbia, a fissare il vuoto. Con una frase fissa in mente.

Se toccherà ancora un volta me e i miei amici, non avrò pietà di lui.

Mai più.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top