-I hate me so much-
<<Bene, ci vediamo lì Belgio.>>
Rispose alla radio Inghilterra mentre se ne andava via. Con ancora la katana che mi bloccava con la maglietta, lo guardai: Era ferito nel profondo, ma non potevo farci nulla. Perché le persone a volte bisogna lasciarle andare per il loro corso, anche se non si vuole.
Appena la porta si chiuse Nord Corea iniziò a tossire debolmente mentre mi dimenavo. Non riuscivo a muovermi, così staccai la Katana che mi teneva ferma. Dopodiché, mi precipita da lui.
≤<Oddio, stai bene Nord Corea?>>
<<MA CHE CA**O FAI, SEGUI INGHILTERRA, NON STAR QUA CON ME!>>
Mi ordinò ma io non mossi un singolo muscolo: Non potevo ferire Uk. Non volevo. Ma in quel momento fu lì che capii tutto, nel nervosismo di mio fratello e con le pupille dilatate mentre mi coprivo con le braccia il viso.
"È divertente manipolare il cervello della persona più brava al mondo".
Testuali parole di Inghilterra. Così, capi che aveva mentito. Aveva giocato con noi, con lui.
Ci aveva usati come burattini.
E io ero sempre rimasta quella più debole.
Quella che era la più facile con cui giocare.
La stessa che ora stava gridando in preda al dolore e le lacrime, mentre il fratello stava uscendo di testa perché aveva fallito.
E sapevo che Regno Unito mi aveva sentito gridare.
Ma questa volta mi aveva lasciato al mio destino.
===
<<Ecco a te.>>
<<Grazie mille.>>
Risposi a Filippine, mentre mi consegnava una tazza di tè alle erbe, come piaceva a me. Nel suo bar, c'eravamo solo io e lei. Io al tavolo, lei al bancone.
Ma solo quando andò in cucina, tirai un sospiro di sollievo: potevo finalmente alzarmi le maniche e non sentire più il dolore dei bendaggi sulle braccia e nella spalla.
Però, in quella frazione di secondo in cui lasciai che le mie ferite venissero messen in mostra, entrò Regno Unito. Mi guardò sorpreso, mentre io ero stupita quanto lui.
Subito, di scatto, abbassai le maniche e evitai il suo sguardo, ma lui si avvicinò e fece il contrario, guardandomi le braccia e le spalle.
<<Che hai fatto.>>
<<Nulla.>>
<<Non mentirmi.>>
<<E tu non tradirmi alle spalle, Inghilterra.>>
A quel punto, la conversazione si silenziò mentre la nazione davanti a me si sedeva nella sedia opposta. Cercava di guardarmi seriamente negli occhi, ma io odiavo il contatto visivo così concentrato: non faceva per me.
<<Veramente credi alle parole di tuo fratello, Sud Corea?>>
Mi chiese, obbligandomi a guardarlo. Ma non sapevo come rispondere. Non riuscivo a credere a nessuno dei due. Inghilterra sembrava sincero con me e senza colpe, ma Nord Corea poteva avere ragione riguardo a tutto.
Di un tratto, dalle maniche mi uscì del sangue e Regno Unito le alzò, sconvolto.
<<My godness...Chi ti ha fatto questo?>>>
<<... Nessuno...>>
<<Basta dirmi bugie. CHI. È. STATO.>>
<<......Nord Korea...>>
Mormorai a testa bassa, mentre le lacrime iniziavano a uscire a fiumi: era come essere tornati ai vecchi tempi, ma molto, molto, molto peggio.
Sapevo che Uk pensava che me lo meritavo, dopo averlo tradito e aveva ragione a pensarlo. Ero stata e sono ancora adesso un idiota. Totale. Mi odio così tanto, ca**o.
<<Ho capito. Ci vediamo dopo, Sud Korea.>>
Disse mormorando anche lui e uscendo dal locale: Guardava il terreno sovrappensiero e io lo fissavo andarsene. Quando sparì dalla mia vista, sto ancora cercando di capire il motivo, mi misi a piangere.
Le lacrime mi solcavano le guance e finivano sul tavolo lindo e pulito, che era stato prontamente poi apparecchiato.
Sapevo che sembravo troppo la vittima in questa situazione, ma non ce la facevo più a vivere nelle menzogne. Nella continua guerra psicologica che si trovava tra di noi, abbassai le orecchie mentre le ferite bruciavano più di ogni altra cosa al mondo.
E avevo perso tutto e tutti.
I miei amici, la mia famiglia e le uniche persone a cui tenevo.
Che Idiota che sono.
===
<<Siamo in posizione.>>
Disse Russia dal WalkiToky che aveva, mentre mi guardava. Eravamo al aeroporto e per attaccare i "nemici", ci eravamo divisi a coppie: Io e Russia, Germania e Italia, Nord Korea e Brasile. Eravano pronti a colpirlo tutti insieme.
Perché ho detto erano? Perché io non li avrei colpiti, non più.
Tramite un messaggio anonimo che avevo lasciato davanti casa di Inghilterra, li avevo avvisati del pericolo che correvano.
E infatti, nel momento in cui dovettero salire iniziarono a tirare fuori le armi. Uno dopo l'altro.
E coperti dalle casse, i miei alleati iniziarono a sparare a raffica. Senza fermarsi. Ma loro, ricambiarono il fuoco, schivando.
Finché Francia, furente, non colpì Russia. E lì scoppiò il disastro.
Appoggiato a una delle casse, il mio compagno accanto a me imprecava dal dolore, mentre cercavo di fermare l'uscita di sangue.
<<STA' CALMO, RUSSIA. FERMO.>>
Gli gridai contro io cercando di aiutarlo invano. Il sangue usciva a fiumi mentre le grida si facevano sempre più doloranti.
Poi, una figura nera alle mie spalle. Non riuscii nemmeno a voltarmi, che con un colpo alle testa, svenni lì sul posto.
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