6 - Oh, Dear diary...

Caro diario,

finalmente ho trovato il momento giusto per tirarti fuori e scrivere qualcosa tra le tue pagine. Avevo promesso di non aprirti fino a quando non sarei tornata a casa, ma ho un disperato bisogno di espellere i pensieri che mi frullano in testa.
Sono passati due giorni da quando siamo entrati nella foresta e da allora le mie amiche non si sbilanciano nel parlarmi per via di ciò che ho fatto.
Un lupo ha aggredito Sebastian, ma subito dopo è stato intrappolato da una tagliola. E ora penserai che stia per scrivere che siamo scappati.
E invece no, o almeno non subito.
Io ho liberato quell'animale, che mi guardava con due occhi di un verde brillante così bello che avevo la certezza che non potessero appartenere a qualcuno di cattivo.
Credimi, non mi ha attaccato, si è solo ritirato in silenzio nella foresta.
Ora però ti dirò un altro piccolo dettaglio che non ho rivelato a nessun altro. Nel momento in cui mi sono avvicinata a quel lupo, ho avuto una strana sensazione, come se l'animale volesse parlarmi.
Si, lo so, sono pazza. Ma ti giuro che...

La porta che si apre mi induce ad allontanare la penna dalla carta e a nascondere il mio diario dietro la pagina della rivista, poggiata sulle mie gambe. Un trucco astuto quello di utilizzare una copertura, eh?
Le ragazze e Sebastian — che zoppica appena — si ammutoliscono non appena individuano la mia figura seduta sul letto.

Mi comporto come una ragazza normale che sfoglia una semplice rivista che non contiene assolutamente il plico di fogli su cui cela il suo segreto.

Sapevo che sarebbe stato un grosso pericolo portarmelo dietro, ma sapevo anche che avrei avuto bisogno di liberarmi attraverso la scrittura.

«Tutto bene?» domanda Caitlyn, che è l'unica che mi dice più di ''Buongiorno'' e ''Mi passi quello?''.

Annuisco. «Si, tutto a posto» giro qualche pagina a caso non curandomi più di tanto degli articoli siccome risalgono a due anni fa. «Non dovevate andare al corso di tiro con l'arco?»

«C'era Vanessa che tentava spudoratamente di accalappiare Brett chiedendogli di aiutarla con l'arco» dice fredda Veronica. Rovista nella sua borsa di tela da cui estrae il materiale da disegno.
Lei è quella più acida nei miei confronti, probabilmente perché non le ho dato ascolto quella sera.

«Brett non è un cane» controbatto. «È solo gentile»

Cat si siede al mio fianco, gli altri si sparpagliano sugli altri letti. «Che leggi?» la butta lì allungando lo sguardo.

Spingo la rivista sotto il cuscino. «Gossip dei vip, ma nulla che già non sapessi», mento così su due piedi.

«Che ne dite se parliamo?» propone di getto Kelly.

«Lo ha detto anche lo psicologo a Selene Whinston. Però lei ha afferrato la penna con cui stava scrivendo e gli ha colpito la carotide», o almeno è ciò che avevo sentito dire alla televisione. Certe volte le celebrità sono strane da comprendere.

Claire fa una faccia schifata. «Ma come cazzo-»

«Semplice: ha allargato le gambe, lo psicologo si è distratto e lei gli ha fregato la penna.» la interrompo, ma non è ciò che intendeva dire.

«Ma come cazzo è possibile che ti interessino cose così!»

Alzo le spalle. «Hey, questo è solo la parte stramba del mondo dei vip. Se guardassi le foto che hanno scattato al culo di Jhonny Depp vorrei vedere quanto ti interesserebbe la cosa»
Claire non replica più e credo che aver buttato in mezzo il suo attore preferito sia stata la mossa giusta.

«Io intendevo parlare seriamente», tenta nuovamente Kelly, intenta a sciogliere la lunga treccia castana. «Di quello che è successo»

Il mio sguardo passa in rassegna tutti, per ultima Veronica, che non ha distolto lo sguardo dal blocco da disegno nemmeno per un momento. «Di cosa specificamente? Del fatto che è stata una pessima idea infrangere le regole oppure il rischio che abbiamo corso a causa della dolce e gentile Amy che libera anche le belve che ci possono saltare addosso?», interroga con una punta di sarcasmo.

Abbasso lo sguardo e giocherello con le dita. «Ho già chiesto scusa»

«Non basta una scusa Amy», sbotta lei. Emette un rumore schiaffando l'album da disegno sul materasso. «Quella cosa ha azzannato Seb, e dobbiamo ringraziare Dio se siamo usciti di lì per miracolo.»

«Era ferito, non potevo lasciarlo così!» tento di giustificarmi nonostante non ci siano scusanti per l'azione impulsiva che ho commesso. «Volevo solo...», deglutisco e abbasso la voce. «Volevo solo aiutarlo»

Cat mi avvolge un braccio attorno alle spalle. È un mio difetto quello di voler aiutare chi è in difficolta, nonostante la parte più brutta potrebbe toccare a me. Anche per questo sono sempre stata trattata come la stupida della situazione.

Io sono sempre stata Amy, quella buona che fa sempre passare tutto. Cedevo i compiti per cui mi impegnavo ore o mi occupavo di realizzare i progetti di gruppo. Non avevi il pranzo? La piccola Amy ti cedeva il suo. Faccio tutto per nulla e non so perché mi ostino a pensare che sia giusto.

Ricordo una lezione di filosofia, era su Platone. Mentre la professoressa spiegava io sfogliavo le pagine del libro di testo e mi sono imbattuta in una frase: «Le buone azioni danno forza a noi stessi e ispirano buone azioni negli altri».

La rilessi un'altra volta, poi un'altra e ancora un'altra. E lì per lì sorrisi, capendo il motivo per cui io lo facessi. Magari, un giorno, sarebbe stato qualcun altro a tendermi una mano, anche se il più delle volte finiamo per doverci aggrappare e risalire dalla scarpata con le nostre sole forze.

La gente oramai sembra non stupirsi dinanzi alla superficialità dell'uomo ma, al contrario, io sì. Sono sempre dell'opinione che le persone possano darci grandi dimostrazioni, perché l'essere umano è così. Sorprendente.
Nessuno è interamente buono o cattivo fino al midollo, ma tutti hanno la possibilità di scegliere cosa essere e come agire.

«Hai ragione, Veronica» dico decisa alla fine. «È questo che vuoi sentirti dire comunque».
Lei mi guarda dritta negli occhi, ha la mascella serrata. «Sono stata un'incosciente a liberare quel povero lupo, ma non me ne pento. Siamo sani e salvi e abbiamo capito di aver commesso degli errori che non si ripeteranno»
Mi tiro in piedi e punto le mani sui fianchi.

Sebastian si mette al mio fianco, passandosi una mano nei capelli dorati. «Amy ha ragione, Ronnie» prova a dirle. «Oramai quel che è fatto è fatto. Mettiamoci l'anima in pace e proseguiamo. Abbiamo altri venti giorni davanti e — parlo a nome di tutti — non ci sopporteremo la tua versione da donna vissuta rompipalle»

Un risolino si leva tra di noi e Ronnie gli fa la linguaccia. «Non sono rompipalle», mette su un broncio da bambina. «Mi sono solo preoccupata per noi»

«Lo so, e ti giuro che ti chiederò scusa ogni mattina». Giungo le mani a mo' di preghiera. «Ci mettiamo una pietra sopra?»

Inarca un sopracciglio, guarda prima Cat, poi Claire e infine me. «Cucini tu al posto mio per le prossime tre volte», contratta e mi addita. «Ho rischiato un infarto a causa tua»

Alzo le mani, Claire si butta all'indietro sul materasso. «Tu ci vuoi far morire per intossicazione alimentare così!»

«E dai!» faccio io. «Non sono così pessima a cucinare, no?». Mi volto verso Cat, alle mie spalle, in cerca di conferma.

«Hai altre qualità, dolcezza» mi conforta.

«E allora mi impegnerò fino a quando non assaggerete la mia cucina e mangerete la pasta migliore del mondo!»

✩⋅*.⋅༄☾︎

Purtroppo non posso dare torto alle ragazze: non so nemmeno dove mettere mano vicino ai fornelli. Anzi, non mi ci dovrei proprio avvicinare.
Loro cinque sono seduti a tavola mentre io sono qui, a rigirarmi tra le mani due pacchi di pasta diversi. Ora, in teoria, dovrei mettere a bollire l'acqua in una pentola, giusto?

Scrollo le spalle e vado a sentimento. «Boh, seguirò l'istinto. Anche gli esperimenti e le dimostrazioni matematiche sono state scoperte per tentativi, no?»

Magari riesco a creare un pasto che faccia tornare il gusto a chi lo ha perso, chi lo sa?

E la passata di pomodoro la devo aggiungere nella pentola con l'acqua? O va dopo, sulla pasta cotta?
Emetto un sospiro in segno di scoraggiamento. Sono un caso disperato.

Ma tutte le domande hanno una risposta.

«Ti vedo in difficolta Wendy», sopraggiunge Brett. Si appoggia con la schiena e le mani al mobile, a pochi centimetri da me e dai fornelli. Una pessima combinazione.

«Ti avverto tesoro, non sei al sicuro qui nelle vicinanze» lo metto in guardia.

Mi sorride e osservo la fossetta che si viene a creare sulla guancia.
«Vuoi un aiuto magari?»

Lo guardo con occhi disperati. «Si, te ne prego.», lo imploro. «Non voglio intossicare qualcuno»

Se la ride sotto i baffi mentre mi affianca. Prende un coperchio dal mobiletto di sotto e lo poggia sulla pentola. «Almeno hai messo l'acqua sul fuoco, è un primo passo»

«Ed è anche l'unico che conosco» alzo le mani.

«Per fortuna qui hai chef Brett che ti insegnerà i suoi segreti». Mi rifila un occhiolino e poggia una padella sul fornello libero. Veloce come un lampo fa comparire un tagliere, un coltello e altri ingredienti sul ripiano. «Taglia qualche spicchio d'aglio sottile e buttali in padella»

Così comincio a seguire le sue direttive. Aggiungo un filo d'olio, la passata di pomodoro e un pizzico di sale.
«Mi dica chef, come ha imparato a cucinare?» gli chiedo, mentre con un cucchiaio di legno amalgamo il tutto.

«Sai, quando mia madre mi portava un piatto a tavola ed era talmente buono mi faceva sentire felice», racconta. «Anche il cibo è un'arte, piccola Wendy»
Col dito raccoglie una punta di passata di pomodoro e la deposita sulla punta del mio naso. «Le chiesi di insegnarmi, così un giorno avrei potuto cucinare io per qualcun altro e fargli provare la stessa sensazione che provavo io»

Ascoltandolo è inevitabile reprimere un sorrisino. Per non parlare degli occhi azzurri — che sono la perfetta imitazione del cielo estivo — puntati su di me.

«Tua madre non ti ha mai insegnato?»

«Onestamente sono io che non mi sono mai interessata», dico mesta.

Mi dice di salare la pasta, così prendo un po' di sale tra le dita e lo lascio cadere sfregando i polpastrelli tra di loro.
Brett aggrotta un sopracciglio. «Ne devi mettere di più, ti ricordo che siete sei persone»

Lo guardo, tra le mani stringo il barattolo di sale. «E quanto ne dovrei mettere?»

«Almeno un cucchiaino e mezzo bello colmo», mi consiglia. «Esatto, e ora devi calare la pasta»

«Un chilo, per sei persone, secondo te basta?» mi viene da chiedergli. Prendo due pacchi pasta nel dubbio.

Sgrana gli occhi come se gli avessi appena detto che ho visto una mucca rosa suonare la cornamusa con addosso il kilt scozzese. Lo ammetto, l'ho sognato una volta.

«Bastano e avanzano se vuoi sfamare un drago a quattro teste e quattro stomaci» replica, e scuote la testa divertito.

«Non ho il senso della misura!». Mi stringo nelle spalle. «Una volta chiesi al salumiere cento etti di prosciutto e mi ha consigliato di comprarmi direttamente un maiale»

Mi sfila lentamente i pacchi di pasta dalle mani e si avvicina un altro po', mettendosi esattamente di fronte alla pentola e ne cala uno quasi per intero. Emana un buonissimo profumo di bagnoschiuma e di estate. Il mio preferito.

Non posso fare a meno di fissare il suo profilo perfetto che sento uno strano calore sulle guance. È sicuramente il vapore che sale dalla pentola.

Per qualche minuto gira la pasta nella pentola e poi lascia a me l'operazione finale. La scolo nel lavello per bene e poi la verso nella padella con la passata di pomodoro.
Brett mi aiuta ad impiattare la pasta ma prima che se ne vada lo fermo. Con una forchetta infilzo una penna al sugo e la allungo verso la sua bocca. «Assaggia»

Non se lo fa ripetere due volte e si fa imboccare, mastica e infine dice: «Mh, non c'è male per essere la tua prima volta»

«Allora spero che lo chef Brett possa darmi qualche altra lezione»

«Per te questo ed altro, piccola Wendy» mi scosta un capello ribelle dalla faccia e poi mi lascia con un sorriso da ebete sul viso e mi mordo il labbro inferiore. Finalmente porto i piatti a tavola.

«Oh, eccoti!» esclama Claire. «Tra poco facciamo pure colazione, ma non mi importa minimamente!» esagera, facendomi rollare gli occhi al soffitto.

«Abbiamo assistito alla lezione di cucina con molta partecipazione», ridacchia maliziosamente Kelly assieme a Cat.

Evito di controbattere perché so che diventerei all'istante rossa come la passata di pomodoro. «Allora, ditemi com'è».
Congiungo le mani davanti in attesa del loro giudizio.

Sebastian mi fa un "okay" con le dita, Veronica invece sembra stupita. «Cazzo sorella, è davvero buona!»

Tutto merito di Brett, ovviamente.

Sono felice che gli piaccia. Riservo uno sguardo all'orologio appeso al muro. É quasi ora.

«Dai Amy, non rimanere lì impalata se no si fredda» mi richiamano.

Ci mettiamo poco a cenare, buttiamo le stoviglie di plastica nel bidone della raccolta differenziata e infine torniamo nel nostro bungalow. Stavolta accendo il mio telefono e, come abbiamo fatto la scorsa volta, salgo sul tetto in cerca di campo.

Una strana morsa mi scuote il petto: è ansia mista a preoccupazione. Compongo il numero di mio fratello e mi porto l'apparecchio vicino all'orecchio.

Non arriva nemmeno al secondo squillo che lui rispondere. «Ciao sorella, come va?» mi chiede.

«Andrà meglio quando mi dirai che non hai scoperto nulla» gli rispondo.

«Mi spiace illuderti, ma...»

Oh, no.

Con l'espressione un po' triste mi appresto a chiedergli quali siano stati i frutti delle sue indagini.

«Sono partito dall'indirizzo che mi hai dato e io e Paul lo abbia seguito» comincia a dire, poi fa una finta tosse e scommetto che ha sollevato le sopracciglia. «Beh, diciamo che non era solo»

Sospiro e abbasso le palpebre, devo iniziare a realizzare ciò che dirò a Caitlyn.

«Per due sere di fila si è visto con una bionda spilungona col fondoschiena da urlo» lo sento ridacchiare, io invece aggrotto un sopracciglio. Ma sentitelo un po'!
«Comunque sono andati in un locale la prima sera, siamo rimasti ad aspettarli fino all'una lì fuori»

«Da quando la mamma ti concede questo coprifuoco? Se io non stavo a casa per le undici era capace di chiamare la polizia», ho da ridire al riguardo.

«Semplicemente sapeva che dormivo da Paul e suo fratello ci ha dato una mano accompagnandoci con l'auto.» mi spiega. «E poi, mentre stavamo in missione, ha fatto amicizia con un gruppo di ragazzi strafighi e-»

«Okay, basta. Passiamo avanti», lo interrompo prima che metta in pratica la sua abilità di parlare senza sosta per tre ore di fila. Questo è il gene di famiglia che caratterizza anche me.

«In pratica, Colin esce dal locale, con le mani incollate alla bionda da paura, e tornano a casa sua. E li abbiamo spiati dal balcone. In pratica... si, stavano facendo quello...» pronuncia le ultime parole con una punta di imbarazzo.

«Stavano facendo sesso?!» esclamo a bassa voce, sbigottita.

«Esatto, quello. E ci davano dentro di brutto» commenta.

«E tu sei rimasto a guardare?» mi viene da chiedergli.

Nat si mette subito sulla difensiva. «Volevi sapere cosa facessero...»
Mi schiaffeggio la fronte. Lasciamo stare che è meglio.
«E lo stesso è accaduto ieri, che sono andati ad una festa a casa di un tale — dove io e Paul ci siamo imbucati — e stavano limonando ancora. Infine, per chiudere la serata l'hanno fatto di nuovo»

«Oh, Gesù Cristo...» scuoto la testa. «D'accordo Nat, grazie dell'aiuto»

«Ricordati che devi pagarci il servizio, cara» ribatte. «E stai attenta, ci sentiamo»

La chiamata volge al termine, le braccia mi cadono in grembo. Purtroppo, i miei sospetti sono stati confermati e la cosa peggiore è che dalla finestra aperta sento Claire che tenta di rallegrare Cat.

«Sempre a me le cose difficili» borbotto tra me e me mentre scendo piano e torno giù, sul piccolo portico. La mia entrata nella stanza fa ruotare cinque teste verso di me in attesa di parole confortanti, anche se dalla mia faccia traspare tutto.

Mi gratto il braccio in imbarazzo mentre Cat mi domanda, con occhi speranzosi, quale sia il verdetto.

Prendo un profondo respiro. «Mi spiace» sussurro flebile, mando giù la saliva. «A quanto pare Colin se n'è andato in giro con una ragazza e...» interrompo la frase, non sapendo come dirle che sono stati anche a letto insieme.

Cat annuisce e basta. «Ho capito tutto» dice fredda. E si muove verso la finestra. Poggia le mani e reclina il capo in avanti, i capelli castani le coprono il viso ma nel momento in cui mi avvicino a lei sento i singhiozzi che sta sopprimendo.

Io e i ragazzi ci osserviamo con sguardi complici, sentiamo il suo dolore, lo condividiamo. Tutto ciò che mi viene da fare è abbracciarla da dietro. «Sei una guerriera, Cat» le ricordo. «Hai superato battaglie peggiori, e anche stavolta ci riuscirai. E ovviamente ci saremo noi al tuo fianco»

.・。.・゜✭・.・✫・゜・。.

Spazio Autrice💙

Insulti per Colin ne abbiamo?

Avete già qualche personaggio preferito?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Un bacio e al prossimo <3.

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