24 - We Need a Plan

Cristo santo.

E chi si aspettava di ritrovarsi a fare l'interprete letterario? Non io sicuramente.

Tradurre testi di proprio pugno non è una passeggiata senza l'uso di Internet, per di più se si tratta di una lingua sconosciuta scritta con una calligrafia simile a quella di uno struzzo cieco e zoppo.

È mezzanotte passata e tento di resistere al sonno. Purtroppo dobbiamo lavorare nelle ore buca, qualcuno si potrebbe insospettire e non possiamo correre il rischio.

Insomma, è una cosa che va contro l'intera ragione umana, è puro paranormale!

Stamattina, a Josie, abbiamo giustificato l'assenza di Sebastian dicendole che lui e Claire hanno avuto un litigio e per questo preferiva starsene per fatti suoi.
Le bugie hanno le gambe corte e non so questa quanto potrà reggere.

Abbiamo una teoria riguardo l'improvvisa scomparsa di Sebastian: è stato rapito dal lupo che l'ha morso. Ma se è stato quell'animale dagli occhi di smeraldo, quale sarebbe stato il senso di portarmi la pietra?

Mi strofino un occhio e copro lo sbadiglio che lascia le mie labbra. Kelly e Veronica si sono addormentate con i fogli premuti sul petto, noi altre proviamo a proseguire.

«Questa è una i, giusto?» domando, puntandoci la torcia del telefono sopra.

Cat aguzza la vista e avvicina il quadernino al viso. «Mi pare più una l»

Tiro un sospiro di frustrazione. Basta, non ne posso più. Mi tiro in piedi e barcollo fino a trovare il cuscino sotto la testa. «Sono troppo stanca, il mio cervello è totalmente sconnesso»

Claire scatta come una molla. «Ma dobbiamo aiutarlo!»

«Sì, ma non così!» ribatto. «Dacci qualche ora e riprendiamo, ma in queste condizioni non ha senso»

Cat mi asseconda e va a coricarsi. «Amy ha ragione, Claire. Non siamo produttive se non riposiamo almeno un poco»

«Ma lui sarà disperso da qualche parte, in attesa che lo andiamo a salvare...», continua, con voce preoccupata. «Non possiamo abbandonarlo...»

«E non lo faremo», la rassicuro.
Le allungo una mano. «Dai, vieni qui»

Avverto quello che prova e non voglio che resti sola con se stessa a rigirarsi nel letto e a pensare. A volte bisogna spegnere il cervello.

Le faccio spazio e la avvolgo con un braccio da dietro. «È tutta colpa mia» la sento blaterare.

«Non è vero.»

«Invece sì. Ho avuto io la brillante idea di entrare nella foresta quella notte!» si incolpa.

«Smettila. Noi ti abbiamo assecondato, per cui siamo tutte da dover accusare.» provo a tranquillizzarla.

Seguono dieci secondi di silenzio. «Secondo te sta bene?»

Trattengo il fiato per un attimo. «Sì, starà bene.», poi finalmente le mie palpebre cedono e si abbandonano alla notte.

✩⋅*.⋅༄☾︎

La sveglia che ho impostato sul telefono suona alle sette e mezza del mattino, mezz'ora prima del solito. Come un gatto mi stiracchio rifiutandomi però di aprire gli occhi.

Qualcuno sbadiglia mentre io affosso la faccia nella schiena della mia amica. «Buongiorno gente», credo sia la voce di Kelly.

Mi costringo ad alzarmi a sedere strofinandomi un occhio, invece Claire è scattante. Torna sul pavimento e si cimenta sui fogli sparsi in giro.

«Claire...» mormoro io con voce assonnata.

Veronica, dall'alto del suo letto, sventola un pezzo di carta. «Io ho trovato solo informazioni sull'anatomia dei lupi, ma zero su come invertire il processo»

«Idem» si aggiunge Kels, gettandosi nuovamente a peso morto sul materasso.

«Ragazze, credo che abbiamo trovato già la risposta...» sibila la corvina, scrutando ciò che io e Cat abbiamo scritto. Tutte ci immobilizziamo, di colpo il mio cervello è in allerta.

Come saette ci sbrighiamo ad affiancare Claire sul pavimento. «Ma che dici?!» esclama Caitlyn alle sue spalle.

«Mi sa che ieri eravate troppo stanche per darci peso, ma... leggi qui. Ha fottutamente senso». Claire le passa il foglio e Cat comincia a leggere ad alta voce.

«I figli della Luna sono vittime dell'antica maledizione inflitta dalla mia gente, ma io sono un padre disperato che per amore della propria figlia è andato incontro al proprio popolo e ha osato sfidare la Natura e le sue leggi. Perché per chi si ama non esistono limiti» comincia.

Un brivido mi scorre lungo il braccio e la colonna vertebrale.

«Appunto tali segreti qui, in caso qualcuno si trovi nella mia stessa situazione. La maledizione può essere spezzata attraverso l'esecuzione del rituale che segue, ma questo sarà possibile solo entro la prima luna piena, essendo quello il momento in cui avverrà la prima trasformazione e allora il processo sarà completo.»

«Quando ci sarà la prossima luna piena?» ci chiediamo io e Veronica all'unisono. Kelly scatta in piedi, afferra il cellulare conservato nel comodino e corre fuori, sul portico.

«Continua»

«D'accordo». Cat ritrova il punto in cui si è interrotta e riprende. «Nel momento in cui l'astro di luce bianca sarà pieno, quando le punte segneranno la dodicesima ora insieme su quest'antico orologio, affinché l'uomo venga liberato dalla carceriera maledizione, gli toccherà bere una singolare pozione: acqua dolce riflessa dei suoi raggi, mista al sangue di otto giovani. Circondato da otto frammenti di pietra bluastra, lucente d'argento, tornerà alla sua natura»

Per tradurre queste poche righe ci abbiamo impiegato ore interminabili. Kelly rientra. «La prossima luna piena ci sarà il sedici luglio» annuncia.

Oggi è il quattordici, quindi abbiamo poco più di due giorni. Ottimo.

Ci prendiamo dei minuti per assimilare e riflettere. «Quindi... che si fa?» domanda Kels.

Scambio uno sguardo d'intesa con tutte. «Ci serve un piano. Possiamo ancora salvare Sebastian», sentenzio alzandomi.

«Ma... in che modo?» Claire scuote la testa confusa.

Cat si tira su e prende a camminare avanti e indietro con il foglio tra le mani. «Analizziamo quello che c'è scritto qui, supponendo che sia corretto. Questo tale ha spezzato la maledizione dei licantropi perché la figlia era diventata una di loro, immagino»

«Proprio come Seb», sottolinea Veronica a braccia conserte.

Caitlyn si passa una mano tra i capelli castani. «Possiamo invertire il processo solo entro la prossima luna piena, ossia fra due giorni. Credo che il rituale sia questo, ma è un processo strano. Sangue di otto persone? Frammenti di pietra bluastra?»

«Parla anche di un vecchio orologio e di... acqua dolce riflessa.» aggiunge Claire.

«Dio, sembra di essere in un brutto film», commenta Ronnie prendendosi la testa fra le mani.

Nel frattempo il criceto nella mia testa si è messo in moto. Afferro la pietra posata sul mio comodino e la rigiro fra le mani.

Otto frammenti di pietra bluastra...

«Dev'essere questa». La mostro alle ragazze e spiego loro come l'ho ottenuta. Ora dire che me l'ha data un lupo non sembra essere più un'ipotesi impossibile.

«Una cosa da spuntare sulla lista» ironizza Kels. «Prossima casella: sangue di otto persone. Noi siamo in cinque, chi sono gli altri tre?»

Dobbiamo coinvolgere altra gente in tutta questa pazzia?

Scrollo le spalle. «Gli unici di cui mi fiderei sono Brett, Shane ed Emily» ammetto, «Possiamo confessargli ogni cosa, poi spetterà loro decidere»

Non mi eccita particolarmente l'idea di immischiarli. Non è una cosa facile da fare.

Cat molla il foglio sul mio letto. «Ci penso io a Shane e Brett»
Kelly la segue a ruota dicendo che si sarebbe occupata invece di Emily.

Claire, mangiucchiando le pellicine delle dita, rilegge ossessivamente la traduzione, nella speranza che le parole prendano vita propria e si spieghino da sole.

«L'acqua dolce riflessa dei suoi raggi» recita Veronica massaggiandosi il collo, «Una qualsiasi fonte d'acqua dolce. Un fiume, un ruscello, un lago...»

«Sì, ma dev'essere colta quando riflette i suoi raggi. Quelli della Luna, no?» azzarda Claire. «Ma l'orologio...? Qui si riferisce ad uno specifico... quello antico»

Comincio a scavare tra i mille foglietti sparsi. Tra i disegni di licantropi giurerei di averne visto uno...

Eccolo!

Un sospiro mozzato lascia le mie labbra. Lo riconosco, l'ho già visto. So dov'è. Ci scommetto tutto quello che ho che si tratta di quell'orologio.
«Me ne occupo io» sentenzio. «Voi studiate quello che c'è scritto, elaborate una sorta di scaletta»

Ancora in pigiama, allaccio le scarpe e mi dirigo nuovamente alla reception, esattamente come ieri. Con la differenza, però, che stavolta non me ne andrò senza risposte.

Non sono nemmeno le otto, chissà se il direttore sarà già nel suo ufficio.

Non incrocio Cole, Josie e gli altri dato che saranno probabilmente indaffarati a sistemare la mensa per la colazione.

Spinta dalla preoccupazione per il nostro amico busso ancora una volta alla porta del signor Smith.

Passano attimi di silenzio che mi sembrano essere infiniti ma, proprio quando alzo la mano per riprovare, l'uscio si spalanca e mi si presenta dinanzi la figura del direttore.

«Signorina Reed, ancora lei?» borbotta, lo sguardo affilato come una lama. «Sbaglio o credevo di essere stato chiaro in merito alla questione di ieri?»

«No, non sbaglia, ma vede... forse abbiamo trovato una soluzione» butto fuori tutto d'un fiato.

Corruga la fronte e inarca un sopracciglio, la voce cala in un sussurro a stento percettibile. «È impossibile...»

Mando giù la saliva e lecco le labbra secche. «Ma ho bisogno del suo aiuto. Necessito di un oggetto che credo le appartenga»

Gli occhi ormai sono persi nel vuoto, in un senso di incredulità direi.

Purtroppo, non ho il tempo né la confidenza per chiedergli il motivo per cui si sente così, non voglio mettere il becco dove il terreno pare essere ancora dolente.

«Signor Smith, potrei vedere il suo orologio per piacere? Quello da taschino»

Senza proferire parola si volta e rientra nella stanza. I miei piedi, istintivamente, avanzano un paio di passi e lo seguono.

Mentre fruga nei cassetti della scrivania rivolgo un'occhiata al corvo impagliato, sorprendendolo già a fissarmi con quelle piccole pagliuzze nere.

Dio, mette sempre i brividi quel coso.

Vedo il direttore estrarre l'oggetto, i miei occhi già fissi su di esso.
«Come?», borbotta. «Come ci siete riusciti?»

Trattengo un respiro. «Onestamente? È stata tanta fortuna. Abbiamo ritrovato un vecchio quaderno pieno di informazioni in un negozio, a Grayfalls», rispondo mestamente.
Gli leggo lo sconforto nella linea dritta delle labbra, nello sguardo spento.
Ora sono curiosa. «Cos'è successo quell'estate?» domando.

Il signor Smith si accosta alla finestra e lascia libera la visuale sul quadro appeso al muro, quello che ritrae il branco di lupi che ululano alla Luna.

«La ragazza che è scomparsa», dice. «Si chiama Elizabeth Marsh. Eravamo a questo campo estivo assieme, quasi quarant'anni fa. È passato così tanto tempo... eppure quella notte è ancora un'immagine nitida nella mia testa»

«Era una persona speciale per lei?»

Sbuffa piano, prendendosi il tempo di riportare a galla i ricordi. «Sì, era una persona a cui tenevo molto», poi si volta e mi inchioda con gli occhi. «Un po' come lei e il signor Allen»

Un leggero calore mi accende le guance e allo stesso tempo un dolore mi distrugge il cuore. Perdere una persona che si ama, davanti a sé tra l'altro, dev'essere un segno indelebile, impossibile da scordare.

«È scomparsa, giusto?»

«Esattamente», concorda. «Proprio come voi, io e i miei compagni ci siamo addentrati nella foresta. Era uno stupido obbligo e un voler dimostrare che non avevamo paura. Ci siamo addentrati fino a perderci, e proprio lì abbiamo incontrato quattro lupi.»

Voglio tapparmi le orecchie, non voglio sentire più. Questa storia non ha un bel finale, già lo so.

«Non si è capito più nulla, c'erano solo grida. Io sono vivo solo grazie a lei. È stata Elizabeth a mettersi fra me e una di quelle maledette bestie. L'hanno morsa alla caviglia e l'hanno trascinata via. Ho fatto di tutto, ho corso allo sfinimento per andarle dietro, ma lei e quelle palle di pelo erano scomparsi in mezzo agli alberi.» racconta. «Ho pianto i miei compagni morti e ho fatto ritorno al campo, dove tutti ci cercavano. Una volta diffusa la notizia, il White Firs è stato chiuso all'istante»

Arriccio le labbra e inclino il capo di lato. «E chi lo ha riaperto?»

«Io», afferma.

«E perché l'ha fatto?», mi viene spontaneo chiedere. «Questo posto non le porta a galla quella nottata orribile?»

Guarda prima l'oggetto che stringe nel palmo e poi fuori dalla finestra. «So che lei è viva ed è ancora lì fuori. Aspetto solo che ritorni, nutro grandi speranze»

Un altro paio di domande s'intrufolano nella mia testa. «Crede che sia diventata una di loro?». Poi i pezzi del puzzle cominciano ad assembrarsi da soli. «È lei che ha messo le trappole nella foresta? È a questo che serve la recinzione?»

Il direttore, finalmente, si smuove dalla finestra e si avvicina a me. «Ovviamente, dopo quell'ultima estate era necessario un impianto di sicurezza. Tutto ciò è solo una copertura per entrare nella foresta con comodità. Pensavo di poter catturare lei... o qualcuno del suo branco, così da poterlo usare come mezzo di scambio»

«I branchi sono... cattivi?»

Contrae la mascella, la barba è stata tagliata di recente. «Un tempo esisteva un solo grande gruppo, poi si sono diffusi idealismi differenti e, a quanto ne so, ora esistono ben due branchi», mi spiega. «Ci sono coloro che rinnegano la carne umana, che non accettano di condannare altre persone con il loro morso. E, tutto al contrario, ci sono i fanatici che sostengono che questi siano i veri principi dei lupi e che il loro sia un dono e non una maledizione», conclude. «Altre domande?»

«Come sa tutte queste cose?»

Ha l'espressione di chi la sa lunga. «Ho passato gli ultimi quarant'anni così, signorina Reed»

«Ritornerà», gli sorrido piano. «Ne sono sicura»

Mi allunga l'orologio e nel mio palmo sembra pesare. «Ho fatto anch'io le mie ricerche, e sono riuscito ad ottenere soltanto questo. Ne faccia buon uso e confido nella riuscita della sua impresa. Lo faccia anche per me. Lei è una persona speciale, signorina Reed»

Mi si riempie il cuore di orgoglio a quelle parole. Stringo l'orologio al petto e con un cenno della testa gli assicuro che ce la farò.

«Mi raccomando», mi dice. «Faccia attenzione»

Faccio appena un passo e mi blocco. «Un'ultima cosa. La sera del quattro luglio, perché zoppicava?»

«Ho avuto un incontro con uno di loro: il capobranco» mi confessa. «Si chiama Malcom Moore, e non è uno da sottovalutare. Verrei con voi, ma la mia caviglia non mi permette di fare molto. Sarei solo un peso, mi dispiace»

Le mie orecchie si raddrizzano. Malcom Moore? Lo stesso uomo che si è presentato qui dicendo di essere amico del signor Smith?

«Lui è stato qui, non so se Josie gliel'ha riferito. Cercava lei»

«Si, me l'ha detto. Forse voleva dirmi di smettere di cercare, di stare alla larga da loro. Me l'aveva già fatto capire quella notte, nella foresta» replica atono.

Annuisco. È ora di andare via. «D'accordo, presteremo attenzione»

«Adesso vada» m'incoraggia. «Immagino abbia da fare»

Gli rivolgo un ultimo ringraziamento silenzioso prima di abbassare lo sguardo ed uscire dall'ufficio, diretta al Bungalow numero 17.

Al mio rientro trovo solamente Veronica e Claire. Mostro loro l'orologio da taschino. «Bingo»
Gli racconto ciò che il signor Smith ha detto a me.

Ronnie sistema i ricci dietro le orecchie. «Non è di buon augurio sapere che solo lui è sopravvissuto»

«Ad ogni modo» riprende Claire, «Siamo andate avanti e abbiamo decifrato altro»
Mi inginocchio al suo fianco e sto attenta a cosa mi riferisce. Fa uscire fuori una cartina e la sovrappone agli altri fogli. È consumata, gli angoli sono arricciati e mostra i segni del tempo.

«Cos'è?»

Veronica mi affianca. «È una mappa. Ovviamente risale a quando il campo estivo doveva essere ancora costruito, motivo per cui non è segnato. Qui però è raffigurata tutta la foresta.» mi spiega. Si sporge e afferra un foglio poggiato sul mio letto. «Secondo quanto dice, i lupi sono sempre stati in questa zona. A quanto pare il branco si trova alle spalle delle cascata, qui»

Indica con la punta del dito la scritta "CASCATA".

«Quindi è lì che si trova?» domando.

«Beh, è l'unico posto che abbiamo in cui cercare»

La porta si apre e la stanza si fa più piccola quando ci mettono piede dentro Emily, Brett, Shane, Caitlyn e Kelly.

I primi tre osservano esterrefatti il macello che abbiamo creato. «Quindi non è uno scherzo?», borbotta il moro.

Io, Claire e Veronica ci mettiamo in piedi. «Vorremmo tanto che lo fosse», replica quest'ultima.

Shane si passa le mani sul viso e si siede sul bordo del mio materasso. «Quando una ragazza mi sveglia alle sette e mezza del mattino non mi aspetto di certo che mi venga a parlare dell'esistenza dei licantropi»

«È tutto così surreale», biascica Emily a braccia conserte. Scuote la testa. «Esistono anche i vampiri allora? Perchè in quel caso attendo il mio Damon Salvatore»

«Vi prego», li implora Claire. È disperata ma allo stesso tempo cerca di rimanere forte. «Sebastian è lì fuori e potrebbe essere condannato a vita a vagare fra i boschi e cibarsi di conigli!»

Stacco gli occhi da lei e li passo su ognuno dei tre. «È un nostro amico, non possiamo abbandonarlo. Se fosse toccato ad uno di voi noi non avremmo esitato»

«E neanche noi lo facciamo» risponde Brett. Mantiene il contatto visivo con me. «Voi diteci cosa fare e la faremo»

Un piccolo sorriso si fa largo sul mio viso.
Adesso abbiamo tutto, ci serve solo un piano.

.・。.・゜✭・.・✫・゜・。.

Spazio Autrice💙

La trama mistery/paranormal si sta sciogliendo poco alla volta. Alla fine anche il direttore ha un gran cuore.
Non mi trattengo oltre e vi lascio all'azione.

Un bacio <3.

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