22 - Answers

Ne abbiamo discusso per le seguenti ore fino a che non siamo andati a dormire. Nessuno però ha chiuso occhio, o perlomeno io.

Mi sono rigirata nel letto per tutta la notte con il solo tentativo di sopprimere la mia folle idea. Ciò che avvalora ancora di più la teoria del lupo mannaro è il morso che Sebastian si è beccato sulla gamba quando ci siamo addentrati nella foresta.

È stato quel lupo dal manto bianco e gli occhi verdi.
E non a caso, immagino, mi ha trovato e mi ha portato quella strana pietra.

Ieri è stata una giornata... strana. Ho dovuto fare i conti con la paura che mi ha portato a mantenere il mio segreto. Avevo preso in considerazione l'idea di lasciare il primato di capitano della squadra blu, così che magari tutti si sentissero più a proprio agio, ma i miei compagni sono stati contrari. A qualcuno ha fatto impressione la cosa, ma piuttosto che aprire bocca ha scelto di limitarsi a starmi alla larga.

Forse sono intimoriti da Brett e Shane, che letteralmente hanno pronunciato testuali parole: «Provate anche solo a fare gli stronzi con lei e vi ritroverete con qualche osso in meno. A quel punto vedremo a chi servirà un buon medico»

Oggi ci saranno come minimo trentanove gradi, batte un sole cocente.

Josie, con un megafono in una mano e un piccolo ventilatore nell'altra, richiama a gran voce tutti quanti. «Ragazzi, forza! Partiamo fra dieci minuti!»

Oggi è prevista una giornata fuori dal campo, nella cittadina vicina, ma solo per noi dell'ultimo anno.

In massa si avvicinano tutti al pulmino giallo mentre io vado incontro a mia cugina. «Hai questa faccia pensierosa da ieri» mi fa notare. «Che hai?»

Scrollo le spalle.

Beh, c'è la possibilità che esistano i licantropi, niente di che.

«Nulla, stavo solo... metabolizzando gli ultimi giorni» mento. E io che speravo di aver concluso con le bugie. «Piuttosto, come va a te con la tua conquista? È quello lì che mi sta salutando, giusto?»

Iris si volta e indirizza l'attenzione nella mia stessa direzione. Kendall — se ricordo bene — è abbastanza alto, ha i capelli ricci di un biondo cenere che legano bene con la pelle abbronzata e i due pezzi di ghiaccio che si ritrova al posto degli occhi.

A quanto pare noi Reed abbiamo un tipo ben preciso.

«Oh, sì», sorride timida. «Oggi c'è un caldo micidiale per fare qualsiasi attività all'esterno. Beatrix ha detto che passeremo la mattinata in mensa. Mi sa che guarderemo un film»

La abbraccio rapidamente siccome devo sbrigarmi. «Ti lascio al tuo bellimbusto. Oh, la polo di Ralph Lauren gli ha fatto accumulare già un bel po' di punti» le comunico, scoccandole un occhiolino tattico. «Ci vediamo più tardi, Iris!»

«Portami qualche souvenir!»

«Contaci!», grido mentre cammino all'indietro.

Osservo Josie salire sul pulmino e faccio per seguirla, ma una voce che chiama il mio nome mi blocca. Mi paralizzo sul posto e mi volto lentamente solo per ritrovarmi davanti Vanessa.

Stavolta ha un'espressione diversa addosso, una che conosco bene. Vergogna.

Si tortura le pellicine delle dita mentre comincia a parlarmi. «Ti volevo solo chiedere scusa» dice rammaricata, «Non era mia intenzione»

Arcuo un sopracciglio. «E quali erano allora? Che motivi avevi per rubarmi il diario e spifferare i miei segreti?»

Gonfia il petto e si tortura il labbro, infila dietro le orecchie alcune ciocche che le sfuggono dalla lunga treccia scura. Rivolge lo sguardo ovunque tranne che su di me, poi sento tirare su col naso. «È che non sopportavo il fatto che tutti tenessero così tanto a te», spiega. «Tu non fai alcuno sforzo per piacere agli altri, sei benvoluta. Ero gelosa perché a nessuno piaccio nonostante abbia provato a mostrarmi per quello che sono»

Un po' mi dispiace per lei, capisco come si sente. Allungo un angolo delle labbra. «Non fa nulla, ti perdono»

Finalmente punta gli occhi castani su di me. «Dici davvero?» chiede scettica.

Annuisco. «Sì»

Ormai tutta la questione è stata risolta, non trovo altri motivi per parlarne. Il momento in cui le sto concedendo il mio perdono è lo stesso in cui mi libero totalmente di un peso e mi lascio il passato alle spalle.

È un favore che faccio a me stessa. Da sempre. Ogni volta. Perdono per poter andare avanti, perché il rancore è inutile.

Scrollo le spalle. «Mi dispiace che tu ti senta così, Vanessa. Dico sul serio, so quanto è brutto non sentirsi considerati». Le tendo una mano. «Ma non preoccuparti, perché prima o poi qualcuno arriva per restare»

Piano, ricambia la stretta. «Grazie mille», sibila sincera.

«Ehi voi due!», Josie si affaccia dall'entrata del bus. «Sbrigatevi, dobbiamo partire!»

Scambio un ultimo sguardo con Vanessa prima di salire sul veicolo e cammino fino a trovare il mio posto accanto a Veronica.

Nei sediolini davanti ho Cat e Kelly, in quelli dietro Claire e Sebastian. Le parole scambiate nelle ultime ventiquattro ore sono meno dei metri d'altezza della Tour Eiffel.

Caitlyn si gira verso di noi e sussurra: «Allora... quindi che cosa si fa?»

Tutto ad un tratto ho cinque paia di occhi addosso. «Che c'è? Io la mia l'ho detta e vi ho palesato davanti tutte le prove» alzo le mani.

«Cosa sei, una maga? Credo che stiate dando tutti di matto qui!», esclama la mia vicina di posto. «È im-pos-si-bi-le»

«Chi te lo dice questo?» ribatto. «Perché la magia e il paranormale non potrebbero esistere?»

Mi riserva un'occhiata ovvia. «Lo sai che amo anch'io Harry Potter e che ho veramente sperato nell'esistenza di una scuola magica fino ai quattordici anni», replica. «Ma non esiste purtroppo.»

«D'accordo, e allora spiegamelo tu cosa gli sta accadendo!» strillo piano, additando il biondo alle nostre spalle. «Ti devo ricordare o no qual è la mia serie TV preferita? So di cosa parlo»

Spiacente, Teen Wolf ha un pezzo del mio cuore.

Sospira, messa all'angolo, e scuote la chioma riccia. «Non ne ho la più pallida idea...»

«Io una ce l'avrei», si imbuca Cat. «Ora che arriviamo in città usiamo il cellulare e vediamo se i sintomi di Sebastian sono attribuiti a qualcosa»

Kelly alza la mano. «Mozione approvata»

Claire scrolla le spalle in segno di assenso, poi sprofonda nel sediolino. Seb, al suo fianco, osserva pensieroso fuori dal finestrino.

Non deve passarsela così bene, immagino.

«Okay ragazzi!», grida Josie col megafono. «adesso ci attendono venti abbondanti minuti di viaggio. Restate seduti fino all'arrivo, mi raccomando!»

✩⋅*.⋅༄☾︎

Grayfalls.
Popolazione di settemila abitanti.

Il cartello verde che anticipa la cittadina cita testuali parole. Quando il bus si ferma si crea trambusto per uscire, ma Josie e Cole ci bloccano subito. «No, ehi, aspettate un secondo!» grida lui tenendo le mani avanti.

«Prima le regole», sentenzia sua moglie. «Avete piena autonomia di girare per il villaggio, tra i negozi, i bar e la spiaggia. La cosa importante è che facciate attenzione e non vi immischiate in alcun guaio. Niente risse o cose pericolose, chiaro?»

Un coro di «sì» si leva dai sediolini.

Josie sorride contenta. «Perfetto. Allora ci vediamo tutti di nuovo qui alle sette precise. Buon divertimento ragazzi!»

Una volta messo piede fuori dal pulmino mi pento di non aver indossato il mio cappello di paglia. Mi beccherò un'insolazione, sicuro al cento per cento.

Le ragazze e Sebastian chiudono il cerchio, cominciando a smanettare su Internet. Cat, con la mano a mo' di visiera, legge ad alta voce. «Il colore giallo negli occhi è sintomo di un'infezione al fegato. Altrimenti si deve pensare alla sindrome di Gilbert, per ragioni ereditarie: deriva da circostanze di stress, digiuno, infezioni o sforzi fisici intensi»

«Io le escluderei entrambe» commenta Claire, scettica.

«Io ho provato ad inserire nel motore di ricerca tutti i sintomi, ma non mi dà alcun risultato», decreta Kelly mentre scorre col pollice sullo schermo.

«Cristo, c'è un profumo di ciambelle buonissimo qui»
Tutte ci voltiamo verso Sebastian, beccandolo ad annusarsi intorno come un cane.

Mentre loro proseguono le loro indagini io mi do un'occhiata di circostanza. Questa dev'essere la piazza centrale, credo. È molto rustico qui, mi ricorda l'ambientazione di Mamma Mia!

I palazzi raggiungono al massimo il terzo piano e sono ognuno di un colore diverso dall'altro. Ai portoni d'ingresso si alternano negozi, bar e piccoli ristoranti dall'aria invitante.

Il mio corpo si paralizza ne momento in cui, a fianco ad un albero, incrocio lo sguardo di una persona incappucciata. Sembra essere una ragazza e mi mette in soggezione l'essere fissata così intensamente.

Un gruppo di anziani mi passa davanti, frapponendosi tra me e lei, occultandomi la visuale. Quando anche il carretto della frutta scompare, trainato dal suo proprietario, noto che non c'è più nessuno sotto l'albero. La figura incappucciata è scomparsa.

Ma chi diavolo era...?

Qualcuno posa la mano sulla spalla e sobbalzo per lo spavento. «Ehi, Wendy»

Mi porto una mano al petto. «Gesù, sei tu»

«Non sono Gesù, ma fa niente. Che guardavi?», mi chiede Brett.

Ruoto leggermente la testa per scrutare da sopra la spalla quell'albero. Nulla, non c'è nessuno.

Scrollo il capo e liquido la faccenda. «Credo di avere le allucinazioni. È questo caldo bestiale»

Fa un sorrisino obliquo e si toglie il berretto che porta, con la visiera all'incontrario. Me lo posa in testa e si passa una mano tra le ciocche castane disordinate. «Ecco, ora sei a posto»

Devo ancora abituarmi a tutto questo, anche se non ha un nome. «Volevi chiedermi qualcosa?», sorrido.

«Ehm, sì. Noi stiamo andando alla spiaggia, volete venire con noi?», indica Shane ed Emily poco più distanti.

Mordo l'interno guancia, dispiaciuta. «Vorrei, ma prima volevamo fare un giro per i negozi. Sai, mangiare una pizza come si deve, un po' di aria condizionata...» mento. Ancora.

Brett rilassa le spalle. La canotta che indossa fa il suo lavoro, devo dire. «Oh, sì, chiaro». Percepisco una punta di delusione nella voce, «Allora io vado...»

«Brett, aspetta» lo fermo, trattenendolo per un braccio. «Veniamo più tardi, promesso.»

Alza un angolo delle labbra. «Sì?»

Annuisco. «Contaci»

«Okay, allora sai dove trovarci». Fa un paio di metri prima di bloccarsi e decidere di tornare sui suoi passi. Si fionda subito sulle mie labbra e mi regala un bacio capace di risvegliare ogni muscolo del mio corpo. Con un solo braccio mi accerchia la vita e con l'altra raccoglie il mento. «Certo che potevi essere un po' più alta», mi prende in giro.

«Oh, siamo già passati alla fase delle lamentele?», ridacchio sulle sue labbra. «Se lo preferisci ci sono un sacco di spilungone che farebbero al caso tuo...»

Mi scocca un altro bacio veloce. «Cerchi di sbarazzarti di me, non è vero?»

Fingo di pensarci. «Può darsi...»

«Brett!» Shane strascica il nome dell'amico sulla vocale. «Muovi il culo, te la limoni dopo la principessa»
Emily gli dà un buffetto dietro la testa.

Allontana il suo corpo dal mio e mi fa l'occhiolino. «A più tardi»

Sventolo la mano in segno di saluto. «Ciao ciao»

Mentre i tre si dirigono in spiaggia, un finto colpo di tosse mi riporta al mondo reale. Le ragazze hanno la bocca spalancata per lo stupore, e solo ora ricordo di non aver detto loro nulla dato che ieri siamo stati presi a fare altro.

Stringo le bretelle dello zaino e mi schiarisco la voce. «Potrei aver mancato un particolare...»

«Dici?» chiedono retoriche all'unisono. Seb, a braccia incrociate, si limita ad un sorriso obliquo.

«Rimandiamo l'argomento a più tardi? Ora abbiamo una questione più importante da risolvere»

Cat mi addita. «Sappi che non mi scappi»
Alzo le mani in segno di resa.

«Ehm... ragazzi», la voce di Claire è un suono sottile. Sta fissando qualcosa, e lo condivide con noi puntando il dito. «Non so se è un segno, ma... c'è davvero una sensitiva qui?!»

Il negozio in questione ha una vetrina particolare e ovviamente ci avvinciamo per guardare. È colma di strani oggetti, libri antichi e tutte le cose in stile "cartomante spilla soldi".

«Madame Tesarkee... uno sguardo dentro di te» legge Kelly, dubbiosa. «Sputa "falso" da tutti i pori»

Alzo le spalle. «Se i lupi mannari esistono allora anche gli indovini non sono da escludere», faccio presente.

Veronica mi guarda truce e si tappa le orecchie. «Smettila di dirlo. I licantropi non sono reali!»

Tiro un sospiro e alzo gli occhi al cielo. «Dolce Gesù!» esclamo, «Esci fuori dagli schemi, Ronnie!»

Caitlyn si mette in mezzo prima che ricominciamo a discutere. «Entriamo e facciamo un giro, non ci costa niente», dice rivolgendosi alla riccia. «Non siamo medici, non possiamo fare molto»

L'altra spalanca le braccia. «Rivolgiamoci ad uno allora! Qui dovrà pur esserci uno studio, o-o che ne so-»

«Sì, così lo prendono in esame e lo usano per fare degli esperimenti», obietto a braccia conserte.

A quelle parole Sebastian alza le sopracciglia, impaurito alla sola idea. «Onestamente preferisco entrare lì dentro»

Mentre noi stiamo ancora decidendo, Claire e Kelly hanno già spalancato la porta, facendo scricchiolare i cardini e tintinnare il campanellino.

Mi fiondo al loro seguito, scivolando nel silenzio in cui versa il negozio. Mi costringo a guardarmi intorno, rimanendone ammaliata; qui pare che il tempo si sia bloccato ad almeno due secoli fa. Il mogano predomina sugli infissi e sui mobili, riempiti di oggetti di tutti i generi che sembrano avere anni e storie alle spalle. Libri, quadri, orologi, statue, trofei, gioielli...

«Meraviglioso», borbotto fra me e me.

Un frusciare leggero, accompagnato da una voce femminile, mi costringe a voltarmi. Dietro il lungo bancone c'è una tenda a perline da cui ha fatto ingresso proprio ora una donna. La prima cosa che salta all'occhio è sicuramente l'abito lungo e variopinto, probabilmente di seta. Dev'essere lei la proprietaria, Madame Tesarkee.

«Buongiorno», saluta piano. I suoi occhi castani si posano su ciascuno di noi sei, soffermandosi più intensamente sul ragazzo del gruppo. «Come vi posso aiutare?»

Bella domanda, mi viene da pensare.

Claire fa un passo avanti e comincia a parlarle. «Ehm... abbiamo visto l'insegna qui fuori. Per caso lei è una... veggente?»

Intanto io mi perdo a ispezionare gli oggetti antiquati che riempiono gli scaffali. Afferro una palla di vetro, una di quelle fatte apposta per le stronzate tipo la predizione del futuro. Posso sentire la voce petulante di mia mamma che mi sgrida data la mia mania di toccare tutto. La rimetto al suo posto e proseguo.

«Sensitiva» la corregge la donna. «Lettura della mano e delle carte»

Sfioro i dorsi di alcuni libri leggendone titoli e autori.

Capto la voce di Sebastian adesso. «Okay, va bene. Mi può dire quello che... sente(?)»

«D'accordo. Vieni, accomodiamoci al tavolo»

"Male di Luna" è il testo che mi attrae. Senza esitazione lo tiro giù dalla libreria e inizio a sfogliarne le pagine, ruvide sotto i polpastrelli.

Il chiacchiericcio della lettura della mano fa da sottofondo. «Allora Sebastian, la linea della vita è ampia, il che significa che sei in salute e possiedi una forte energia vitale.»

«Okay, esclusa la teoria del tumore al fegato», borbotta Kels.

«Ma non è tutto. Se vedi bene, è spezzata ad un certo punto. Proprio qui. E questo è segno di sfortuna: sei stato colpito o sarai colpito da una sfortuna imprevista.» aggiunge Madame Tesarkee.

Decidendo di sorvolare sulle cose inutili, passano direttamente alla lettura delle carte. Mi giro di poco solo per sbirciare la sensitiva mentre sistema i tarocchi sul tavolino. «L'Appeso» sentenzia lei, «Generalmente indica un'espiazione, un prezzo da pagare»

Uno strano brivido mi corre lungo il braccio. Richiudo delicatamente il volume e lo ripongo al suo posto. Noto però, proprio a fianco, un quadernino di cuoio e decido di darci un'occhiata. Che ci fa in mezzo a tutti libri?

«La Torre», prosegue. «Segna la fine di un equilibro. È ora di un cambiamento»

Slego il laccetto e presto attenzione a non far cadere i milioni di foglietti infilati tra le pagine. Aggrotto le sopracciglia poiché riconosco che questo è un manoscritto, probabilmente un diario. Una calligrafia storta e molto larga occupa ogni centimetro di carta. Una cosa è certa: non è scritto in inglese questo coso.

«Oh, c'è l'Angelo...»

«E che significa?» balbetta Sebastian.

«È buono. Vuol dire che qualunque cosa ti accadrà riuscirai a superarla»

Mi volto e sventolo il quadernino. «Cos'è?»

Madame Tesarkee sposta lentamente lo sguardo dall'oggetto a me. «È antico, un cimelio. La mia famiglia è una di quelle native americane, risale al 1357 circa.»

«E in che lingua è scritto? Non capisco nulla...»

Cat allunga la mano nella mia direzione. «Posso?»
Mi avvicino e glielo porgo.

«Allora, adesso dammi entrambe le mani. Vediamo cosa percepisco» dice la proprietaria. Sebastian fa come detto ed entrambi chiudono le palpebre.

Appoggio il gomito sul bancone e dirotto lo sguardo su una cornice a pochi centimetri da me. M'irrigidisco quando osservo il soggetto della foto. Una ragazza dai lunghi capelli castani e il viso cosparso di lentiggini mi sorride a trentadue denti, ma ciò che mi scatena una strana sensazione sono i suoi occhi.

Sono verdi.

Ma non il verde militare come quello di Caitlyn. Oh, no, assolutamente.

Sono di un verde smeraldo indimenticabile.

Un flash mi passa per la mente. La figura appoggiata all'albero.

Cristo.

«Avverto qualcosa di strano in te», dice Madame Tesarkee spezzando il silenzio che si è creato.

«Strano... come?» chiede Veronica, a braccia conserte.

«Percepisco delle vibrazioni che non mi è mai capitato sentire...» biascica, anche lei confusa. «Dentro di te c'è una forza... particolare»

Si scambiano tutti uno sguardo d'intesa mentre io ho una domanda che danza proprio sulla punta della mia lingua. «Scusi, ma chi è lei?» chiedo, voltando la fotografia nella sua direzione.

Madame Tesarkee si mette in piedi e si avvicina a passo lento. Da vicino posso cogliere qualche ruga che le adorna il volto spigoloso. Passa un dito sul vetro esterno come a voler accarezzare la ragazza. «Era mia figlia» sibila tristemente.

Era?

Quindi non c'è più? Allora non posso averla vista...

«Oh, mi dispiace. Scusi, non volevo-»

«Non fa niente» mi blocca, ruotando la testa verso di me. «Sai, era come te. Una grandissima curiosa»

«Qual era il suo nome?»

La donna alza un angolo della bocca. «Nova»

«Cosa le è successo?» azzarda Kelly. «Se possiamo sapere...»

Madame Tesarkee prende un respiro prima di dare una risposta. «È scomparsa ormai da più di un anno» ci rivela, «Ci sono state altre scomparse prima della sua, e lei e i suoi amici si erano fissati sull'esistenza dei lupi mannari»

A quelle due parole sgraniamo tutti e sei gli occhi.

«Mi ha disobbedito, scappando di nascosto per incontrarsi con gli altri e andare nella foresta a cercarli, ma loro hanno fatto ritorno e lei no. A quanto pare si era persa e non sono riusciti a trovarla. Mai più»

I pezzi di un puzzle si stanno incastrando nella mia testa, formulando un'ipotesi.

E se in realtà Nova non fosse morta? Se è diventata lei stessa un lupo mannaro e ha deciso di spacciarsi per dispersa? Magari vive proprio nella foresta, così può vedere comunque sua madre da lontano.

Con gli occhi lucidi, Madame Tesarkee fa il giro e torna dietro al bancone. «Sono cinquanta dollari»

«Acquisto anche il quaderno» prorompo. Il mio cervello sospetta che possa tornare utile.

«Allora ti occorrerà anche un dizionario di Hawaiano», sentenzia Cat ridandomelo. «Google Traduttore non riesce a comprendere la calligrafia, ma ho riconosciuto qualche parola»

«Ecco come si rivela essere utile un mese passato alle Hawaii» commenta Kelly.

Paghiamo e, mentre tutti escono, io mi trattengo un secondo in più. «Posso chiederle dove trovare gli amici di sua figlia?», domando gentilmente.

Madame Tesarkee tira su col naso. «In genere passavano i pomeriggi al Coffee Hunters, non so se continuano ad andarci» mi confessa, «Sono tre ragazzi e una ragazza: Chase, Nicolas, Ben e Beverly. Ma perché ti interessa?»

La guardo con sincerità. «Perché forse avevano ragione» replico, posando la mano sul pomello. «E a noi occorrono risposte. Arrivederci»

Una volta fuori, il caldo m'investe.

Claire incrocia le braccia e sospira. «E ora che si fa?»

Estraggo il cellulare e apro Google Maps. «Andiamo a prenderci un caffè»

✩⋅*.⋅༄☾︎

Il Coffee Hunters si scopre essere un Internet Café molto carino. Abbiamo preso posto ad un lungo tavolo, e davanti ciascuno di noi c'è un computer pronto all'uso. Claire e Veronica si sfidano a qualche gioco mentre il cameriere si allontana con i nostri ordini.

Scendo dallo sgabello e faccio per andargli dietro. «Scusami, per caso conosci dei ragazzi che si chiamano Ben, Beverly, Nicolas e...». Schiocco le dita nel tentativo di ricordare il quarto nome.

«Chase» conclude lui. «Sì, sono clienti abituali»

«Oh, okay. E mi sapresti dire in genere a che ora vengono qui?»

Ci riflette su prima di rispondere. «Non hanno un orario fisso ma la mattina è sicuro che passino per la colazione»

«Va bene, grazie mille» sorrido cordialmente e torno indietro.

Sebastian, con una guancia premuta contro il palmo della mano, ha lo sguardo perso nel vuoto, Kelly e Cat sono pensierose.

Accendo il pc e apro una pagina di Google. È ora di fare un po' di ricerche. Digito agilmente sulla tastiera e nella barra di ricerca compare scritto «Ragazza scomparsa nella foresta di Grayfalls 2022».

Caitlyn allunga la testa per sbirciare e la poggia sulla mia spalla. «Che fai?» mi chiede.

Con il mouse scorro i risultati caricati e comincio ad aprirne qualcuno. Leggendo gli articoli mi accorgo che sulla scomparsa di Nova non c'è molto.

Esalo un sospiro pesante. «Cerco qualcosa che possa aiutarci»

Clicco il quinto link e trovo qualcosa di inaspettato. La mia amica sembra percepirlo e torna in posizione eretta. «Ti sei irrigidita all'improvviso. Che è successo?»

«Leggi», è tutto ciò che le dico.

Strizza gli occhi e bisbiglia, facendo sentire solo a me. «La scorsa notte è stata una tragedia per i campeggiatori del White Firs, il campo estivo nell'Ontario, Canada.», e poi realizza. La invito a continuare.
«A quanto è stato raccontato, un gruppo formato da cinque persone — tre maschi e due femmine — si è addentrato di nascosto nella foresta. Di loro, tre sono stati ritrovati i corpi privi di vita e pieni di graffi profondi, mentre una delle ragazze è dispersa. Si pensa sia stato un attacco di un animale, forse un lupo. O almeno è quello che sostiene l'unico superstite, riuscito a scappare e a tornare al campo estivo per chiamare i soccorsi»

Mi guarda con un cipiglio confuso sul viso. «O mio Dio...» commenta scioccata, facendo una pausa.

«Oh, e non è tutto», riprendo io. «Guarda un po' il nome del fatidico ultimo superstite». Muovendo il cursore evidenzio due parole del testo.

«Victor Smith», legge. «Il direttore?!»

«Mhmm.» mugugno, «Questo è un caso avvenuto nel 1988 a quanto pare. Qualcuno lo ha cacciato fuori e documentato su Internet nel 2014 solo per aggiungere che la ragazza scomparsa non è mai stata ritrovata»

«Sai questo cosa vuol dire...»

Incrocio i suoi occhi cogliendo il messaggio: Il direttore Smith sa qualcosa.

.・。.・゜✭・.・✫・゜・。.

Spazio Autrice💙

Grazie mille a chi spende un po' di tempo per questa storia<3. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Che dite? Chi era la figura incappucciata? La teoria di Amy è corretta? Il direttore sa qualcosa?

Un bacio e alla prossima <3.

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