1 - Let Summer Begin!
"Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno" diceva Mark Twain.
Tutti noi abbiamo dei segreti che teniamo nascosti al mondo, che vivono dentro noi e ci scalfiscono dall'interno. Ma la luna è bella, non si direbbe che maschera una parte di sé.
Un po' come un sorriso, no?
È incredibile ciò che può nascondere: è una potente arma a doppio taglio nonché la più facile da usare. Ed è anche la mia preferita.
Le verità nascoste sono come bugie non dette e i miei amici non conoscono la mia. Sono diventata una bugiarda di professione ormai, ma è meglio così. Gli sto facendo un favore.
Il vento che passa dal finestrino inghiotte i miei pensieri. Imbocchiamo la strada dove il segnale va scemando, la radio produce solo suoni sfusi.
Iris, seduta alla mia sinistra, sbuffa evidentemente per la mancanza di Internet. Mi chiedo come farà a stare senza il suo cellulare per le prossime quattro settimane e la cosa mi fa sentire estremamente in colpa. Mia cugina non è proprio una grandissima fan della natura, ma ha insistito per starmi accanto.
Inserisco il segnalibro fra le pagine giallastre interrompendo la lettura - Assassinio sull'Orient Express, di Agatha Christie - e osservo gli alti abeti scorrere sotto il mio sguardo mentre l'auto sfreccia verso la nostra meta: il White Firs Summer Camp.
Da sei anni è la cosa più bella di tutte le mie estati. Mi ci iscrissero i miei quando avevo appena compiuto dieci anni e ricordo bene che ero contraria poiché non volevo stare lontano da loro. In seguito tutte le lacrime furono sostituite da risate e giornate di puro divertimento quando presi parte alle attività insieme agli alti bambini. È il mio posto speciale e dovergli dire addio è un vero colpo al cuore. Purtroppo, il prossimo gennaio compirò diciotto anni e avrò superato il limite d'età.
È il mio ultimo anno ed è in momenti come questo, quando tutto giunge ad una fine, che vorrei riavvolgere il nastro e rivivere tutto come se fosse ancora la prima volta.
Sin da bambina ho sempre amato l'estate.
C'è qualcosa di meraviglioso nei tramonti mozzafiato, i piedi che affondano nella sabbia morbida e il suono del mare in sottofondo, nella pelle bruciata dal sole e i capelli grondanti d'acqua. È fantastico correre controvento in bicicletta sentendosi leggeri e padroni del mondo, o, allo stesso modo, quando si riesce mangiare il gelato prima che si sciolga completamente, come mi succede ogni volta praticamente.
La voce della mamma, che siede nel sedile passeggero, mi richiama e già so che avrà da farmi il suo classico discorso fatto di mille raccomandazioni. È stato abbastanza arduo convincere lei e papà a farmi tornare al campo estivo, ma per me è davvero troppo importante. Abbiamo avuto una lunga discussione in cui io ho protestato di vedermela da sola, perfino se avessi dovuto camminare per giorni. Novecento chilometri sono una bella tratta, ma non avevo intenzione di mollare la presa.
Dopo dieci ore la macchina finalmente accosta nel parcheggio, e nel momento esatto in cui metto piede sul terreno di ciottoli sento un largo sorriso farsi spazio sul mio viso. Il campo estivo è in pieno fermento, c'è un andirivieni di gente che mi è familiare.
«Bentornata a casa Amy», dico a me stessa guardandomi intorno.
«C'è il Wi-Fi qui?» chiede distrattamente Iris agitando il telefono a destra e a manca.
«Mi spiace, ma dovrai farne a meno per un po'», le rispondo. Per i suoi quindici anni Iris ha una corporatura slanciata e snella. Arriva al metro e settanta senza nessun rialzo, mentre io sono di pochi centimetri più bassa di lei.
Sono le cinque del pomeriggio, il sole è tenue e respiro aria di casa. Tutto attorno spicca la foresta di alti abeti, le baite e il centro accoglienza. Papà apre il bagagliaio e ne tira fuori due valige medie.
«Amy»
«Si, mamma?»
Si avvicina e mi posa le mani sulle spalle. Sospira, ed io riconosco l'angoscia che la opprime. «Per qualsiasi cosa...»
«Non esitare a chiamare. Si, lo so. Non devi preoccuparti. È tutto sotto controllo», la rassicuro.
Si limita ad annuire siccome sa che non può andare contro la mia testardaggine. «Va bene, mi fido». Mi lascia un dolce bacio sulla fronte e mi dice che mi vuole bene. Poi è il turno di papà, che mi solleva per aria e ridacchia con me. «Stai attenta principessa, non farci preoccupare»
Salutano ovviamente anche Iris e intanto mio fratello si affaccia dal finestrino dell'auto. A differenza mia, lui ha ereditato gli occhi verdi della mamma. Una vera ingiustizia: Nathan è una peste che non se li merita. «Sarai contento ora che in casa non ci sarò per un po'»
«Di questo puoi starne certa», ride, mettendo in mostra le fossette. «Però mi mancherai. Chi batterò a Fifa?»
«I tuoi amichetti del vicinato!»
«Piuttosto seguo mamma al suo corso di pilates», ribatte con una faccia disgustata. «Comunque sappi che ti ho fatto un regalino. Te l'ho infilato in valigia, usalo quando ti può servire». Mi rifila un occhiolino di complicità e poi ci lasciamo battendo le mani con un pugno contro pugno. Che cosa mi avrà mai dato?
E dopo i fatidici saluti faccio strada a Iris verso il centro accoglienze, che è definibile come una sorta di reception. La sua coda castana oscilla mentre si traina dietro con due mani la valigia.
«Ehi signorina!», esclama una voce fin troppo familiare. Alzo lo sguardo e ritrovo i miei migliori amici. Abbandono il bagaglio per correre verso di loro. Getto immediatamente le braccia al collo di Veronica. «Calma così mi uccidi! Ci siamo viste due giorni fa!»
«Che c'entra? Mi siete mancati nelle ultime trenta ore!»
Abbraccio uno ad uno tutti quanti: Claire, Kelly, Sebastian e infine Caitlyn. Loro li ho incontrati al secondo anno di liceo, dopo che ho cambiato scuola. In poco tempo ho legato molto con ognuno e quando gli ho parlato dei miei piani estivi hanno deciso di seguirmi. Se per me è il settimo anno, questo per loro è il terzo.
«Ragazzi, vi ricordate di mia cugina Iris?»
«Ma ovvio!»
Iris sorride timida. Non è molto brava a farsi avanti con la gente così la prendo a braccetto e la trascino insieme a me. «Ma loro lo sanno?», mi bisbiglia a bassa voce.
Il senso di colpevolezza mi punge il petto. «No, e non devono saperlo»
«Ma tua madre e tuo padre pensano che loro lo sappiano! È anche per questo che ti hanno lasciata venire»
«Vedrai, andrà tutto bene. Ho tutto sotto controllo» dico fermamente. Alle mie spalle sento gli altri ridere e mi rincuora vederli allegri.
Quando entriamo nel centro accoglienze - un gazebo in legno dove c'è un andirivieni di persone - arrivo al bancone e suono il campanellino per attirare l'attenzione di una ragazza.
Ha i capelli castano chiaro, corti fino alle spalle, la pelle candida e un delicato naso con la punta in su. Josie è qui da quando ne ho memoria ed è sempre stata la mia preferita. È vicina alla trentina, ma ha l'aspetto di un'eterna ragazzina, soprattutto per il fisico snello e poco formoso.
Quando i suoi occhi incontrano i miei, un barlume di felicità le guizza in volto. «La mia piccola Amy!», esclama facendo il giro del bancone per venirmi ad abbracciare. «Sei cambiata parecchio in quest'ultimo anno. Ovviamente siamo stati avvertiti, e non puoi capire quanto io ne sia dispiaciuta», dice un po' triste.
Io scuoto la testa e con un gesto meccanico porto dietro l'orecchio una ciocca di capelli. «Non esserlo. Piuttosto, dammi le chiavi della baita che sono letteralmente morta!», ridacchio io.
«Hai ragione, aspetta un momento. Ah, Amy, ti presento Beatrix. Lei e suo fratello fanno parte dello staff di quest'anno. Beatrix, lei è Amy», ci presenta Josie. È la ragazza con cui confabulava qualcosa prima che arrivassi io.
I capelli biondo cenere di Beatrix sono in perfetta armonia con gli occhi cristallini e le lentiggini cosparse sul naso. Mi ricorda molto Anna Shirley o, meglio, "Anna dai capelli rossi". «Quella Amy, giusto?»
Annuisco. «Proprio quella, si»
Josie la guida, essendo probabilmente la sua prima esperienza in questo ambito. «Dalle le chiavi del bungalow assegnato»
Beatrix fa scorrere un dito lungo un foglio. «Ecco qui. Amy Reed, bungalow diciassette»
«Dovrei essere in stanza con le mie amiche e mia cugina, potresti controllare per piacere?», domando mentre mi passa le chiavi.
«Ehm... dovresti stare con Veronica Harris, Caitlyn Thomas, Claire Walker e Kelly Green»
Sento Iris irrigidirsi al mio fianco, così mi affretto a chiedere. «E Iris Reed?»
«Bungalow ventuno. Purtroppo, nel diciassette ieri si è rotto uno dei letti e quindi l'abbiamo spostata con delle ragazze della sua età», mi risponde.
Mi volto verso mia cugina in cerca di risposta. Si limita ad annuire, evidentemente dispiaciuta e non del tutto esaltata all'idea. «D'accordo»
«Ah, Amy, più tardi passa di nuovo. Victor ha detto che vuole parlarti», mi avverte Josie indicando la porta alla sua destra: l'ufficio del direttore. Le rispondo con un debole «okay» per poi fare retrofronte.
«Mi spiace», dico sinceramente ad Iris.
Lei si limita ad alzare le spalle. «Fa nulla, spero che almeno sia gente simpatica»
Rido, sfoggiando il mio sorriso migliore. «Ti prometto che ti divertirai!»
Lei alza gli occhi al cielo, ma la vedo sorridere di sbieco.
«Ragazze! Ho le chiavi!» urlo, facendole voltare. «Avete già confermato l'arrivo?»
Dicono in coro di sì. «Perfetto, allora muoviamoci. Bungalow diciassette signore! Seb, spiacente ma dovrai venire dopo», avverto il ragazzo.
Il sole calante riflette sui suoi capelli biondi e il castano scuro degli occhi. Sebastian recepisce e alza le mani, mostrando i mille bracciali legati ad entrambi i polsi e gli anelli dalle forme ambigue. La maglietta di One Piece che indossa sottolinea il suo amore per gli anime e i manga. È una delle passioni che accomuna lui e Claire, che oltretutto è l'amante della musica metal e rock del gruppo. Lo si può intuire dal caschetto nero, l'eyeliner abbondante e i tanti orecchini che porta.
Sebastian ci saluta, gira sui tacchi e si porta dietro il suo borsone.
Facciamo prima tappa al Bungalow 21, dove lascio mia cugina con un bacio sulla guancia. «Ci vediamo al falò di stasera, tu tenta di fare amicizia»
Inspira l'aria della natura dalla quale siamo circondati. «Ci proverò»
Poco più indietro c'è il nostro cottage.
Salgo frettolosamente le scalette che anticipano il piccolo portico, faccio ruotare le chiavi nella serratura e spalanco la porta. La prima cosa che faccio è fiondarmi sul letto singolo. «Preso! È mio!»
Anche le altre scelgono i posti dei due letti a castello. La baita emana l'odore selvatico del legno, le lenzuola bianche e pulite sanno di concentrato di detersivo per panni. Caitlyn alza la finestra a ghigliottina facendo entrare il leggero venticello che regala freschezza.
Il particolare che contraddistingue Cat è sicuramente la ciocca blu elettrico che s'insinua tra quelle castane e fa contrasto con i suoi stupendi occhi verdi militare. Ama i gatti e i libri e proprio per questo non ci abbiamo messo molto ad andare subito d'accordo.
Noto che al capezzale del letto è legato un nastrino blu con attaccato un bigliettino. «O mio Dio!», mi esalto, sapendo probabilmente di cosa si tratta.
«Per il... O mio Dio, O mio Dio!», comincio a saltare per la stanza come se avessi vinto un milione di dollari alla lotteria.
«Cosa, è morto qualcuno?» domanda atona Claire, i piedi a penzoloni dal letto superiore.
«No!», esclamo io per il suo essere così macabra. «Sono il capitano della squadra blu!». Sventolo il pezzo di carta su cui è scritto il mio nome. Josie deve conoscermi proprio bene per sapere che mi sarei accaparrata il letto singolo.
«Tutte noi siamo della squadra blu», fa notare Kelly. Scioglie il nastrino avvolto attorno al palo del letto e non posso fare a meno
di pensare che sia perfettamente in pendant con i suoi occhi grigi. Guardandoli sembrano specchi in cui potersi riflettere. A scuola era il capitano delle cheerleader, ma non è una di quelle dal viso spigoloso, che sembra stato scolpito da Michelangelo. Il suo è più pieno, incorniciato dai lunghissimi capelli castani e dalla frangetta dritta.
Le ragazze si legano il nastrino blu cobalto al polso, io nei capelli. Raccolgo la parte superiore e creo un fiocco. «Dovrò cambiare colore dello smalto», constato, osservando quello giallo acceso sulle unghie.
Veronica si affaccia dal suo letto appoggiando il mento tra le mani. La chioma riccia le ricade tutto attorno, gli occhi grandi e castani spiccano sulla carnagione olivastra, le labbra carnose e rosee incorniciano un sorriso malinconico. «Vi rendete conto che questa è l'ultima estate prima di andare al college?»
«Dai Ronnie, non farmici pensare...», si lamenta Kelly soffocando il viso nel cuscino. Lei purtroppo dovrà partire a causa del lavoro di suo padre, che è stato trasferito in Francia.
Caitlyn si stende al suo fianco con le braccia incrociate. Io mi tiro su a sedere e mi metto di fronte a loro. «Ragazze, via quei musi lunghi!» le rimprovero. «Carpe diem, cogli l'attimo. Ci dobbiamo godere il momento. Ci aspetta un'estate intera, diamine! Scacciate da quella finestra la malinconia e tutte emozioni grigie, forza!» parlo con enfasi provocando loro dei risolini che riempiono la stanza.
Ci guardiamo l'un l'altra con sguardo complice e poi esordisco con un'ultima frase per chiudere il discorso. «Ragazze, che la nostra ultima estate qui abbia ufficialmente inizio!»
.・。.・゜✭・.・✫・゜・。.
Spazio Autrice💙
Salve gente! Ecco a voi una nuova storia. Cambio di scenario, spero che il White Firs Summer Camp possa piacervi quanto i college o le high school.
Sul mio profilo trovate anche Regina di Ghiaccio e Partner in Crime. Ad ogni modo potete rimanere aggiornati seguendomi su Instagram (rose.miller___)
Un bacio,
al prossimo capitolo <3.
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