11) Il Diavolo e il suo avvocato

Dazai:

Continuo a bussare insistentemente, ma non sento nulla, solo una canzone di sottofondo.
Continuo, ma sono solo le parole della canzone ha rispondere alle mie chiamate.
E va bene ho capito.
Prendo una forcina che tengo nella tasca e scassino la serratura, appena apro la porta lo scenario non è di certo uno dei migliori...
Quadri a terra, bottiglie e bicchiere distrutti in giro, libri sparsi ovunque, non ero mai stato qui prima d'ora, è un attico enorme cavolo, ma ridotto così be, continuo a camminare fino ad arrivare al salone, anche questo in parte distrutto, con addirittura alcune poltrone rovesciate.
"Chuuya sono io rispondi" ti provo ha chiamare per casa, ma non ottengo risposta, comincio quindi ha setacciare l'abitazione, dalla cucina al bagno, arrivò in una stanza che sembra essere il tuo studio, mi avvicino alla scrivania, sembra essere l'unica stanza ad essersi salvata dalla tua furia per ora.

Guardò un po' meglio la stanza, sulla scrivania ci sono solo fascicoli e alcuni documenti riguardanti vari trafficanti o target della mafia.
Sulla scrivania ci sono vari oggetti tra computer penne, la cosa che mi fa più intristire però è spostare lo sguardo sul cestino, e notare il mazzo di rose blu buttato all'interno.
Sospirò riprendendone l'unica non distrutta, e giocandoci mentre mi alzo alla ricerca del proprietario della casa, poco prima di abbandonare la scrivania, noto un cassetto socchiuso, è un qualcosa di brillante all'interno attira la mia attenzione, sospettavo fosse solo una pistola o il tuo coltello, ma il mio cuore si fece leggere per un secondo, quando mi ritrovai tra le mani una cornice d'argento, è un sorriso nostalgico forse, si fece strada sul mio viso.

Ricordo questa foto, dopo aver assassinato un produttore cinematografico che aveva ficcato troppo il naso negli affari della Port Mafia, gironzolando per il suo studio trovammo una macchina fotografica che ci stava inquadrando, e decisioni di metterci in posa e lasciare che quella macchina immortalasse il momento.
Non pensavo che l'avessi tenuta però, credevo l'avessimo lasciata in quello studio a cui diedimo fuoco poco dopo, accarezzò quella foto, e me la metto in tasca, uscendo dallo studio e proseguendo nella tua ricerca, noto le scale in un angolo del salone, e comincio a salirle, finché finalmente non trovò un piccolo corridoio, con grandi vetrate, è una porta socchiusa, apro il pezzo di legno cigolante, e dopo forse un'infinità ricerca ti trovo rannicchiato tra le lenzuola disordinate, abbandonato tra le braccia di Morfeo, con una bottiglia di vino a terra, poco più lontano.
Dopo alcuni secondi passati appoggiato allo stipite della porta faccio qualche passo verso di te sospirando, sposto la bottiglia con un piede e mi siedo al bordo del grande letto matrimoniale all'altezza del tuo ventre.

Il tuo viso è stanco, ti sposto una ciocca di capelli che va a coprirti gli occhi, senza svegliarti.
Continuo a guardare il tuo viso con attenzione, quasi così un quadro di Monet, e ascoltando la le parole che riecheggiano melodiche nella casa, finalmente riconosco la canzone.

"Welcome to your life
There's no turning back
Even while we sleep
We will find you
Acting on your best behaviour
Turn your back on mother nature
Everybody wants to rule the world"
Ne canto sotto voce un pezzo.
"Anche questa canzone fa parte del nostro passato, hai tenuto anche il disco..eh?" Ti sussurro senza smettere di accarezzarti i capelli.
"It's my own design
It's my own remorse
Help me to decide
Help me make the most
Of freedom and of pleasure
Nothing ever lasts forever
Everybody wants to rule the world...
There's a room where the light won't find you
Holding hands while the walls come tumbling down
When they do I'll be right behind you
So glad we've almost made it
So sad they had to fade it
Everybody wants to rule the world"
Continuo canticchiandola, amavamo questa canzone, perché rappresentava il nostro sogno, il nostro essere, noi dovevamo conquistare il mondo, ed eravamo sicuri di riuscirci.
Tiro fuori la cornice che mi ero messo in tasca, con una mano continuo ad accarezzarti i lunghi fili rossi.
"Nonostante mi hai sempre sputato in faccia veleno, ti sei sempre portato dietro questi piccoli frammenti del tempo passato insieme...che romanticone" ridacchio dando voce hai miei pensieri, non voglio svegliarti, per vedere quel viso sereno tornare furioso.
Il vino ti deve aver proprio steso, ma guardando il disastro che hai combinato, posso immaginare benissimo come tu l'abbia presa.
"Non l'ho fatto per ordine di Fukuzawa Chibi...sono pronto a giurartelo, mi è stato riferito nemmeno 3 ore dopo il nostro incontro di stamattina"
Sospirò posando la cornice sul tuo comodino, e guardando fuori dalla grande finestra.
"Ti sei scelto una catapecchia niente male eh...guarda questo riccone" soffio ad alta voce, per riempire il silenzio soffocato dalla melodia del disco che ancora va.
Si vede tutto da questa vetrata, riesco a a vedere persino l'agenzia, alzo lo sguardo verso il cielo, e intravedo le stelle, nascoste però dalla grande luna.
Ho sempre preferito le stelle, così lontane e misteriose, però la loro armonia viene spezzata dalla luna, che di prepotenza si posizione sovrana in quel cielo tinto di nero, quasi con arroganza, attirando a se l'attenzione, però ammetto di trovarla al quanto affascinante.

"Forse in passato sarei stato vale e di mentirti Chibi, e di infrangere quella promessa, ma non oggi, non adesso, non scherzavo quando ho detto che voglio riaverti vicino a me, ma sembra che da quando ho preso questa decisione tutto il mondo mi stia remando contro..."
Sospirò tornando a guardarti, sposto il capello che tieni stretto al petto, sposto la giacca che hai lanciato poco lontano posandola sul comodino, ti guardo un'ultima volta, sfiorandoti con una mano il viso.
"So che per te, sono più simile ad un cancro, e hai ragione, a volermi tenere lontano il più possibile...eppure"
Poggio la rosa sul cuscino di fianco al tuo, per poi darti un'ultima occhiata.
"Eppure per me, sei l'unica ragione per qui vale la pena respirare ancora un po'", torno sui miei passi, uscendo dalla stanza, passando nel salone, decido di fare una sistemata a quel macello, che in fondo è colpa mia, per poi uscire dalla stessa porta dalla quale sono entrato, domani dovrò lavorare con alcuni membri della Port Mafia, se avrò fortuna riuscirò ad avvicinarmi al loro Quartier generale, per parlarti.

Chuuya:

E così sento la porta di casa richiudersi, e finalmente apro gli occhi, e guarda il fiore che hai poggiato sul cuscino affianco a me, non avevo voglia di attaccarti appena sei entrato, ero così stanco, sia per la sfuriata che per la bottiglia di vino.
Così ho solo lasciato che i miei occhi si chiudessero, ma ho sentito tutto ciò che stavi sussurrando alla notte.
Come vuoi che ti creda? Eppure non sai quanto vorrei che Morì non mi avesse detto quelle parole, non ne hai idea, però il passato non si cambia, e non si dimentica.
Poso una mano sul quel fiorellino che devi aver recuperato da mio studio, poi guardò la cornice, che imbarazzo...perché doveva frugare nelle mie cose?...
Ovvio che l'ho tenuta, non avevo più nulla di te, se non un disco e una vecchia foto,che però portava alla mente tanti ricordi, e non sai quante notti passate a piangere la tua fuga, le ho passate con quella foto è un calice di vino in mano, con questa canzone in sottofondo, a sperare che saresti tornato per bussare alla mia porta, almeno per dirmi addio, oppure per portarmi con te...
Così mi lascio andare tra le braccia di Morfeo fino alla mattina dopo, mi sveglio con un forte mal di testa, appena apro gli occhi la luce del solo mi acceca per un attimo, metto a fuoco quello che ho intorno, e vedo i petali blu del fiore emanare un piacevole profumo.
Mi alzo riluttante, ma appena arrivò in salone noto un incredibile ordine.
"Ruffiano..." penso.
Mi vesto e mi sistemo velocemente, non possono vedere queste occhiaie a lavoro, si capirebbe in un attimo a cosa sono dovute, vado in bagno poco prima di uscire, e con un po' di fondo tinta le nascondo.
Esco verso le 8 precise, e senza troppe soste mi dirigo subito nel luogo indicato per il lavoro di oggi, dovrò collaborare con un paio di membri dell'agenzia di detective imbranati, che palle oggi era l'ultima cosa che mi andava di fare, arrivato all'ingresso del Porto mi posizioni su un container, e aspetto in silenzio godendomi un po' quell'aria fresca del mattino.
"Buongiorno Chuuya-San" mi sento salutare da dietro, subito dopo un paio di colpi di tosse.
Mi giro leggermente e rivolgo un piccolo sorriso al ragazzo che mi sta raggiungendo.
"Buongiorno Akutagawa emozionato per questa bella collaborazione?" Gli chiedo ironico, il ragazzo mi affianca sospirando.
"Preferivo vederli distrutti dalla Gild" risponde il corvino, sorrido.
"È quello che ho suggerito a Mori"rispondo.
"Fa finta di odiarli tanto e poi ci manda a fargli da bodyguards"lo sento rispondere tossicchiando di nuovo.
"Concordo per quanto mi riguarda possono prendere fuoco"rispondo.
Da quando Dazai se ne è andato, sono diventato il mentore di Akutagawa, ma non lo tratto come lo trattava Dazai, prima anche se sapevo, non mi impicciavo.
Ma non mi piace trattare male i miei subordinati almeno che non se lo meritino, per questo ho sempre provato ad essere gentile nei suoi confronti, infondo anche lui ha sofferto per l'assenza di Dazai, lo ammutava molto per quanto ne so.
In più ammetto che non facciamo una brutta squadra anzi, e poi ci troviamo anche abbastanza bene nel parlare, non ho problemi con lui, lo considero l'unico amico qui, e non mi da fastidio se si rivolge a me in modo amichevole e non formale.
"Come va la tosse?" Chiedo.
Lo sento che mi guarda un po' storto e faccio un ghigno
"Piuttosto...Se ho una valida ragione, posso ucciderli? Sopra a tutto jinko"
Ridacchio.
"Ti sta proprio sul cazzo eh?" Chiedo, il corvino fa di sì con la testa.
"Permesso accordato" lo intravedo sorridere.
"Eccoli" mi fa notare.
"Non ci posso credere-non loro" ci ritroviamo a dire in contemporanea notando i soggetti che si stanno avvicinando.

"Sai quando ti ho detto che puoi uccidere la tigre?" Chiedo, il corvino fa di sì con la testa.
"Facciamo che gli uccidiamo pure tutti"
"Volentieri"

Dazai:

"Forza muovetevi siamo in ritardo!" Grida il biondo mentre scendiamo dall'auto.
Sento qualcuno tirarmi una manica, mi giro mentre camminiamo dietro al povero Kunikida che già alle 8 di mattina sbraita.
Atsushi soffia a bassa voce;
"Sbaglio o è più nervoso del solito?" Mi Chiede il giovane omega senza farsi sentire.
Ridacchio "Si non ama stare in contatto con la Port Mafia, lo rendo nervoso" rispondo divertito.
"Dazai-San, ma con chi dobbiamo collaborare?Qualcuno dei piani alti o qualche scagnozzo da poco conto?"
"Per quanto ne so dovrebbero essere due dirigenti, però di norma ne mandano uno solo, seguito dal suo pupillo, comunque non abbassiamo la guardia e andrà tutto bene!" Rispondo rassicurando il giovane omega.
"Va bene"
Arriviamo all'ingresso del Porto e aspettiamo, mi guardò un po' intorno affiancando Kunikida.
"Be dove sono finiti?" Chiede il biondo scocciato.
"Fanno i preziosi! La notte è lontana e da bravi vampiri quali sono si faranno aspettare" dico ridacchiando e guardandomi intorno.
"Vampiri-?" Chiede l'omega preoccupato.
"Non dargli retta, ha sbattuto troppe volte la testa "
"Non è possibile..." sentiamo dire dall'omega alle nostre spalle, lo guardiamo e lui fissa un punto in alto.
"Tra tutti dovevano mandare proprio il diavolo e il suo avvocato..." piagnucola, guardiamo nella sua stessa direzione, e capiamo perfettamente la ragione del suo timore.
"Sinceramente, non so chi dei due sia più il diavolo o il suo avvocato..." risponde il biondo,ammetto che anche io sono rimasto un attimo interdetto.
Vederti lì in piedi con sguardo fiero e arrogante, che ci guardi dall'alto come fossi un Dio, be, diciamo che ci sei vicino.
"Non sembrano per niente amichevoli..."riprende l'omega che guarda con grande timore entrambi, ma in modo particolare uno dei due.

"Penso sarà una giornata molto più impegnativa del previsto." Rispondo sorridendo, poi cerco i tuoi occhi, ma non appena riesco ad agganciare i nostri sguardi l'unica cosa che sento è uno sguardo di fuoco.

Ad un tratto entrambi saltano giù dal container e avanzano con fare sicuro, scambiandosi una serie di sguardi complici.

Vediamo di aggiustare le cose di nuovo, Chibi.
Rivoglio il sorriso di ieri mattina sul tuo viso.

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