Twins
Fred e George Weasley erano identici. Nessuno della famiglia, mai, era riuscito a trovare una caratteristica, anche solo una, che li distinguesse.
Non una lentiggine in più o in meno, non un singolo neo; neanche l'ombra di una differenza.
Questo aveva sempre comportato vari problemi al resto della famiglia che, il più delle volte, non sapeva con quale dei due stesse parlando.
Ai diretti interessati, però, la cosa era sempre piaciuta e, anzi, nessuno avrebbe dovuto osar dire di aver trovato delle differenze tra loro.
Come quella volta che, all'età di tre anni, passeggiando per Ottery St. Catchpole, una vecchia signora che passava di lì si era fermata, com'era di consuetudine, ad osservare i bambini ed aveva affermato che gli occhi di George erano leggermente più chiari di quelli di Fred.
Inutile dire che i gemelli la presero malissimo, come se la donna avesse rivolto loro il peggiore degli insulti.
Tornati a casa, poi, Molly aveva dovuto promettere di comprare due pacchi di Gelatine Tutti I Gusti + 1 per calmarli, dato che entrambi si erano abbandonati ad un pianto isterico.
Inoltre, si potrebbe dire che abbiano vissuto i primi cinque anni della loro vita senza sapere di essere gemelli.
O meglio: senza sapere cosa significasse esserlo.
Certo, li era sempre stato detto, ma nessuno si era mai soffermato a spiegaglielo.
Probabilmente perché loro non l'avevano mai chiesto, dato che non avevano mai dato troppa importanza alla questione. Non avevano mai cercato una spiegazione, per loro era così e basta.
Eppure una spiegazione c'era. Doveva esserci.
Ma qualunque ella fosse, a loro non importava...fino a quel giorno.
Pioveva. Fred e George erano nelle loro stanze, seduti sul tappeto, a mangiare le Cioccorane che Bill, il loro fratello maggiore, aveva portato loro da Hogwarts.
Stranamente entrambi avevano mantenuto il silenzio per più di cinque minuti, e gli unici suoni udibili erano quelli della pioggia, al di là della finestra.
Dopo un po' a rompere il silenzio fu George.
«Hey, Freddie» disse al fratellino, pronto a condividere con lui le perplessità nate in lui durante quei preziosi minuti di silenzio.
Fred scartò la Cioccorana che aveva in mano, constatò di aver trovato l'ennesima figurina di Silente, e poi si girò verso di lui «Che c'è, Georgie?».
«Ma tu lo sai, perché siamo uguali?» chiese George.
Il gemello alzò le spalle. «Perché siamo gemelli, credo».
Ma George non sembrava soddisfatto dalla sua risposta. «E cosa vuol dire, che siamo gemelli?».
Fred sembrò pensarci un po' su. «La mamma ha detto che è una cosa naturale».
«Sì, ma perché Ron, Ginny, Percy, Charlie e Bill sono...» George si fermò in cerca della parola adatta.
«...unici?» completò Fred.
George annuì. Era incredibile quanta telepatia ci fosse tra loro.
«Non lo so» disse Fred, dopo averci pensato un po'.
Così iniziarono una specie di dibattito nel quale esponevano le teorie più stravaganti, cercando una spiegazione a quel mistero.
«Forse non siamo di questo pianeta!».
«Ma no, quello che non è di questo pianeta è Percy!».
«Giusto...»
«Ho trovato!» esclamò Fred dopo un po'. «Ci hanno fatto una magia!».
«È vero!» disse George, entusiasta quanto lui. «Hanno creato un clone perché siamo troppo belli ed uno di noi non bastava!»
«Già!» annuì Fred. «E allora ... chi è l'originale?»
«IO!» esclamarono all'unisono.
«No, io!».
«Smettila!».
«MAMMA!».
Molly arrivò di corsa. Spalancò la porta dei gemelli ed emanò nella stanza un profumo buonissimo: evidentemente stava preparando la torta di mele.
«State bene? Che succede?» disse Molly, tutta agitata.
«Dice che il clone sono io» esclamarono i gemelli, indicandosi a vicenda.
Molly fece un sospiro di sollievo. Di qualunque cosa stessero parlando, di certo non era niente di grave.
«Spiegatevi meglio» disse.
«Sappiamo tutto, mamma» disse George.
«Tutto cosa?» chiese Molly, sempre più confusa.
«Ci avete clonati» disse Fred, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Clonati?! Come sarebbe a dire?».
I gemelli esposero la loro teoria e Molly li lasciò parlare, in silenzio, e quando ebbero finito scoppiò in una fragorosa risata.
I bambini la guardarono infastiditi.
«Mamma non ridere, non è uno scherzo» disse Fred.
«Non posso credere che avete seriamente pensato di essere stati clonati!» disse Molly, asciugandosi le lacrime provocate dalle risate.
Fred e George si guardarono. «E allora perché siamo uguali?».
«Perché siete gemelli!» rispose Molly, sorridendo.
«E che vuol dire?» disse George, inclinando leggermente la testa.
«Significa che siete stati nella mia pancia insieme e siete nati lo stesso giorno...è una cosa comune, nascono due, o più di due bambini, invece che uno in una volta sola. Ricordate quando vi ho comprato quei cappellini? Cosa c'era scritto? Paghi uno compri due. È un po' la stessa cosa con voi» spiegò Molly.
Fred e George rimasero a guardarla stupiti, non si aspettavano proprio quel genere di risposta.
«La storia dei cloni era più bella» disse George.
«Già» annuì Fred. «Io racconterò quella, se ce lo chiedono».
Molly scosse la testa divertita. Ah, quei due. Trovavano sempre il modo di rallegrare le sue giornate, non si annoiava mai con loro.
Li osservò mentre parlavano tra di loro, senza ascoltare quello che dicevano, sorridendo dolcemente.
«Hey, mamma» la chiamò il figlio, distraendola dai suoi pensieri.
«Dimmi, caro».
«Se te lo chiedono di' che l'originale sono io, okay?».
«George!» esclamò la madre, divertita.
«Sono Fred, mamma» rispose il figlio.
Bene, questo era il primo capitolo di una serie che ho intenzione di scrivere sui momenti d'infanzia di Fred e George.
Fatemi sapere con un commento cosa ne pensate!
Un bacio
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