La signora Dustin
«Arthur, ti ricordi della signora Dustin?» chiese Molly a suo marito una sera d'estate, mentre lavava i piatti. I suoi figli erano in giardino, a giocare spensierati con le lucciole.
«Mmh...» fece Arthur, che stava leggendo la Gazzetta del Profeta, in salotto.
«Sai, quella simpatica signora che vive al villaggio...» continuò Molly, dando un colpo di bacchetta ai piatti, che iniziarono a lavarsi da soli, e raggiungendo il marito.
«Sì, la ricordo...vagamente» annuì Arthur, girando pagina. «Perché?».
«Beh, l'ho incontrata al mercato della frutta, l'altro giorno...» cominciò Molly, titubante «Abbiamo parlato del più e del meno e...sapevi che suo figlio Ryan è diventato un Medimago all'ospedale San Mungo?».
«Molly...» disse Arthur, posando il giornale «Quando inizi a cambiare argomento vuoi dirmi qualcosa ma non sei del tutto sicura. Dimmi, ti prometto che andrà tutto bene».
«Oh, Arthur...» fece la moglie, «Mi ha detto che quando ho bisogno può tenere sotto controllo i bambini per me...ed io le ho chiesto se gentilmente potesse farlo domani, dato che dobbiamo andare a Diagon Alley per comprare il materiale scolastico a Bill e Charlie. Lei ha accettato».
Arthur la guardò. Era una bella notizia, avrebbe controllato i bambini, così sarebbero potuti andare più tranquilli. Non ci vedeva nulla di male. Tuttavia, la moglie non sembrava così convinta. Così aspettò che continuasse a parlare.
«Pensi...pensi che chiedendolo non mi sia comportata da brava mamma?» sussurrò lei, evitando accuratamente il suo sguardo.
«Perché mai dovrei pensare una cosa simile?».
«Beh, lasciandoli qui, forse mi comporterei da egoista. E se li succede qualcosa? Io non sarò con loro e...» iniziò a fissare il tappeto, come se fosse la cosa più interessante che avesse mai visto.
«Molly...» Arthur le alzò il mento con le dita, costringendola a guardarlo negli occhi. «Ti fai in quattro per loro, davvero. Tutti hanno bisogno di una pausa, e tu la meriti più di qualunque altro. Si tratterà di poche ore, sono sicuro che si comporteranno tutti bene. Anche i gemelli».
Molly gli sorrise dolcemente. Arthur aveva lo straordinario potere di riuscire sempre a tranquillizzarla. Era una delle doti che l'avevano fatta innamorare di lui. Gli diede un piccolo bacio sulle labbra, che il marito non tardò a ricambiare.
Era da secoli che non si concedevano un momento d'intimità. Ricordavano a stento quando fosse bello baciarsi.
«Ehm ehm» fece una voce, interrompendoli.
Arthur e Molly si girarono vero la porta, dove si accorsero esserci tutti e sette i loro figli.
Fred teneva in braccio Ginny e George le aveva messo la mano sugli occhi, impedendole di vedere.
I genitori li guardarono, ridendo.
«Ragazzi, dobbiamo dirvi una cosa...» disse Arthur.
«Non aspettate un altro figlio...vero?» chiese Bill, piuttosto terrorizzato.
«No!» rispose Arthur, «No, vero?» chiese successivamente alla moglie, terrorizzato quanto il figlio.
«No» rispose Molly.
«Allora, che succede?» chiese Charlie.
«Ricordate la signora Dustin?» disse Arthur, sorridendo.
La notizia che la signora Dustin sarebbe venuta a casa loro non li sconvolse per niente, anzi.
Solo Percy fece un po' di storie, insistendo nel voler creare una "lista di regole" che la donna avrebbe dovuto rispettare. Era tipico di Percy, dopotutto.
«Dovrebbe già essere qui...» disse Molly, il pomeriggio seguente. «Sono le cinque e un quarto e lei aveva promesso di venire alle cinque».
«Uffa, mamma...» fece Bill, che era seduto accanto a Charlie sul divano, la lista per Hogwarts stretta tra le mani. «Non possiamo aspettarla all'infinito».
Molly fece per rispondere, ma subito dopo suonò il campanello. «Eccola!» esclamò.
Corse ad aprire la porta e la fece accomodare.
La signora Dustin era una vecchia donna alta e magra, coi capelli grigi e la pelle rugosa.
«Mi scuso per il ritardo, ho avuto dei problemi con la mia borsa, sa, non voleva essere riempita...continuava a sputare il portafoglio!» disse.
«Oh, non si preoccupi. Anche a me è successo, una volta...c'è un incantesimo per farla smettere, mi pare che sia...» stava dicendo Molly, prima di intercettare gli sguardi impazienti dei suoi figli, «Mi piacerebbe stare qui a parlare con lei, ma devo proprio andare ora. Il materiale per Hogwarts, sa. Mio marito è già lì ad aspettarci. Ho ripetuto varie volte le regole ai miei figli; non dovrebbero esserci problemi. Per qualunque cosa può mandarmi un gufo» iniziò ad avviarsi verso il camino, Bill e Charlie dietro di lei. «Vorrei poterle presentare i miei figli...ma come vede non c'è tempo. Ho preparato la torta di mele, è nel forno e...-»
«Mamma!» esclamarono Bill e Charlie.
«...e ora devo proprio andare, temo. Ci vediamo tra un paio d'ore! Grazie mille! Diagon Alley» e così dicendo scomparve tra le fiamme del camino.
La signora Dustin, rimasta sola in salotto, iniziò ad osservare meglio la casa. Era molto stravagante, non c'era dubbio, ma trasmetteva un calore immenso.
Pochi minuti dopo scese in salotto un bambino, capelli rossi anche lui, anche se pettinati con più cura dei suoi fratelli; indossava un paio d'occhiali che gli davano un'aria piuttosto professionale, doveva avere sì e no otto anni.
«Percy Ignatius Weasley» disse, porgendole la mano. «Piacere di conoscerla».
«Clare Violet Dustin, piacere mio» rispose la signora Dustin, stringendogli la mano. «Dove sono i tuoi fratelli?»
«Di sopra» rispose Percy, con non curanza. «Spero che mia madre l'abbia informata delle regole che ho fatto scrivere per lei».
«In verità...-».
«Oh, non si preoccupi» disse Percy, «Sarò lieto di comunicargliele io stesso. Dunque...».
«Percy, risparmiala» disse un bambino alle sue spalle. Aveva un aspetto più allegro del fratello, sorrideva felice. «Io sono Fred» disse, «E come può vedere sono molto più bello di Percy».
Il fratello lo ignorò. «Vado a prendere carta e penna, così può annotare tutto» disse alla signora Dustin, correndo entusiasta nell'altra stanza.
«Tuo fratello fa sempre così?» chiese la signora Dustin a Fred.
«Mi creda, oggi si sta comportando anche meglio di altri giorni» rispose il bambino, sogghignando.
«E...» cominciò la signora Dustin, dandogli le spalle e osservando attentamente la casa, camminando senza una meta precisa.«Chi sono gli altri fratelli?».
«Oh, beh, ci sono Ron e Ginny» rispose George, che stava scendendo le scale, proprio di fronte a lei.
La signora Dustin sobbalzò. «Ma tu non eri in salotto?».
George la guardò confuso.
«Oh, perdonami. L'età che avanza...».
Ma nel dire ciò si lasciò distrarre nuovamente dal mobilio della casa. Ora sembrava completamente interessata alla lampada antica che era sul tavolino, affianco al camino.
«Ha detto qualcosa?» chiese Fred, raggiungendola.
La signora Dustin sobbalzò nuovamente. «Ma tu...prima eri sulle scale...».
Fu la volta di Fred di guardarla confuso.
«Ne sono certa, ho-» fece per dire la donna, ma si interruppe notando altri due bambini, questa volta molto più piccoli, che scendevano le scale.
«Loro sono Ginny e Ron» disse Fred.
«Lo so. Me lo hai già detto, ricordi?» disse la signora Dustin, fissandolo.
«Deve essersi sbagliata» affermò Fred, «Io ero in salotto».
«Ma -».
E venne interrotta nuovamente, questa volta da Percy. «Eccole la pergamena e la piuma!» disse, entusiasta.
La signora Dustin sorrise debolmente.
Percy la fece sedere in cucina e le elencò tutte le regole, in ordine alfabetico.
Dopo circa mezz'ora, entrò in cucina il piccolo Ron, che disse d'aver fame.
La signora Dustin, allora, prese la torta di mele dal forno, attirando così anche l'attenzione di Ginny, che stava giocando seduta sul tappeto.
«Ho catturato uno Gnomo!» esclamò George, entrando in cucina. Alla signora Dustin quasi non venne un colpo.
Urlò inorridita alla vista dello Gnomo, esclamando di averne la fobia, e supplicò il bambino di liberarlo.
Ma George non sembrava di quest'avviso. Continuava a tenerlo stretto tra le mani ed ad avvicinarlo al viso di un Percy alquanto infuriato.
«Ho capito!» esclamò, «Me ne vado. Mai un attimo di pace!».
«Aspetta, Perce» urlò George, rincorrendolo, «Perché non lo baci? Su, su, lo so che ti piace!».
La signora Dustin li sentì litigare dal piano di sopra e stava per intervenire, quando Fred entrò nella stanza. «Uhm...torta!» esclamò, felice.
E, per la terza volta, la signora Dustin sobbalzò. «Ma...tu...lo Gnomo...».
Fred si gustò la sua fetta di torta, ignorandola.
«Ho bisogno d'aria» decretò la signora Dustin, uscendo in giardino.
Cosa che, però, non servì ad altro che a peggiorare la situazione.
Vi trovò, infatti, George che liberava lo Gnomo. A questo punto, dovette aggrapparsi ad un albero per non svenire. «Per Merlino, ma come diavolo fai?! Avrai sì e no sei anni, non puoi ancora materializzarti!».
«Sto solo liberando lo Gnomo» fece George, confuso.
La signora Dustin rientrò in casa, dove Fred stava stuzzicando Ron con un ragno che aveva in mano.
«Smettila!» stava urlando il fratellino.
«Non è possibile...» disse la signora Dustin, «Io non sto diventando pazza. Io non sto diventando pazza. Io non sto diventando pazza».
Furono le ore più lunghe della sua vita, senza ombra di dubbio.
Si precipitò al camino, circa un'ora più tardi, non appena udì il rumore delle fiamme.
«Siete qui, perfetto!» esclamò, aveva un colorito pallido.
«C'è qualcosa che non va?» chiese Molly, uscendo dal camino.
«No no, è solo che si è fatto tardi e devo andare...».
«Non vuole fermarsi a cena?».
«No!» rispose la signora Dustin, ma con troppa forza, così si affrettò ad aggiungere: «Mio marito mi aspetta».
«Mamma!» fecero delle voci alle sue spalle. Percy, Ron e Ginny si precipitarono da lei.
«Ciao, amori miei» disse Molly abbracciandoli.
«Ciao, mamma» disse Fred, che aveva corso fino al salotto, per poi fermarsi al fianco destro della signora Dustin.
«Ciao, mamma» disse George, che invece si era posizionato alla sua sinistra.
La signora Dustin sobbalzò, voltò la testa da uno all'altro e poi svenne.
Angolo autrice:
Capitolo più lungo dei pretendenti, spero che vi sia piaciuto!
_MoonyChocolate
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