Capitolo 5
Lo guardai un po' perplessa, ma mi ammorbidii, vedendolo un po' imbarazzato nel pormi la domanda.
«Certo Eichiro, dimmi pure»
Avvertii un veloce movimento degli occhi, ma non ci feci molto caso.
“Hehe, è proprio vero che anche sotto la scorza dura si cela qualcosa”
Mise le mani dietro la schiena e rimase composto.
«Se non sono indiscreto, vorrei chiederti se potessi farmi capire come scrivi, e come»
Mi colpì quella domanda, ma la trovai al tempo stesso molto dolce.
«Nessun problema, solo.. Spero di non annoiarti, quando devo scrivere qualcosa penso sempre molto alle parole che uso e, potrei rimanerci anche un po'..»
«Meglio così!»
Il suo tono di voce si scompose un po', facendo trapelare un pizzico di curiosità.
«Intendevo dire. Si, sarebbe l'ideale, avrei bisogno di studiare altri metodi di composizione ma giusto per spirito di conoscenza, sia chiaro»
Sentenziò prima di sistemarsi l'abito e mettersi a capofila.
“Certo.. Umh, chissà come
mai quel cambio di tono?”
Rimasi per un po' fissa nei miei pensieri prima di seguirlo ai piani inferiori.
Per tutto il tragitto mi concentrai sulle onde che il tessuto del suo vestito creava attorno alla sua figura.
«Mi stai fissando?
È una brutta cosa, lo sai?»
Percepii una punta di ironia nella sua voce, ma arrossii per l'essere stata scoperta.
«Vieni vicino a me, sul lato della parete»
Se nel capitolo 4 hai fatto la scelta B,
leggi il capitolo 5 bonus e torna qui
una volta finito.
«Entreremo nella stanza dedicata a questo genere di attività, sperando di trovare un posto libero..
Dopodiché potrai iniziare a scrivere»
Mi fece un cenno della testa e una volta aperta la porta mi fece entrare e notai subito diversi tavoli pieni di lettere e carta, talmente tanto da aver creato delle montagnole che sarebbero potute cadere da un momento all'altro.
«Come mai è così pieno zeppo di lettere?»
Mi guardò sbuffando per l'imbarazzo, come se fosse suo tutto quel caos.
«Prima che venissi tu c'erano tre persone addette alla posta, ma una volta aver scoperto che uno di loro oziava tutto il giorno e che un altro era stato colto in flagrante mentre bruciava una missiva importantissima sulla confisca di alcuni terreni, lo shogun ha deciso di licenziarli in blocco. Sopratutto il traditore, non se la passò particolarmente bene»
Mi raccontava così mentre tentava di sistemare le scartoffie senza far cadere i cumuli.
«E il terzo?»
Si girò verso di me sorridendo.
«Se l'è data a gambe, ovvio»
Mentre Eichiro cercava un po' di posto su uno dei tavoli a disposizione fantasticai su come potesse essere comunque bello poter stare a contatto con i pensieri e le necessità delle persone.
«Non mi dispiacerebbe lavorare qui, d'altronde una mano servirebbe»
Dissi a voce quasi bassa tra me e me.
Eichiro riuscì a trovare spazio su una delle ultime scrivanie e vi poggiò l'inchiostro e della carta pulita.
«Vieni, ho trovato un po' di posto»
Mi fece sedere comodamente e dopo essermi tirata su le maniche alla bene e meglio, sbuffò di nuovo.
«E io che pensavo che le Miko fossero aggraziate e ordinate.. Faccio io»
Con delicatezza mi sfiorò la pelle e rigirò con cura le maniche della mia veste, facendogli fare tre giri, in modo da non stringermi troppo il braccio.
Sentivo le sue dita affusolate sopra al morbido tessuto e istintivamente mi trovai a guardarlo negli occhi. Aveva uno sguardo serio, ma apprensivo e concentrato.
Avrebbe fatto certamente invidia alle iconografie dei più valorosi samurai.
«Ci siamo?»
Mi disse dopo essersi ricomposto.
«Umh, si! Grazie, Eichiro»
Iniziai intingendo il pennello nell'inchiostro e le prime parole vi vennero spontanee.
«Cari familiari, sono Hotaru. Se potessi, ora vi starei già abbracciando tutte e darei un buffetto a Mifune per avermi, come al solito, stretto troppo, sorriderei ad Homura per ringraziarla del suo duro lavoro e a te mamma, darei un morbido bacio sulla guancia. Purtroppo devo comunicarvi..»
A quelle parole però mi bloccai, non scesero le lacrime e mi trattenni. Non trovavo il modo di esprimere la mia tristezza e il mio dolore senza essere di peso ai membri della mia famiglia, lontani da me. Eichiro lo notò.
«Mi sono sempre chiesto, come si possano imprimere delle emozioni su carta, come si vede non sembro molto empatico»
Seduto comodamente guardò fuori, fermando il suo sguardo su una fontanella dove si stavano riposando due uccellini.
«E quindi penso, ripenso e rimango ore a cercare di buttare giù qualche verso, il che mi viene facile quando si parla di paesaggi.
Voglio dire, la natura segue il suo corso e ti invoglia a stare al suo fianco perciò mi trovo bene a descriverne i dettagli»
Gli uccellini iniziarono a giocare, bagnandosi le piume e scuotendosi per asciugarsi.
«Ma quando si parla di persone o di famiglia, non ne capisco molto»
Senza girarsi sorrise e intuì che fosse rivolto a me.
«Era proprio questo, il favore che volevo chiederti. Vorresti parlarmi della tua famiglia, Hotaru?»
Poche volte usava il mio nome con enfasi, ma questa volta il tono era gentile.
Nel suo sguardo potevo notare un leggero luccichio che prima mi era stato celato, una curiosità genuina che faceva intendere che ci fossero dei trascorsi poco felici nella sua vita. Aveva sempre dato l'impressione di poter bastare a sé stesso, cosa che mi risultava più che onorevole visto e considerato che non ero mai stata veramente sola. Eppure eccolo lì, davanti a me, a chiedermi di raccontargli di me.
Annuii.
Gli raccontai a partire dai tratti generali, del fatto che per essere l'unico uomo della casa mio padre se la cavasse bene, di come da piccola le mie sorelle mi portavano in giro e tenevano un occhio di riguardo nei miei confronti.
«Sono sempre state molto affettuose con me. Essere la più piccola come potrebbe non sembrare, non è sempre un privilegio. Sono la più debole, non ho mai lavorato, anche se vorrei tanto e secondo le tradizioni sarei dovuta essere anche la prima a sposarmi. Con tutto questo peso, decisi di aiutare mio padre al tempio, così che fosse più libero lui e più felice io»
Per tutto questo tempo Eichiro manteneva un'espressione composta e attenta, mi stava ascoltando davvero.
«Capisco.. Ti devono mancare molto. Se pensassi a loro tutti insieme e potessi rivederli subito, quale sarebbe la prima cosa che faresti?»
Si avvicinò con il busto a me, per poter sentire bene la risposta.
«Li stringerei forte a me, per non farli andare via e gli direi quanto bene gli voleva papà e quanto vorrei che fosse lì con noi in quel momento»
Mi scese una lacrima, ma mentre percepii un movimento da parte di Eichiro fui più veloce e mi tamponai la guancia.
«Grazie Eichiro, dico davvero. Mi ha fatto piacere parlarne, avevo questo peso nel petto e qui sono tutti sconosciuti per me. Non posso sempre ripiegare sulla gentilezza delle ragazze perché hanno molto lavoro da fare qui e-e, vorrei potermi ambientare di più..»
Eichiro annuì, abbozzando un sorriso.
«Se posso fare qualcosa, lo farò»
Lo ringraziai e dopo poco fui in grado di finire di scrivere la lettera.
«Cari familiari,
se potessi, ora vi starei già abbracciando tutte e darei un buffetto a Mifune per avermi, come al solito, stretto troppo, sorriderei ad Homura per ringraziarla del suo duro lavoro e a te mamma, darei un morbido bacio sulla guancia. Sono da poco arrivata a Kamakura, ma sono da sola. Purtroppo nostro padre non ce l'ha fatta e durante il tragitto ha perso la vita. Porterò sempre con me il suo ricordo e così vorrei che faceste anche voi, dedicandovi al vostro lavoro e ricordandovi del bene che voleva a tutti noi. Io prenderò il suo posto qui al castello, e non sarò sola. Non preoccupatevi per me, ci sono persone buone con me che mi stanno dando una mano ad ambientarmi.
Un caloroso saluto, Hotaru»
Con la voce mi soffermai un po' di più sul persone buone scrutando il suo volto da dietro la carta, ridacchiando.
Forse fu la prima volta che successe, ma sentii ridere anche lui, sommessamente, ma con una dolcezza che poche volte avevo sperimentato.
Sotto sotto, anche in lui c'era del tenero.
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