Capitolo 2

Attraversammo velocemente l'ala del palazzo dedicata ai dormitori e una volta giunti davanti all'ingresso della sala da pranzo, Eichiro mi fece le sue raccomandazioni.
«Mi raccomando, rivolgiti sempre allo Shikken come l'ultima volta, mangia composta, rispondi con cortesia alle domande e sopratutto, ti alzerai dalla tavola quando lo farò io o quando ti verrà espressamente richiesto, intesi?»
Arrabbiata, strinsi i pugni e lo guardai dritto negli occhi.

«Eichiro.»
Cercai di assumere il tono più minaccioso che potei permettermi.
«Ti prego con tutta me stessa di notare che non sono una bambina, non sono stata cresciuta da gente poco rispettabile e se è pur vero che sono sotto la tua responsabilità, ricordati che ho un cervello, e che sono benissimo in grado di capire quando è il momento adatto per alzarmi»
Se il mio intento era quello di farmi prendere sul serio, con ogni probabilità non ci riuscii.

«D'accordo signorina, lo terrò a mente»
Il suo sorriso beffardo, tornò a fare capolino sul suo viso.
«Però adesso entra, è il momento»
Con sarcasmo mi invitò ad entrare mostrandomi l'ingresso con la mano.

Entrata nella sala i profumi dell'ottimo cibo che veniva servito mi fecero immediatamente brontolare lo stomaco. Il calore delle zuppe di pesce fresco che venivano servite mi invogliava a prendere subito posto, l'odore pungente delle spezie si insidiava nelle mie narici e come un'ape in cerca di nettare vagai con gli occhi in cerca degli antipasti, che notai con gioia, stavano per essere portati sulla tavola.
Una forte voce maschile mi destò dalla meraviglia di quella visione.

«Hotaru! Finalmente mi è permesso godere della tua presenza!»
Hojo Tokimune si alzò in piedi e allungò le braccia verso di me, attirando tutta l'attenzione dei commensali.
«Siediti accanto a me, abbiamo molto di cui discutere»
Diedi un'ultima occhiata a Eichiro prima di dirigermi verso il posto assegnatomi. Con fare molto cordiale, lo Shogun mi sorrise lascivamente mentre ordinava ad un servo di aggiungere cibo al mio piatto.
«Bene, bene, vista la tua fisicità dubito che sia abituata a pasti così sontuosi, ma accetta di buon grado tutto quello che vuoi assaggiare, e non fare complimenti»
Non potevo certo negare che i suoi modi così cortesi non mi avessero rapito, ma provavo al contempo un sentimento di disagio nell'essere servita e nel sentirmi parlare in modo così gentile.
“Pensare che una settimana prima ero seduta al tavolo con le mie sorelle”
Ripensai a loro.

«Ecco Hotaru, prova queste»
Tokimune mi avvicinò una portata alquanto strana di cui non avevo mai sentito parlare.
«Sono ostriche, vedrai ti piaceranno»
Ne presi una e lo Shikken mi fece versare sopra del limone.
Era un po' viscido, ma buono, aveva una sapore molto delicato che veniva esaltato dall'acidità del limone.
«Com'è..?»
Annuii mentre avevo gli occhi di tutti puntati addosso. Riconoscevo primi ministri, ufficiali perlopiù e generali. Sembrava quasi di stare ad un tavolo per i preparativi di guerra, ma tutti ridevano con gusto, infilzando con le bacchette le prelibatezze a disposizione.

«Dobbiamo discutere di questioni di vitale importanza, posso porre la mia fiducia nelle tue mani?»
Disse osservando prima loro e poi il mio viso.
«Si mio signore, di cosa si tratta?»
«Da qualche anno a questa parte sono giunti qui a palazzo molti emissari mongoli, dopo aver attraccato alle nostre coste. Inizialmente richiedevano che la tratta commerciale venisse modificata a loro vantaggio e questo, la nostra economia, non può permetterselo»
Bevve in un sorso gran parte della zuppa di crostacei che gli era appena stata portata.
«Vedi, non sono un governatore che si lascia intimorire, e quando le loro richieste si sono trasformate in minacce, ho deciso di prendere la situazione in mano e ho ucciso 5 dei loro uomini»
Deglutii cercando di non farmi sentire mentre provavo il sashimi di tonno.
Sentire quelle storie mi ha sempre fatto accapponare la pelle, non sono abituata a questa quotidianità.
«Qui entri in gioco tu. Come sacerdotessa del nobile Fujin, che come tutti i Kami ha un potere ben maggiore del mio, potrai consultare i messaggi divini e ci darai supporto prima e durante l'assalto.
Hai inteso bene. Ci avviciniamo ad una guerra»
Fino a quel momento avevamo vissuto in pace e le mutue relazioni interne non avevano mai rappresentato un problema. La guerra mi spaventava, pensavo a tutti i soldati, alle mogli e ai figli, abbandonati a causa di conflitto di interessi unito alla precaria pazienza del nostro capo militare.

«Nobilissimo, vogliate perdonare la mia domanda. In che modo ritenete che la guerra possa rappresentare una soluzione a questo punto?»
Soppesai bene le parole e sinceramente, ne fui soddisfatta.
Ma lo Shikken rise di gusto.

«Oh Hotaru, questo tuo intervento mi fa ben capire quanto tu possa essere innocente»
Non appena alzò il bicchiere per fare un brindisi ci fu un attimo di silenzio, e una volta acclamato, il sovrano bevve tutto d'un fiato il sakè versatogli.
«La guerra, fiore di loto, è inevitabilmente lo strumento di chi è in grado di muovere il suo esercito. Conosco i miei uomini, e ancora meglio conosco i miei generali. Li vedi seduti accanto a te?»
Mi indicò con lo sguardo diversi uomini e notai adesso con immenso rispetto le cicatrici e le armi che portavano appese alla tunica.
«Sono al mio servizio da anni, e mi fido di loro, hanno ucciso più nemici di quanto tu possa immaginare..»

Sussultai, soprattutto quando mi sfiorò il braccio con le dita.
“Non mi sento a mio agio”
In quel momento sarei voluta andarmene, tornare all'altare della mia città e pretendere che fosse solo la continuazione del mio brutto sogno.
Tokimune mi parlò ancora.

«Ma prima di muoverci, avremo bisogno di tutti gli escamotage possibili, e tu ci darai supporto con le tue visioni, bianco loto»
Si alzò in piedi una seconda volta ed esclamò:
«Al Giappone! Che possa vincere ancora una volta, tutti i suoi nemici!»
E tutti seguirono il suo esempio, facendo scendere fino allo stomaco tutto il sakè possibile.
«Mi auguro che tu possa trovarti bene qui, per qualsiasi cosa, vieni pure da me».

La cena continuò ancora per un po', ebbi modo di sentir parlare i generali delle loro reminiscenze di guerra, dei provvedimenti presi dall'imperatore e si trovò anche lo spazio per parlare di arte e di poesia.
«Suvvia, chi vuoi che eccelli in questa grandiosa arte, se non il nostro guerriero Eichiro? Avanti, deliziaci con una delle tue ultime opere»
Tokimune sembrò compiaciuto dall'istante di silenzio che aveva creato, ma ben presto Eichiro si alzò.

«Con immenso piacere mio signore»
Si inchino e tutti rimanemmo ad ascoltarlo. Recitava così:

«Oritsureba
sode koso nioe
ume no hana
ari to ya koko ni
uguisu no naku»

«Ho appena colto un ramo;
così le mie maniche profumano
del fiore di susino
ma ecco che, forse da questa fragranza
ingannato, canta l'usignolo»
E mentre parlava così come se cantasse, ammaliava tutti noi, con quelle semplici parole.
Pensai ai prugni del mio giardino e a come mia madre ne cogliesse i frutti con tanta cura.
“Madre.. Mifune, Homura..”
Una lacrima solcò il mio viso, nascondendosi sotto il mento.

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