Twist of memories: Prologo

[Masky's P.O.V.]

Era stata una lunga notte.
Inspirai a pieni polmoni il fumo amaro della sigaretta e lo ributtai fuori dal naso.
Finalmente Toby poteva dirsi fuori pericolo da qualche ora, anche se non era ancora in grado di riprendere coscienza – pensai che fosse meglio così.
Svegliarsi in un momento del genere sarebbe stato fatale per quel poco di sanità mentale a cui era ancora rimasto aggrappato il suo precario senso di autocontrollo.
L'ultima volta che aveva raggiunto il burnout aveva tentato di divorarsi le mani, e da allora fu obbligato a indossare sempre i guanti e la maschera per ricordarsi di non provare a rifarlo.
A dire il vero, non avevo idea se anche questa volta avrebbe reagito in quel modo. Forse, quella ragazza di nome Jenny poteva rivelarsi un buon deterrente per tenere a freno la sua smania di autodistruzione – oppure, potevo sbagliarmi.
Tirai un'altra boccata di fumo, e questa voltai spostai lo sguardo su quello che stava facendo Brian. All'apparenza sembrava tranquillo, anche se non potevo vedere la sua espressione avrei potuto ingoiarmi l'accendino per dire che era piuttosto stizzito del lavoro che gli toccava fare.
Stava fissando sprezzante l'umana che si trovava lunga distesa davanti a lui. Stava cercando di impedire che si risvegliasse con il suo controllo mentale ed era innegabile, da come stava stringendo i pugni, che gli stava costando molto non provare a farla fuori.
La situazione mi strappò un sorrisetto divertito. Gettai a terra la sigaretta e la pestai con la scarpa per spegnerla. Poi, mi avvicinai a lui.
«Non ne posso più! Per quanto tempo dovrò andare avanti ancora?». Sbottò ad un certo punto con voce rauca «Non riesco a tenerla addormentata ancora per molto. È più instabile di quel ragazzino!».
«Quando sapremo cosa farne...». Fu tutto quello che riuscii a dire in quel momento.
«Ti dico io cosa ne faremo di lei!». Puntò il dito indice e alzò il pollice per mimare una pistola e finse di spararle. «Bang! Un colpo in mezzo alla fronte e il problema è risolto».
Alzai gli occhi al cielo per l'esasperazione. Era evidente che l'avesse presa in antipatia dopo tutto quello che era successo, ma la verità era che quella ragazza non si era affatto comportata diversamente da come avrebbe fatto un altro essere umano.
Era stato Toby a combinare il guaio e ad avvicinarla troppo al rifugio e al bambino. Con tutta probabilità, anzi, ne ero sicuro, doveva aver preso anche la sua bella dose di radiazioni.
Beh, una cosa era certa... ne avrebbe avuto ancora per po' prima di riuscire a superare il trauma di questa notte.
«Non mi sembri nella posizione di poter decidere il suo destino». Risposi pacatamente.
«Ti avverto Tim: non tirare troppo la corda... dovresti considerarti fortunato se Slenderman si trova nei paraggi, perché non ci penserei due volte a spararti in una gamba».
«Potrei dire lo stesso di te per quello che hai fatto a Toby».
«Per quanto mi riguarda ha fatto tutto da solo... e credimi, che quella ragazza non la passerà liscia dopo tutti i guai che ci ha portato».
Sbraitò, evidentemente fuori di sé.
«Sai che ti dico? Quella stronza ci ha portato solo problemi... e i problemi vanno eliminati».
Lo vidi sfilare dalla cintura la sua calibro nove.
«Che cosa stai facendo!?».
«Tolgo di mezzo un problema!». Rispose semplicemente.
Puntò la pistola e sparò un colpo che andò (di proposito) a vuoto. Hoody caricò nuovamente la pistola e per la seconda volta, udii il meccanismo scattare e il tamburo inserire un nuovo proiettile in canna.
«E adesso stai sicuro che il prossimo colpo non fallir – ».
Un viticcio nero si avvolse attorno al braccio di Brian, sollevandolo in aria e facendogli scivolare la Glock di mano. Non doveva aver apprezzato il suo gesto. In genere, odiava le armi da fuoco. Troppo rumorose per i suoi gusti.
Non disse nulla. Si limitò ad allontanare l'incappucciato posandolo in un punto più lontano della radura, poi si chinò sull'umana. Se avesse potuto avere un'espressione, credo che in quel momento sarebbe stata di curiosità. La stava analizzando attentamente. Il suo corpo era minuscolo e sembrava una preda indifesa nei suoi confronti (quale era). Eppure, era qualcosa di nuovo per Lui. Sicuramente non le avrebbe potuto serbare lo stesso destino delle altre prede più giovani, ed era principalmente per questo motivo che avevamo aspettato.
I lunghi viticci neri si erano raccolti attorno al corpo della ragazza. Non la stavano toccando. Attraverso quella forma di contatto-non-contatto era in grado di percepire molte cose degli umani. Poteva acquisire ricordi, anche quelli che uno credeva di aver rimosso, poteva sentire i loro organi vitali e il loro funzionamento. Eventualmente, poteva indurre un arresto cardiaco e terminare in questo modo la vita di una persona; oppure, poteva curarla dal più terribile di tutti i mali o addirittura salvarla un attimo prima che spirasse. Era incredibile quello che potesse fare.
Ed era incredibile quanto fossero miserabili e deboli gli esseri umani nelle sue mani...
I viticci iniziarono a vibrare come la coda di un serpente a sonagli, come se avessero appena captato qualcosa. Sparì in un batter d'occhio. Poi, lo sentii parlare nella mia mente.

«Il suo corpo è malato e troppo fragile...

ma la sua mente brillante potrà tornarci utile.

Cancellate solo i suoi ricordi».

Strabuzzai gli occhi incredulo. Non sarebbe stato facile... in genere, ero abituato a cancellare i ricordi latenti delle persone, ma quando si trattava di accedere alla loro memoria a lungo termine il discorso si faceva più complicato. Più i ricordi di un umano erano profondi e radicati, più era alto il rischio di interrompere qualche percorso neurale importante e questo, avrebbe potuto comportare di ridurli a dei vegetali. Non ero all'altezza del compito.
«Che stai aspettando?». Sbottò Brian, che nel frattempo aveva recuperato la sua pistola e si era avvicinato.
«Sai benissimo anche tu quanto sono delicate queste cose!».
«Se vuoi posso pensarci io a farle il lavaggio del cervello... anche se non posso nascondere che ciò potrebbe farle un po' male».
«Tu la ridurresti come minimo in coma!».
«Non mi pare che tu abbia altre alternative, e tu sai che io sono il migliore in questo genere di cose. Ma se non ti fidi lascio che sia tu a farlo, con tutti i rischi che ne potrebbero derivare...».
Strinsi i pugni. Effettivamente, non avevo altra scelta se non affidare a lui il compito. A quanto pare, a Lui interessava che il suo cervello rimanesse perfettamente intatto e funzionale – non potevo permettermi errori.
«Va bene, allora fallo tu! Ma sappi che ti terrò d'occhio».
«Tranquillo, le cancellerò solo i ricordi del suo ultimo mese... non ricorderà più la tua brutta faccia da scimmia, né la mia... né quella che rimane di Toby». Disse sogghignando.
Si chinò su di lei e le afferrò la testa tra le mani.
«Ti farà solo un po' male bambolina...».


Un urlo straziato si levò sopra la foresta.

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