Vedere Rambos
«Sono già qui?»
Il dottor Amachi ha espresso in modo secco quanto tutti, nella sala, si stavano chiedendo. Era passato un solo giorno da quando avevano incatenato Rambos in quella stanza, e il fatto che gli alieni si fossero già presentati ha colto il Centro Sviluppo Spazio di sorpresa.
Non li aspettavano che per sei giorni più in là.
«Si tratta di un solo individuo, signore» ha puntualizzato il messaggero, che era corso attraverso due settori della struttura per recapitare la curiosa notizia.
«Manda a chiamare i Cavalieri dello Spazio. Non intendo riceverlo senza loro vicini. E soltanto quando saranno qui permettergli di entrare. Anzi!» Ha esclamato, alzandosi in piedi. «Hai detto che è qui per accertarsi che Rambos sia nostro prigioniero, giusto? Dirigi tutti quanti nella sala proiezioni.»
Si trattava della sala dalla quale il giorno prima aveva parlato Joji, guardando Rambos su uno schermo in tempo reale. Il messaggero è tornato nel corridoio, mentre Amachi si è rivolto ad uno schermo per disporre le poche forze di difesa disponibili nel modo più efficiente possibile.
Poco dopo, in compagnia dei micro-robot, si è diretto ad incontrare l'inatteso ospite.
Ha aperto la porta della stanza designata, trovando i Cavalieri dallo Spazio al suo interno che lo aspettavano. Mutan e Andro sembravano particolarmente scossi, ma il professore non ha fatto in tempo a scambiare una parola con loro che ha sentito i passi dell'ospite avvicinarsi. Ora, c'è un modo per i ciechi di capire se c'è il sole o se è notte, perché la luce non arriva mai da sola - porta il calore, provoca rumore. E in maniera analoga, chi è sordo invece di percepire un rumore può sentire le vibrazioni che esso comporta, o dalle quali è scaturito. Esattamente in questo modo, Amachi - che come tutti i terrestri non ha il "sesto senso" di chi viene da Sanno - si è sentito travolgere da una bizzarra sensazione: l'aura di questo alieno era tanto potente da fargli sentire qualcosa di simile alla paura, in particolare alla claustrofobia.
Si è voltato immediatamente nella sua direzione e si è immobilizzato per un attimo. Lo ha sorpreso la familiarità del suo aspetto: scortato da quattro uomini armati di tutto punto, quell'esile figura arancione, simile ai terrestri ma con la pelle di un arancione vivo, con un solo occhio capace di veicolare uno sguardo vuoto e al contempo minaccioso... Era il volto del nemico, incontrato infinite volte da quando l'emergenza di Waldaster era iniziata.
Il professore non ha mosso un muscolo finché la comitiva non si è fermata innanzi a lui; ed è stato l'extraterrestre a spezzare il silenzio.
«Voglio-vedere-Rambos» (NdA: «Mitai-Lanbossu» in giapponese *-*) ha detto con una specie di affettazione. La sua voce era profonda e reboante: sembrava arrivare da un'altra dimensione.
«È un ostaggio» gli ha risposto gentilmente Amachi, allargando le braccia. «Non può essere incontrato.»
«Voglio-vedere-Rambos»
Dietro il professore, Joji e Hiromi si sono scambiati un'occhiata confusa; Andro era troppo impegnato a restare in piedi per pensare ad alcunché, mentre stringeva in un abbraccio nervoso Mutan. Qualcosa lo terrorizzava.
«Non è possibile. Sono spiacente.»
«Voglio-vedere-Rambos»
«Io--»
«Evidentemente non parla la nostra lingua!» Joji, come al solito, ha sfoggiato la sua scarsa pazienza interrompendo il professore. «È inutile insistere.»
Quest'ultimo ha scosso impercettibilmente la testa e si è portato una mano al mento. Qualcosa lo inquietava.
Ha dato ordine alle guardie di scortare l'ospite nella sala e di isolarlo per qualche momento: aveva bisogno di confrontarsi con Andro. Con lui ha convenuto che l'alieno stava nascondendo qualcosa, che era il caso di prepararsi al peggio; quindi hanno incaricato Tekkaman di raggiungere Rambos e solo una volta sicuri che fosse là hanno raggiunto il visitatore spaziale e acceso il video.
Ora, è chiaro che egli non abbia mosso un muscolo del viso nel vedere la più avanzata tecnologia terrestre, durante il lungo percorso verso la sala. Doveva corrispondere a una fase evolutiva di secoli prima, per gli alieni, quindi doveva essere decifrabile senza sforzo.
Al contrario, quando lo schermo si è acceso rivelando lo stato in cui si trovava il, probabilmente, suo generale, la sua forma fisica ha avuto un momento di incertezza. Nel senso che, come potrebbe succedere ad un ologramma, è diventato traslucido, ha avuto un fremito e ha emesso un rumore simile ad un grugnito. Dietro di lui, Hiromi ha trattenuto il fiato; il professore ha irrigidito la schiena e portato la mano all'orecchio, pronto a chiamare i micro-robot; Andro e Mutan, invece, hanno avuto un forte capogiro, per cui il primo si è appoggiato al muro e il secondo a lui.
L'alieno ha appoggiato le mani sullo schermo e incontrandone la superficie gelida, si è ritratto lanciando un grido. I suoi piedi non toccavano più il pavimento; si è potuto vedere attraverso il suo corpo per un momento, come se fosse fatto di nebbia. Il professore l'ha fatto circondare prontamente dalla sua armata miniaturizzata, senza ancora intrappolarlo perché la strana sensazione che l'aveva accompagnato sin dalla sua comparsa si era intensificata; Hiromi ha estratto il fucile e l'ha puntato alla sua fronte; Andro e Mutan sono rimasti come pietrificati.
L'alieno, comunque, è riuscito in pochi attimi a riguadagnare il controllo su sé stesso, appoggiando di nuovo i piedi al terreno e rivolgendosi al padre di Hiromi con aria triste. Prima di aprir bocca ha fatto un gesto con le mani, come per lanciare un sortilegio su sé stesso.
«Questo-non-è-Rambos» ha quindi detto, con lo sguardo fisso negli occhi di Amachi.
«Porti pazienza» lo ha pregato quest'ultimo, rilassando le spalle e facendo cenno con il capo di guardare ancora lo schermo.
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