Più importante
Mentre si mascherava e si attrezzava in modo da entrare indisturbato nell'Astronave Madre - un luogo spaventoso e pericoloso, nel quale era però già stato in diverse occasioni e dal quale era sempre riuscito a scappare - Andro sentiva crescere una strana angoscia.
Riepilogare in una specie di lista le capacità paranormali degli abitanti di Sanno sarebbe un'impresa davvero molto, molto difficile. La zona del sistema planetario dalla quale l'individuo proviene determina lo sviluppo di certe piuttosto che di altre caratteristiche, necessarie alla sopravvivenza perché nessun pianeta appartenente al sistema di Sanno è l'ideale per accogliere la vita. Così si spiega la evidente differenza tra Mutan, che riesce a sparare un misterioso raggio dagli occhi, e Andro Umeda, che sa trascendere la dimensione fisica per diventare pura ombra.
Una cosa che li accomuna tutti, comunque, esiste: la sensibilità più estesa rispetto a noi terrestri, dato che possono usufruire di un sesto senso che permette loro di captare l'aura degli esseri viventi che li circondano.
Ed era esattamente questo senso a noi sconosciuto ad assillare Andro.
Egli è giunto senza intoppi fino alla sala comandi dell'Astronave Madre, ovvero al centro nevralgico di Waldaster, nonostante la sua calma andasse assottigliandosi proporzionalmente all'accrescersi della "brutta sensazione". L'aura potente che aveva captato fin sul suolo terrestre era, a quel punto, a pochissima distanza da lui, anzi era tutta intorno a lui, a significare che l'individuo che la portava era a bordo della nave madre in quel momento. E che se si fosse lasciato sfuggire un minuscolo errore, venendo scoperto, sarebbe stata la peggiore fine possibile.
Ignorando tutto questo, comunque, ha preso senza indugio ad allungare le orecchie alla conversazione tra il generale di Waldaster e qualcun altro. Non capiva chi fosse perché si trovava fuori dal suo campo visivo: lo sconosciuto aveva la voce estremamente bassa, vagamente familiare, calda e gentile; e mentre parlava operava su un macchinario che emetteva rumori un po' virtuali e un po' meccanici. Ha preso nota di tutto questo mentalmente, distraendosi dalla conversazione: Rambos aveva dipinta in volto un'espressione di devozione che si conserva solo quando il proprio sguardo fisso è ricambiato, ma sembrava stranamente... Sincera.
«...Rimane l'onore di averti qui.»
«Pensavo fosse chiaro che sono sempre stato al tuo fianco.» Una risata leggera. «Non sei mai solo, Rambos.»
All'udire queste parole, le guance di Andro si colorate di scarlatto. Chiaro, una spia è fatta apposta per sentire cose che non dovrebbero essere condivise. Eppure non si era preparato ad una simile conversazione!
Ha riflettuto sul fatto che si stessero dando del "tu" con disinvoltura. Chi era quest'individuo? Perché era sembrato un buon momento, a Rambos, per invitarlo sull'astronave madre?
«È chiaro, sì. E tuttavia... Stavolta occupi un posto fisico. Questo muove in me emozioni profonde.»
«Immagino.»
La spia era sempre più perplessa. Perché il capo delle armate Waldaster sprecava il suo tempo con una conversazione tanto frivola? Perché non era al lavoro sulle prossime mosse, su un nuovo assurdo piano per liberarsi della vita sulla Terra? Era forse normale, per lui, perdersi in discorsi del genere durante una guerra?
Immaginando il rivoltante umanoide riflettere sulle sue "emozioni" mentre la gente di Sanno moriva per mano sua, Andro ha avuto un capogiro; si è trattenuto dal gridare di rabbia solo perché la presenza misteriosa ha ripreso la parola.
«Quali, di preciso? Sai che puoi confidarti con me, Rambos.»
Qualche momento di silenzio, durante il quale la spia ha dovuto mordersi un dito per distrarsi dall'agitazione.
«Sei in pericolo. Quindi sono agitato. Però posso toccarti davvero, sei di fronte a me, ecco. Quindi sono felice. E sono anche... Lusingato.»
«Ci conosciamo da tutta la vita. Non devi esserlo. Non è naturale essere "lusingati" di incontrare il proprio fratello...»
«Mio signore...» ha mormorato il piccoletto, allungando le mani verso l'interlocutore con una specie di espressione languida negli occhi.
Andro ha sentito il cuore saltare un battito quando un tentacolo azzurro ha raggiunto il viso giallo di Rambos, subito seguito da altri che lo hanno stretto in una sorta di orrendo abbraccio. Lui sembrava al settimo cielo, tuttavia, tanto che la spia non ha potuto distogliere lo sguardo, e si è sentita piano piano pervadere da quella gioia.
Riavendosi, ha fissato la cimice alla parete e si è affrettato all'esterno. Lo divoravano emozioni contrastanti, ma su tutte regnava la certezza della morte che l'attendeva se si lasciava scoprire: quindi ha messo da parte tutti i pensieri, tenendoli per dopo, ed è rimasto lucido lungo i corridoi deserti, nelle conversazioni con le guardie umanoidi e nella scelta dell'uscita da prendere.
Varcando la soglia, ha notato che erano molto più vicini alla Terra rispetto a quando era entrato e ha deciso di cercare visivamente la Blue Earth con successo immediato. Come stabilito, essa era in orbita per venirgli incontro una volta piazzata la cimice. L'ha raggiunta senza sforzo e si è materializzato al suo posto come amava fare.
Ha trovato lo sguardo stralunato di Joji ad attenderlo. Indossava un paio di cuffie con le quali, molto probabilmente, stava ascoltando la cimice appena piazzata: nel realizzare questo, Andro si è messo a ridere.
Il terrestre si è tolto le cuffie, trattenendosi a fatica dal lanciarle lontano.
«Ma che diavolo..! Sei sicuro che quello sia Rambos?!»
Andro ha annuito solennemente, prendendosi dei momenti prima di aprire bocca.
«Non ho carpito nulla di importante con le mie orecchie. Stanno ancora facendo gli amiconi?»
«Sulla Terra lo definiamo...» Ha deglutito. «"Piccioncini"! Continuano a scambiarsi complimenti da quando hai acceso la cimice. Ma vogliono parlare di qualcosa di più importante?!»
«Cosa c'è di più importante dell'amore, Joji?» Ha riflettuto l'extraterrestre, ricordandosi il sorriso beato di Rambos, ma subito dopo realizzando che doveva aggiornare il collega sull'identità di colui che lo aveva reso tanto felice con un abbraccio. «Non è il caso di distrarci, comunque. Il suo amichetto è nientemeno che Dobrai.»
«D-Dobrai? L'Imperatore di Waldaster?»
In fondo agli occhi del collega, Joji ha visto la paura nella più pura delle sue forme.
«L'unico e il solo.»
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