Colloquio
La coraggiosa ragazza non ha esitato ad inserire il codice sul tastierino per sbloccare la porta. Le è bastato un respiro per sciogliere il nodo che sentiva in gola e riuscire a muovere il passo oltre l'uscio con risolutezza. Questo non ha attirato l'attenzione dell'umanoide rinchiuso nella stanza: lei però non si è lasciata intimidire da questa indifferenza.
Si è avvicinata a lui permettendosi di guardarsi intorno mentre la porta si richiudeva alle sue spalle.
La stanza-cella non aveva nulla di speciale: la finestra dava sui monti, a terra c'era una spessa moquette blu e aveva persino un bagno di servizio.
L'arredamento era composto da una scrivania, una seggiola e un letto singolo. Era una specie di stanza d'ospedale piuttosto misera per l'Imperatore dello spazio, ma rappresentava una soluzione temporanea utile nell'attesa che si riprendesse un po' prima di intavolare le trattative che gli avrebbero fatto capire che tipo di ricatto lo attendeva.
Sì, perché Dobrai presentava tutte le caratteristiche comportamentali che hanno gli uomini quando sono sotto shock. Il suo respiro pesante scandiva il ritmo dei passi di Hiromi, che si stava facendo appresso al letto sul quale era rannicchiato. Ha deciso di restare in piedi per rivolgersi a lui. Prima che scegliesse la formula da usare per spezzare il ghiaccio, però, la sua voce roca e graffiante le ha posto una domanda.
«Ti presenti al mio cospetto senza alcun tipo di scorta, terrestre?»
«Già. Penso che abbiate intuito che se mi uccideste, lo stesso accadrebbe al vostro prezioso Rambos.»
«Come puoi essere sicura che io non possa controllare la tua limitata mente?»
Hiromi Amachi si è stretta nelle spalle.
«Non lo sono,» ha ammesso. «Voglio che sappiate che mi presento al vostro cospetto con tutto il rispetto che posso offrirvi. Non ho esperienza circa le vicende esterne al sistema Solare, ma ho potuto conoscere la virtù marziale dell'esercito di Sanno e non posso che ammirare la capacità di Waldaster, che ha vinto su di loro.»
L'Imperatore dell'universo ha scosso il capo.
«In guerra non ci si ammira. Quello viene dopo, in tempi di pace, quando si parla a posteriori del conflitto per elogiare il vincitore, ovvero il detentore della ragione. Il buono, in altre parole.»
La ragazza ha alzato entrambe le sopracciglia, incerta su come rispondere. Dopo pochi attimi, comunque, ha rilassato sia i muscoli del viso che quelli delle spalle.
«Cosa pensate di questo pianeta?» Gli ha chiesto, scegliendo di cambiare discorso.
«Credo che sia uno dei più piccoli pianeti abitati esistenti. La Terra ha davvero una dimensione ridicola. Ed è in questo gioco di apparenze che avete trovato la vostra forza. Il mio sottoposto più qualificato si è lasciato ingannare proprio da questo. Io pure. Sì. È questo il motivo per cui mi trovo qui.»
«Il vostro sottoposto più qualificato... Parlate di Rambos?»
«Proprio lui. È la prima volta che si trova in pericolo, anche perché nessuno prima di voi ha avuto l'ardire di sfiorarlo. Mi date l'impressione di esservi montati la testa... Tenete a mente che siete riusciti a opporre resistenza ai nostri attacchi solamente grazie ad una serie di imprevisti.» Ha preso una pausa, corrugando la fronte. «Non avevo ancora incontrato un popolo capace di usare la fortuna come arma di difesa, ma questo non farà altro che aggiungere prestigio al mio nome appena sarò padrone di questo sistema planetario. L'Imperatore dello spazio, dopotutto, deve essere in grado di dominare anche il destino per potersi definire tale.»
Hiromi ha scosso la testa, abbozzando un sorriso di fronte all'arroganza del prigioniero.
«Prima che ci attaccaste, non avevamo idea di cosa fosse Waldaster. A cosa serve il 'prestigio' se tutti i popoli che prendete di mira vengono eliminati?»
Il tono usato dalla giovane le ha fatto finalmente guadagnare lo sguardo di Dobrai. Quell'unico bulbo oculare veicolava una profondità che non aveva mai incontrato prima: aveva un che di affascinante, qualcosa che Hiromi ha associato istintivamente all'aldilà.
Non poteva trattarsi soltanto di un imperatore. Quello... Era lo sguardo di un dio.
«Non eliminiamo affatto tutti i popoli che incontriamo. Apriamo il conflitto soltanto con le specie che hanno la caratteristica del parassitismo, perché sarebbero difficili da integrare nella società che abbiamo creato. A volte prendiamo dei prigionieri da pianeti come il vostro e li utilizziamo come carne da macello, quella che ad esempio ci avete fatto sprecare con Tekkaman. Tranquilli, comunque, i terrestri si sono dimostrati fin troppo tenaci perché possano entrare a far parte dei nostri squadroni. Il nostro piano è disintegrarvi completamente» ha spiegato con una specie di candore.
Hiromi ha ignorato il tremore che minacciava di prendere il sopravvento sul suo corpo. Ha fatto finta che i palmi delle sue mani non fossero umidi di sudore e che alla bocca dello stomaco non si fosse formato un nodo.
«Cosa vi trattiene dal farlo immediatamente?» Ha chiesto con il tono di voce più serio che le riuscisse. Già, cosa aveva reso possibile il suo incarceramento? Dopo un discorso simile, era curiosa di conoscere le sue ragioni.
Lui è rimasto immobile e silenzioso. Ha abbassato il capo e la perdita di contatto con il suo sguardo ha tolto a Hiromi il senso di terrore che l'attanagliava. Ha quindi ripreso la parola.
«Tekkaman si trova nella cella del vostro primo collaboratore, pronto a trucidarlo al minimo imprevisto o al più vago segnale di pericolo. Che sia questo che vi preme al punto di frenarvi? La vita di Rambos?»
Com'era accaduto nella sala proiezioni, la figura dell'Imperatore dello Spazio ha vacillato, iniziando a tremare e a cambiare continuamente la sua consistenza. Non ha emesso altro suono, però, che un respiro affannato.
«Non abbiamo intenzione di toccarlo, Signore dello spazio.» Dobrai si è pietrificato. «Lasciateci trasferire su un altro pianeta, possiamo cedervi la terra pacificamente e vi diamo anche la possibilità di diffondere la notizia della nostra disfatta. Isolateci, lasciateci al nostro destino, non chiediamo altro. Tra dieci giorni Rambos sarà libero e illeso.»
L'Imperatore dello Spazio ha alzato lo sguardo, puntandolo ancora una volta in quello di Hiromi. Ai lati di quel suo gigantesco occhio sono comparse delle impercettibili rughe: stava sorridendo.
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