Atto di fede

È chiaro che anche al Centro Sviluppo Spazio avessero tutte le radio sintonizzate sul segnale della piccola cimice. E che avessero quindi sentito l'inaspettata conversazione dei vertici di Waldaster. Motivo per cui gli operatori avevano dipinta in viso la sorpresa più pura, come se i sentimenti d'affetto fossero una completa novità sul pianeta Terra.

Joji ha riferito immediatamente, appena poggiato piede sul suolo, che si trattava di nientemeno che Dobrai e Rambos, e questo ha dato il via libera a un sommesso chiacchiericcio in tutte le sale e tutti i corridoi del centro. Poi i tre cavalieri dello spazio - l'umano, l'extraterrestre e il robot - sono andati alla Direzione, ovvero presso il vero cervello del programma Difesa Terra: il padre di Hiromi.

«Dottor Amachi, se Waldaster dovesse accorgersi di quello che abbiamo scoperto si arrabbierà ancor peggio con noi.» Su Andro era tornato il fantasma del passato, la paura, quindi sul suo viso si leggeva solo preoccupazione. Forse era colpa della lontananza dall'aura di Dobrai: sentirlo vicino aveva come impedito la sua capacità di ragionare lucidamente nei suoi confronti; oppure era stato l'ottimismo ostentato di tutti gli scienziati della base ad inquietarlo, perché nessuno sembrava rendersi conto della gravità della situazione.
L'atteggiamento dei terrestri lo aveva portato a realizzare che in quella situazione era tutto solo. Che allora, come durante il lungo viaggio che lo aveva portato dal campo di battaglia al pianeta Terra, doveva preoccuparsi di sé stesso perché nessun altro era disposto a, o capace di, farlo. Avendo avvertito personalmente la forza dell'Imperatore, era consapevole che neppure Tekkaman in persona avrebbe potuto sconfiggerlo: per la prima volta da lungo tempo, aveva davvero paura. E non poteva comunicare le sue sensazioni ai terrestri.

«Tranquillo» ha risposto con leggerezza il professore, facendo sprofondare Andro nella più genuina disperazione. «Ho attivato l'autodistruzione della cimice prima che gli alieni si accorgessero della sua presenza, quindi loro non sono al corrente che noi sappiamo.»

«Mi sembri contento, papà» ha osservato Hiromi, abbastanza perplessa, guadagnandosi immediatamente uno sguardo di approvazione da parte dell'extraterrestre.

«Già, come mai?» Le ha fatto eco Joji, polemico come sempre: «Dobrai in persona è praticamente qui e nonostante la nostra manovra, non abbiamo scoperto nulla riguardo ai suoi piani. Come agirà? Da che parte dobbiamo girarci per prenderlo in contropiede? Siamo almeno in tempo per scappare..?»
Souzou Amachi è scoppiato a ridere.
«Pensateci bene, è talmente ovvio! Le cose non potevano andarci meglio, ragazzi!» Interrompendosi per il secondo attacco di risa, il professore si è trovato tutti gli occhi addosso, e quindi ha dovuto sbrigarsi a dare spiegazioni. «Rambos non vedrà l'ora di scendere in campo in prima persona, per farsi "bello" agli occhi del suo Imperatore... Non è quello che farebbe qualunque innamorato..?» Ha chiesto, lanciando un'occhiata a Joji.
Egli si è voltato verso Hiromi ed è arrossito.

«Insomma non ci resta che aspettare il loro attacco, giusto, dottore?»
Andro era decisamente insicuro rispetto a questa opinione di Amachi. La trovava esageratamente ottimista, e questo dipingeva il professore come un... Credulone. Si è avvicinato a lui di qualche passo, perché intendeva assolutamente sottolineare la gravità della situazione e fare in modo che non si lasciasse abbindolare.
Insomma, e se fosse stata tutta una messinscena, perché in qualche modo Dobrai era venuto a sapere che avrebbero assistito a quella scena? Aspettando il loro attacco sarebbero finiti diritti nella loro elaborata trappola, e quindi la Terra sarebbe finita negli avidi tentacoli di Waldaster.
Lui, Andro, non trovava questa teoria tanto improbabile o elaborata. Era l'unica spiegazione ammissibile, per lui. Non poteva credere che quei due provassero sentimenti!
Sin da quando la Blue Earth aveva attraversato la stratosfera, nella sua testa maturava questo ragionamento: se uno prova affetto, prova gioia. E se prova gioia deve essere capace di sentire anche il dolore. E come avevano potuto perpetrare tutte le loro azioni, come avevano potuto ridurre Sanno ad un immenso deserto e sopravvivere al dolore da loro stessi creato? In testa gli vorticavano immagini di Dobrai e di Rambos come i semidei del male che erano stati per lui fino a pochi momenti prima. Sentiva nelle orecchie la profonda voce del primo - tanto diversa da come l'aveva sentita nella sala comandi - che minacciava il suo popolo, e che in seguito lo condannava senza esitazione. E poi la stridula, odiosa risatina del secondo che rimbombava sulle macerie del suo mondo, che lo inseguiva - da dentro la sua coscienza - mentre scappava tutto solo in cerca di un modo di rimettere piede su Sanno, e soltanto una volta là porre fine ai suoi giorni.

«La vedo come l'unica opzione possibile.» La voce di Souzou Amachi, fattasi di nuovo seria, ha preceduto di molto la frase che l'extraterrestre stava elaborando. «Non è un piano, ma un atto di fede. Dobbiamo sperare nell'amore. In mancanza di altro da fare» ha ammesso, accompagnando le parole con uno sguardo preoccupato e teso che ha lasciato finalmente intendere ad Andro che era ben consapevole dei rischi che stavano correndo.

Quella notte, a causa dei preparativi per una nuova operazione di difesa, nessun dipendente del Centro Sviluppo Spazio ha potuto chiudere occhio.

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