• Capitolo XXXIV •

Avviate il video qui sopra arrivati al SECONDO spaccato del capitolo! Buona lettura!

Il nodo del cravattino nero salì su, stringendo il colletto della camicia. Avrebbe indossato la giacca un attimo prima di lasciare casa, pensò Blake, mentre si portava davanti allo specchio, per mettere a posto i capelli. I denti del pettine scorrevano tra la fitta chioma chiarissima, donandogli un aspetto ordinato, quasi signorile.
Il movimento del suo braccio si arrestò quando sentì bussare alla porta. Diede, allora, un'ultima occhiata al suo riflesso e si recò ad aprire.
Skyler rimase ferma a fissarlo, notando il suo abbigliamento e intuendo immediatamente cosa significasse.
"Non ti aspettavo..." esordì lui, sorpreso e colto alla sprovvista.
Liberò il passaggio, facendola entrare e richiudendo il portellone.
"...Cosa stai facendo, Blake." disse lei, spaesata.
Il ragazzo tentennò un momento.
"...Non posso abbandonare il mio lavoro."
"Oh, mio dio!" sbuffò Skyler, senza parole, "CERTO CHE PUOI FARLO, INVECE!"
"Non è così semplice come credi..." sussurrò il ragazzo, inserendo la pistola nel fodero della cintura.
Skyler deglutì mentre lo osservava fare, poi prese fiato e disse "...Quante persone hai ucciso da quando sei un balancer?"
B-273 reclinò leggermente la testa. Perché gli stava facendo una domanda del genere?
"Non capisco cosa possa centrare questo, adesso..."
"HAI SPARATO A DEI BAMBINI?!" intervenne, subito, iniziando a percepire un macigno sul petto.
Blake abbassò lo sguardo, stringendo la mandibola.
"...Sì, è capitato."
La ragazza, a quel punto, diede un pugno contro alla parete. Il dolore si confuse alla rabbia, alla delusione, al panico in gola.
"...Eseguo solo gli ordini che ricevo." cercò di dire lui, con la voce che esitava.
Gli occhi di Skyler luccicarono di pianto, "Ti piace... ti piace uccidere?!"
"Cosa?!..." il ragazzo spalancò leggermente la bocca, "Come... come puoi pensare che a me possa piacere?!!"
Si avvicinò a lei, puntandole i suoi iridi addosso, come lame affilate "IO NON SONO UN MOSTRO, SKYLER!!!"
"Non ho detto questo..."
"È PROPRIO CIÒ CHE HAI DETTO, INVECE." sentenziò lui, con la fronte corrugata.
Skyler si bagnò le labbra, cercando di reggere il suo sguardo.
"Cosa... cosa ti aspettavi di sentirti dire?!" proseguì il balancer, con un'espressione chiaramente provata, "Che io non avessi mai sparato un colpo?! Che non mi fossi mai macchiato di alcun crimine?!! Davvero, Skyler?!!"
Si passò una mano tra i capelli, buttando fuori un intenso sospiro "Rivesto da nove anni questo ruolo... e prima ancora di imparare a leggere, sapevo già come caricare un M9. Per cui... mi chiedo di cosa ti stia sorprendendo." sibilò.
"Pensavo solo che avresti voluto cambiare... Invece, quando mi hai aperto e ho visto la divisa, ho capito che mi ero sbagliata." abbozzò, lei.
Blake ricadde con la schiena contro il muro e ruotò il volto verso la ragazza.
"Pensi che sia semplice per me?! Tu non hai la minima idea della guerra che ho in testa, Skyler..." le sussurrò, quasi sconfitto, con occhi tremanti.
"Non puoi nemmeno immaginare quante volte io ti pensi, durante il giorno. Non riesco... non riesco a fare altro. È come se il tempo si fosse fermato."
La ragazza buttò giù della saliva, col cuore che pulsava insistentemente.
"Sono stato un esperimento, per te?..." chiese poi, lui, con le labbra screpolate.
Skyler spalancò gli occhi lucidi, "...Cos-cosa?!"
Il balancer si passò una mano sul naso, spingendo con più forza il capo sullo stucco bianco, "Volevi... volevi provare a vedere cosa significasse andare a letto con uno come me?! Volevi solo cercare il rischio... l'avventura?!"
"No... assolutamente no..." rispose, con un filo di voce.
"NOI DUE ABBIAMO FATTO L'AMORE!" disse, alzando il tono.
"Lo so!!! E non me ne pento!" intervenne Skyler.
"E ALLORA SPIEGAMI PERCHÉ A ME SEMBRA DI SÌ!!!" esplose, lui.
Abbassò, poi, la testa, chiudendo per un attimo gli occhi.
"Ho passato tutta la vita a sentirmi diverso, a sentirmi sbagliato. Ma poi, quando ti ho conosciuta, ho pensato... forse c'è ancora una speranza per me... forse potrei essere anche io come lei... Ma non avevo considerato che, per quanto io potessi sentirmi cambiato, per te io sarei rimasto sempre lo stesso. Credevo che almeno tu lo avessi capito, ci ho creduto davvero..."
"Blake..." una lacrima scivolò via, "...io so chi c'è dietro questi abiti. Io... io riesco a vedere TE, non il balancer. E se adesso sono qui, non è perché voglio usarti!"
"Inizio a non esserne più tanto sicuro, Skyler." rispose lui, senza più rivolgerle lo sguardo.
"Perché dici questo?!" l'acqua salina prese a viaggiare veloce sopra le guance.
"Hai idea di quanto io mi sia spinto oltre con te?!! Hai... hai idea di ciò che è successo quella notte?!!" il ragazzo si staccò dalla parete, portandosi a un centimetro da lei.
"Non è stato un capriccio, Blake..." sussurrò Skyler.
"Io mi sono fidato. Mi sono lasciato guidare da te. Ti ho dato tutto quello che potevo darti..." le disse, guardandola con decisione, "...IO TI HO DATO IL MIO CUORE! PER ME QUESTO NON È UN GIOCO, CAZZO! NON È UN GIOCO!"
"Non lo è nemmeno per me... non lo è nemmeno per me." emise, con un filo di voce, lei.
Il balancer si allontanò, andando a prendere la giacca e recandosi verso la porta.
"Io non sono un mostro, Skyler... e non ho bisogno di essere curato." digitò il codice di sblocco, il portellone iniziò a scorrere ai lati, "Se vuoi starmi accanto devi farlo perché lo senti davvero, non per pietà. Non perché io debba diventare un'altra persona."
Trattenne un groppo di sconforto, "...Io sono anche questo, Skyler. E credevo di aver trovato qualcuno che finalmente riuscisse ad accettarmi."
Varcò la soglia di casa, uscendo via.

La ragazza rimase in silenzio, sola, dentro l'ampio salotto. Un senso di vuoto le bucò lo stomaco con una voragine. Compose qualche passo verso la grande finestra: l'idea più insana della sua vita iniziò a covare dentro di lei. Osservò i grattacieli, poi si voltò verso il corridoio, recandosi nella camera del balancer. Black scese giù dal materasso e scondinzolò fino alle sue gambe. La ragazza, allora, lo prese in braccio e lo riportò sul letto, sdraiandosi sopra il caldo piumone bianco. Sopra il comodino c'era il riproduttore musicale che gli aveva portato tempo prima. Chissà quante volte aveva ascoltato quelle canzoni francesi, si domandò tra sé e sé, mentre un mano scorreva fra il morbido pelo del cucciolo.

Poggiò la testa contro al cuscino e, subito, un profumo di dopobarba si insediò tra le narici, dandole la sensazione che il ragazzo le si fosse materializzato improvvisamente accanto. I pensieri circolavano confusamente dentro la testa, ma non voleva lasciare quella casa. Non voleva abbandonarla, perché non voleva abbandonare lui.
Sapeva che non avrebbe ottenuto le risposte che avrebbe voluto sentir pronunciare dalla bocca di Blake, ma sapeva anche che non avrebbe avuto la forza di scendere quelle scale e tornarsene nella sua umida e solitaria camera. Perché non riusciva a disprezzarlo? Stava solo cercando di odiare tutto ciò che quel ragazzo rappresentava, ma la verità è che si stava rivelando un processo mentale vano. Non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che quel balancer non fosse umano e le parole dette dalla Resistenza riecheggiavano inesorabilmente fra le sinapsi. Blake non sarebbe mai potuto essere ciò che lei desiderava, non somigliava affatto alla persona che, da sempre, avrebbe voluto al suo fianco. C'era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto quello. Ma, allora, perché non riusciva a distaccarsene? Perché si ostinava a credere che lui riuscisse realmente a provare dei sentimenti? Quanto c'era di vero nelle sue convinzioni?
Le domande dondolavano in un'altalena di dubbi, che le faceva venire il mal di testa.
Si mise su un fianco, osservando insistentemente quel posto vuoto e le bianche pareti. No, non poteva andarsene. Fuggire via avrebbe significato scappare anche da sé stessa. Forse quel luogo le apparteneva più del suo appartamento, forse quella era davvero Casa. Non c'era nulla che potesse, anche solo in minima misura, conferire calore lì dentro. I mobili erano stati scelti come se l'intento fosse proprio quello di creare un distacco, ma non importava niente a Skyler. Quel profumo bastava. Bastava a confermarle la voglia di non voler essere in nessun'altra parte del mondo, se non lì, all'interno di quella asettica stanza minimale.
Si addormentò così, catturando negli occhi l'immagine del cuscino, della finestra al lato del letto.

***

Avviate il video ;)

Le ore trascorsero in corsa e il buio si posò come nebbia sulla grande metropoli.
Era già sera quando Blake fece ritorno a casa. Percorse, a passi lenti, il corridoio ed entrò in camera, rendendosi conto della presenza di Skyler, che dormiva serenamente in posizione fetale, vicino al cagnolino.
Quella scena gli scaldò il cuore e gli sembrò un istante di vita prezioso, di cui non avrebbe mai voluto dimenticarsi.
Avanzò verso il letto, togliendosi la giacca. Si mise, allora, seduto accanto alla ragazza e gliela adagiò addosso, con estrema delicatezza.
Skyler schiuse gli occhi.
"Scusa..." gli sussurrò.
Blake le accarezzò un braccio, osservandola dall'alto "No... avevi ragione su tutto. Sono io quello sbagliato."

La ragazza alzò la schiena, portandosi alla sua stessa altezza, "No, non lo sei affatto."
Gli occhi del balancer divennero umidi.
"Skyler..." riprese poi, a fatica,
"...perché vuoi stare con uno come me?"
Deglutì, "...C'è qualcosa che ci unisce, Blake." buttò fuori un po' d'aria, "Io... io non riesco a starti lontana. E so che anche tu percepisci la stessa energia..." disse poi, quasi tremando.
Il ragazzo corrugò la fronte, guardandola con tristezza, "Ti rovinerò la vita..." sibilò, lottando per non crollare davanti ai suoi occhi.
Lei gli passò un mano sul viso, percorrendo lentamente la curva dello zigomo "E se anche fosse?..."
Il tono di voce di Blake si fece più accorato e qualche lacrima fuggì via,
"Ti rovinerò la vita... e sarà terribile, Skyler... io non posso permetterlo..."
La ragazza gli passò un dito sul viso, ad asciugare la goccia d'acqua che percorreva la pelle, "...Se succederà, allora lasceremo che accada..."
B-273 reclinò leggermente la testa in giù, col mento poggiato sul palmo di Skyler, "Dovresti fuggire da me... dovresti davvero..."
"Sai che non lo farò..." rispose lei.
"Io non... io non voglio farti del male..." le ultime sillabe furono pronunciate così fievolmente da non sentirsi, quasi. La voce di Blake si ruppe in un groppo di dolore, che preannunciava un futuro più che incerto.

E adesso ho bisogno di sapere...
questo é vero amore?
O è solamente la pazzia
che ci tiene a galla?

"E allora non farmene..." Skyler accennò un sorriso, che celava un abisso di malinconia e preoccupazione per ciò che sarebbe potuto succedere tra loro due, "Semplicemente, non farmene..."
Abbozzò un'espressione dolcissima, alzandogli nuovamente il viso.
"Puoi abbracciarmi, adesso?..." continuò lei, senza distogliere lo sguardo dal suo, "...Sai già come si fa."

Blake annuì lievemente, buttando giù un nodo di sconforto che gli si era legato in gola. Portò il busto più vicino, ponendo lentamente le mani dietro la schiena di Skyler, che crollò col viso sulla spalla del balancer, stringendolo a sua volta.

"Vorrei solo che tu capissi che io accetto ciò che sei..." sibilò, aggrappandosi al suo collo, "...e ti seguirò, a prescindere da giusto o sbagliato. A prescindere da ciò che deciderai di fare. Qualunque ruolo tu rivesta, io... io rimarrò al tuo fianco." concluse, chiudendo gli occhi e rendendosi conto di avere appena scelto il suo destino.
Blake, col viso rivolto verso la finestra, la strinse ancora più forte.
"Io... io ti amo." sussurrò.
La ragazza ritornò a guardarlo, incredula.
"Qualcosa mi suggerisce che sia questo l'Amore..." proseguì lui, senza staccarsi dalle sue pupille.
"Sì..." rispose lei, tra il pianto e un riso commosso, "...sì, è questo."
"...Sì?" incalzò lui, con gli occhi lucidi.
Annuirono, poggiando le loro fronti l'una contro l'altra. I loro visi, allora, si fusero in un bacio che racchiudeva tutto. Sentimento e incertezza, foga e brividi.

Blake, col braccio, l'accompagnò a stendersi completamente sul letto, inarcando la schiena su di lei e sfilandole con prepotenza i vestiti. Skyler lo lasciò fare, per la prima volta: era bellissimo vederlo così coinvolto.
Il balancer, allora, rialzò la schiena, sbottonando la bianca camicia e ricadendo sul petto della ragazza, che stese le braccia oltre la nuca, permettendogli di avere pieno arbitrio delle sue fantasie. Blake prese a baciarle il collo, poi le clavicole, le spalle. Ogni curva di quel corpo metteva a dura prova il controllo che lo aveva sempre guidato attraverso ogni circostanza. Avrebbe voluto proteggere quella pelle dietro ad una teca, se solo fosse stato possibile.

E adesso ho finalmente visto la luce
E ho finalmente realizzato che
ho bisogno del tuo amore...

Ritornò sulle sue labbra, baciandola con estremo trasporto. La pistola, ancora inserita nel fodero della cintura, si interpose fra i due giovani, premendo contro la carne di Skyler.
La ragazza, allora, scivolò giù con la mano e afferrò il manico dell'arma, sfilandola via e portandola tra i loro visi. Blake impugnò la pistola, ponendo la mano sopra quella di Skyler. La canna in metallo freddo scivolò sulle labbra di lei, descrivendo la curvatura rosea che terminava nel solco di un sorriso tormentato e quasi enigmatico. Il balancer osservò il ferro scorrere sulla carne con aria rapita. La ragazza, allora, gli scansò l'arma e lo tirò a sé, in un impeto di insana passione.
"Ripetimelo ancora che mi ami..." gli sussurrava, ansimando, mentre Blake si insediava dentro di lei.

Il nostro amore è...
follia...

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