• Capitolo XXXIII •
I soldati resettarono il codice di blocco e irruppero dentro l'appartamento. Blake avvertì improvvisamente il frastuono dei loro passi e si fiondò in salotto, chiudendo il cagnolino dentro l'armadio.
"CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO?!" disse a gran voce, ancora a petto nudo.
Tra i militari si fece largo B-391, con sguardo quasi compiaciuto.
"È un piacere scoprirti ancora vivo." esordì, sorridendo maliziosamente.
Il ragazzo assottigliò gli occhi, "...Tu?!"
"Non sei felice di vedermi, collega?"
"COME TI PERMETTI DI FARE IRRUZIONE DENTRO CASA DI UN BALANCER?! È CONTRO LE REGOLE!" urlò, furioso.
L'uomo sboccò in una fragorosa risata, "Oh, andiamo. Non puoi parlarmi di regole, nella posizione in cui ti trovi."
Squadrò la stanza, "...Sono giorni che ti sottrai a qualsiasi localizzazione."
"Sono stato gravemente ferito, durante l'attentato! E se sono vivo è solo per miracolo!" replicò, contraendo il petto.
Il collega corrugò la fronte, "Beh, è davvero strano... perché mi sembri proprio in forma smagliante, B-273."
Blake deglutì, guardandosi l'addome, "...Non è assolutamente come sembra."
"Oh, ma sul serio?" l'uomo fece qualche passo avanti, "Perché io credo che, invece, sia proprio come sembra. Vuoi, forse, ritirarti?" chiese, provocandolo.
B-273 strinse i denti, guardandolo in cagnesco, "...Non ti conviene parlare in questi termini ad un Generale."
Sbuffò, "Mi stai minacciando?!"
"Sì. È proprio quello che sto facendo." rispose Blake, senza distogliere lo sguardo.
B-391 accennò un sorriso, "Sono sempre stato zitto di fronte alla tua arroganza, al tuo sentirti superiore in tutto..." disse, rancoroso "...Ma adesso sono stufo, collega. Sarò pure un sottoufficiale, ma sono molto più disciplinato di te."
"Non lo metto in dubbio, collega." rispose Blake, "Peccato che, nonostante questo, Mr. Peace non abbia occhi che per me."
L'uomo scattò con la mano, per dargli un pugno, ma si fermò ad un centimetro dal viso del ragazzo, che rimase indifferente e impassibile a fissarlo.
Serrò la mascella, "CONTROLLATE LE STANZE!!!" ordinò ai soldati, rimasti dietro di lui.
Quest'ultimi, tuttavia, non batterono ciglio e si limitarono a guardarsi in faccia, palesemente in difficoltà.
Il balancer si voltò, incredulo "...AVETE SENTITO COSA HO DETTO?!!"
"Non lo faranno, B-391." suggerì, risoluto, Blake "Non mi tradirebbero mai."
Iniziò, allora, ad ansimare nervosamente, rendendosi conto che i militari avevano messo giù le armi.
"Non vorrei ricordartelo..." proseguì, il ragazzo "...Ma fra qualche anno, lavorerai per me. Quindi, come pensi che questi uomini possano ascoltare i tuoi ordini."
B-391 osservò tutti con immenso disprezzo e avvicinò la punta del suo naso a quella di Blake, "Non ti andrà per sempre bene, B-273. IO SO che stai nascondendo qualcosa. E ti rovinerò."
"Beh..." rispose lui, "...ti conviene farlo prima che io prenda il posto di Mr. Peace, allora."
Distolse, inasprito, il volto e andò via, spingendo in malo modo le guardie che sostavano davanti la porta.
Blake buttò giù un sospiro di sollievo, poi guardò i soldati.
"...Andate."
Gli uomini voltarono le spalle e lasciarono il salotto, uno ad uno, sommessamente.
Si diresse, allora, verso il portellone e riattivò il codice di sicurezza, poggiando la fronte contro al freddo metallo e rilasciando, dalle narici, tutta la tensione che aveva accumulato durante quegli istanti.
Si recò in camera.
"Hey..." disse al cucciolo, aprendo l'anta dell'armadio e accucciandosi sulle ginocchia.
"Hai fame?" chiese retoricamente, mentre gli accarezzava il muso.
Lo prese, quindi, in braccio e lo portò in cucina, posandolo sopra al bancone dell'isola centrale. Prese posto su uno degli sgabelli, con in mano una ciotola di cibo che aveva tirato fuori dal frigo.
"È buono!" esordì, mangiandone un boccone.
Il cagnolino lo osservava, incuriosito.
Blake scavò un po' di quella sbobba e diresse il cucchiaio verso il cucciolo che, però, dopo averla annusata, si allontanò, con le orecchie in giù.
Il ragazzo accennò un sorriso, gettando nuovamente la posata dentro il piatto.
"Sai, Black? Hai ragione, fa davvero schifo questa roba."
Si alzò e buttò le stoviglie dentro al lavandino, "Da qualche tempo a questa parte, anche a me il sapore inizia a disgustarmi. Eppure, fino a qualche mese fa, non avrei sognato pasto migliore in tutta la galassia."
Poggiò il bacino contro al bancone, guardando il cane, rimasto a fissarlo.
"È che quando sbirci dalla fessura e assapori un po' di meraviglia... poi ti chiedi come potrebbe essere spalancare tutta la porta, capisci? E se tutto questo fosse solo il peggio, rispetto a ciò che ci stanno precludendo?!"
Osservò la punta dei piedi e sospirò.
"...Sto davvero parlando a un cane. Magnifico."
Rialzò la testa, "Non ho idea di come andrà a finire, Black. Non ne ho proprio idea." proseguì, serio.
"Ed è la prima volta che perdo il controllo del timone. Ho sempre condotto la nave in porto. Sempre. Ma stavolta è diverso... è tutto maledettamente diverso. Ed ho paura che naufragheremo. Ho davvero paura, Black. Ci avresti mai creduto?"
***
Dopo una faticosa giornata al bar, Skyler fece rientro in casa. Le porte dell'ascensore si spalancarono e la ragazza mise un piede sul pianerottolo. Improvvisamente, una mano le serrò la bocca.
"Non urlare." le sussurrò ad un orecchio, Alan.
Skyler cercò di divincolarsi, ma fu inutile.
"Inserisci il codice ed entriamo." ammonì.
La ragazza fu condotta davanti al tastierino e costretta a digitare la sequenza numerica del suo appartamento. Vi entrarono e lui aspettò che la porta si richiudesse, prima di lasciarla andare.
"TU SEI PAZZO!" gli urlò, sconvolta, appena libera.
"NON..." ribadì lui, subito "...urlare, per favore."
"Che cosa vuoi..." chiese lei, agitata, incollandosi alla parete opposta.
"Voglio solo parlare."
"Non abbiamo più nulla da dirci, Alan. E non ho alcuna intenzione di parlare ad uno come te." replicò, lei.
Il ragazzo si lasciò fuggire una mezza risata, "...Uno come me?! Parli come se fossi un balancer."
"Forse sarebbe meglio!"
La ragazza scivolò lentamente lungo la parete, verso sinistra. Sul comodino del letto c'era il suo auricolare.
"Sei solo molta confusa, Skyler. È evidente. Non avresti mai detto queste cose, due mesi fa. Sembra quasi che sei dalla loro parte." osservò lui, scrutandola.
"Non mi trattare come se fossi pazza... non sono mai stata così lucida. TU MI HAI MENTITO SU TUTTO!... HAI QUASI UCCISO BLAKE, ALAN!!!"
Proseguì a spostarsi verso il mobiletto.
"Aah! BASTA!" gridò, innervosito, il ragazzo "Parli sempre di lui!!!"
"Siete stati voi a portarmi a farlo!!!"
Raggiunse l'auricolare e l'afferrò alla svelta. Alan si fiondò su di lei, bloccandole il braccio, "FERMA!!!" le disse, sfilandoglielo dalle mani.
Il dispositivo cadde sulla moquette, a qualche metro di distanza. Skyler, furiosa ed esasperata per quella situazione, tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un coltellino che Blake le aveva affidato, qualche giorno prima, per autodifesa.
Si scagliò sul ragazzo, brandendo la lama in tutte le direzioni, ma Alan riuscì a spingerla, facendola crollare sul pavimento.
"E QUESTO DA DOVE CAZZO SALTA FUORI?!"
Alan raccolse da terra il coltello, ispezionandolo: sull'alluminio era inciso il nome del balancer, B-273.
D'un tratto, ogni cosa gli parve chiara, evidente.
Rivolse lo sguardo alla ragazza, ancora accasciata, "...Tu te lo scopi."
Skyler, ansimante, piantò le braccia sul tappetino grigio della moquette, per rialzarsi.
"RISPONDIMI!" chiese lui, a voce grossa "TE LO SCOPI?!!..."
Tornò in piedi, "...Perché, non era proprio quello che volevate facessi, in fondo?!" domandò, in tono sprezzante e provocatorio.
Alan, allora, le tirò un ceffone in faccia.
Il suo viso ruotò di novanta gradi, li stessi a cui giunse la temperatura della gota arrossata.
Il ragazzo strinse la mandibola, "Ti facevo più intelligente. Invece sei solo una stupida illusa."
Skyler posò la mano sulla guancia e tornò a guardarlo, quasi disgustata. Si chiese come avesse fatto a lasciarsi toccare, più e più volte, da quell'individuo.
"Vattene via." sancì, serissima in volto.
"Come... come puoi credere a quel tipo?! Come sei potuta arrivare fino a questo punto!" insistette.
"LUI È LA COSA MIGLIORE CHE MI SIA SUCCESSA SU QUESTO FOTTUTO PIANETA!" sbottò lei, dando un calcio alla sedia.
"SONO CAZZATE, SKYLER!!!" ribattè, con lo stesso volume, Alan "IO SONO LA COSA MIGLIORE CHE POTEVA MAI CAPITARTI!!!... LA RESISTENZA LO È!!! NON QUEL MALEDETTO BALANCER!"
"Io difendo esattamente la stessa cosa per cui state lottando voi! Io difendo L'AMORE!"
I suoi battiti fuggivano al controllo della circolazione.
Il ragazzo allargò le braccia, "L'AMORE?!! Quel balancer non può provarlo, Skyler, e sarebbe il caso che tu accettassi la realtà dei fatti!"
Si portò davanti la finestra, grattandosi perplesso il mento, mentre lei restò in silenzio, all'angolo.
"Se c'è una cosa su cui non ti ho mai mentito è il fatto che tu mi piacessi... perché mi piacevi davvero. E sai, invece, chi non mi è mai piaciuto?! Lui, Skyler. B-273."
La ragazza distolse lo sguardo, con la netta voglia di piangere.
"Pensi di conoscerlo davvero, eh?! Credi... credi che, nel giro di pochi mesi, tu sia riuscita a cogliere l'essenza di quell'uomo?!..."
Si avvicinò a lei, "Beh, lasciatelo dire. Sei proprio ingenua."
Skyler guardò, per un attimo, il soffitto, cercando di trattenere le lacrime.
"Vivo da anni in questo posto e so bene quello che si dice in giro sul suo conto. O pensi che sia così rispettato e temuto solo per il suo bel faccino?!" disse, scrutandola.
Le labbra iniziarono a tremare.
"Sapevi che ha giustiziato una donna davanti al figlio di cinque anni?! Proprio al campo EZ1, dove sei stata. Lo conosci bene quel posto, non è vero?!"
"Smettila..." sibilò lei, con gli occhi lucidi.
"Guardami, Skyler."
La ragazza girò la testa, a fissarlo.
"Ti viene da piangere, giusto? Beh, anche a quel bambino venne da piangere."
Una lacrima salata cadde giù.
"Tu non hai nemmeno idea degli orrori di cui si è macchiato quel balancer, Skyler. E te li risparmio, solo perché potresti non dormire, stanotte. Ma il fatto che tu ti ostini a difenderlo... a proteggere il VOSTRO AMORE..." abbozzò una cinica smorfia, "...È semplicemente ridicolo. Non c'è nulla in lui che meriti di essere salvato. Niente. Non è neppure umano..."
Portò la mano, che esitava, ad asciugarsi la guancia "...Cosa vuoi, Alan."
"Voglio che tu faccia ritorno da noi, dalla Resistenza! È l'umanità a meritare di vivere. Non quella gente. E tu lo sai bene questo. SAI CHE HO PIENAMENTE RAGIONE." rispose, con sicurezza, "O, forse, preferisci seguire lui e veder morire milioni di innocenti persone?!"
Skyler chiuse gli occhi, esausta, svuotata.
"...Pensaci. Ma non troppo: il tempo scorre in fretta." concluse Alan, abbandonando l'abitazione.
La ragazza crollò con la schiena contro la carta da parati bianca, lasciandosi scivolare a terra, svilita.
La scelta era chiara: salvare l'umanità per preservarne l'amore, sacrificando il suo, o proteggere il suo sentimento a discapito della definitiva morte di quello dell'intero mondo.
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