• Capitolo XXXII •
Avviate il video qui sopra arrivati al SECONDO spaccato del capitolo! Buona lettura!!!
Il bip dell'auricolare di B-273 squillò dodici volte prima che i due ragazzi se ne accorgessero. Blake fu il primo a schiudere gli occhi. Quella piccola brandina era troppo stretta per accogliere due corpi, ma questo non li aveva comunque impedito di addormentarsi l'uno stretto all'altro. Il ragazzo scavalcò col braccio il seno di Skyler, appena svegliata, ed afferrò il dispositivo. Lo portò di fronte a sé, osservandolo lampeggiare.
"...Risponderai?" chiese, a bassa voce, la ragazza.
Il balancer deglutì, tenendo fisso lo sguardo.
"...Apri la finestra." le disse, poi.
Skyler alzò un sopracciglio. Sollevò, allora la schiena, tenendosi l'umido lenzuolo attorno al petto, e fece scorrere il vetro verso sinistra. Una fresca brezza mattutina attraversò la stanza, ridando aria alle mura.
B-273 guardò fuori, caricò indietro il braccio e lanciò con forza l'auricolare verso l'orizzonte. La ragazza spalancò la bocca, seguendo con gli occhi la caduta nel vuoto del dispositivo, che si fece subito un puntino luccicante. Si voltò nuovamente verso Blake, osservandolo, in un primo momento, spaesata. Poi, un sorriso disarmante fiorì sul suo viso ed incominciò a ridere, con leggerezza, proprio come una bambina.
"Non posso credere che tu l'abbia fatto davvero..." disse con gli occhi spalancati, divertita.
"Sono giorni che mi cercano... non sopportavo più quel suono." spiegò il ragazzo, quasi a giustificarsi.
"Oh mio dio!" scoppiò in una smorfia ancora più ilare, lei "Potrebbero ucciderti per una cosa del genere!"
Blake incrociò il suo sguardo, "...Credo che avrebbero motivi più importanti per farlo." rispose.
La ragazza tornò repentinamente seria, mordendosi un labbro. Il balancer abbassò lo sguardo, constatando quanto fosse sottosopra quella camera: vestiti ammucchiati sulla moquette, qualche soprammobile scivolato per terra, gocce di acqua all'ingresso, coperte sgualcite attorno a loro.
"Come stai..." gli chiese, allora, Skyler.
Flash veloci della notte trascorsa si accavallarono come fotogrammi davanti la vista del ragazzo.
"Non credo... non credo di essermi mai sentito così..." rispose, sottovoce.
"Hey..." la ragazza incrociò le gambe sotto alle lenzuola, alzando con un dito il mento di Blake e direzionandogli lo sguardo su di lei, "...Ho paura anche io."
B-273 le prese un polso, facendo in modo che la mano di Skyler si possasse sul suo petto, in corrispondenza del cuore.
I suoi battiti erano accelerati e incalzanti. Lei accennò un sorriso, con gli occhi lucidi.
"Molto presto verranno da me, per avere spiegazioni sulla condotta degli ultimi giorni, Skyler." esordì lui, "Si riprenderanno la mia testa... ma non questo." proseguì, continuando a fissarla con serietà e premendole con più forza la mano contro al petto, "...perché appartiene a te, adesso. E a nessun altro." concluse, ingoiando un po' di saliva.
La ragazza annuì lentamente, trattenendo una lacrima, e condusse la mano del balancer verso il suo viso. Gli diede un dolce bacio sul dorso, come a volergli accarezzare il cuore.
"...Qualunque cosa accada." sibilò.
"Qualunque cosa accada." replicò Blake.
Mentre si rivestivano, era come se una nebbia di malinconia fosse penetrata dalla fessura della porta. Nessuno dei due lo avrebbe mai detto ad alta voce, ma si leggeva subito sui loro volti che, entrambi, erano lucidamente consapevoli che ogni cosa sarebbe diventata doppiamente complicata da gestire, a partire da quel momento.
Tutto era messo in ballo, comprese le loro stesse vite. E questo era un pensiero che niente avrebbe potuto sradicare dalle loro teste.
Ma era stata una loro scelta: l'unica presa liberamente da Blake, la più rischiosa mai decisa da Skyler. E se sul quel pianeta, prima o poi, bisognava morire, pensavano all'unisono, mentre si allacciavano le scarpe, lo avrebbero fatto amandosi e dando così un senso alle loro esistenze.
***
Avviate il video ;)
"Pronta?" le chiese, il ragazzo.
Skyler accennò un sì con la testa, sorridendo.
Lasciarono, allora, l'appartamento, riversandosi in strada. Blake coprì il capo col cappuccio della felpa, per evitare che qualcuno potesse riconoscere in lui il balancer di cui tanto si stava discutendo in quei giorni.
Camminavano fianco a fianco, lanciandosi ogni tanto qualche veloce sguardo d'intesa, facendo sempre attenzione a non farsi tradire da alcun tipo di espressione.
Non avevano nessuna meta. Nulla in programma, nulla tra i piani, nulla di stabilito. Non stavano andando in alcuna direzione precisa: era questo a rendere quella mattinata unica e vera.
Raggiunsero l'area portuale della città, camminando lungo i ponteggi dove le imbarcazioni, arenate, ondeggiavano a ritmo delle onde.
Blake le spiegava che l'acqua, lì, aveva una densità minore, rispetto a come era sulla Terra, e che l'olio del carburante non vi galleggiava, ma ricadeva sul fondale marino. Skyler lo ascoltava, a braccia conserte, quasi affascinata da quei racconti sul mondo e sulla vita, laggiù.
Ogni tanto, invece, rimanevano semplicemente in silenzio, osservando le persone che vagavano sopra i marciapiedi, inseguiti dalle loro stesse ombre.
Mentre continuavano a passeggiare vicini, videro da lontano dei balancers, che sostavano davanti ad una vetrina. Blake aumentò il passo e si strinse dentro la felpa grigia, ponendo una mano dietro la schiena della ragazza, la quale velocizzò anche lei la sua camminata.
Scesero rapidamente le scalinate della prima metro che trovarono, guardandosi le spalle per accertarsi che nessun uomo in divisa li stesse seguendo.
Siamo degli incoscienti
Siamo la gioventù selvaggia
Rincorriamo visioni del nostro futuro
Un giorno riveleremo la verità
Che è difficile scoprire prima di morire
E se sanguinate ancora, siete fortunati
Perché la maggior parte dei nostri sentimenti, sono morti e ci hanno lasciati
Era strano, per il giovane, fuggire dai suoi colleghi, dal suo stesso lavoro. Era un po' come scappare da sé stessi, pensava, imboccando insieme a Skyler una delle tante gallerie sotterranee e piene di muffa. Ma, allo stesso tempo, era quasi piacevole farlo. L'adrenalina era a mille: si sentiva vivo. Vivo come non mai.
Sorpassarono le persone, lungo le scale mobili, e si diressero ai treni che stavano per partire via. Si fiondarono dentro un vagone a caso, iper affollato e compresso di gente grigia e passiva. Trattennero i sorrisi e le risate in cui avrebbero voluto esplodere, per averla scampata agli occhi indiscreti di guardie e agenti. Ma i loro sguardi bastavano a dire tutto, a comunicare in sordina, circondati dai volti di tutti quei fantasmi. Il treno sfrecciava veloce, mentre i due giovani si tenevano ai pali metallici, rimanendo l'uno accanto all'altro.
Le loro mani, vicine, in basso, si sfiorarono. La gente era persa nei propri pensieri, anestetizzata in un limbo ovattato di deprimente routine.
Intrecciarono, in silenzio, le dita, stringendosi in un sigillo di speranza.
Nessuno dei due si guardò in faccia.
Continuarono a fissare il finestrino davanti ai loro occhi. Ma non era necessario farlo, quando la pelle aveva già stabilito un contatto.
Deglutirono, accennando un fugace sorrisino di sollievo, fatto subito sparire. Il vagone si arrestò e qualche uomo scese giù, lasciando che lo spazio tra i passeggeri aumentasse. La corsa del treno riprese, acquistando pian pian sempre più accelerazione ed addentrandosi tra l'oscurità dei lunghissimi tunnel sotterranei. Ad ogni attimo di buio, le loro mani si stringevano più forte. Stava quasi diventando un vezzo per i due giovani.
La metro si fermò nuovamente, accompagnando altre persone fuori dal veicolo. Ma, stavolta, un vecchio signore si accorse dell'illegittima complicità dei ragazzi.
"GUARDATELI!!!" urlò, mentre la gente scendeva dal treno, indicando le mani giunte, che adesso era più facile notare.
"...GUARDIE!!!" chiamò, a gran voce, con la gente che si allontanava da loro.
I ragazzi si guardarono per un istante in viso, dopodiché scattarono verso il portellone, per fortuna ancora aperto, scappando via dal vagone e correndo a gambe levate dentro la stazione.
Strattonarono qualche passante, poi, seminata la folla e col treno che ripartiva, si avviarono a passi svelti dentro una delle toilette della metro. Skyler seguì Blake senza fiatare, col respiro che le si spezzava in gola.
Richiusero alle spalle la porta di quel misero bagno e, rimanendo muti, si spinsero verso il muro in piastrelle, baciandosi e toccandosi, come in preda ad un'improvvisa follia per cui sarebbero felicemente morti d'overdose.
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