• Capitolo XXXI •

Avviate il video qui sopra, giunti al QUARTO spaccato del capitolo! Buona lettura!!!

Passarono tre giorni. Tre interminabili notti durante le quali Skyler bagnò il suo cuscino di lacrime amare. Non era più andata al locale, né si era fatta più vedere da Connor. Aveva promesso che sarebbe tornata dopo poche ore: la verità è che era completamente sparita. Non sapeva come stesse Blake, se si fosse ripreso, se la situazione si fosse aggravata. Fremeva dalla voglia di scoprirlo, di stargli vicino, ma una parte di sé le imponeva di non farlo, di sottrarsi a quel bel viso, a quello sguardo di un altro mondo.
Ma le cimici le stavano mangiando il cervello ed i tarli in testa non la facevano dormire.
Era l'una di notte quando alzò, con uno scatto, la schiena dal letto. Ansimava affannosamente e sapeva che quella sarebbe stata l'ennesima notte insonne. No, non poteva permettere di morire così. Non poteva lasciare che dei terzi decidessero cosa fosse meglio per lei. Solo lei poteva conoscerne le risposte. Solo lei aveva il pieno diritto sulla sua vita. Solo sei aveva vissuto emozioni che la gente non avrebbe potuto comprendere.
Scese giù e si vestì in fretta, con la netta sensazione che stesse facendo la cosa migliore della sua intera vita.
Doveva vederlo, anche solo per pochi minuti, anche solo per accertarsi che stesse bene. Dopodiché avrebbe potuto anche sparire, evaporare via insieme all'acqua delle grondaie. Ma doveva vederlo. Ne aveva bisogno.
Si fiondò giù per le scale, riversandosi subito in strada. La metro era, oramai, chiusa e doveva arrangiarsi: camminando a passo veloce, in mezz'ora sarebbe riuscita a raggiungere il suo appartamento.
E lo fece, in effetti, col gelo notturno che le era entrato da dentro i risvolti dei jeans e la punta del naso arrossata.

***

Entrò dentro l'enorme grattacielo e salì in ascensore. Furono molteplici i pensieri che la assalirono durante quei minuti di attesa. Ma ciò che la terrorizzava, più di qualunque altra cosa, era la possibilità di non riuscire a guardarlo più con gli stessi occhi. Adesso che conosceva la verità, la sua origine, la sua vera natura, temeva di percepirlo diverso, di farsi condizionare dalle voci che aveva sentito sul suo conto.
Il portellone si aprì e Skyler mise piede sul pianerottolo. Si recò alla porta dell'appartamento e, prima di suonare, prese un grosso respiro a pieni polmoni.
Non era nemmeno certa di trovarlo lì, magari si era fermato ancora qualche giorno da Connor, aspettando di recuperare le energie, pensò.
Le ipotesi, tuttavia, furono smontate nell'istante in cui il ragazzo aprì la porta, trovandosela davanti.
Si guardarono intensamente, rimanendo congelati nelle loro posizioni.
Blake deglutì, abbassando leggermente lo sguardo.
"So che in questo momento vorresti chiudermi la porta in faccia... e lo capirei..." esordì, la ragazza.
B-273 serrò la mandibola.
"Ma volevo solo sapere come stavi..." proseguì, quasi sussurrando.
Blake alzò un lembo della maglia del suo pigiama, scoprendo un addome in perfette condizioni. La pelle era guarita del tutto ed era come se quel proiettile non l'avesse mai scalfita.
"...Anche la spalla è così." commentò il ragazzo, con un tono di voce abbastanza preoccupato.
Skyler rimase perplessa ad osservare, ripensando alle parole di quei consiglieri.
"Come... come pensi possa essere possibile." disse, allora, cercando di mantenere il controllo del suo respiro.
Il ragazzo portò una mano dietro la nuca, "Non lo so... la sera stessa era già scomparso tutto. Quando Connor mi ha tolto le bende non poteva credere ai suoi occhi..."
Skyler si bagnò le labbra, sconvolta, perché tutto le confermava ciò che inconsciamente provava a negare.
"È da notti che non dormo cercando di trovare una spiegazione..." concluse, poi, passando il palmo sugli occhi.
"Posso capirti, Blake." rispose lei, "...Ti va di fare due passi? So che è molto tardi ma..."
"Dammi cinque minuti per cambiarmi." interruppe, subito, lasciandola davanti la porta e recandosi verso la camera da letto.
"Ok..." rispose, tra sé e sé, guardando la punta delle sue scarpe.
Non trascorse molto tempo che Blake fece ritorno sul pianerottolo, richiudendo tramite il codice la porta alle sue spalle. Era la prima volta che la ragazza lo vedeva in abiti assolutamente informali: jeans chiari, t-shirt grigia e felpa scura.
"Okay, andiamo." disse, senza soffermarsi a lungo sui suoi occhi.
Era come se non riuscisse a guardarla per più di qualche secondo.

***

Giunsero in strada, procedendo l'uno a fianco all'altro, in silenzio.
Mentre camminavano, Skyler lo guardò con la coda dell'occhio
"...Avrei voluto starti vicino in questi giorni, ma ho attraversato un brutto momento."
Blake continuava a guardare avanti, col cappuccio alzato sopra la testa.
La ragazza buttò giù un boccone amaro, "...Mi dispiace. Non so come fartelo capire."
Il ragazzo si arrestò, di colpo.
"Non ci capirò molto in fatto di amicizie... ma tu avevi detto di essermi amica, Skyler."
"E lo sono, infatti!"
"Allora spiegami perché sei sparita all'improvviso, mentre avevo un buco allo stomaco. Perché non credo che un amico lo farebbe." sentenziò, serio.
La ragazza si guardò intorno: la notte era sprofondata ormai da diverse ore e l'isolato era completamente vuoto.
"Te l'ho detto, Blake! Sono successe delle cose che... che mi hanno destabilizzata..."
"E si può sapere cosa riguardano?!"
Skyler lo osservò, titubante.
"No..."
Il ragazzo continuò a fissarla, mantenendo la mascella serrata.
"...Okay." rispose, riprendendo a camminare.
"BLAKE!" lo raggiunse, "Un giorno ti racconterò tutto... te lo prometto! Ma adesso è troppo difficile farlo."
"Credo che tu debba ancora imparare a dire le cose senza pentirtene un secondo dopo, Skyler." sancì, fermandosi nuovamente, come ad alludere a qualcosa di più.
"Cosa intendi dire?!" insistette, lei.
"Non credo che, ormai, sia così importante..." disse sottovoce.

Qualche gocciolina d'acqua cadde sopra il naso di Blake. Portò la mano sul viso ed alzò lo sguardo al cielo: aveva iniziato a piovere.
La ragazza spalancò il palmo in aria, per raccogliere un po' di pioggia, e guardò il balancer negli occhi.
"...Sarà una bella tempesta." disse.
Il ragazzo continuò a ricambiare quello sguardo, mentre la portata dell'acqua aumentava di minuto in minuto.
"Vuoi tornare indietro e risalire a casa?" chiese, poi, lei.
Blake osservò le prime pozzanghere prendere forma sull'asfalto, "...No. Continuiamo a camminare."
Skyler sorrise velatamente, "Sì... credo che sia un'ottima idea." rispose.

I minuti trascorsero velocemente, tra silenzi e timidi sguardi. Camminavano fianco a fianco, con il cielo che li crollava sulle spalle, i capelli bagnati e i vestiti fradici.
Senza nemmeno rendersene conto, arrivarono al quartiere dove abitava la ragazza.
"Ti accompagno fino al portone..." le disse Blake.
Nonostante tutto, era una notte bellissima, pensò. E stare sotto la pioggia era un qualcosa che avrebbe dovuto fare già parecchi anni prima. Troppa vita aveva lasciato alle spalle.
Giunsero lentamente presso il palazzo del suo appartamento.
Skyler si voltò verso Blake, "Arrivata..." commentò, sottovoce.
Dei tuoni risuonavano in lontananza.
"Già..." rispose lui, abbassando lo sguardo.
"Vuoi... vuoi salire? Asciugarti?..."
"No, no..." disse, subito, il balancer "...Ora vado." concluse, girandosi.
"Blake..." la ragazza rimase impalata, ai margini della scalinata in pietra.
Lui si voltò, col viso gocciolante.
"...Ricordi davvero tutto di quella notte?"
Le gocce picchiettavano sul cemento.
"...Sì." rispose, quasi sussurrando.
Tornò a guardare la strada davanti a sé, poi nuovamente lei "...Buonanotte, Skyler."
La ragazza deglutì, "...Notte, Blake."
Salì, allora, i gradini ed entrò dentro, prendendo l'ascensore.

***

Avviate il video ;)

Giunta dentro la sua camera, poggiò la schiena contro la parete, portando il mento in su e chiudendo gli occhi. L'acqua gocciolava sulla moquette e la pioggia continuava a scorrere lungo il vetro della finestra. Si avvicinò a quest'ultima ed osservò fuori.
I suoi battiti accelerarono: c'era qualcosa di non detto che era rimasto nell'aria. Era come se non fosse finito affatto lì e lei lo sapeva. Ne era certa.
Si sfilò il giubbino, continuando a non controllare il respiro. Allora si mise seduta sul letto, ma si rialzò in fretta, non soddisfatta. Guardò ancora fuori dalla finestra.

Perchè io voglio toccarti, tesoro
E voglio anche sentirti
Voglio vedere l'alba
Sui tuoi peccati
Solo io e te

Poi, sentì un rumore al di là del portellone.
Il suo cuore ebbe un sussulto.
Corse ad aprire. Era Blake, pieno zuppo d'acqua ed ansimante, a causa delle scale fatte di corsa.
Si fissarono, in silenzio, penetrando vicendevolmente i loro iridi.
"...Dimmi che lo senti anche tu." sibilò Skyler, con gli occhi lucidi.
Le labbra del ragazzo tremavano vistosamente, "...Lo sento anche io." rispose, mentre il petto si gonfiava.
Un fulmine abbagliò di bianco la piccola stanza.

I due si fiondarono uno addosso all'altro, lasciando che un bacio avvolgesse i loro respiri. Le labbra si schiudevano all'unisono e la fiamma divampò tra i loro abiti ancora bagnati.
Skyler lo afferrò dalla nuca, portandolo più vicino ai suoi seni, adesso turgidi e caldi come non mai. Blake non sapeva bene come muoversi, ma lo aveva visto fare, negli anni, a tutte quella gente che aveva arrestato.
La spinse contro alla scrivania, facendola sbattere violentemente sulla mensola. La ragazza si mise seduta su quel piano in legno ed iniziò a tirargli giù la zip della felpa, senza staccarsi dalla sua bocca infuocata.
Gliela sfilò e si aggrappò al suo busto, incrociando le gambe dietro la schiena di Blake, il quale la tirò su.

"Buttami sul letto..." gli suggerì lei, sussurrando all'orecchio. Il ragazzo l'adagiò sul materasso, senza staccarle gli occhi di dosso.
Skyler lo afferrò dal colletto della t-shirt e lo tirò su di sé, strusciandosi sinuasomente contro al suo corpo.
Gli tolse, allora, anche la maglia, lasciando che la pelle nuda e bollente entrasse in contatto con le sue labbra.
"Spogliami, Blake..." proseguì, mentre gli dava piccoli baci sui pettorali.
Il ragazzo le sfilò lentamente prima la felpa, poi i jeans, contemplando la bellezza di quel seno umido e di quelle gambe schiuse a un desiderio troppo forte da combattere.
Portò il viso sulle sue curve, assaporando ogni centimetro di pelle.
La ragazza, totalmente in balìa di un vortice di passione, gli strinse i capelli in un pugno, portando ancora le labbra del balancer contro le sue.
Scese, nel frattempo, giù con le mani e riuscì a sbottonargli i pantaloni.

Facciamo l'amore stanotte
Facciamolo...
Innamoriamoci...
Proviamo...

Si guardarono, ansimando.

Ma non sarai mai sola
Sarò con te dal tramonto all'alba
Sarò con te dal tramonto all'alba
Piccola, sono proprio qui

I jeans scivolarono verso le caviglie del ragazzo, che rimase inerme ad osservare Skyler che lo spingeva di peso contro le lenzuola, ribaltando le posizioni iniziali.
Si mise a cavalcioni su di lui, percorrendo con l'indice una linea che partiva dal labbro inferiore fino al suo bacino. Si fermò proprio in prossimità del suo sesso, sistemandosi meglio su Blake, senza lasciare mai la presa dai suoi occhi blu e tremanti.
"Non smettere di guardarmi... andrà tutto bene... tu sei così... perfetto." sibilò la ragazza, coi capelli bagnati che le si appiccicavano alla schiena.
Si accucciò, inarcandosi e lasciando che il sesso scivolasse gentile tra le cosce.

Un elettrico verso di intenso piacere si liberò dalla bocca di Skyler, mentre Blake spalancò gli occhi e schiuse le labbra, gustando per la prima volta in vita sua il sapore dell'estasi.
I loro corpi si fecero rigidi e le saette, che risuonavano ridondanti su nel cielo, sembravano dettare il ritmo di quelle contrazioni sempre più forti, fitte, energiche.
Blake, poi, la fece girare di spalle, tenendole stretto il seno con un avambraccio e spingendo con forza, in preda ad una magnetica e furiosa eccitazione.
La ragazza non riusciva a soffocare i gemiti e, per spegnerli, mordeva il braccio del balancer.
La passione si esaurì con unghie contro la schiena, sospiri sul collo, sudore lungo la pelle.
Che fosse la cosa più giusta o sbagliata, quella divenne, comunque, la notte più bella della loro intera esistenza.

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