• Capitolo XXI •

La sveglia risuonò assordante in tutta la stanza, facendo balenare, nella testa di Skyler, il desiderio di voler sprofondare, inghiottita dal pavimento. La staccò goffamente, mettendosi seduta a letto. Era da giorni che non faceva altro che piovere ma, quella mattina, il tempo era più funesto del solito: i lampi illuminavano ad intermittenza le pareti e, dopo qualche istante, si poteva sentire un troneggiare violento riecheggiare in cielo. Fece qualche passo fin dentro il bagno e aprì il rubinetto: l'acqua scorreva gelida, come al solito, e lavarsi il viso si dimostrava sempre un'azione troppo difficile.
Andò, poi, in cucina e decise di accendere il piccolo televisore posto sul frigo. Mentre cercava di far cadere, dalla scatola, quanti più cereali possibili dentro la ciotola in ceramica, il canale dei notiziari si interruppe per dare voce ad un comunicato in diretta di Mr. Peace.

"Buongiorno, cari cittadini di Osmium. È Mr. Peace che vi parla. Come ben saprete, nell'ultimo anno gli sbarchi si sono intensificati, crescendo esponenzialmente. Abbiamo iniziato a progettare la costruzione di una nuova nave di trasporto, la Equilibrium-90, per far fronte al numero sempre maggiore di terrestri da recuperare. Ma non è di questo che, oggi, voglio parlarvi.
Stamani, alle 5.23 del mattino, nuovi superstiti sono giunti sul nostro pianeta. Con questo, il numero totale di sbarchi registrati nell'ultimo anno, si attesta a cinquanta. E così, per celebrare questo incredibile risultato, mai raggiunto sino ad ora, voglio comunicarvi che fra due settimane si terrà una grande festa. Una delle più belle, mai tenuta nella nostra adorata città. La cerimonia si terrà nella piazza centrale, ai piedi della Red Tower, da cui in questo istante vi sto parlando. Sarà un grande momento per la storia di questo pianeta e invito tutti voi a parteciparne, per scrivere insieme questa nuova e grandiosa pagina del nostro governo."

"Grandioso... una festa senza alcool né musica. Verrò sicuramente..." commentò, con sarcasmo, la ragazza, mentre portava un cucchiaio di latte alla bocca.

"Il miracolo si sta compiendo, cari cittadini. VOI siete il miracolo. La vostra fedeltà mi commuove ogni giorno di più... Non è stato facile arrivare al punto in cui ci troviamo adesso. Ma la vostra indiscussa attitudine al lavoro, al dovere, alla voglia di fratellanza, ci ha permesso di compiere il grande passo. Siamo sempre più vicini alla definizione di società perfetta ed è per questo che il vostro impegno non deve cessare.
Quando ripenso al mondo che abbiamo abbandonato, non vedo la Terra... ma un disordinato sistema in pieno stallo, in cui la gente soffre e si dispera, completamente in balìa di quei irragionevoli e ripugnanti tarli, chiamati... sentimenti."

"Va a farti fottere..." disse, tra sé e sé, rimanendo bloccata a guardare lo schermo col cucchiaio a mezza altezza.

"Ed è per questo che dobbiamo festeggiare! È per questo che dobbiamo portare in alto il nome di questo pianet..."

Skyler spense la tv, oramai al culmine dell'esasperazione. Terminò la sua scarna colazione e gettò le stoviglie dentro al lavandino.
Non fece nemmeno in tempo a progettare la sua giornata che qualcuno bussò alla porta.
Corse ad aprire, era da qualche giorno che non vedeva Blake.
Quello che, però, si ritrovò di fronte, fu la vista di un uomo sui quarantacinque anni, che indossava la stessa identica divisa distinta di B-273.
"Lei è W-1022?" fece lui.
La ragazza lo guardò accigliata, "Non ho ordinato alcuna pizza." gli rispose, sfacciatamente.
L'uomo rimase in un'espressione di sufficienza, "Sono il balancer B-481... Il suo nuovo tutor."
Skyler alzò il collo, "...Cosa?! Che significa questo?"
Il balancer entrò, non curante, dentro l'appartamento, guardandosi intorno con aria quasi disgustata.
"B-273 ha affidato personalmente a me il suo tutorato nei vostri riguardi."
La ragazza schiuse, sconvolta, la bocca "E per quale motivo?!"
"Indole scostante citava il rapporto che mi è stato consegnato." esordì, B-481.
"...È assurdo!" commentò lei, sboccando in una mezza risata "Evidentemente non aveva abbastanza coraggio per ammettere di essere un incapace..."
Il balancer uscì la pistola di servizio, puntandola verso Skyler "Non le permetto di parlare così di un mio superiore."
La ragazza alzò leggermente le mani, "Che diavolo...?! Metta giù quell'arma... non intendevo offendere nessuno..."
L'uomo abbassò la canna, "Faccia la sua somministrazione, non ho tempo da perdere."
Skyler sospirò, ringraziando il cielo di non essere stata ammazzata da quel tizio. Prese, allora, il dispositivo e si iniettò la consueta dose, dritta in vena.
"Soddisfatto?"
L'uomo annotò qualcosa in un minuscolo palmare e si diresse verso l'uscita, "Le auguro una giornata produttiva. E metta in ordine questo porcile. La prossima volta voglio trovare tutto in ordine."
Le lanciò un'ultima occhiata e se ne andò.
"Non ci sarà una prossima volta, stronzo." sussurrò lei, digrignando i denti.
Chiuse immediatamente il portellone e corse ad infilare il suo auricolare.
"Alan! Alan, mi senti?!..."
"Ehi, piccola..." esordì, il ragazzo, con un tono assonnato.
"Ti ho già detto mille volte di non chiamarmi così, durante le conversazioni... potrebbero intercettarti."
Alan sbadigliò, "Piccola, tranquilla... sono nel Sottosuolo. Siamo schermati qui sotto."
Skyler alzò un sopracciglio, "...Hai dormito lì?"
"Già... e mi sei mancata tantissimo. Perché non scendi qui giù? Potremmo divertirci un po' prima di iniziare la giornata..."
La ragazza portò gli occhi al cielo, "Alan... la giornata è iniziata già da un pezzo e, per tua informazione, ho appena assunto la dose... quindi la mia libido è sotto le suole, al momento."
Guardò fuori dalla finestra, "Visto che sei con la Resistenza... mi servirebbe un favore."
"Ogni tuo desiderio è un ordine, principessa."
Dio mio... pensò Skyler.
"Ascoltami. Fatti dare l'indirizzo del balancer B-273. Mi serve alla svelta."
Al di là del ricevitore, un sospiro seguì a qualche secondo di silenzio "...Che è successo."
"Ti spiegherò tutto quando ci vedremo. Adesso, però, scendi da quel maledetto letto e fa ciò che ti ho detto."

***

Era un quartiere ordinato e tranquillo. Piccole aiuole ben potate cingevano i lati delle strade ed enormi grattacieli a specchio riflettevano il cielo grigio. Era in uno di quelli che l'indirizzo, dettatole da Alan, la conduceva. Era riuscita a sottrarsi alla pioggia insistente per tutto il viaggio in metro ma, adesso, il tragitto a piedi che era stata costretta ad intraprendere fino all'edificio, le fece inzuppare completamente gli abiti.
Entrò dentro il palazzo e salì nell'ampio ascensore: Blake viveva al ventiquattresimo piano. Mentre l'enorme scatola d'acciaio risaliva i piani, Skyler tentò di sistemare alla buona i capelli, completamente bagnati e gocciolanti. L'ascensore, finalmente, arrestò la sua corsa e la ragazza si apprestò a scendere, dirigendosi davanti la porta dell'appartamento. Bussò più volte, senza ottenere risposta, poi si accorse che un interruttore era posto proprio al lato del portellone.
Digitò il pulsante, il quale emise un suono acuto all'interno dell'appartamento. Dopo qualche minuto, dei passi risuonarono al di là della porta, la quale si aprì.
Blake si presentava in tenuta sportiva e a piedi scalzi. Il petto gonfio e sudato non lasciava spazio all'immaginazione.
Appena la vide, il suo sguardo si congelò in un'espressione di sorpresa e, allo stesso tempo, timore.
La prese da un braccio e la tirò immediatamente dentro casa, temendo che qualcuno potesse vederla.
"Che cazzo ci fai qui?!!... Come sapevi dove abito?!" la interrogò, subito.
"Indole scostante... Dici sul serio?! PERCHÉ TE NE SEI ANDATO?!..." chiese lei, senza badare alla domanda.
Il ragazzo la guardò, deglutendo "Cosa ti cambia."
Si allontanò, andando a prendere da sopra il divano bianco un asciugamano, che portò alla fronte, asciugandola.
"Voglio che sia tu il mio tutor." insistette lei, rimanendo immobile, all'ingresso.
Blake accennò un incauto sorriso, "Non sembrava che la pensassi così, fino a qualche giorno fa."
La ragazza corrugò la fronte, "Cos'è?! Una sorta di ripicca?... Vuoi punirmi perché non ti sono abbastanza riconoscente?"
"Ti punisci già abbastanza da sola. Ho fatto semplicemente ciò che era più giusto." esordì, allora.
La ragazza fece qualche passo avanti. Il salotto era abbastanza ampio, con uno stile minimale ma molto elegante.
"Ciò che era giusto... per chi."
"Per me, Skyler. Per me." la zittì, lasciando che la tovaglia gli cadesse attorno al collo "L'ho fatto per me."
Un tuono rimbombò impetuoso, abbagliando il cielo.
"Se ti ho fatto qualcosa, sono pronta a chiederti scusa."
B-273 distolse lo sguardo, portandosi di fronte alla grande finestra.
"Non saresti dovuta venire... è stata una pessima idea..." disse, con un filo di fiato.
"Blake..." riprese lei, poi.
Il ragazzo si voltò.
"Vuoi ancora andare sotto la pioggia?"
I suoi occhi cerulei si persero in quelli di Skyler e nella sua disarmante e malinconica spavalderia.
"Devo allenarmi, Skyler." rispose, cercando di celare un brivido.
La ragazza annuì, abbassando la testa e rendendosi conto di aver generato una piccola pozzanghera sotto ai piedi.
"Stai tremando..." osservò, lui.
Si strinse in un abbraccio, "Non è niente, tranquillo..."
B-273, allora, tirò via dalla poltrona un plaid che la copriva e si avvicinò alla ragazza, che era rimasta timidamente immobile.
"Sto bene..." continuava a sussurrare lei, senza accorgersi che qualche lacrima aveva iniziato a confondersi alle goccioline di pioggia sul viso.
Blake stese la coperta e gliela adagiò delicatamente sulle spalle, avvolgendola.
Si guardarono, per un attimo, con la reciproca consapevolezza che, inevitabilmente, erano destinati a proseguire insieme quel programma.
"...Dovrai fare tutto ciò che ti dico. Senza più eccezioni o mancanze di rispetto." disse lui, dal nulla.
Skyler buttò giù un groppo che le si era creato in gola, "Mi comporterò bene. Te lo prometto."
Blake sospirò, sentendosi da un lato alleggerito, dall'altro incredibilmente vulnerabile a quegli occhi verdi che lo fissavano vibrando.
"Adesso asciugati le lacrime e vai. La tempesta sta cessando..."
La ragazza portò il viso verso il panorama che riusciva a scorgersi dalla finestra: un timido sole stava lentamente spuntando all'orizzonte, colorando di rosa le nuvole rimaste.
Era ritornato il sereno, pensò, provando, d'un tratto, una sensazione di quiete che prima di arrivare in quell'appartamento aveva smarrito.
"...E adesso che farai?" gli chiese, mentre lui l'accompagnava alla porta.
"Mi aspetta un nuovo sbarco all'EZ1..."
La ragazza ripensò al comunicato di Mr. Peace, "Oh, sì... ho sentito stamattina in tv..."
"Già..." rispose lui, quasi dispiaciuto.
"Andrai alla cerimonia?..." gli chiese, cercando di scrutare il suo volto.
"Non potrei mai mancare. Mr. Peace conta su di me."
"E tu non faresti mai nulla che possa deluderlo..." proseguì lei, dirigendosi verso l'ascensore.
"Tu verrai?..." irruppe il ragazzo, istintivamente.
La ragazza tentennò qualche minuto, decidendo di tenere solo per sé la risposta.
"Domani sera io e Connor serviremo aperitivi a metà prezzo... ci vediamo, Blake." gli disse, sorridendo ed attraversando la portiera d'acciaio.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top