• Capitolo XIX •

Salve cari lettori! Ho deciso di impostare questa parte facendo in modo che voi possiate ascoltare la musica, col quale voglio accompagnarla, a partire dal secondo spaccato del capitolo. Per cui, avviate il video qui sopra arrivati alla seconda parte e... buona lettura!

Mr. Peace digitò il numero della hall, chiedendo di far salire Arthur. Aprì, poi, il terzo cassetto della scrivania, tirando fuori una scatola in ginepro di costosi sigari cubani e se ne accese uno, sputando il fumo in direzione dell'enorme finestra che prendeva tutta la parete, regalando uno scorcio mozzafiato dell'intera città.
Il consigliere sbucò dentro la sala, ponendosi al centro ed attorniato dai soliti militari.
"A vostra disposizione, signore."
"Cosa sappiamo di quella ragazza..." disse l'anziano, continuando a guardare fuori.
"Ehm, quale ragazza, Mr. Peace?"
L'uomo ruotò con la sedia, "La whiner... W-1022."
"Oh, beh..." si grattò la tempia, "È stata recuperata in Texas, durante l'ultimo sbarco e ha creato qualche piccolo problema nel corso della permanenza al campo..."
"Che tipo di problema?" chiese incuriosito, lui.
"Mi sono permesso di fare una breve ricerca sulla donna, signore... e risulta dal database che la suddetta abbia subito una modifica della dose..."
Mr. Peace pose le mani sul tavolo, "A che quantità..."
"Inizialmente a 12 milligrammi ma, nell'ultima settimana, siamo addirittura passati a 18 milligrammi, signore." rispose, con sicurezza, Arthur.
L'anziano gettò un pugno contro la base in marmo, "PERCHÉ NON SONO STATO INFORMATO DELLA COSA."
Il consigliere spalancò gli occhi, "Oh no, signore, non se la prenda... Il campo EZ1 è così ampio che è sempre difficile mantenere una comunicazione puntuale di ciò che avviene... Ma oggi sarei venuto io stesso, comunque, ad informarla..."
L'anziano spense il sigaro e si grattò il mento, "Non è mai successa una cosa del genere. Quella whiner assume una quantità spropositata... qualcosa non quadra."
Sospirò, osservando il suo bastone "Che mi dici, invece, di B-273. È stato lui ad autorizzare l'incremento del dosaggio?"
"Sì, Mr. Peace. E c'è anche un'altra cosa di cui sono venuto al corrente..." mise le mani dietro la schiena, "Qualche settimana fa è stato visto crollare a terra, nel bel mezzo della strada, proprio di fronte l'appartamento di W-1022."
L'anziano si alzò di scatto e fissò il consigliere, "...COSA?!"
"Ehm... anche questo, purtroppo, l'ho saputo solo oggi." rispose, deglutendo.
"Come... come è possibile..." sussurrò lui, impugnando il bastone "Cosa sta succedendo..."
"Forse..." interruppe il consigliere, "...Non avevamo previsto tutto."
"IO AVEVO CALCOLATO OGNI COSA, ARTHUR!" urlò, furente, l'anziano "Quel balancer è tutto ciò su cui si fonda il futuro di questa società... Se cade lui, crolla tutto quello che stiamo costruendo da quasi trent'anni."
"Se posso permettermi, signore... Nessuna creatura è perfetta."
"LUI È STATO CREATO PER ESSERLO!!! MALEDIZIONE!" ruotò violentemente su sé stesso, colpendo col bastone la scrivania e riversando gli oggetti sul pavimento.
Arthur ebbe una piccola scossa di paura, "Lo abbiamo fatto crescere tra la gente affinché ne vedessimo i comportamenti e... i difetti, signore. Bisognava aspettarselo."
"No... no... deve esserci un'altra spiegazione. Ho assistito alla sua nascita in prima persona. Ed ho percepito fin da subito il grande potenziale che avrebbe avuto. Lui è stato il primo. Lui è stato il primo passo verso la rivoluzione totale."
"Cosa intende fare, Mr. Peace." chiese, allora, il consigliere.
L'anziano esitò qualche secondo, osservando il lucido pavimento che specchiava la stanza.
"...Parlerò coi medici che lo hanno assistito fin dai primi anni. Sono certo che sia stato solo un problema passeggero che non si ripeterà più."
"...E se dovesse riaccadergli?"
Il silenzio assorbì le pareti.
"...Annulleremo la crescita dei feti."

***

Avviate il video ;)

Dove siamo?
Cosa diavolo sta succedendo?
La polvere ha appena iniziato a cadere e a raccogliersi in piccoli cerchi
sul tappeto
affondando, sentendo

Skyler giaceva immobile sul materasso, osservando con gli occhi opachi il muro in calcestruzzo bianco che gli si stagliava, crudele, davanti al pallido viso. Il cielo vomitava pioggia da quasi un'ora, ma alla ragazza non importava nulla del tempo, né delle nuvole, né dell'odore di erba bagnata che, una volta uscita di casa, avrebbe potuto avvertire dentro le narici. Tutto appariva spento, ovattato dentro un cuscino di spine che le trapassava il petto, senza però arrecarle alcun dolore.

Fammi fare un giro e stropicciami gli occhi
Non può essere che stia davvero accadendo
Quando le strade sono affollate e c'è una confusione di persone che smettono di tenere le loro teste pesanti

Blake entrò nell'appartamento, trovandola a letto, di spalle e in silenzio. Un tonfo colpì il suo torace.
Le si avvicinò, a passi lenti "Dovresti mangiare..."
Ma nessuna risposta tornò indietro. Guardò il corridoio e decise, allora, di andarle a preparare qualcosa. Giunse in cucina, dove pile di piatti ricoprivano il lavello. Cucinò un pasto iperproteico e qualche verdura, così come avrebbe fatto in una qualunque grigia mattinata trascorsa da solo. Riversò tutto su un piatto sbiadito e tornò in camera.
Skyler era sparita dal letto, lasciando solo coperte stropicciate.
Il ragazzo corse subito davanti la porta del bagno, cercando invano di aprirla.
"Skyler, fammi entrare!" le disse, bussando insistentemente.
Uno sterile silenzio gli annebbiava la mente.
"SKYLER!!! LO RIPETO PER L'ULTIMA VOLTA!!!" urlò, poggiando la fronte sulla porta e strisciando il pugno.
"Merda..." accennò, dopo essersi reso conto che in quel modo non avrebbe ottenuto nulla.
Fece, a quel punto, una rincorsa e si precipitò contro al legno, sfondando l'anta con la spalla sinistra.

Segni oleosi appaiono sui muri, dove i momenti di piacere stavano appesi prima di essere portati via, L'insensibilità radicale di questa
vita statica

La ragazza era seduta sul pavimento, ai piedi della vasca da bagno. Le sue braccia erano piene di sangue, che colava sulle bianche piastrelle. Blake spalancò gli occhi ed il suo petto iniziò a gonfiarsi freneticamente. Le si precipitò addosso e la prese in braccio, col cuore oramai in gola. Dopo averla adagiata a letto, si sfilò la cravatta e la strappò coi denti in due lembi, con cui le strinse i polsi, da cui il sangue persisteva a sgorgare ingeneroso.
"Non chiudere gli occhi, Skyler... non chiuderli... continua a rimanere con me..." gli sussurrava, ansimante, mentre con un braccio le sistemava il cuscino sotto la testa.
I respiri del ragazzo si facevano sempre più concitati e fu in quel momento, in quel preciso istante... mentre fissava la patina appannata degli iridi di Skyler, che capì la verità più spaventosa della sua intera esistenza: non voleva che morisse, non voleva vederla soffrire. Il suo cuore stava agonizzando.
La ragazza, privata di qualsiasi colorito, lo osservava assente. La fronte sudata ed i capelli bagnati che le incorniciavano il viso.

Cosa diresti?
Che avevi solo buone intenzioni?
Beh, certo che le avevi
Cosa diresti?
Che va tutto per il meglio?
Certo che è così
Cosa diresti?
Che è proprio ciò di cui abbiamo bisogno
Ma tu hai deciso così
Cosa dici?

Le lenzuola si erano macchiate di sangue ma, dopo circa mezz'ora, i battiti di Skyler ripresero ad essere regolari ed i suoi respiri meno affannosi. Blake le rimase accanto per tutto il tempo, con la camicia sporca di rosso e le maniche portate ai gomiti.
Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, era come se un magnete indirizzasse il suo sguardo contro quella pelle bianca e piena di piccoli nei.
"I primi giorni sono i più difficili..." le disse, mentre Skyler continuava a rimanere pietrificata "...Ma vedrai che... vedrai che col tempo diventerà tutto più semplice... devi solo abituarti..."
La sua bocca pronunciò quelle parole ma, mai come in quel momento, ciò che avrebbe realmente voluto dirle sarebbe stato decisamente tutt'altro.

Parli senza sentimenti
No, non ti credo
Non ti importa niente
Non ti importa niente

La lasciò riposare a letto e, mentre le sue condizioni si stabilizzavano, Blake ritornò al bagno, con l'intenzione di ripulire tutto. Sapeva che lo odiava. Sapeva che aveva tradito la sua fiducia. E, tra tutti quei consapevoli pensieri, uno in particolare gli violentava, da minuti, il cervello. L'inevitabile realizzazione che stesse iniziando a guardarla con occhi ben diversi rispetto a quelli che la videro, la prima volta, al campo EZ1. E non c'era cosa più spietata, pensava, mentre in ginocchio strofinava con un panno umido il pavimento, sporco di sangue, ed una lacrima gli rigava prepotentemente il viso.

Non ti importa niente...
Non ti importa niente...

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