• Capitolo XC •

Blake accese una sigaretta tra le labbra e poggiò il gomito contro la fredda superficie lignea del tavolo. La mattina era grigia e una leggera frescura entrava dalla fessura della finestra, arieggiando la cucina. Lo scricchiolio di passi lo destò da qualche pensiero di troppo. Zorah e Joshua avevano passato la notte dentro la stalla e, dai loro volti, sembrava essere trascorsa particolarmente bene. La donna accostò il bacino al bancone, stirando le braccia attorno al collo del ragazzo ed emettendo sibilii simili a quelli di una gatta in calore.
Sghignazzarono e si dissero qualcosa che il balancer non riuscì a decifrare. Ma gli bastò quella scena per provare sufficiente disagio, non volle indagare oltre.
"A stasera allora..." le disse Joshua, con un sorriso malizioso stampato sulle labbra.
Zorah ricambiò con uno sguardo sornione, mentre il ragazzo lanciava un'occhiata diffidente verso B-273, per poi congedarsi definitivamente.

"Sembrate molto affiatati..." commentò Blake, carico di sarcasmo.
La donna non colse l'ironia e si limitò a sorridergli con un certo immotivato orgoglio, "Puoi dirlo forte... a dire il vero, credo di essere innamorata."
Il balancer gettò un fiocco di cenere dentro al piattino, "Cosa te lo fa credere?"
"Non lo so..." rispose eccitata, quasi come se aspettasse da mesi di poterne finalmente parlare con qualcuno, "Ma quando sono con lui mi sento leggera... ogni problema sparisce e tutto diventa così frivolo..." si lasciò andare ad una risata acuta, di fronte allo sguardo pensieroso del giovane.
"Deve essere una bella sensazione."
"La migliore che si possa provare, Blake."
La donna si arrestò e contenne il dirompente entusiasmo quando si accorse che i suoi occhi iniziavano a vagare tra tristi pensieri.
"Fra due giorni andrò via, Zorah." disse allora lui, accartocciando la stecca dentro al posacenere, "Non credo di farcela a restare per il matrimonio. È da parecchio che ci rifletto... e non posso, non posso davvero farlo."
Annuì, con una certa tristezza che nemmeno lei stessa si sarebbe aspettata di provare, "Posso capirlo. Mancano solo tre giorni, non deve essere facile."
"Il punto è che..." riprese lui, guardando fisso il tavolo, "Quando sono arrivato qui, l'unica cosa che speravo era vederla felice. Non mi aspettavo alcun benvenuto... sì, mi bastava solo saperla realizzata, serena. Soddisfatta di questa vita. Giuro che mi sarebbe bastato quello per morire in pace. Invece quando la guardo vedo solo una profonda tristezza. Vorrei poterla aiutare, Zorah. Ma so che sarei l'ultima persona da cui accetterebbe consigli."
"E così preferisci andare via, ancora una volta?"
"Stavolta è diverso." replicò, "Tre anni fa me ne andai per salvarle la vita. Adesso me ne vado per non vedergliela distruggere. Non è buffo?" accennò un sorriso amaro, l'ultima scia di fumo si levò in aria.
Zorah lo raggiunse, sedendosi al tavolo, "Glielo dirai?"
Strinse la mandibola e trattenne un respiro, "No. Non ho mai amato gli addii. E poi lei sarà così presa dalla cerimonia da non accorgersene nemmeno."
Alla donna scappò quasi da ridere, "Vuoi scherzare?! Skyler si accorgerebbe di te anche in mezzo a un'orda scalmanata di gente, Blake. È l'effetto che le fai, è sempre stato così. Non hai idea di quante cose mi abbia raccontato durante questi anni..."
Il balancer corrugò la fronte, "Ad esempio?"
Sgranò gli occhi, facendo mente locale, "Beh, la pioggia. Sì, non eri mai rimasto sotto la pioggia. Dio... quando me lo disse non potevo crederci. Insomma, devi ammettere che è abbastanza ridicolo!" abbozzò una smorfia.
"Che altro?"
"La sera in cui la riaccompagnasti a casa. Il temporale." anche Zorah divenne nuovamente seria, percependo di stargli rivelando episodi che non potevano che toccarlo in profondità.
Il giovane deglutì e gli sembrò quasi di riassaporare quel momento. Fu doloroso ma anche necessario. Lo sentì forte in petto.
"Non hai idea da quanto tempo desideravo baciarla, Zorah. Ma immagino che certe consapevolezze diventino evidenti solo quando ci si volta indietro a guardare il passato." il suono della sua voce sembrava viaggiare affianco la nostalgia dei ricordi, "E poi ti ritrovi qui, nel suo stesso ritaglio di mondo, finalmente così vicino... e alla fine non sai nemmeno come far scorrere una mattinata."
La donna, dopo averlo ascoltato per interi minuti, meditò in silenzio su alcuni pensieri.
"Credo che dovresti dirglielo."
"Non voglio ritrovarmi in pietose scene d'addio, te l'ho già detto."
"No, non intendo questo. Credo che tu debba dirle tutto ciò che senti. Credo che tu debba farlo, Blake. Una volta per tutte, con chiarezza."
Il ragazzo la osservò, stranito, "Inizio a non capire più da che parte tu stia..."
"Sempre dalla stessa. Ma so anche che se adesso non ti dicessi perlomeno di provarci, probabilmente sarei una buona amica per lei, ma non la migliore, Blake."
B-273 le offrì uno sguardo di riconoscenza, "Lo apprezzo molto, davvero. Ma temo di aver già espresso con eloquenza più e più volte ciò che lei sia per me."
"Forse non così bene di quanto tu possa pensare. Forse aspetta solo quello, Blake." bagnò le labbra e si avvicinò col busto al tavolo, "Ascoltami. Stasera Caleb organizzerà un falò, giù al fiume. Ci sarà un po'di gente del villaggio vicino, ma sono certa che a metà serata saranno già tutti ubriachi. Potresti raggiungerci a quel punto... e magari approfittare dell'occasione per parlarle."
"Non lo so... forse non è una buona idea..."

Le parole furono interrotte dal chiavistello della porta d'ingresso che scattò improvvisamente.
Skyler entrò in casa con una certa fretta, seguita da Caleb poco più in là. Sembrava scossa e sembrava anche che fosse poco interessata a nasconderlo.
"È successo qualcosa?!" domandò Zorah, allarmata.
"Direi di no..." intervenne Caleb, "Il parroco ha acconsentito. Il matrimonio si celebrerà giovedì mattina."
La ragazza osservò il futuro sposo, "Penso che la cerimonia debba svolgersi qui. C'è... c'è un grande giardino sul retro e la collina è sempre soleggiata ad est."
Era frenetica, come se non riuscisse a fissare i talloni su un punto preciso del pavimento.
"Beh, sì... d'accordo. Se preferisci questo, allora faremo così. Insomma, voglio... voglio solo sposarti." replicò lui, lasciando sfuggire un sorriso fuoriluogo e imbarazzato.
Skyler buttò giù saliva amara e diresse lo sguardo verso B-273, ancora seduto al tavolo, muto e rigido come una colonna di calce e travertino. Gli occhi le si tinsero di lacrime, diventando grandi e arrossati. Fuggì, allora, verso la sua camera, scusandosi con gli altri.
"È molto stressata..." minimizzò Caleb, rivolgendosi a Zorah, vistosamente confusa.
La donna non commentò e si limitò a guardare Blake che, dopo pochi istanti, si mise in piedi ed uscì sul portico.

Il ragazzo passeggiò, nervoso, avanti e indietro sotto la tettoia bianca, ripensando al viso spento di Skyler. Si sentiva impotente di fronte al destino che lei stessa aveva scelto e questo gli faceva ribollire il sangue. Era come se, da quando la conosceva, avesse deciso di votare la vita alla sua costante difesa. Proteggerla era l'unica cosa di cui si sarebbe dovuto occupare e, adesso che questo compito sembrava venir meno, non riusciva a farsene una ragione.
Caleb aprì la porta e avanzò a passi lenti sul lastricato, infilando il giubbino.
"So a cosa stai pensando..."
Il balancer gli rivolse uno sguardo distaccato, "No, non credo proprio. Fidati."
"Sembra infelice, è vero. Ma è solo una fase. So perfettamente cosa ha passato e posso aspettare."
"Beh, è un gesto davvero nobile da parte tua. I miei più sentiti complimenti." replicò, mentre l'indice ticchettava compulsivamente contro la staccionata.
Caleb accennò un sorriso, "Fai sul serio, balancer?" gli disse allora, "Perché non so se lo sai, ma questo non è di certo il periodo più buio della sua vita. Vuoi sapere quando ha realmente toccato il fondo? Più o meno due anni fa. Sì, due anni fa. Quando si è resa finalmente conto di quello che le avevi fatto, balancer. Allora sì che era infelice. E non per causa mia. Quindi evita di guardarmi in questo modo..."
Tirò in sù il colletto e discese la scala, avviandosi lungo il vialetto.
"Non credere di venire con noi, stasera. Non sei il benvenuto qui." concluse, andando via.
Blake lo osservò allontanarsi, silenzioso e sommerso da più pensieri di quanto potesse contenerne la sua testa. Rientrò, poi, in casa e si rivolse a Zorah, rimasta in cucina.
"Ho cambiato idea. Credo che verrò."

***

Il buio era colato giù, lungo le vetrate delle finestre illuminate. Le ragazze erano già scese al fiume da un paio di ore, quando ancora il sole irradiava di luce la vallata, mentre il balancer era rimasto in casa a intagliare ancora quel pezzo di legno che custodiva da giorni gelosamente.
Si affacciò sul cortile, oramai la festa doveva essere al suo culmine e la gente per lo più intontita dall'alcool e dalla baldoria. Skyler non gli aveva rivolto alcuna parola dopo l'incontro col parroco. Aveva trascorso tutto il giorno in camera e, successivamente, a lucidare il manto delle vacche, alla stalla. In realtà, da quell'abbraccio che si erano dati, erano stati pochi i momenti in cui avevano avuto modo di scambiare qualche chiacchiera o solo un semplice sguardo. Pensò che forse la giovane avesse riflettuto a posteriori su quel gesto e, in parte, se ne fosse pentita. Ma, in qualunque caso, quello che c'era da sapere lo avrebbe ottenuto proprio durante la notte. Si era deciso, le avrebbe detto tutto, come un fiume in piena che non ha timore di inondare le case e le foreste. La risposta di Skyler sarebbe stata la conferma o, forse, la fine di tutto. Poco importava a quel punto, sapeva solo che Zorah aveva ragione. Non poteva andarsene ancora una volta lasciando in sospeso le intenzioni. Se doveva davvero perderla per sempre, allora lo avrebbe fatto a suo modo. Se c'era da soffrire, allora lo avrebbe fatto da uomo e non come un codardo.

Nascose quindi il viso dentro al cappuccio della pesante felpa nera e seguì il sentiero che portava fino alla foce. Man mano che la distanza diminuiva, un gran vociare di gente si faceva sempre più insistente e raggiungeva i pini e gli arbusti di cipresso. Al ragazzo sembrò di aver già visto quei luoghi, ma non durante la sua permanenza, bensì come in sogno. Fu solo un attimo, una strana sensazione che lo lasciò andare subito, depositandogli sulle spalle uno stato d'animo d'allerta. Raggiunse il punto di ritrovo, fermandosi dietro ad un albero: il fuoco guizzava altissimi lapilli verso il cielo e una moltitudine di volti sconosciuti lo attorniava. La gente era euforica e urlava alzando in alto bicchieri pieni di alcool fino all'orlo e qualcuno barcollava vistosamente, improvvisando balli ridicoli. Si sentì profondamente fuori luogo e a tratti, confuso. Ma riconobbe tra la folla Skyler che librava una bottiglia di rum in mano, ondeggiando verso la sponda del fiume. La ragazza toccò l'acqua gelida con le caviglie e urlò qualcosa verso gli altri, tirando in sù le braccia. Ricadde poi sulle gambe, cadendo di peso dentro all'acqua.
Alcuni applaudirono, altri continuarono a bere e a parlare tra loro, mentre il balancer aveva già abbandonato il bosco, spedito a gran velocità verso di lei. L'afferrò dal busto, tirandola su e, presto, si fiondò sulla riva anche Zorah.
"Dio mio, Skyler!" esclamò, contrariata, aiutando Blake a portarla via di lì.
"Volevo solo fare un bagno!!!" replicò la ragazza, iniziando a ridere scompostamente.
"È completamente ubriaca..." disse il balancer, guardando con serietà la donna, "Come hai potuto permetterglielo?!"
"Io... io non lo so! Era insieme a Caleb nemmeno un'ora fa... poi lui si è allontanato con Joshua e gli altri ragazzi e io l'ho persa di vista!" rispose, mortificata e dispiaciuta.
B-273 la sostenne sulla spalla, "La riporto a casa. Non può continuare in queste condizioni."
La giovane continuava a ridere, iniziando tuttavia a tremare per il freddo.
"Aspetta..." disse Zorah, passandogli una coperta, "Avvolgila in questa, è totalmente fradicia."
Blake annuì e le buttò sulle spalle quel telo ispido.
"Mi dispiace di averti trascinato in questa situazione..." riprese lei, "La gente sembra impazzita, stanotte."
"No, non è colpa tua. Ma dì a Caleb, quando torna, che la sua futura moglie stava per annegare questa sera... e che sarà meglio prestarle almeno un minimo di considerazione la prossima volta, se non vuole già diventare vedovo."

Si allontanò, così, insieme alla ragazza barcollante, lasciandosi alle spalle fiamme e delirio. Il sentiero attraverso il bosco si rivelò più arduo di quanto potesse immaginarsi. Skyler si reggeva a malapena sulle ginocchia e, ogni tanto, inciampava contro le radici a vista degli arbusti, inceppando e rallentando la risalita verso casa. Tuttavia, l'euforia non sembrava avere alcuna intenzione di abbandonarla e, durante il tragitto, aveva tentato di abbozzare stupide cantilene che probabilmente aveva sentito più e più volte intonare nel vicino villaggio. Blake, invece, procedeva in silenzio, ripensando con amarezza al discorso che non le avrebbe più fatto.
"Forza, siamo quasi arrivati..." le disse, facendo forza sugli avambracci.
"Perché diavolo sei così gentile?!" chiese lei, con un tono di voce stonato.
"Perché non voglio vederti fare stronzate, Skyler. Semplicemente per questo."
Scoppiò a ridere, quasi divertita, "Oh, sei arrivato troppo tardi... la mia vita è piena di scelte stupide ormai."
Il balancer continuò a trascinarla, rinunciando a replicare, ma la ragazza proseguì senza freni quel soliloquio.
"Come questo stupido matrimonio!" esclamò, incespicando sulle sillabe, "Sai cosa ha detto stamattina quel prete?! Che Cristo benedirà la nostra unione! MA QUALE DIO POTREBBE MAI VOLERE UNA COSA DEL GENERE PER ME?!"
Giunsero finalmente sul viale della piccola fattoria.
Gli occhi della ragazza parvero perdere colore, "Io volevo solo essere felice..."
"Lo so, Skyler. Lo so." provò ad assecondarla.
Arrestò i passi e lo fissò, "Ma volevo esserlo con te." disse allora, improvvisamente più moderata, "Dimmi perché non potevamo esserlo, Blake. Dimmi cosa ci mancava..."
B-273 deglutì, sentendo un macigno tra il diaframma e i polmoni, "Probabilmente niente, Skyler. Probabilmente nulla."
Erano ormai a pochi metri dalla porta, ma lei non sembrava avere alcuna intenzione di fare un passo di più.
"E allora perché non mi baci. Perché non lo fai e basta." sibilò, con occhi assenti e stanchi.
"No, Skyler. Sei troppo ubriaca e io troppo innamorato per buttare via una cosa del genere in questo modo." rispose, a bassa voce.
"E così mi ami."
La ragazza ondeggiò sui talloni, osservandolo con una strana malinconia e tenerezza.
"Avevi dubbi?"
"No..." rispose, "Perché anche io ti amo, Blake."
Il ragazzo reclinò leggermente il viso, "Non credo sia il momento adatto per dire certe cose, Skyler..."
"L'ho capito l'altro giorno, dal signor Murray." proseguì, ormai incapace di sentire la voce ovattata del balancer, "Non ho mai smesso. Questa è la verità. E... e quando hai mostrato quei lividi, io... io ho capito. Ho capito che siamo legati con una corda invisibile, Blake."
"Non riesco a seguirti..." le fece, stranendosi.
I suoi occhi si fecero lucidi, "Il dolore che hai provato tu... Blake, l'ho sentito anche io."
Gli prese una mano, portandola sul suo fianco, "Vedi? Proprio qui. Faceva così male, credevo di morire..."
Il giovane allontanò la mano, inquieto per quei discorsi apparentemente senza alcun senso. Si rese conto allora che la ragazza era del tutto priva di ogni lucidità e, così, anche le sue parole e quel sentimento espresso non ebbero più alcun valore per lui.
"Va a letto, Skyler." disse quindi, repentinamente distante.
"Tu non mi stai ascoltando." si oppose lei.
"RIENTRA IN CASA, HO DETTO!" emise, tutto d'un fiato.
La ragazza lo osservò, disillusa e intristita, rilassando le spalle.
"Io ho bisogno di camminare ancora un altro po'. Buonanotte." concluse lui, allontanandosi di nuovo in direzione della foresta.

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