• Capitolo LXXVII •
Un getto di acqua congelata ricadde sul viso di Blake che tirò in su la schiena, come riemerso da una lunga apnea nei fondali dell'oceano.
Capì immediatamente di essere su una brandina piuttosto piccola e scomoda e, alzando la testa, si ritrovò davanti il giovane Peter, incredibilmente più alto di come lo ricordava e in piena pubertà. Aveva una leggera barbetta ai lati della bocca e lo scrutava con aria insicura e titubante.
"Peter?! Sei davvero tu?" disse lui, asciugandosi velocemente la faccia con la manica della felpa.
"Mi stupisce vedere che mi riconosci..." rispose lui, poggiando il secchio sul pavimento, "Quando ero un ragazzino a stento mi degnavi di uno sguardo."
Il balancer deglutì e osservò la piccola stanza che li circondava.
"Perché sono qui?"
"Sei collassato." si tolse la giacca di jeans, mostrando il vistoso tatuaggio sul suo bicipite, "E dai tuoi iridi pare proprio che ti sia fatto di DET X. Roba troppo forte per iniziare. Hai rischiato di restarci secco."
"Volevo solo... adeguarmi." rispose Blake, mettendosi seduto sul letto.
"Non muoverti."
Il ragazzo tirò fuori una pistola, puntandola con fermezza contro B-273.
"Ricordi? Non sapevo nemmeno caricarla. Ma col tempo si impara tutto."
Blake lo osservò senza scomporsi, "Credi di farmi paura solo perché stai brandendo un'arma?"
"Non mi sforzo di entrare nella tua testa, ma credo che dovresti iniziare ad averne."
Peter non si era mai fidato del balancer e il loro primo approccio, quel giorno al campo EZ1, non era di certo stato tra i migliori ricordi che si potessero custodire nella mente.
"Se vuoi spararmi, fallo pure." disse, allora, Blake "Sei arrabbiato... e non ti biasimo. Forse mi faresti addirittura un favore."
Si mise in piedi, sgranghiendosi le vertebre. Peter seguì nervosamente i suoi movimenti col mirino.
"Sono stanco. Questa è la verità." confessò poi il balancer, deglutendo.
"Perché sei venuto quaggiù? Hai intenzione di ucciderci tutti?!" lo incalzò il ragazzo, mantenendo steso il braccio.
"Se questa fosse stata la mia intenzione... ti assicuro che sareste già morti. E di certo non sarei venuto in quel buco di locale roccioso e ammuffito."
"E allora cosa vuoi?"
Ruotò la testa verso il giovane, "È quello che sto cercando di capire."
Peter, a quel punto, abbassò l'arma e rilassò i muscoli contratti, "Parli come uno che non ha più nulla da perdere."
"Forse è proprio così."
Blake avanzò verso Peter e gli si fermò davanti.
"Dov'è Skyler." chiese, allora.
B-273 scostò lo sguardo e osservò il soffitto della camera.
"È... è morta?" sibilò Peter, iniziando a rendersi conto che la visita del balancer e il suo stato d'animo non preannunciavano nulla di buono.
Blake strinse i denti, "...Non lo so."
Il giovane si fiondò su B-273, "Maledetto!!!" urlò, adirato, provando a colpirlo senza successo.
Blake lo immobilizzò con una certa facilità, portandolo contro alla parete.
"Ascoltami!" gli disse, guardandolo intensamente, "Una parte di me sa che è ancora viva... ma non qui, non ad Osmium City."
Peter mutò espressione, adesso incredula, "L'hai mandata a Parabellum?! È un suicidio!!!"
Blake rimase sorpreso. Non credeva che ci fosse qualcuno, oltre ai rappresentanti dei massimi vertici, ad essere al corrente dell'esistenza di quella città. Ma, adesso, tutto sembrava essere chiaro. Era ovvio. Parabellum e il Sottosuolo erano due realtà tanto distanti quanto simili che collaboravano tacitamente, tessendo una rete segreta di contatti e alleanze.
"Cosa sai di quel posto?" lo interrogò, allora.
"So quanto basta." rispose Peter, mantenendo la nuca contro al muro, "La situazione è una vera merda laggiù. Non c'è civiltà. Solo morte e lotta per la sopravvivenza."
Blake lo lasciò andare, con aria improvvisamente quasi turbata.
"È il mio diciottesimo compleanno, oggi." aggiunse il ragazzo, ricomponendosi, "Non lo trovi buffo? Questo è il mio regalo: la tua faccia qui, proprio davanti a me."
Si diresse verso la scrivania, piena di riviste e vecchi riproduttori musicali.
"Sai, volevo sfruttare l'unico permesso che avevo di risalire in città solo per rivedere Skyler. Mi manca davvero tanto. Era l'unica a prendermi sul serio, a trattarmi come una persona e non come un'idiota." poggiò la mano sulla superficie in legno, "Ma adesso arrivi tu e mi dici che è a Parabellum, chissà dove. Mi chiedo come tu abbia potuto tradirla in questo modo..."
"Io non l'ho tradita!!! Ho solo cercato di proteggerla!" replicò, di scatto, Blake.
"Bel modo di proteggere qualcuno, confinandolo in un posto dimenticato da Dio!" anche il ragazzo alzò il tono della voce, ma i suoi occhi si tinsero di un luccichio che ne tradiva la fragilità, "Lei si fidava di te!!! Ti amava, cazzo!"
si arrestò e le sue parole incespicarono tra le sillabe, "Lei ti amava."
Blake rimase impietrito a fissarlo, incapace di reagire e frastornato da tali parole.
"...Collaborava con questa gente, di questo ne eri al corrente?" gli disse poi, dopo interminabili istanti di gelo.
"Certo." rispose, "Ma questo non toglie nulla a ciò che ho detto."
"Invece cambia tutto."
Blake voltò le spalle in direzione della porta.
"Sono sicuro che sia stato quello stronzo di Mr. Peace a raccontarti come sono andate le cose." aggiunse Peter.
Il balancer si fermò sul ciglio, "E se anche fosse?"
"Scommetto sulla mia testa che ti ha detto solo ciò che voleva che tu sapessi." replicò, con una sicurezza che aveva imparato a fare sua nel corso di quegli anni turbolenti.
Blake si voltò nuovamente in direzione del giovane, "E cosa mi avrebbe nascosto."
"Ad esempio, il fatto che il vero obiettivo di Skyler non dovesse essere la Scuola Superiore per Balancers, ma la Red Tower. È quella che sarebbe dovuta esplodere. Insieme a voi due dentro."
Una fitta trapassò il petto di B-273.
"Me lo confidò di persona, qualche giorno prima della mia fuga. Io mi arrabbiai. Credevo che fosse venuta di proposito a salvarmi, invece fu solo un cambio di rotta la distruzione dell'accademia. Ma se sono ancora vivo e, soprattutto, libero... è solo per merito suo. Ma questo non potevo capirlo anni fa."
"Non... non ti credo, Peter." balbettò lui, sentendosi improvvisamente sprofondare dentro al cemento.
"Si, invece." fece il ragazzo, "È solo che adesso ti senti in colpa. Anche io mi ci sono sentito." serrò la mascella, "In fondo pure io l'ho abbandonata."
Dei rumori si propagarono fin dentro la stanza.
"Cazzo... deve essere uno dei consiglieri. Nasconditi, presto! Se ti trovano qui, è la fine per me!" gli impose, nel panico, alzando la coperta e indicandogli di scivolare sotto al letto.
Dopo pochi secondi la porta si spalancò ed Alan fece ingresso in sedia a rotelle, oramai da anni sua compagna di giornate.
"Hai preso tu il mio coltellino, brutto idiota?"
Peter rimase impalato accanto alla scrivania, "No... certo che no."
"Se mi stai prendendo per il culo, te la farò pagare cara, maledetto orfano del cazzo."
Blake, disteso sul pavimento, riconobbe subito quella voce e la vena della tempia si gonfiò della rabbia di un vecchio conto rimasto in sospeso.
"Parlerò a Magda, Alan. Sono stanco di essere trattato così."
L'uomo si mosse sulle rotelle, avvicinandosi al ragazzo "Ma davvero? Allora credo che, in quel caso, anche io mi sentirò in dovere di informarla che tra noi c'è un fottuto drogato che ama passare il tempo insieme a quei frocietti dei suoi amici."
Un braccio scivolò da sotto le doghe del letto e afferrò il raggio di una delle due ruote, tirandolo a sé e ribaltando, così, la seggiola su un fianco.
Alan cadde violentemente sul pavimento, emettendo un lamento che, tuttavia, non fu nemmeno minimamente comparabile all'espressione che si tinse sul suo viso quando vide davanti a sé la figura del balancer che lo fissava con estrema durezza.
Si trascinò con difficoltà verso la porta, aiutandosi coi gomiti, ma Blake piantò il tallone sulla sua gamba, bloccando quella fuga disperata.
"Adesso, invece, risponderai alla mia domanda. Preferisci che sia una pistola o un coltello ad ucciderti."
Alan, si aprì ad una risata delirante, "Cazzo... sei davvero un soldato di parola, allora."
"Ne dubitavi?" affondò ancor più saldamente il piede contro la gamba.
L'uomo sorrise, faticando col respiro, "Te la scopi ancora? Perché io, al posto tuo, lo farei."
"Blake... per favore, non fare stronzate." intervenne Peter, dietro.
"Tu non guardare!!!" ammonì immediatamente lui, voltando il viso verso al ragazzo, "Non guardare, adesso." ripeté, moderando il tono.
Si rivolse nuovamente ad Alan, "Pistola o coltello."
Il petto dell'uomo si gonfiava e svuotava spasticamente, ma un sorriso sinistro rimase dipinto sul suo viso. Probabilmente, era solo la piena consapevolezza di essere spacciato.
"Ho sempre amato i coltelli..." rispose, guardando il soffitto sopra di sé.
Blake tirò fuori dal taschino posteriore dei pantaloni un coltello dalla lama robusta.
"Voltati verso il muro, Peter." ordinò, per l'ennesima volta, con tono calmo.
Il ragazzo cercò di controllare il respiro e fece come detto, poggiando la fronte contro la parete e chiudendo gli occhi.
"Fallo e basta." disse Alan, guardandolo negli occhi, "Ma sappi che anche il tuo tempo sta per scadere, che tu sia maledett..."
La lama trafisse il petto con un movimento netto e preciso. Gli iridi dell'uomo si contrassero, rimanendo fissi sul balancer, che ricambiò quello sguardo vedendogli esalare l'ultimo respiro.
Si tirò in su, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quel corpo. Una pozza di sangue iniziò a propagarsi sulle piastrelle.
Si girò verso il ragazzo, "Aiutami a ripulire, se non vuoi finire davvero nei casini."
***
Uno strofinaccio ricadde sul parquet, "Spero solo che il legno non abbia già assorbito il sangue."
Disse sommessamente Skyler, inginocchiata al centro della minuscola sala da pranzo.
"Dai, tirati su. Lo faccio io." intervenne Zorah, ancora scossa ed esausta, "Sei stata male, vai a riposare adesso. È tardi."
La giovane strofinò vigorosamente il panno bagnato sulle assi. La schiuma si confuse all'acqua tinta di rosso.
"No, sto bene. Davvero. È stato solo un momento."
"È strano, non credi? Un secondo prima stavi bene... e un attimo dopo era quasi svenuta."
"Probabilmente un calo di zuccheri." minimizzò subito, strizzando l'acqua sporca dentro ad un secchio.
Zorah la osservò con sguardo allarmato, "Skyler... sei sincera con me?"
La ragazza si fermò e alzò il viso verso la donna, "Che vuoi dire..."
"Stamattina avevi detto di avere una brutta sensazione."
"Beh, credo che la giornata non sia stata tra le più facili, considerando che sono quasi le undici di sera e sto ancora lavando sangue." replicò, riprendendo a strofinare il pavimento.
"Era a questo che ti riferivi, quindi? O c'è dell'altro." la incalzò.
Un senso di turbamento colò tra le pareti del suo stomaco. Zorah non si stava sbagliando affatto. Quella orribile sensazione di disagio che aveva percepito nella mattinata, non aveva nulla a che fare con l'assassinio di quel balordo. Era piuttosto l'inesorabile turbine di emozioni e percezioni fisiche che aveva sentito poco dopo ad averla incredibilmente turbata. Nel corso di quegli anni trascorsi a Parabellum, aveva vissuto fenomeni simili, momenti in cui il suo corpo, la sua mente, sembravano viaggiare attraverso una dimensione parallela che, infine, l'abbandonava nuovamente alla realtà, lasciandola tuttavia svuotata. Ma l'episodio vissuto quel giorno era stato tra i più intensi e dolorosi mai provati.
"Non c'è nient'altro, sta tranquilla." le rispose, accennando un sorriso.
***
Peter aiutò il balancer a sistemare il cadavere di Alan dentro a un grande sacco dell'immondizia. Si mossero velocemente, attendendo che la notte fonda calasse sulla città sotterranea per sbarazzarsi del corpo. Lo gettarono nelle putride fogne sottostanti. Blake gli spiegò che i ratti avrebbero fatto il lavoro principale, disintegrando quella carcassa nel giro di poche settimane.
"Non è colpa tua." gli ripeté circa una ventina di volte, nel corso dell'operazione di pulizia.
Peter era convinto che l'uomo fosse morto per causa sua, per essere oggetto di derisione e maltrattamenti. Solo quando Blake gli spiegò della infelice faccenda trascorsa tra i due anni prima e di come Alan avesse più volte minacciato e aggredito Skyler, il ragazzo si zittì, ponendo fine a quell'atteggiamento vittimistico e frustrante.
"Quindi la ami ancora..." disse a B-273, in prossimità dell'ingresso al Sottosuolo.
Era circa mezzanotte e la piazza centrale era completamente desolata la sera. Aveva deciso di accompagnarlo fino alla scaletta: Blake gli aveva espresso la volontà di voler fare rientro in città. Il suo tempo lì era finito e, purtroppo, si era concluso nel sangue.
"Non potrò mai perdonare quello che ha fatto." rispose, celandosi dietro quella corazza di austero distacco.
"Ma lei ha sacrificato le sue idee per salvarti la vita." insistette il ragazzo.
"Ed io ho fatto lo stesso, Peter." ribatté il balancer, penetrando il suo sguardo.
Il ragazzo si ammutolì per qualche istante, era come se adesso volesse convincerlo a tornare sui suoi passi, rifletterci e rimettere tutto in discussione. Sapeva che Blake sarebbe stato l'unico in grado di salvarla e, ora che incominciava a conoscerlo sul serio, tolte le vesti di fanciullo, comprendeva come in fondo fosse del tutto diverso dalla tirannica immagine con cui si era voluto ritrarre durante tutti quegli anni.
"C'è una donna quaggiù..." sputò via, d'un tratto, "Gestisce i viaggi clandestini verso Parabellum."
"È da due anni che ogni sorta di contatto con quella città è stato interrotto." disse Blake.
"Beh sì, ad Osmium City. Qui le cose vanno diversamente. Certo... da quanto ne so, si fa pagare profumatamente, ma non credo che i soldi per te rappresentino un limite."
Prese un respiro, "E se te lo stessi chiedendo, sono così informato perché in passato cercai di andare lì alla ricerca disperata di mia madre. Ma poi lasciai perdere tutto."
"Perché mi stai dicendo tutto questo." domandò B-273, contraendo le narici.
"Perché magari un giorno ci ripenserai... chi può dirlo."
Tirò fuori un piccolo bigliettino, "Prendilo, è il suo indirizzo. Ma non parlarne con nessuno in giro. Sai meglio di me che per una roba del genere si verrebbe giustiziati seduta stante."
Blake strinse tra indice e medio il foglietto, guardandolo con estrema titubanza.
"Addio, Peter." disse poi, rivolgendosi al ragazzo.
"Spero che sia un arrivederci, Blake. Lo spero soprattutto per lei."
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