• Capitolo LXI •
"Skyler... Skyler..."
La ragazza aprì gli occhi, trovandosi di fronte il volto di Blake. Doveva essersi appisolata senza rendersene conto.
"Siamo arrivati. Dobbiamo scendere."
Ancora intontita, ruotò lo sguardo verso la vetrata e i suoi occhi si spalancarono alla vista dell'enorme metropoli. Sembrava una di quelle cartoline che da ragazzina inviava a sua madre quando partiva nei viaggi scolastici. Si ricordò, come in un flash, che gliene spedì una di New York. Aveva dodici anni e non era mai stata nella Grande Mela. Si vedeva la Statua della Libertà, ancora in piedi dopo centinaia di anni di conflitti e bombardamenti. Era stato un bel periodo della sua vita quello. Sua madre stava cercando di disintossicarsi e le guerre erano cessate da due anni, permettendo alle scuole di stanziare nuovi fondi per organizzare visite guidate. Ritornare alla normalità era ciò di cui tutti avevano bisogno.
"Va tutto bene?" le chiese lui, vedendola smarrita tra i pensieri.
La giovane si destò, "Sì. Andiamo."
***
Uscire dalla stazione senza dare dell'occhio fu piuttosto semplice. Blake le spiegò che il debutto davanti alla popolazione sarebbe avvenuto direttamente sul palco, il giorno della cerimonia. Prima di allora, nessuno doveva vederli circolare in città. Questo avrebbe garantito un effetto più scenografico o, perlomeno, così aveva stabilito Mr. Peace.
Il viaggio in auto terminò ai piedi di un altissimo edificio imponente, uno dei più appariscenti di Parabellum.
"Dove siamo?" chiese lei, spaesata.
"Lo vedrai fra poco, conoscerai una persona adesso."
Abbandonarono frettolosamente il veicolo, scortati da almeno dieci uomini, e fecero ingresso in una elegantissima hall, arredata con sfarzo e spaziosa quanto basta per poterci organizzare un partita di golf.
"Ma che piacere averla di nuovo qui, signore." esordì un anziano in smoking.
"Gerodom..." replicò il ragazzo, sorridendo.
"Mi permetta di complimentarmi con lei per la recente... promozione."
Blake accennò un ringraziamento col capo e osservò l'ascensore, "Solito piano?"
"Solito piano, signore."
"A quanto pare ama le tradizioni." disse tra sé e sé, sarcastico.
Skyler seguì quel botta e risposta con incredulità. Non aveva idea di dove fossero, né chi dovessero incontrare, e non sapere nulla era alquanto frustrante.
Salirono per parecchi piani in alto, tanti abbastanza da capire che il soggetto in questione doveva essere realmente stimato in città. Blake chiese ai soldati di fermarsi nel corridoio e di lasciare che fossero solo loro due a entrare nell'unica ampia porta presente su quel piano.
"Comportati normalmente." raccomandò alla giovane, prima di solcare l'ingresso della sala, "Tu sei una citizen. Assumi regolarmente il farmaco, credi profondamente nella Causa ed io sono stato il tuo balancer. È chiaro?"
Gli occhi di Skyler sembrarono perdersi nei suoi, "È chiaro." rispose, seguendo il ragazzo dentro la sala.
***
"Non ci credo."
Una voce femminile e ammaliante riecheggiò tra le travi in legno del soffitto affrescato.
"Blake... sei proprio tu."
Una donna sulla trentina, sinuosa e dai modi di fare quasi sfacciati, si avvicinò al balancer.
I suoi tacchi provocarono dei piccoli rumori acuti sul parquet lucido.
La prima cosa che Skyler notò fu un eccentrico copricapo, ampio e colorato che si slanciava in lunghezza da un lato, facendo poi ricadere una piccola retina nera che le copriva metà del viso. Era una bella donna, giovane. Sicuramente attraente e certamente consapevole di esserlo.
"Sono solo passati sei mesi dalla mia ultima visita a Parabellum..." rispose lui, sminuendo l'eccessiva reazione della donna.
"Beh, lo sai che per me sei mesi senza vederti sono un'eternità." sorrise con fare quasi provocatorio e ammiccante.
La ragazza, alle spalle di Blake, corrugò la fronte.
"E lei deve essere la famosa citizen..." proseguì stupita, stirando leggermente il collo per osservarla meglio.
"Ti presento..." intervenne B-273, rivolgendosi alla ragazza.
"Sono Zorah! Per gli amici C7591." lo interruppe subito la donna, imponendosi di fronte a Skyler.
"Non mi avevi detto che fosse così carina..." aggiunse, squadrandola con maggiore serietà, "Non ci vorrà poi così tanto lavoro."
"Lei si occuperà della nostra immagine pubblica." spiegò già esausto Blake, "Tutto ciò che vedi indossare, dalle divise celebrative ai vostri comuni indumenti... sono stati ideati da lei."
"Detta così non mi rende giustizia..." commentò Zorah, "Diciamo più che sono la migliore nel mio campo. Una vera istituzione su questo pianeta."
"Il tuo ego quasi precede la tua fama..." replicò il ragazzo.
"Se solo tu avessi accettato la proposta che ti feci cinque anni fa..." si avvicinò a lui, accostando pericolosamente vicino il suo profilo al viso di Blake, "Sicuramente diresti che a precedermi è ben altro..." sorrise, mentre il giovane si scanzava, alquanto infastidito.
"Ero una prostituta una volta." proseguì, sfacciatamente, rivolgendosi a Skyler "Sulla Terra non va più di moda questo termine... ormai le chiamerebbero professioniste del sesso o qualcosa di terribilmente simile. Io, invece, ho sempre preferito parlare della mia vecchia vita descrivendomi come una vera e propria prostituta. Lo trovo più... onesto."
Avanzò di qualche passo, "Capirai bene che se non avessi imparato l'arte delle stoffe, sarei disoccupata in questo posto..."
"Smettila Zorah." intervenne duramente il balancer.
"Oh, andiamo... non sto dicendo nulla di scandaloso. E poi è da dieci anni che sono in questa stramaledetta città, parlare del passato è solo un modo per rivivere le esperienze passate."
"Le esperienze di una puttana." ribatté, serio.
"Ti trovo alquanto scurrile, Blake."
Skyler assistette a quel dibattito teatrale rimanendo immobile e irrigidita di fronte alla donna. Le sembrava tutto così surreale, a tratti grottesco. Era come essere stati catapultati in un incubo in cui sai di non avere via d'uscita.
Il balancer, stufo, si recò verso la porta "Credo sia meglio lasciarti lavorare. E con lavorare non intendo riempire la sua testa di altre stronzate." precisò, nervoso, indicando Skyler.
Richiuse così la porta, senza preoccuparsi di non sbatterla.
Zorah sbuffò e afferrò un metro da sarta, "Non sarà mai davvero felice." commentò, stirandolo lungo le spalle della ragazza.
"Perché dice così?" domandò Skyler, senza battere ciglio.
"Oh, allora sei dotata di parola." disse, "E dal momento che lo sei, dammi del tu. Il lei mi fa sentire così vecchia."
Osservò i centimetri e riportò la misurazione su un taccuino.
Ritornò dinnanzi la giovane e accennò un rapido sorriso, "Sai, c'è qualcosa di irrisolto in Blake. Lo conosco da dieci anni e non saprei descriverlo. Non è una cosa strana?"
Skyler deglutì, "Non saprei, non lo conosco abbastanza da poter esporre un giudizio."
"Tuttavia so che è stato il tuo balancer. Mi dispiace per te. Non deve essere stato facile. Blake sa essere irrimediabilmente stronzo quando vuole."
"Non è stato così traumatico..." cercò di minimizzare lei, "È stato gentile con me."
Zorah soffocò una risata e la guardò con aria sbalordita, mentre le cingeva la vita con il nastro.
"Blake... gentile?! Parliamo della stessa persona?" la osservò quasi con tenerezza, "Siamo quasi coetanee ma sembri essere ingenua come una bambina."
La giovane posò lo sguardo verso il pavimento, risentita. Si sentì profondamente stupida.
"Ma c'è da dire che sei molto bella..." abbozzò una smorfia, "Un po' ti invidio. E un po' mi infastidisci."
"Cosa ti infastidisce?"
"La tua naturalezza. Non hai un filo di trucco, i tuoi capelli sono un disastro eppure guardati... Pensavo che mi avrebbero assegnato un caso umano, solitamente devo fare i conti con dei veri e propri roiti. Per non parlare di quando devo occuparmi dei ministri. Vecchi grassoni con l'alito pesante che sperano di entrare in divise di ultima moda. Patetici."
Le alzò il mento con pollice e indice, studiandone attentamente i lineamenti, "Con te invece sarà un gioco da ragazzi." la lasciò andare, ancheggiando verso un tavolo da lavoro, "Devo ammettere che sono stati bravi. Ottima scelta per una rappresentanza del popolo di Osmium."
Scrisse ancora qualcosa, poi alzò lo sguardo "Emozionata? Oh, giusto. Scusa."
L'umorismo di certo non le mancava.
Skyler non riusciva a capire come comportarsi, tutto si sarebbe aspettata tranne che un personaggio del genere. Decise che fare domande sarebbe stato l'unico modo per evitare le sue.
"Posso chiederti a cosa ti riferivi prima? Riguardo la proposta fatta cinque anni fa."
Sperava di non essere stata troppo invadente e già incominciava a pententirsi di averglielo chiesto. Zorah fece finta di rifletterci su, ma in realtà sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo la ragazza. Era troppo egocentrica per rimanere sul vago e baipassare quella domanda.
"Oh, intendi ciò che ho detto prima a Blake?" poggiò il fianco contro al tavolo, "Beh, lui è... bello come un dio. Mi ha sempre intrigato il suo modo di fare. Che posso farci? Ho un debole per le anime dannate." sorrise, "E così gli proposi di essere amanti. Niente di impegnativo, solo occasionali. Io avrei avuto il suo corpo e lui avrebbe ampliato le sue vedute... e magari sfogato un po' quella rabbia repressa che si porta dentro."
Skyler la osservò incredula.
"Dai, non guardarmi così adesso." scoppiò in una fragorosa risata, "Chiaramente mi rifiutò e dopo qualche minaccia mi consigliò di non farmi venire in testa più idee del genere se volevo continuare a vivere." andò a sedersi su una poltrona imbottita, abbandonadosi completamente di peso, "Avresti dovuto vedere la sua espressione. Era furioso e in imbarazzo al tempo stesso." proseguì, divertita, "Ma per me non era un'idea così assurda. Sai, non credo che sia necessario provare dei sentimenti per divertirsi ogni tanto a letto. E, comunque... nah, non credo che sarei mai andata oltre le parole con lui."
Skyler deglutì, "Per quale motivo?"
Accennò un sorriso malinconico, "Finirei per innamormene. Inizierei a non prendere più il reset-41, nella speranza di un futuro che né lui né nessun altro potrà darmi in questo inutile pianeta. E alla fine morirei. O giustiziata o, peggio, per il dolore. Sola e pazza." rimase per qualche secondo in silenzio, contemplando il vuoto, "Sarebbe tutto più semplice se potessimo guardare il cielo senza preoccuparci di una lacrima che scende giù."
La ragazza rimase li in piedi, impalata e col petto che si gonfiava in seguito a quelle parole. Era come se le venisse improvvisamente da piangere. Scoppiare in lacrime senza un apparente motivo e smetterla finalmente con quella farsa. Ma non lo fece. Restò immobile, coi piedi ben inchiodati al parquet.
"Stai bene?" le chiese Zorah, notando quel cambiamento.
Non le diede nemmeno il tempo di rispondere che si era già tirata su dalla poltrona, "Dai, adesso ti provo un abito che ho confezionato. Credo che sia perfetto per il Gran Galà. Ti starà d'incanto."
"Gran... Galà?" ripeté, confusa.
La donna spalancò platealmente la bocca, "Non te l'ha detto B-273? Wow. Gentile da parte sua informarti sul nulla cosmico."
"Di che si tratta?" insistette, impaziente.
"Pare che Mr. Peace abbia proprio pensato in grande. Domani sera, nella villa del Governatore Harley, si terrà una cena con i maggiori esponenti politici di Parabellum. Ci saranno anche figure emergenti di Osmium City, ma loro partiranno domattina dalla capitale. Pensala come un ballo delle debuttanti. Ti ricordi? Sono sicura che anche tua nonna te ne parlava sempre. Era una di quelle vecchie tradizioni terrestri che non ho mai capito del tutto. Beh, prendila così. Il tuo grande debutto in società. Tutti vorranno conoscerti."
La testa iniziò a girare, non poteva essere vero. Al solo pensiero di essere buttata in pasto a quella gente detestabile le veniva quasi l'istinto di vomitare anche l'anima.
"Io non ho nulla di speciale, non ho niente da raccontare. Assolutamente nulla. Sei sicura di non aver capito male?"
Sbuffò, "Tesoro, è da una settimana che lavoro su l'abito che dovrai indossare domani. Ordini dall'alto."
Si recò verso un espositore, stracolmo di vestiti scintillanti, piume e pietruzze, "Te lo mostro. Ti dirò la verità, speravo fossi esile e mi è andata bene. Ma ti assicuro che avrei avuto un piano B qualora al posto delle gambe avessi avuto dei gommoni di salvataggio. Zorah ha sempre un piano B."
Staccò dall'appendino uno sfarzoso abito color cipria, mostrandoglielo fiera.
Skyler rimase quasi a bocca aperta. Lo trovava eccessivo e il senso di vertigine peggiorò.
"Allora? Provalo, su!" la incoraggiò lei, già eccitata.
"Sei sicura sia adatto...?" disse con tono incerto, mentre Zorah la spingeva verso il salottino di prova.
"Zitta e togliti questi stracci di dosso."
"Non li hai disegnati tu?" rispose, corrugando la fronte. Era assurdo.
"Lavorare per Osmium City reprime la mia creatività. Troppe regole: niente colori, nessun dettaglio, zero luccichii. È terribile adattarsi alle richieste che mi fa il Governo. Qui invece ho molta più libertà." gettò in un angolo i vestiti di Skyler, lasciandola per interi minuti in intimo, davanti la specchiera, faccia a faccia con l'imbarazzo.
"Ecco qua..." proseguì fiera, sconfezionando l'abito.
L'aiutò ad indossarlo con cautela, dei piccoli diamanti erano stati ricamati insieme a delle perle di fiume seguendo disegni floreali e raffinati.
Zorah terminò di stringere l'ultima stringa del corsetto e pose i palmi sulle spalle di Skyler, "Guardati..." le disse orgogliosa, ponendola a un passo dalla specchiera.
Il respiro della giovane quasi soffocò in gola quando realizzò di essere bella come mai aveva avuto modo di vedersi. Non ci avrebbe mai scommesso nulla in principio, ma Zorah aveva davvero fatto centro. Quell'abito sembrava fosse stato dipinto su di lei, mettendole in risalto la vita sottile. Le pietre impreziosivano il tessuto in seta e organza, illuminandole ancora di più il viso.
Ancor prima di poter superare lo stupore per lasciar spazio ad un primo commento, Blake fece nuovamente ingresso in sala.
"Come proced..."
Si paralizzò letteralmente a pochi centimetri dall'uscio e osservò incredulo quell'immagine di rara bellezza.
Zorah la fece ruotare verso il balancer, "Approvi? Mi sono attenuta a tutti i parametri che ho ricevuto."
Gli occhi del giovane non riuscivano a scollarsi da lei.
"S-sì... sì." accennò, degludendo "Hai fatto un ottimo lavoro."
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