• Capitolo IX •

*ATTENZIONE*: Per una lettura ottimale, si consiglia di avviare il video qui sopra, grazie.

Il porto era una delle zone più affollate e chiassose dell'intera metropoli. Il brusio di uomini e furgoni motorizzati che caricavano merce di qualsiasi tipo faceva da sottofondo ad uno scenario grigio e umido. Skyler scese dal terzo vagone e si fermò ad osservare quell'ambiente, lasciando che la gente dietro la superasse. Si guardò intorno e, senza esitare ulteriormente, si recò vicino al carrello del venditore di giornali: era lì che Alan le aveva detto di aspettare.
Durante quei minuti di attesa, l'agitazione iniziò a farle muovere compulsivamente la gamba su e giù. L'effetto del reset-41, che si era iniettata alle sei del mattino, stava quasi passando e questo lei lo percepiva. Gli occhi le caddero sulle pile di giornali: erano tutti quotidiani del Governo, non esistevano altre testate. Il titolo riportato in prima pagina recitava 'Calorosa accoglienza per Mr. Peace al Convegno Internazionale di Inverno: nuove riforme previste entro la fine dell'anno.'
Una mano si poggiò sulla spalla della ragazza, la quale si girò di scatto.
"Alan!", Skyler gli sorrise e i due si strinsero le mani.
"Sono felice di rivederti..." le fece lui, "Ma non c'è tempo da perdere... il mendicante fra poco se ne andrà."
Il ragazzo la prese da un braccio, portandola con sé.
"Mendicante?! Quale... quale mendicante?" chiese lei, seguendo a passo svelto Alan.
"Fra poco lo scoprirai!" le rispose, accennando un occhiolino.
Si spostarono, facendosi largo tra la folla, all'altro lato del piazzale. Un barbone giaceva seduto a terra, con un cartello marrone con su scritto, 'Dov'è la verità?'
"Dammi tre osm..." disse Alan alla ragazza.
Skyler lo guardò, confusa, e uscì dalla tasca del giubbino in pelle le monete.
Il ragazzo gettò dentro al cappello sgualcito del mendicante il denaro, dicendogli "La verità sta tra le violette dei prati in Maggio..."
Skyler abbozzò un'espressione perplessa e stranita.
L'uomo, allora, prese le tre monete e se le mise in tasca, alzandosi dal cemento, "Seguitemi." disse ai due ragazzi.

La paranoia è in fiore,
Le trasmissioni PR riprenderanno
Cercheranno di somministrarci le droge,
mantenendoci tutti inebetiti
e sperando che noi non vederemo mai la verità intorno
(Quindi, forza!)

Li condusse attraverso una galleria commerciale molto frequentata. Svoltò, poi, in una piccolo vicolo cieco e si fermò di fronte a una porta arrugginita in vernice rossa: tirò fuori dal cappotto sporco un mazzo di chiavi e ne scelse una tra le tante, inserendola nella serratura, che scattò.
"Andate, veloci!" gli fece, facendo attenzione che nessuno arrivasse.
Alan e Skyler oltrepassarono velocemente la porta, ritrovandosi in uno strettissimo corridoio poco illuminato, dell'acqua gocciolava sul suolo e le pareti erano ricoperte di muschio.
"Dove stiamo andando?!" chiese la ragazza, oramai completamente intontita.
"Ti assicuro che fra qualche minuto non crederai ai tuoi occhi..."
Alla fine del rettilineo, Alan arrestò i suoi passi in prossimità di un tombino. Lo aprì e fece segno alla ragazza di scendere.
Skyler deglutì ed, insieme, si aggrapparono alla scaletta che costeggiava il profondo tunnel.
Fu una lunga discesa ma, giunti quasi alla fine, la luce iniziò a penetrare negli occhi ed un chiasso sempre più intenso giunse all'orecchio della ragazza.
Alan toccò terra ed aiutò, a sua volta, Skyler.

"Benvenuta nel Sottosuolo..." le disse, sorridendo.
La ragazza si voltò, incredula, ed i suoi occhi si illuminarono.
Un'enorme piazza si estendeva davanti al suo viso: la gente era felice, sorridente e vestita di mille colori; un uomo suonava un flauto e dei bambini gli ballavano intorno, battendo le mani.
Alan le prese la mano, "Avrai tempo di contemplare, andiamo!"
Entrarono all'interno di uno degli edifici che si affacciavano sullo spiazzo. Giunsero, infine, all'interno di una grande sala, al centro della quale era presente un possente tavolo rotondo in cui erano seduti in cerchio quattro uomini e due donne.
"È lei la ragazza di cui ci hai parlato?" esordì uno degli uomini.
"Sì, lei è Skyler."
Tutti le accennarono un saluto con lo sguardo. La ragazza rimase impalata lì di fronte, senza avere la minima idea di cosa stesse succedendo.
"Non capisco... dove... dove mi trovo..." balbettò, lei.
Il più anziano si mise in piedi, "Nel Sottosuolo, Skyler. Tutto ciò che vedi, qui giù, è reale. Tutto quello che ti fanno credere, lì sopra... è solo una menzogna."

Alzati e riprendi il potere
È il momento che quei grassi gatti abbiano un infarto
Sai che il loro tempo sta scadendo
Dobbiamo unirci e guardare la nostra bandiera alzarsi
(Quindi, forza!)

"Noi ci opponiamo al sistema, Skyler..." intervenne una donna, "Ci rifiutiamo di obbedire alle loro regole... non ci renderanno loro schiavi."
"Da quanto... da quanto tempo siete qui sotto?!" domandò, allora.
"Dal giorno in cui il governo di Mr. Peace ha iniziato a mettere radici..." proseguì, l'anziano.
"Ogni anno, la nostra comunità si allarga sempre più. E noi siamo pronti ad accogliere tutti coloro che intendono ribellarsi all'assurda realtà in cui l'impero vuole imprigionarci."
La ragazza osservò i volti di ciascuna persona seduta, "...E come pensate di fare? Insomma... come è possibile sconfiggere quell'uomo... "
"Noi amiamo, Skyler. Sono anni che non prendiamo il reset-41. Ed è proprio l'amore per i nostri compagni, l'amore per la libertà... che ci porterà alla vittoria. Mr. Peace, forse, ha davvero calcolato tutto. Ma ciò che non potrà mai prevedere con leggi matematiche o statistiche... è proprio il sentimento che ci spinge a lottare."

Loro non ci forzeranno
Loro smetteranno di degradarci
Loro non ci controlleranno
Noi saremo vittoriosi
(Quindi, forza!)

"Se deciderai di unirti a noi, allora saremo felici di accoglierti nel Sottosuolo. Siamo tutti fratelli, qui. Non esistono divieti. Siamo liberi di vivere, di gioire, di costruirci una famiglia e, soprattutto, tenere in vita la nostra umanità."
Skyler guardò velocemente Alan, "Sono pronta ad unirmi a voi e a combattere, anche a costo di morire."
"Tu hai un fuoco negli occhi, ragazza, che il farmaco non riesce a spegnerti." continuò l'uomo, "Siamo ben felici di accoglierti."
"Avete un piano?" chiese, decisa, lei.
Un giovane uomo prese la parola, "In questi anni siamo riusciti a creare delle truppe, degli armamenti... ma quello che ci manca è il come arrivare fino alla Red Tower."
"Già... quella torre è piena zeppa dei migliori uomini di Mr. Peace. Non siamo abbastanza preparati per sconfiggerli. Sarebbe un suicidio..." disse la seconda donna.
La ragazza rimase in silenzio, poi prese un lungo respiro, "...Forse so come aiutarvi."

***

"Tutto bene, B-273?" gli chiese il collega, con le mani sullo sterzo.
Blake scivolò con la schiena sul sedile, "Perché questa domanda, B-391?"
"Da quanto tempo ci conosciamo noi due?" proseguì l'uomo, arrestando l'auto davanti al semaforo rosso.
Blake osservò fuori dal finestrino, "Quattro anni, immagino."
"Cinque, per l'esattezza, collega." corresse lui, rimettendo in moto l'auto di servizio.
"E quindi?"
"Quindi, in cinque anni non credo di averti mai visto così."
"Così?..."
"Così... instabile." sentenziò il collega, parcheggiando di fronte ad una vecchia palazzina.
Blake ritornò composto, "Stai, forse, dubitando di me?! Sul serio, B-391?!"
L'uomo sorrise, "No, collega. Non penso che tu abbia interrotto il farmaco. Credo solo sia meglio che tu vada a parlare con un medico. Forse la dose inizia ad essere carente...", aprì lo sportello e fece per scendere, ma il ragazzo lo bloccò, tenendolo da un braccio.
"Ascoltami, un attimo..." gli disse, con tono serio.
L'uomo si girò a guardarlo.
"Io non ho bisogno di rivolgermi a nessuno. Sto più che bene, B-391... e fra qualche mese non sarò più costretto a sbrigare questi lavoretti di merda, perché sarò comodamente seduto davanti la scrivania di uno dei più sfarzosi uffici della Red Tower. Credi che non mi sia accorto di quanto tu possa invidiare la mia posizione?! Non sono uno stupido."
Il collega lo fissò, "Io non so cosa sia l'invidia di cui tu mi parli. Questa è la differenza."
Lasciò, così, l'abitacolo e Blake lo seguì, sbattendo lo sportello.
Accese l'auricolare, "Qui B-273. Stiamo entrando..."
Salirono in fretta le scale. Arrivati al quarto piano, bussarono insistentemente contro la porta dell'appartamento.
"Aprite! Abbiamo un permesso del governo!" urlò il collega.
"Fatti indietro..." gli disse Blake.
Fece, così, una piccola rincorsa e sfondò col piede la porta.
Si fecero strada lungo il corridoio, giungendo nella camera da letto.
Una donna in intimo si coprì col lenzuolo, mentre un uomo a petto nudo saltò giù dal materasso.
"NON MUOVETEVI!" gridarono i balancers, puntandoli le pistole contro.
"Siete in arresto per aver violato la legge imperiale numero 102!" proseguì Blake.
L'uomo alzò le mani ma, poi, afferrò dal comodino un coltello, lanciandosi contro B-391.
Blake, prontamente, indirizzò l'arma contro lui e lo freddò con tre colpi al petto, facendolo crollare a terra, prima ancora di poter raggiungere il collega.
Il ragazzo abbassò la pistola, rimanendo immobile a fissare il corpo esamine, mentre la donna gettò un acuto urlo disperato e misto al pianto.
B-391 deglutì e guardò Blake, "...Grazie."
"...Portala alla Red Tower." ordinò, continuando a tenere gli occhi sul pavimento in moquette, ormai sporca di denso sangue.
"E tu?!"
Alzò la testa, mettendo via l'arma "Preferisco fare due passi. Stare in auto mi fa venire nausea."
Il collega ammanettò, allora, la donna e la portò via.
Blake si mise seduto sul letto e accese l'auricolare, "Strada 65CV, appartamento 7B: fate venire un servizio di pulizie."
Chiuse la chiamata, mettendosi nuovamente in piedi. Intravide qualcosa che luccicava sul tavolino e vi si avvicinò, scavalcando il cadavere. Era un ciondolo a forma di cuore, su cui era inciso 'Il mio amore sarà sempre con Te'.
Il ragazzo lo osservò attentamente, stringendo i denti. Poi, ritornando ad un passo dal corpo, si abbassò e gli posò la collana dentro la tasca dei pantaloni.

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